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Superbonus 110%, fonti: c’è l’accordo. Si pensa...

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Superbonus 110%, fonti: c’è l’accordo. Si pensa a provvedimento ad hoc

Palazzo Chigi: "Si incentivano lavori limitando usi impropri". Tajani: "Abbiamo aiutato i più deboli"

Palazzo Chigi

Raggiunto l'accordo di maggioranza sul Superbonus 110%, 'salvato' in extremis con un provvedimento ad hoc varato dal governo. Un risultato che Forza Italia, in particolare, rivendica. "Accordo positivo sul Superbonus. Grazie all'impegno di Forza Italia saranno tutelati imprese e cittadini, soprattutto quelli più deboli che non dovranno restituire soldi per i lavori non conclusi e verranno sostenuti per completarli. Passa la linea del buongoverno di Forza Italia", scrive su X il partito quando le notizie da Palazzo Chigi non sono ancora ufficiali.

"Non è una proroga"

Fonti di Palazzo Chigi chiariscono che tuttavia non si tratta di una proroga del Superbonus come concepito sinora ma un provvedimento che riporta la disciplina a buon senso incentivando i lavori e limitando però gli usi impropri.

I nuovi requisiti

"Ai singoli soggetti con Isee inferiore a 15mila euro sensibilmente aumentato in base ai componenti del nucleo familiare, si garantisce il credito del 110% anche per la quota di lavori non asseverati al 31 dicembre'', spiegano fonti di Palazzo Chigi. ''In buona sostanza, chi non ha concluso i lavori entro l'anno non si troverà nella grave condizione di dover restituire tutti i crediti fino a quel momento maturati'', spiegano.

In secondo luogo, per i lavori non conclusi al 31 dicembre e ''per compensare la quota che scenderà dal 110 al 70%, lo Stato interverrà utilizzando il fondo povertà con riserva di aumentarne la capienza durante l’esercizio finanziario. In questo modo le fasce meno abbienti non si dovranno fare carico della differenza''.

Tajani: "Intervenuti in aiuto dei più deboli"

"C'è una tutela importante per le imprese e per i cittadini soprattutto meno abbienti. Ci sarà una sorta di sanatoria nel 2023 per chi ha superato il 30% dei lavori e non ha raggiunto la conclusione non dovrà pagare nulla anche per eventuali omissioni. Di fatto né le imprese si rivarranno sui condomini né dovranno versare penali allo Stato. E' un messaggio molto forte per le imprese che stanno lavorando a tutela delle persone per bene", spiega il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, lasciando Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri.

"Per i lavori non conclusi al 100% che usufruivano del superbonus al 110% e con il secondo Sal fatto prima del 31 dicembre, per le persone meno abbienti sarà lo Stato a pagare la differenza tra il 70% e il 110%. Penso ai condomini di periferia sarà possibile ottenere tutto il superbonus nel 2023, poi si proseguirà con quello del 70%. Tutto ciò - ha ribadito Tajani - permette di aiutare famiglie più deboli che non avranno problemi a dover pagare e ci saranno aiuti importanti alle imprese che non dovranno restituire alcunché allo Stato di quanto ricevuto". Quanto alla definizione dei meno abbienti, ha concluso, "ci saranno i codici Isee e sarà usato il fondo per le persone in difficoltà e verrà rimpinguato anche nel 2024".

Rischio truffe e controlli

Su eventuali rischi di truffe e sui relativi controlli, ha proseguito Tajani, "si parla di imprese che hanno portato avanti il loro lavoro, dovranno certificarlo e avranno tempo dopo il 31 dicembre per farlo. I controlli ci saranno, ma noi qua stiamo parlando di persone per bene, condomini e imprese che hanno rispettato le regole e che i lavori li hanno fatti e non persone che sono scappate con i soldi dello Stato, ma in questo caso stiamo parlando di delinquenti. Forza Italia si è sempre preoccupata di tutelare le persone per bene e i meno abbienti che con la fine del superbonus non avrebbero potuto concludere i lavori e si sarebbero trovate in difficoltà", dice il ministro.

Il costo della misura

"Il costo della misura" del superbonus "dipenderà dalle richieste", spiega Tajani. Il provvedimento "in teoria era positivo, poi è stato gestito malissimo dal governo Conte e ha provocato un buco nelle casse dello Stato. Stiamo cercando di rimediare ai danni commessi aiutando imprese e cittadini meno abbienti".

La nota di Palazzo Chigi

Palazzo Chigi spiega che "al fine di tutelare i cittadini con i redditi più bassi e di consentire la conclusione dei cantieri 'Superbonus 110%' che abbiano raggiunto uno stato di avanzamento dei lavori non inferiore al 60 per cento al 31 dicembre 2023, è previsto uno specifico contributo, riservato ai percettori di redditi inferiori a 15.000 euro, in relazione alle spese sostenute dal 1° gennaio 2024 al 31 ottobre 2024".

"Il contributo sarà erogato, nei limiti delle risorse disponibili, dall’Agenzia delle entrate, secondo criteri e modalità determinati con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze da adottarsi entro sessanta giorni e non concorrerà alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi", si legge ancora.

A partire dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, "si esclude la possibilità di cessione del credito d’imposta nel caso di interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici relativi alle zone sismiche 1-2-3 compresi in piani di recupero di patrimoni edilizi o riqualificazione urbana e per le quali non sia stato richiesto, prima della stessa data, il relativo titolo abilitativo. A tutela delle persone con disabilità e al fine di evitare l’uso improprio dei bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche, si limita il novero degli interventi sottoposti all’agevolazione e i casi per i quali continua a essere previsto sconto in fattura e cessione del credito, salvaguardano la tutela delle persone con disabilità. Inoltre, sarà necessaria un’apposita asseverazione per il rispetto dei requisiti e sarà richiesta la tracciabilità dei pagamenti, da effettuare con il cosiddetto 'bonifico parlante'".

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Sport

Euro 2024, Uefa: saranno convocabili fino a 26 giocatori

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Lo ha deciso il comitato esecutivo, riunito oggi a Nyon

Signal Iduna Park a Dortmund (Afp)

Il comitato esecutivo dell'Uefa, riunito oggi a Nyon, ha deciso di allargare da 23 a 26 il numero massimo dei giocatori convocabili da ciascuna nazionale per i campionati europei di calcio Euro 2024 in programma in Germania dal 14 giugno al 14 luglio 2024. Le 'rose' delle 24 nazionali partecipanti alla rassegna continentale dovranno essere consegnate all'Uefa entro il 7 giugno.

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Cronaca

Sequestro palestra ‘antiracket’, Valeria...

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La testimone di giustizia ha chiesto di essere sentita dai pm e dalla commissione antimafia regionale siciliana, che l’ha convocata per martedì prossimo

Sequestro palestra 'antiracket', Valeria Grasso: ''Dimostrerò mia estraneità''

Ha chiesto di essere sentita dai pm e dalla commissione antimafia regionale siciliana, che l’ha convocata per martedì prossimo, la testimone di giustizia Valeria Grasso indagata dalla procura di Palermo nell’inchiesta che ha portato al sequestro della 'palestra antiracket'. Una struttura che era gestita dall’imprenditrice siciliana che negli anni duemila si è ribellata al pizzo facendo arrestare alcuni esponenti del clan Madonia. Ora alla donna i magistrati palermitani contestano l’accusa di invasione di edificio: secondo gli inquirenti la donna avrebbe, infatti, occupato per anni abusivamente i locali di via Dominici, confiscati anni prima alla criminalità organizzata. Accuse che Valeria Grasso respinge con fermezza. “Sono pronta a dimostrare la mia totale estraneità, documenti alla mano, a ciò che mi viene contestato, non si è trattato di un’occupazione abusiva”, dice all’Adnkronos la testimone di giustizia. “Non sono come è stata scritto una ‘paladina dell’antimafia’, ‘la paladina di destra’. Io alla mafia ho risposto con un atto di coraggio che mi ha cambiato la vita”.

Secondo l’accusa, Valeria Grasso, nella qualità di presidente dell'associazione Legalità e Libertà, sin dal 2014 avrebbe dunque occupato “sine titulo” i locali su cui pendeva un’ordinanza di sfratto. “Io non ho occupato nulla. Io ho denunciato i Madonia all’interno di quell’immobile. Con le mie denunce l’ho sottratto alle mafie”, sottolinea. “Ero lì da prima con un contratto di locazione. Poi avevo presentato nel 2013 un progetto sulla palestra che mi è stato approvato e a cui ha fatto seguito nel 2014 un’inaugurazione alle presenza delle autorità, con magistrati, sindaci, scuole. Nessuno mi ha mai chiesto un atto formale di assegnazione. Quando un anno fa ho chiesto spiegazioni al servizio centrale di protezione su cosa stesse succedendo mi è stato detto che ero vittima di un errore burocratico. Ora mi ritrovo descritta come una delinquente mentre io i delinquenti li ho denunciati”.

Ad assistere Valeria Grasso ora c’è l’avvocato Salvatore Asole che nei prossimi giorni presenterà un’istanza di revoca del sequestro al gip. “Quello che mi chiedo è: ma se l’intimazione di sfratto risale al 2014 perché la comunicazione di occupazione abusiva arriva solo 9 anni dopo? C’è una stata mancanza anche da parte dell’agenzia che gestisce il bene?”, dice il penalista. L’immobile, secondo quanto riportato nel decreto di sequestro preventivo , avrebbe anche subito modifiche di “carattere urbanistico edilizio mai denunciate". Accusa a cui la donna replica spiegando che “il custode giudiziale che ha redatto la relazione in cui si fa riferimento all’occupazione abusiva è lo stesso che ha autorizzato i lavori che ora mi vengono contestati. Una situazione surreale”, sottolinea.

“E io nella giustizia ho sempre creduto e continuo a credere e per questo sono pronta a farmi sentire per chiarire”, dice la testimone di giustizia che dal prossimo luglio, dopo che il Tar ha respinto il suo ricorso avrà la scorta solo quando sarà in Sicilia. “Una situazione paradossale che abbiamo segnato al ministero dell’Interno e alla prefettura - dice il suo avvocato - Resta una persona fortemente esposta, che ha ricevuto diversi episodi di minacce negli ultimi anni. Ci opporremo all’allentamento della scorta anche con un ulteriore ricorso sperando che nel frattempo qualcuno risponda alle nostre segnalazioni”.

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Cronaca

Strage Fidene, ministri Piantedosi e Crosetto chiamati a...

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I giudici hanno ammesso la richiesta avanzata da una delle parti civili di sentire i titolari dei dicasteri

Strage Fidene, ministri Piantedosi e Crosetto chiamati a testimoniare in aula

I ministri dell’Interno e della Difesa, Matteo Piantedosi e Guido Crosetto, sono stati chiamati a testimoniare in aula a Roma davanti alla Prima Corte di Assise nel processo per la strage di Fidene avvenuta l’11 dicembre 2022. I giudici hanno ammesso la richiesta avanzata da una delle parti civili di sentire i titolari dei dicasteri, i quali ai sensi dell’articolo 208 del codice penale potranno decidere se comparire o meno in aula. "C’è un interesse ad ascoltarli - ha detto l’avvocato di parte civile Francesco Innocenti - perché abbiamo dedotto, già in sede di chiamata dei responsabili civili, che ci sono stati dei pregressi ed è utile sapere se di questi pregressi i ministri ne erano a conoscenza e se hanno avuto la possibilità o hanno deciso di fare interventi in questo ambito".

Nel procedimento sono imputati Claudio Campiti, l’uomo che l’11 dicembre del 2022 ha aperto il fuoco durante una riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Gilberto uccidendo quattro donne, oltre al presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell’armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto dove Campiti prese l’arma utilizzata poi per compiere la strage. Oggi il tribunale di Roma ha ammesso la richiesta di chiamare come responsabili civili il ministero dell’Interno, quello della Difesa, il Poligono di Tiro e l’Unione italiana tiro a segno. I due dicasteri in particolare, ha spiegato la presidente Paola Roja, ''sono tenuti al risarcimento del danno per non aver esercitato i propri doveri di vigilanza e controllo''. Come emerse durante le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo, coordinati dal pm Giovanni Musarò, al poligono di Tor di Quinto c’erano già state in passato sottrazioni di armi, in un caso per compiere una rapina e in un altro per un suicidio.

A Campiti vengono contestate le accuse di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi per la morte di Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis, di tentato omicidio di altre cinque persone sedute al tavolo del consiglio di amministrazione del consorzio e di lesioni personali derivate dal trauma psicologico subito dai sopravvissuti. Il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell’armeria del poligono sono accusati, invece, di omissioni sul controllo e la vigilanza sulle armi. All’udienza di oggi il pm Musarò ha chiesto di acquisire alcuni documenti tra cui l’atto con il quale la questura di Rieti aveva rigettato la richiesta di porto d’armi avanzata da Campiti. La difesa ha invece chiesto di sentire tra gli altri la testimonianza del professore Stefano Ferracuti, che ha incontrato Campiti in carcere, per riferire sulle sue "condizioni mentali". La prossima udienza è prevista per il 14 maggio quando saranno ascoltati i carabinieri che hanno condotto le indagini e verrà mostrato in aula il video della strage compiuta da Campiti e ripresa dalla telecamera di sorveglianza del gazebo.

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