“Se il 30 di aprile si abbassano i contagi e il numero di morti diminuisce a quel punto la zona gialla diventa plausibile. Parlare di aperture adesso non ha senso”. E’ la previsione di Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell’ateneo cittadino, ospite di ‘Un giorno da pecora’ su RaiRadio1. “Ora siamo a 25.000 contagi e 500 morti: parlare ora di riapertura non ha senso”, dice.
Il nuovo decreto” appena varato dal governo, prevede zona rossa e zona arancione dal 7 al 30 aprile. “E’ ispirato al buonsenso, se vogliamo uscire da questa situazione bisogna vaccinare gli anziani e i soggetti fragili: basta con l’assalto alla diligenza da parte delle categorie. Non è accettabile una malattia che uccide 500 persone al giorno. Non credo sia nemmeno desiderabile” tornare a qualche zona gialla a fine aprile. “Tutte le oscillazioni che hanno stremato l’Italia sono il risultato di cedimenti alle pressioni di gruppi d’interesse. Se il 30 aprile riusciamo ad abbattere la trasmissione e la letalità diminuisce, a quel punto diventa plausibile” un allentamento delle misure. “E’ la letalità che conta: possiamo anche convivere con 5-10.000 casi al giorno se i morti sono una decina al giorno. Ora siamo a 25.000 contagi e 500 morti: parlare ora di riapertura non ha senso”. “Arriveremo prima ad un calo della letalità, poi avremo ondate con picchi di 3-4.000 casi. Verso settembre-ottobre la situazione si dovrebbe stabilizzare, a meno che non arrivino varianti resistenti al vaccino. La sfida è evitare che questo accada, altrimenti dobbiamo ricominciare”, aggiunge.

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