Politica
Europee, Pd con Schlein doppia capolista ma partito si...
Europee, Pd con Schlein doppia capolista ma partito si spacca su simbolo
L'ipotesi di inserire il nome della segretaria nel simbolo fa discutere
Via libera della Direzione del Pd alle liste per le elezioni europee 2024. La segretaria Elly Schlein sarà capolista al Centro e nelle Isole, Stefano Bonaccini al Nord est, Cecilia Strada al Nord ovest e Lucia Annunziata al Sud. "Liste bellissime e molto forti", con "apertura, esperienza, innovazione, militanza, accoglienza, personalità indipendenti", ha detto la segretaria dem che ha formalizzato in Direzione la sua candidatura: "Sono anche io disponibile a dare una mano, cercando di dare una spinta a questa squadra".
Schlein ha subito chiarito che la sua è una discesa in campo "con spirito di servizio. Io poi sarò qui nel confronto quotidiano nel Parlamento con Giorgia Meloni e le sue scelte scellerate contro l'Italia". Niente Bruxelles, insomma. Ma, per una volta, a tenere banco in Direzione non è stata la composizione delle liste, chiuse dalla segretaria alla vigilia della riunione in contatto con le varie anime del partito. A far discutere è stato l'inserimento del nome della Schlein nel simbolo. A proporre formalmente la modifica ("solo per le europee") all'attenzione della Direzione è stato il presidente del partito Stefano Bonaccini, dopo che il responsabile Organizzazione Igor Taruffi lo aveva fatto nella segreteria.
Ma già in quel contesto si era capito che la questione avrebbe fatto discutere, visto che ha suscitato le perplessità di Debora Serracchiani, Peppe Provenzano e Marco Sarracino. "Alle europee si vota il Pd, non il segretario. Il nome nel simbolo è stato inserito solo una volta, alle politiche, con Veltroni. Anche con Bersani e Renzi una proposta del genere è stata bocciata", è stata la riflessione fatta.
In Direzione l'accoglienza non è stata diversa. Subito è intervenuto Gianni Cuperlo: "Il nome nel simbolo è per l'elezione monocratica, alle europee bisogna votare Pd", ha detto il deputato dem che poi si è rivolto alla segretaria ricordandole che lei non è Giorgia Meloni. Sulla stessa linea diversi componenti del parlamentino dem, di diverse aree: Stefano Lepri e Silvia Costa, Marina Sereni, Valeria Valente, Susanna Camusso, Piero Fassino, Anna Maria Furlan, Paola De Micheli, Laura Boldrini.
A favore Andrea De Maria e Francesco Boccia, che ha spiegato: "Io penso che il nome della segretaria nel simbolo serva, per queste elezioni, a confrontarsi con Giorgia Meloni e a garantire quel valore aggiunto che tutti le riconoscono. Sono sempre stato per una sua pluricandidatura in tutte le circoscrizioni". Intanto, tra i corridoi del Nazareno circolavano scambi di accuse e rimpalli di responsabilità sulla proposta del nome nel simbolo. Di chi è stata l'idea? "Non certo di Bonaccini. Lui l'ha solo annunciata", giurava un fedelissimo.
Così, nelle repliche, è stata la stessa segretaria a chiarire. Schlein ha sottolineato il "valore aggiunto" della sua presenza per le liste dem. Per questo, ha proseguito, si era pensato ad una candidatura "in tutte le circoscrizioni". Una ipotesi sul tavolo che poi è stata superata nella fase di costruzione delle liste, per ridurre a due le circoscrizioni per la segretaria. Come "alternativa", è andato avanti il ragionamento della leader, è nata la proposta di inserire il nome nel simbolo. Per garantire, insomma, il "valore aggiunto".
Ciò detto, la stessa segretaria ha proposto un "approfondimento" sulla questione simbolo, con un voto separato in modo da dare il via libera alla liste. La Direzione ha quindi approvato le liste (con qualche astenuto), mentre la questione simbolo è rimasta sospesa.
Per poco, però, perchè oggi alle 16 scade il termine per la presentazione al Viminale. Come finirà? Un deputato dem di lungo corso ha pochi dubbi: "Con il nome Schlein nel simbolo. L'alternativa è la presenza della segretaria capolista ovunque, ma su questo c'è stato un accordo e la Direzione ha già votato le liste".
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Elezioni regionali Basilicata, Bardi fa il bis. Meloni...
Il governatore rieletto con il 56,63%. Sconfitto il candidato del centrosinistra Marrese che si è fermato al 42,16%
Qualcuno l'ha ribattezzata l'Ohio italiana (l'azzurro Paolo Barelli dixit). Dopo l'Abruzzo, il centrodestra 'conferma' anche la Basilicata con Vito Bardi, voluto da Forza Italia, che guiderà la Regione per altri cinque anni.
Bardi è stato riconfermato con il 56,63%, pari a 153.088 voti. Mentre il candidato del centrosinistra Piero Marrese (Pd, Movimento 5 stelle, Basilicata casa comune, Basilicata unita, Avs-Europa verde-Sinistra italiana-Psi-La Basilicata possibile), ha ottenuto il 42,16%, pari a 113.979 voti. Il candidato Eustachio Follia (Volt) è all'1,21%, pari a 3.269 voti.
Il governatore uscente la spunta dunque per la seconda volta dopo le ultime elezioni del 2019 grazie sicuramente alla compattezza della coalizione e alla tenuta del suo 'buon governo' sul territorio, ma anche per merito di un centrosinistra litigioso, che ha bruciato più nomi nel nome del 'campo largo' prima di puntare al fotofinish su Piero Marrese dopo una estenuante trattativa tra Pd e Cinque stelle.
Anche il soccorso di Azione-Italia viva ha avuto tanta parte in questo bis. Con l'apporto dei voti dell'ex dem Marcello Pittella. A esultare è soprattutto Forza Italia con Antonio Tajani che supera nella Regione di gran lunga il 10 per cento e 'vede' realizzarsi il sogno del sorpasso sulla Lega (''Forza Italia cresce, non solo nei sondaggi anche nei risultati, a dimostrazione che non c'è alcuno scioglimento del partito'', un buon viatico per la partita decisiva delle europee ai fini della leadership del secondo partito del centrodestra, dietro Fdi di Giorgia Meloni.
''Ha vinto il candidato di Forza Italia, ha vinto il centrodestra unito, ha vinto il buon governo", scrive sui social il ministro degli Esteri in serata a spoglio ancora in corso (le operazione procedono a rilento) ufficializzando di fatto l'affermazione dell'ex generale della Gdf. ''E' la vittoria dell'intera coalizione, una vittoria chiara, siamo stati sempre uniti, penso che la Basilicata possa essere un modello di allargamento della coalizione al centro basato sulla condivisione dei programmi'', gongola Bardi nella conferenza stampa convocata dopo le 20.30 nel suo quartier generale all'hotel La Primula (stessa location scelta alle precedenti consultazioni per un puro fatto scaramantico, assicurano nell'entourage bardiano).
''Dedico la vittoria a mia moglie e a tutti i lucani'', assicura il neo presidente della Regione assediato da stampa e tv per poi promettere: ''Continueremo il cambiamento iniziato nel 2019, le priorità saranno le infrastrutture, la sanità e l'energia, voglio trasformare questa terra in un hub energetico di tutta la nazione''. Bardi è un fiume in piena, ringrazia alleati e avversari: ''Questo voto rappresenta un trend positivo per il centrodestra, sono molto contento di questa affermazione, voglio ringraziare tutti, mi ha fatto molto piacere la telefonata di congratulazioni di Marrese. Mi ha chiamato anche la Meloni, un grazie a Tajani, Salvini, Lupi, Rotondi, che sono venuti qui, un grazie a Calenda e Renzi'' per il loro sostegno.
Il neo governatore smorza pure le polemiche sulla sua residenza a Napoli che gli ha 'impedito' di votare per le regionali lucane: ''Io penso che la residenza non sia un problema se parliamo della mia presenza sul territorio, perché io sul territorio ci sono sempre. Ho il domicilio qui, vivo in Basilicata, i miei nonni erano lucani, i miei genitori erano lucani. Sono lucano da sei generazioni...''.
Dalla Lucania, dunque, il centrodestra ne esce rafforzato e diventa laboratorio politico per una sorta di rassemblement moderato al centro. E tutto lascia ben presagire per la sfida di Bruxelles. Esulta Meloni: ''Vittoria del centrodestra e di tutta la coalizione in Basilicata, i miei auguri di buon lavoro a Vito Bardi, alla giunta che si insedierà e ai consiglieri eletti. Avanti con impegno e determinazione". "Grande soddisfazione" arriva anche dalla Lega che parla di ''ennesimo largo successo del centrodestra unito".
Politica
Elezioni Basilicata, il tweet velenoso di Storace:...
Il post una volta chiuse le urne per scegliere presidente della giunta regionale
"Effetto Bortone in Basilicata". E' il post velenoso pubblicato da Francesco Storace su X dopo la chiusura dei seggi per le elezioni regionali in Basilicata dove i cittadini sono andati alle urne per scegliere presidente della giunta regionale e per il rinnovo del Consiglio regionale.
Mentre lo spoglio è in corso, con un'affluenza definitiva al 49,80%, secondo i primi Instant Poll di Yoodata, realizzati su un campione rappresentativo di 2.020 elettori, il governatore uscente e candidato del centrodestra Vito Bardi (Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Udc, Azione, Orgoglio lucano, La vera Basilicata) è in testa con il 53-57%, seguito dal candidato del centrosinistra Piero Marrese (Pd, Movimento 5 Stelle, Basilicata casa comune, Basilicata unita, Avs-Europa verde-Sinistra italiana-Psi-La Basilicata possibile) al 41-45%.
Effetto #Bortone in #Basilicata
— Francesco Storace (@Storace) April 22, 2024
Bortone e il caso Scurati
In questi giorni è montata la polemica sulla cancellazione del monologo sul 25 aprile dello scrittore Antonio Scurati dalla trasmissione 'Che sarà' su Raitre condotto da Serena Bortone che ha sollevato il caso. Da più parti si è parlato di censura da parte della Rai, ma ancora oggi viale Mazzini non solo ha fatto sapere che è in atto un'istruttoria. Il direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi, ha ribadito che "la narrazione di una Rai che censura è del tutto priva di fondamento".
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Centrodestra, Tajani: “Forza Nord segnale attenzione...
L’associazione, interna a Forza Italia e fondata dall’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, nasce per dare “un segnale di attenzione” al Nord Italia
L’associazione Forza Nord, interna a Forza Italia e fondata dall’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, già leghista, nasce per dare “un segnale di attenzione” al Nord Italia. Lo sottolinea il segretario nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, a Lussemburgo.