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Sudafrica, l’ex campione Oscar Pistorius sarà...
Sudafrica, l’ex campione Oscar Pistorius sarà scarcerato. Dieci anni fa uccise la fidanzata
Gli verrà concessa la libertà vigilata fino a quando non avrà finito di scontare la pena nel 2029
Sarà scarcerato il prossimo 5 gennaio l'ex campione paralimpico Oscar Pistorius, detenuto da dieci anni in Sudafrica per aver ucciso la sua fidanzata Reeva Steenkamp. Lo ha deciso la Commissione per la libertà vigilata. Il Dipartimento dei servizi penitenziari ha spiegato che all'ex campione sarà concessa la libertà vigilata fino a quando non avrà finito di scontare la pena. Nel 2016 l'atleta è stato condannato a 13 anni di carcere.
Pistorius, che ora ha 37 anni, nel giorno di San Valentino del 2013 ha sparato più volte alla compagna attraverso la porta del bagno della sua casa a Pretoria, in Sudafrica. Poi si è difeso affermando di averla scambiata per un ladro, mentre per l'accusa Pistorius ha sparato dopo una discussione e quindi si è trattato di un omicidio premeditato.
Pistorius, arrestato quando aveva 26 anni, è stato il primo atleta con le due gambe amputate a correre ai Giochi Olimpici di Londra 2012 grazie all'uso di protesi al carbonio di ultima generazione. In un anno, quindi, Pistorius è passato dalla gioia di Londra al carcere per omicidio. La compagna fu trovata morta nella casa di Pistorius a Pretoria con quattro colpi di pistola alla testa e al braccio. L'ex campione le sparò con una 9 millimetri.
'Blade Runner', come viene soprannominato, si è difeso affermando di aver scambiato la donna con un rapinatore: avrebbe quindi sparato per sbaglio. Il tutto è avvenuto alle 4 della mattina in Sudafrica, il giorno di San Valentino del 2013.
Pistorius è nato il 22 novembre 1986 senza la fibula, il lungo e sottile osso sul lato esterno della gamba tra ginocchio e caviglia. I suoi genitori, Henk e Sheila, solo dopo essersi consultati con i migliori dottori hanno preso la straziante decisione di amputare entrambe le sue gambe al di sotto del ginocchio. L’operazione fu eseguita dal chirurgo ortopedico sudafricano Dott. Gerry Versveld.
Sei mesi dopo, Pistorius ricevette il suo primo paio di protesi e in pochi giorni imparò a governarle perfettamente. In particolare, al liceo iniziò a giocare a pallanuoto e a rugby.
Nel giugno 2003 si ruppe un ginocchio giocando una partita di rugby per la sua scuola Boys High di Pretoria e temette allora, all’età di 16 anni, di non poter più continuare la sua carriera sportiva. Su suggerimento del dottor Versveld, Pistorius iniziò a correre per facilitare la riabilitazione del ginocchio e iniziò ad allenarsi sotto la guida dell’allenatore Ampie Louw nell’Istituto della Scienza dello Sport dell’Università di Pretoria.
Da lì iniziò la sua storia di atleta paralimpico ed esempio per i ragazzi. Nel giugno 2004 gli venne dato il primo paio di protesi Össur - Flex-Foot Cheetahs e otto mesi dopo la sua prima corsa su pista, il sudafricano vinse l’oro nei 200mt della categoria T44 alle Paralimpiadi di Atene, battendo il record mondiale con un tempo di 21.97.
Vinse anche una medaglia di bronzo nei 100. Incoraggiato dai suoi risultati ai giochi Paralimpici, decise di gareggiare contro atleti fisicamente integri e ai campionati sudafricani del marzo 2005 arrivò sesto nella finale dei 400. Fu al Golden Gala della Iaaf nello stadio Olimpico di Roma il 13 luglio 2007 che Pistorius gareggiò a livello internazionale contro atleti fisicamente integri. Nella gara “B”, arrivò secondo nei 400 con un tempo di 46.90 secondi.
Pistorius si concentrò poi sulle Paralimpiadi di Pechino e divenne il primo atleta nella storia a vincere l’oro nei 100, 200 e 400 nelle categorie T43/T44, quest’ultima con un nuovo record paralimpico di 47.49 secondi. Il 21 febbraio 2009, Pistorius fu vittima di un incidente in barca sul fiume Vaal a Johannesburg, che gli causò gravi lesioni alla testa e al viso. Fu portato in ospedale in elicottero dove rimase cinque giorni in terapia intensiva. L’incidente modificò il suo stile di vita e rafforzò i suoi obiettivi.
Nel gennaio 2011 Pistorius, più magro e più in forma vinse tre titoli ai mondiali di atletica Ipc in Nuova Zelanda, ma per la prima volta in sette anni fu battuto nei 100 dall’americano Jerome Singleton. Nell’estate del 2011 partecipò a numerose gare con atleti fisicamente integri con tempi inferiori ai 46 secondi, ma fu in Italia, a Legnano, il 19 luglio che ottenne il suo record personale di 45.07 secondi nei 400 metri, qualificandosi per i campionati mondiali ed i giochi olimpici. E' il primo ed unico atleta amputato capace di vincere una medaglia in una competizione iridata per normodotati, ottenendo l'argento con la staffetta 4×400 metri sudafricana proprio ai Mondiali di Daegu (correndo soltanto in batteria).
Nel 2012 ottenne nei 400 metri piani il minimo valido per la partecipazione ai Giochi Olimpici di Londra 2012, venendo convocato sia per la prova individuale sia per la staffetta 4×400 metri. Il 4 agosto superò agevolmente la sua batteria dei 400 metri, correndo in 45"44, suo primato stagionale. Il giorno dopo prese parte alla semifinale, classificandosi 8° della propria serie con il tempo di 46"44 e venendo eliminato.
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Turchia: “Stop commercio con Israele”. Ira Tel...
Erdogan: "Non potevamo restare a guardare". Israele replica: "Decisione delirante". E si rivolge all'Ocse
"La Turchia ha interrotto tutti gli scambi commerciali con Israele". Lo ha confermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in dichiarazioni dopo la preghiera del venerdì a Istanbul. E' "impensabile per la Turchia rimanere in silenzio di fronte all'aggressione israeliana", ha detto Erdogan. Il presidente turco ha indicato una cifra che ammonta a "9,5 miliardi di dollari".
"Tra Israele e Palestina gli sviluppi sono inaccettabili", ha incalzato nelle dichiarazioni diffuse dalla Trt, citando il bilancio - che arriva dalla Striscia di Gaza - delle persone rimaste uccise dall'avvio delle operazioni militari israeliane scattate dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre in Israele. "Non potevamo restare a guardare", ha scandito il leader turco.
Israele si rivolge all'Ocse
Israele si è rivolto all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Su X il ministro israeliano dell'Economia, Nir Barkat, ha annunciato di aver presentato una "denuncia" al segretario generale dell'Ocse, Mathias Cormann, contro "la decisione unilaterale" e "delirante" adottata da Erdogan, un "dittatore antisemita" secondo Barkat.
"L'interruzione del commercio marittimo tra i Paesi colpisce soprattutto le aziende europee che non potranno inviare merci dalle fabbriche in Turchia a Israele - ha affermato il ministro nel suo post - Speriamo che l'Ocse adotti misure contro la Turchia per questa decisione delirante di Erdogan, che danneggia tutta l'economia europea. L'Europa deve porre dei limiti a questo dittatore".
Hamas: "Da Turchia decisione coraggiosa"
Per Hamas quella della Turchia è "una decisione coraggiosa". Si tratta di un "riflesso della posizione reale del popolo turco" a sostegno del popolo palestinese per la "libertà e l'autodeterminazione". In un comunicato rilanciato dal giornale 'Filastin', Hamas ha chiesto "a tutti i Paesi, soprattutto ai Paesi arabi e islamici, di rompere ogni legame" con Israele, di "isolarlo a livello internazionale", e ha denunciato "crimini sistematici contro i nostri bambini e civili indifesi nella Striscia di Gaza".
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L’assalto alla città-fortezza strategica per il...
Impossessarsi delle alture ad ovest di Bakhmut porterebbe ad un vantaggio strategico importante per il dominio del Donetsk: i russi premono sul villaggio di Chasiv Yar.
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Non solo nei campus Usa, protesta pro-Palestina dilaga...
Atenei occupati in Europa, Asia, Oceania e Medio Oriente
La protesta contro la guerra a Gaza sta incendiando le università americane, con proteste e occupazioni in oltre 60 campus dove da metà di aprile sono state arrestate oltre 2mila persone. E le immagini della polizia in tenuta antisommossa che sgombra la Columbia e Ucla stanno facendo il giro del mondo, dove si sta allargando la protesta, con università occupate in Europa, Asia, Oceania e Medio Oriente.
AUSTRALIA
Nelle ultime settimane, si sono registrate proteste pro Palestina in almeno sette università in Australia. In particolare all'università del Queensland a Brisbane si è creata una situazione di tensione tra due accampamenti, a circa 100 metri di distanza, uno degli studenti solidali con i palestinesi ed un altro, più piccolo, con le bandiere di Israele, animato da gruppi di studenti ebrei che accusano gli studenti pro Palestina di creare tensioni nel campus.
Il gruppo Students for Palestine UQ chiede ai vertici dell'Università di rendere pubblici tutti i rapporti con società israeliane e di tagliare quelli con l'industria bellica israeliana. Dal 23 aprile, da Brisbane la protesta si è diffusa in altri campus, tra i quali l'università di Sydney, dove sono state montate una cinquantina di tende con un centinaio di studenti che vi trascorrono la notte. Oggi un gruppo di studenti ebrei ha portato avanti una contro manifestazione contro quelle che definiscono "preoccupanti attività antisemite e anti Israele". Oltre 200 persone, con bandiere australiane e israeliane, si sono radunate nel campus di Sidney, ma non vi sono stati scontri con i gruppi pro Palestina.
REGNO UNITO
Manifestazioni in solidarietà con i palestinesi si sono svolte sin dall'inizio della guerra a Gaza, ma negli ultimi giorni anche in alcuni campus britannici sono iniziate occupazioni ed accampamenti. Alla Newcastle University, un piccolo accampamento con bandiere palestinesi è stato montato nel centro del campus da un gruppo che si definisce "una coalizione guidata da studenti per mettere fine alla partnership dell'università di Newcastle con le società di difesa israeliane".
Tende sono state montate anche da studenti che protestano nelle università di Leeds, Bristol e Warwick. Le proteste nei campus britannici sono state criticate dall'Union of Jewish Student che affermano che questi accampamenti "creano un'atmosfera ostile e tossica per gli studenti ebrei".
FRANCIA
A Parigi a fine aprile sono scoppiate le proteste a Sciences Po e alla Sorbonne. La polizia è intervenuta in entrambi gli atenei per sgombrare gli accampamenti. Ed oggi è intervenuta di nuovo a Science Po dove una cinquantina di studenti erano tornati ad occupare. "Siamo ispirati da Columbia, Harvard, Yale, Vanderbilt", ha detto una studentessa di Sciences Po, uno dei più prestigiosi atenei francesi, alma mater di diversi presidenti, tra i quali l'attuale, Emmanuel Macron. I
"Tutte queste università si sono mobilitate, ma la nostra solidarietà rimane prima di tutto e principalmente con il popolo palestinese", ha aggiunto Louise, parlando con la Cnn. Samuel Lejoyeaux, presidente dell'unione degli studenti ebrei di Francia, ha chiesto un maggiore dialogo con i dimostranti che devono - ha scritto in un articolo pubblicato ieri su Le Monde - "denunciare chiaramente l'antisemitismo". Alla stesso tempo, afferma ancora nell'articolo, "non sarò mai felice nel vedere la polizia antisommossa entrare in un'università, la cosa in cui credo di più è il dialogo".
INDIA
Proteste pro Palestina, e in solidarietà con gli studenti della Columbia, sono scoppiate anche nella prestigiosa Jawaharlal Nehru University (JNU) di Nuova Delhi, proprio nel giorno in cui era atteso nell'ateneo l'ambasciatore Usa, Eric Garcetti. La visita è stata poi rimandata. "Il nostro ateneo non deve fornire una piattaforma ad amministratori e personale che rappresentano nazioni complici del terrorismo e del genocidio commesso da Israele", si legge in una dichiarazione dell'unione degli studenti della Jnu, diffusa il 29 aprile, con un chiaro riferimento agli Usa. L'ateneo, uno dei migliori del Paese, è stato sempre all'avanguardia nei movimenti di protesta, tra i quali quello del 2019 contro la legge considerata discriminatoria contro i musulmani.
Solidarietà ai palestinesi è stata espressa anche dalla Federazione degli studenti dell'India, affiliata al partito comunista, che "denuncia la posizione assunta dal governo guidato da Bjp in sostegno di Israele, che devia da una posizione storica dell'India".
CANADA
Alla McGill University, nel centro di Montreal, studenti pro Palestina hanno montato un accampamento nel centro del campus, chiedendo - come stanno facendo praticamente tutte le università in rivolta - che l'ateneo dismetta i legami con società israeliane. La polizia ha tentato di disperdere i dimostranti, affermando di aver ricevuto la richiesta di intervento dai vertici dell'università dopo che è fallito il dialogo con i rappresentati degli studenti.
Ma ieri un giudice di una corte superiore del Quebec ha rigettato la richiesta di ingiunzione che avrebbe costretto i dimostranti pro Palestina a lasciare l'accampamento. Protest sono in corsi anche all'università di Toronto e alla University of British Columbia a Vancouver.
LIBANO
Centinaia di studenti alla fine di aprile hanno iniziato a protestare all'American University di Beirut chiedendo che l'università boicotti le società che fanno affari con Israele. "Vogliamo mostrare al mondo intero che non abbiamo dimenticano la causa palestinese", ha dichiarato uno degli studenti che partecipano alla protesta ispirata a quella dei campus Usa.