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Cronaca

Violento temporale su Milano, allagamenti e alberi caduti

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Danni soprattutto nella zona Nord-Ovest, e in particolare Corbetta

Disagi alla viabilità, strade allagate e alberi caduti. Un violento nubifragio ha colpito Milano e l’hinterland verso le 4.30 del mattino. Una bomba d’acqua che ha fatto registrare fino a 70mm di pioggia. Tra le zone più colpite i quartieri di Isola-Maggiolina, Città Studi e San Siro. Investito dal violento nubifragio anche il Comune di Arconate, nel Milanese.

I problemi maggiori hanno riguardato la zona Nord-Ovest di Milano e in particolare Corbetta, dove si sono registrati diversi allagamenti di scantinati e cantine. Una ventina, circa, gli interventi dei vigili dl fuoco durante la notte, mentre questa mattina i vigili del fuoco sono al lavoro in una palazzina di San Giuliano in fase di ristrutturazione, nella quale si sono allagati alcuni appartamenti. Secondo le previsioni meteo, le prossime ore saranno caratterizzate da cielo coperto o poco nuvoloso.

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Cronaca

Caso Grillo jr, in aula le lacrime della teste chiave

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Il Procuratore Gregorio Capasso

(dall’inviata Elvira Terranova) – “Questa vicenda mi ha provocato molta sofferenza”. La voce si incrina. Si ferma. Le lacrime arrivano silenziose, sul volto della ragazza. Che chiede una sospensione dell’udienza. Poi, riprende, con il racconto di quella notte, tra il 16 e il 17 luglio del 2019, in Costa Smeralda. Una serata iniziata con il divertimento per due giovani ragazze, entrambe 19ennie e che, invece, secondo l’accusa, sarebbe finita con una violenza sessuale di gruppo. Una udienza “drammatica”, come la definisce l’avvocata Giulia Bongiorno, legale di parte civile dell’altra giovane, una ragazza italo-norvegese, che sarà ascoltata in una delle prossime udienze. Alla sbarra ci sono Ciro Grillo, il figlio del fondatore del M5S Beppe Grillo e tre suoi amici genovesi, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria.

L’accusa per tutti è di violenza sessuale di gruppo. Anche se loro hanno sempre smentito l’accusa affermando che il sesso ero consenziente. Udienza a porte chiuse anche oggi, la dodicesima dall’inizio del processo, per ascoltare ‘Roberta’, il nome è di fantasia, la ragazza che, mentre dormiva sarebbe stata vittima di video e foto oscene. Secondo la Procura, mentre dormiva sarebbe stata fotografata con pose oscene dei giovani. Anche se loro, nel corso degli interrogatori, davanti ai pm avevano parlato di “uno scherzo” e “un gioco”. Così giustificarono i video e le fotografie oscene scattate accanto alla ragazza addormentata.

“Una stupidata che non rifarei, anche se voglio ribadire che è stata una cosa goliardica, a mo’ di scherzo”, aveva detto il figlio del fondatore del M5S, mentre i suoi amici avevano definito quegli scatti “un brutto scherzo” privo di “alcun intento particolare di natura sessuale, era soltanto un gioco” e “un atto stupido, fatto solo per gioco senza mai toccare la ragazza e senza mai avvicinarci a lei”. Giustificazioni che furono fornite al procuratore Gregorio Capasso e alla sostituta Laura Bassani, quest’ultima nel frattempo trasferita a Sassasi, in un interrogatorio sostenuto nell’aprile 2021. L’episodio non è contestato al quarto ragazzo della compagnia- Francesco Corsiglia – che, stando alle versioni di tutti, stava dormendo. A lui e a tutti gli altri, invece, è contestato il fatto più grave, cioè la violenza sessuale raccontata dall’altra ragazza ospite nella loro casa in Sardegna quel 17 luglio 2019. “Ha detto, in maniera elaborata, la sofferenza che le ha causato questa vicenda negli anni”, ha detto alla fine della sua deposizione, l’avvocato Vinicio Nardo, legale di parte civile che rappresenta la giovane. “Citando la sua difficoltà che ha incontrato quando ha iniziato a circolare la notizia, lei è stata identificata anche se non è stato scritto il suo nome. Ognuno reagisce a modo suo. Lei ha provato a mettere da parte questa cosa”.

In mattinata entra in aula anche ‘Silvia’ (nome di fantasia ndr), l’altra ragazza, vittima della violenza. Ma non può assistere all’udienza perché sarà sentita come teste. Così, la sua legale, l’avvocata Giulia Bongiorno, la accompagna in una stanza protetta, lontana da occhi indiscreti. Alta, slanciata, bionda, con la mascherina per non essere riconosciuta, lascia l’aula e si allontana. Resta ‘Roberta’, che però può entrare solo prima delle 15, dopo una serie di stop and go, dovuti alcune eccezioni sollevate dalla difesa. “Non ci siamo opposti – spiega il suo legale Bongiorno – perché abbiamo preferito scegliere una linea non polemica e di rimetterci alla decisione dei giudici”.

“Ora devo avere coraggio, mi devo fare tanta forza…”, sono le uniche parole che la giovane affida alla sua legale, l’avvocata Giulia Bongiorno. Che parla della deposizione dell’altra ragazza: “E’ stata una udienza a tratti drammatica, perché per la prima volta abbiamo avuto la ricostruzione, dalla viva voce di una delle protagoniste di quello che è accaduto – dice la legale – Drammatica perché per la prima volta il Tribunale ha potuto vedere e non solo leggere sui giornali, il dolore e la sofferenza delle ragazze. Oggi non è stata ascoltata la mia assistita, ma di fatto il testimone chiave è proprio questa ragazza, che è stata particolarmente efficace e lucida. E ora ha dovuto interrompere perché ha parlato del suo sconvolgimento di vita”. E ha aggiunto: “La ragazza ha messo una pietra angolare, direi, sulla ricostruzione della vicenda”. E ha spiegato che la giovane si è commossa quando ha dovuto ricostruire quello che è successo.

Intanto è scontro tra i legali e il collegio giudicante al processo a carico di Ciro Grillo e dei suoi tre amici. Il collegio del Tribunale di Tempio Pausania, presieduto da Marco Contu, è andato in camera di consiglio per diverse volte per decidere sulle richieste dalla difesa. In particolare, la difesa di Francesco Corsiglia ha chiesto il rinvio del processo e la riapplicazione del giudice Nicola Bonante, trasferito nel frattempo al Tribunale di Bari. Il giudice Bonante, nei mesi scorsi, ha lasciato il Tribunale ed è stato applicato a otto processi, ma non a quello che vede alla sbarra Ciro Grillo e i suoi amici. Ma oggi gli avvocati Antonella Cuccureddu e Gennaro Velle hanno presentato, a inizio udienza, l’istanza.

“La difesa di Francesco Corsiglia chiede che il Tribunale revochi l’ordinanza sub C, rimettendo in termini le parti per formulare le loro istanze, revocando ogni atto successivamente assunto e disponga che il presente verbale e quello dell’udienza del 10 luglio siano trasmessi alla Presidente della Corte di appello di Cagliari e al Presidente del Tribunale di Tempio Pausania affinché reiterino al Csm l’istanza di applicazione del dottor Bonante, per il presente procedimento sollecitandone l’immediata decisione e, nelle more, disponga il rinvio, per conoscere le determinazioni del Csm, ad altra udienza”, hanno detto. Ma dopo una breve camera di consiglio i giudici hanno respinto la loro richiesta. Alla richiesta si è associato anche il collega Ernesto Monteverde che difende Edoardo Capitta. Presentate anche altre eccezioni di altri legali della difesa. Tutte respinte. Il processo prosegue, dunque. E dopo l’udienza fiume di oggi, il processo riprenderà domani mattina, alle ore 10 per continuare il controesame della giovane.

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Cronaca

“Non cancellare il numero salvavita 118”

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Il presidente Sis118 Balzanelli: "Il tempo è vita! La riforma del Sistema di emergenza territoriale è la più importante degli ultimi 30 anni. Ecco perché"

La riforma legislativa del Sistema di emergenza territoriale 118 è “urgente e necessaria. Può essere senz’altro considerata tra le più importanti riforme sanitarie degli ultimi 30 anni”. Lo sottolinea Mario Balzanelli, presidente della Sis 118, spiegando all’Adnkronos Salute perché serve la riforma legislativa del 118 e come costruirla, mentre fa il punto sullo stato di salute del sistema di emergenza territoriale.

“Il 118 è il sistema salvavita tempo-dipendente che arriva, entro pochi minuti, sul posto in cui qualcuno può trovarsi in imminente pericolo di morte, in qualunque parte del territorio, in qualsiasi contesto, anche il più ostile ed impervio – afferma Balzanelli – e assicura, a qualsiasi ora del giorno e della notte, h 24 e 365 giorni/anno, il soccorso sanitario: in concreto, il Sistema 118 strappa alla morte innumerevoli vite umane che, senza il nostro intervento, in percentuale cospicua, non arriverebbero vive in ospedale. Soprattutto dopo la recente, drammatica, lezione impartita dalla pandemia, la riforma del Sistema 118 può essere considerata tra le più importanti riforme sanitarie degli ultimi 30 anni: questo i cittadini lo sanno molto bene e ce lo riconoscono ogni giorno. Entriamo noi nelle loro case – rimarca – ovunque vi sia bisogno, quando la tragedia improvvisa incombe, noi e nessun altro al nostro posto”.

Ma si può ancora parlare di 118 o è più appropriato parlare di 112? “È indispensabile, oggi più che mai, chiarire che occorre parlare di 118 molto di più che di 112 – risponde Balzanelli – L’Unione europea prevede che i numeri di emergenza nazionali non vengano affatto soppressi, come peraltro si verifica oggi nel 60% dei Paesi membri dell’Unione, come fortemente raccomandato dalle linee guida europee di Erc (European Resuscitation Council) nel 2021, per evitare possibili, catastrofiche perdite di tempo correlato al ‘doppio passaggio’ tra centrali operative (quella del 112 e quella del 118), particolarmente quando si tratti di emergenza sanitaria – avverte – quindi di imminente pericolo di perdere la vita. In caso di arresto cardiaco improvviso, per esempio, ogni minuto che passa determina la perdita di percentuali davvero significative di tornare a vivere. Non a caso, l’Ue si esprime in termini di ‘numero dell’emergenza’ più che di numero ‘unico’, ma, recentemente, con il regolamento 2023/444, varato il 16 dicembre 2022, per evitare ritardi e discrasie nei percorsi funzionali che afferiscono al 112, ha chiarito che la chiamata del cittadino utente deve essere immediatamente veicolata alla Centrale operativa più appropriata per la risoluzione del problema. Questo – in caso di emergenza sanitaria – non può che coincidere, volendo guadagnare al massimo il tempo, con l’accesso diretto della chiamata alla Centrale operativa 118. Il tempo è vita!”

“Un’alternativa – propone Balzanelli – sarebbe quella di consentire, a chi ha chiamato il 112, di premere semplicemente un tasto sul telefono, senza alcun costo aggiuntivo per la comunità, per essere immediatamente indirizzato alla Centrale operativa 118. Su questo occorrerà verificare e confrontare, preliminarmente, i dati raccolti dall’attuazione dei due diversi modelli, oltre a valutare la qualità percepita dai cittadini attraverso le plurime esperienze documentate”.

E’ necessaria piena integrazione tra il sistema di emergenza territoriale e quello ospedaliero. Qual è la posizione della Sis118? “La parola integrazione, dal vocabolario Treccani, significa completamento e non accorpamento, annessione o invasione. Il Sistema di emergenza territoriale 118 è riconosciuto dal legislatore come facente parte della medicina territoriale, in quanto inquadrato nel distretto sanitario, e trattandosi di macrostruttura a dimensione di obiettiva elevata complessità gestionale merita – spiega Balzanelli – il riconoscimento giuridico del massimo livello di complessità, ossia quello della unità operativa dipartimentale del territorio, con la Centrale operativa considerata centro di responsabilità e non mero call center, a livello provinciale, come sancito dal DPR del 27/3/1992, alla pari della configurazione di tutte le istituzioni dello Stato impegnate nella gestione delle emergenze, quali Prefettura, Questura, polizia, carabinieri, Vigili del fuoco, che sono tutti configurati a livello provinciale”.

Balzanelli rileva poi che “il Sistema di emergenza territoriale 118 è già pienamente integrato con il sistema ospedaliero perché provvede ad assicurare i percorsi di rete previsti per le patologie acute tempo dipendenti, a trasportare direttamente i pazienti critici nelle unità operative ultraspecialistiche e perché in numerosi territori, con personale e mezzi dedicati, assicura anche i trasporti secondari (cioè da ospedale ad ospedale) di emergenza, oltre a quelli di sangue ed organi. In questo senso, l’integrazione è traguardo dinamico e qualificante da perfezionare di continuo, ma deve essere inteso esclusivamente quale integrazione funzionale di percorso clinico, diagnostico, terapeutico, assicurando al paziente critico una filosofia gestionale unitaria. A nessun titolo, invece, riteniamo possa e debba intendersi il termine integrazione come gestione condivisa dei ruoli apicali di responsabilità e delle risorse di personale con la rete ospedaliera. Va mantenuta piena autonomia gestionale. Altrimenti, significherebbe rinunciare a un sistema, affidabile, qualificato ed efficace, che ha retto e garantito, nonostante le tante criticità ed il permanente stato di abbandono da parte del legislatore e dei vari decisori a livello regionale, la conduzione e gestione dell’emergenza territoriale nella Nazione negli ultimi 30 anni”.

I medici del 118 stanno scomparendo, sono in fuga massiva, in quasi tutte le regioni. Questione di contratti? “Al cittadino non importa affatto sapere se chi viene all’alba a casa propria a soccorrerlo per un edema polmonare acuto sia un medico convenzionato o un medico dipendente. Qualsiasi tipologia di contratto si decida, a livello legislativo, di individuare per il medico del 118 – risponde Balzanelli – deve essere attrattivo, molto di più di quanto accade oggi, proprio in virtù del carattere altamente usurante e obiettivamente rischioso, in presenza di noti e peculiari rischi ambientali e biologici. Il medico di emergenza territoriale è una realtà preziosa che va ulteriormente valorizzata e verso cui si deve portare il doveroso massimo rispetto e riconoscimento di merito. Riguardo alle conoscenze, competenze ed abilità, Sis118, in qualità di società scientifica, ritiene indispensabile intensificare ed ampliare, anche in collaborazione con le università, i percorsi formativi permanenti e ricorrenti e di relativo addestramento”.

Quale ruolo prevede la riforma disegnata da Sis118 per gli infermieri? “L’infermiere di emergenza territoriale 118 è, insieme con il medico, il pilastro gestionale irrinunciabile del supporto avanzato delle funzioni vitali al paziente critico e il perno dell’attività professionalizzante in Sala operativa e – rimarca Balzanelli – non deve essere sostituito, nel ruolo sanitario di operatore di Centrale operativa da altre figure. Riteniamo, al riguardo, che debba essere sancito a livello legislativo lo standard di una postazione avanzata con medico ed infermiere a bordo ogni 60.000 abitanti”. La Sis118, inoltre, “sollecita da anni le massime istituzioni dello Stato, prima società scientifica tra tutte, perché venga varato, quanto prima, sul piano legislativo, il profilo professionale dell’autista-soccorritore, con il meritato e definitivo riconoscimento non solo del suo ruolo cardine dello stesso, ma anche delle peculiari competenze normate in percorsi formativi altamente specialistici”.

E qual è il ruolo della tecnologia nel 118 che verrà? “La Sis118 ritiene indispensabile varare un Sistema 118 ‘connesso’, assicurando al cittadino che si trova in imminente pericolo di vita, di poter beneficiare di tutte le dinamiche più evolute ed qualitative, dalla telemedicina al telemonitoraggio, dal teleconsulto all’intelligenza artificiale, a supporto di diagnosi e consiglio”.

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Cronaca

Riapre la stagione venatoria, Buconi (Federcaccia): “Quest’anno incertezze tra ricorsi e rinviiQ

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'Ogni anno, con la riapertura della stagione, abbiamo a che fare con un'opinione pubblica contraria, orsi e lupi non c'entrano con il mondo venatorio'

Riapre la stagione venatoria, Buconi (Federcaccia):

Settembre è ufficialmente il mese che segna la riapertura della caccia in moltissime regioni italiane. “Per chi ha questa passione, la riapertura della stagione venatoria è un momento emozionante e carico d’aspettative”, commenta all’Adnkronos Massimo Buconi, presidente nazionale della Federazione Italiana della Caccia. “Quest’anno c’è stata tanta attesa ma anche tanta incertezza. L’inizio di questa stagione – prosegue – è stato caratterizzato da due novità importanti: il divieto dell’uso delle munizioni in piombo in tutte le zone umide europee e le restrizioni in molte regioni dovute al contrasto alla peste suina”. Una situazione, spiega il presidente della Federazione Italiana della Caccia, che ha portato a molta incertezza.

“Ogni anno, con la riapertura della stagione, abbiamo a che fare con un’opinione pubblica contraria; quest’anno poi penso alla vicenda di lupi e orsi e alla notorietà che questi argomenti hanno raggiunto e, pur non avendo nulla a che fare con il mondo venatorio perché, ricordiamolo, orsi e lupi non si cacciano – vengono per forza di cose associate alla nostra realtà, scatenando non poche polemiche”. Inoltre, spiega ancora Buconi, il calendario venatorio è tuttora incerto. Infatti, anche se la cattura della selvaggina è consentita – in generale – dalla 3° domenica di settembre al 31 gennaio, ogni Regione emette ogni anno un calendario specifico.

“Ma quest’anno, tra ricorsi, Tar, sospensioni e rinvii la partenza è stata incerta; il caso più eclatante è quello dell’Emilia Romagna, dove la caccia riprenderà il 1 ottobre, anche se la riapertura era prevista per la terza settimana di settembre. Come Federazione ci troviamo a fronteggiare molte problematiche, sia per le norme che sulla loro applicazione; inoltre ci troviamo ad offrire un servizio ai nostri cacciatori e a dover rassicurare e dare certezze su come praticare questo tipo di attività. Un compito, purtroppo, sempre più difficile”, conclude Buconi.

Quest’anno, nel weekend del 2 e 3 settembre, con l’inizio delle giornate di preapertura, 16 regioni hanno dato ufficialmente il via alla stagione della caccia. Nel complesso sono una ventina le specie cacciabili nel nostro Paese, tra queste anche lepre bianca e comune, coniglio selvatico, fagiano, starna, quaglia, pernice, cesena, tordo bottaccio, merlo, tordo sassello, cornacchia nera e grigia e gazza. Ecco il calendario delle regioni:

Lazio

Nel Lazio la stagione venatoria è iniziata il 17 settembre e terminerà il 31 gennaio 2024. Per l’intero periodo la caccia è consentita tre giorni per ogni settimana, che il titolare della licenza può scegliere fra quelli di lunedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica. A ciascun cacciatore è consentito abbattere, complessivamente, non più di cinque esemplari per ogni specie di lepre europea e starna; non più di dieci esemplari di moriglione; non più di quindici tra fagiani e tortore. Inoltre, la quaglia è cacciabile dal 17 settembre 2023 al 30 ottobre 2023. La lepre europea è cacciabile dal 17 settembre 2023 al 10 dicembre 2023. Coniglio selvatico, fagiano, merlo sono cacciabili dal 17 settembre 2023 al 31 dicembre 2023. Cornacchia grigia e gazza sono cacciabili dal 17 settembre 2023 al 15 gennaio 2024. Alzavola, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, germano reale, marzaiola, mestolone, moriglione (prelievo consentito ai soli cacciatori autorizzati), porciglione, volpe dal 17 settembre 2023 al 31 gennaio 2024. Cesena, colombaccio, ghiandaia, tordo bottaccio, tordo sassello sono cacciabili dal 1 ottobre al 31 gennaio 2024, mentre la starna è cacciabile dal 1 ottobre al 30 novembre 2023.

Abruzzo

In Abruzzo la caccia è ripartita il 17 settembre, ma le specie cacciabili prima di ottobre sono solo quattro: merlo, cornacchia grigia, ghiandaia e gazza. Sarà possibile cacciare per 3 giornate a scelta con l’esclusione di martedì e venerdì e la stagione terminerà il 30 gennaio, anche se il colombaccio potrà essere cacciato fino al 9 febbraio. Inoltre, l’allodola potrà essere cacciata dal 1° ottobre fino al 31 dicembre 2023. Alzavola, beccaccia, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, germano reale, marzaiola, mestolone, porciglione saranno cacciabili dal 1° ottobre 2023 al 20 gennaio 2024. Cesena, tordo bottaccio, tordo sassello dal 1° ottobre 2023 al 10 gennaio 2024. Cornacchia grigia, gazza e ghiandaia solo il 14 e 16 settembre e poi dal 17 settembre 2023 al 28 gennaio 2024. La Quaglia dal 1° al 30 ottobre 2023, la volpe dal 1° ottobre 2023 al 31 gennaio 2024.

Marche

Nelle Marche la stagione venatoria ha inizio il 2 settembre 2023 e termina il 31 gennaio 2024. I periodi di caccia per le diverse specie sono: Tortora selvatica: dal 17 settembre al 22 ottobre 2023. Alzavola, Germano reale e Marzaiola: dal 17 settembre 2023 al 15 gennaio 2024. Colombaccio: dal 17 settembre 2023 al 22 gennaio 2024. Quaglia: dal 17 settembre al 30 ottobre 2023. Ghiandaia, Gazza, Cornacchia grigia: dal 17 settembre 2023 al 15 gennaio 2024. Lepre, Coniglio selvatico, Fagiano, Starna, Pernice rossa: dal 17 settembre al 3 dicembre 2023. Inoltre, per quanto riguarda la caccia al moriglione, le disposizioni prevedono il prelievo di massimo 320 moriglioni, in un periodo compreso tra il 17 settembre 2023 al 31 gennaio 2024, con la limitazione alla sola forma da appostamento dal 21 al 31 gennaio 2024.

Piemonte

In Piemonte la stagione della caccia è ripresa il 17 settembre e si concluderà il 31 gennaio. Come negli anni passati, la cacca alle specie stanziali sarà consentita esclusivamente nelle giornate di mercoledì, sabato e domenica mentre la caccia di selezione e quella alle specie migratorie può essere consentita da Atc e Ca tutti i giorni ad esclusione di martedì e venerdì. A gennaio sarà consentita soltanto la caccia da appostamento temporaneo, ad eccezione di quella a Beccaccia, Beccaccino, minilepre, Cinghiale, Volpe e Acquatici. Nello specifico, il fagiano sarà cacciabile dal 17 settembre al 30 novembre, la lepre comune e Coniglio selvatico dal 17 settembre al 3 dicembre, mentre la minilepre dal 17 settembre al 31 gennaio. Pernice rossa e starna dal 17 settembre al 30 novembre, mentre coturnice, fagiano di monte e pernice bianca dal 1° ottobre al 30 novembre. La volpe sarà cacciabile dal 17 settembre al 31 gennaio, la quaglia dal 27 settembre al 30 ottobre. Germano reale, Alzavola, Marzaiola, Canapiglia, Fischione, Codone, Folaga, Gallinella d’acqua e Beccaccino dal 17 settembre al 31 gennaio. Colombaccio, cornacchia nera, cornacchia grigia, gazza e ghiandaia dal 17 settembre al 31 gennaio.

Lombardia

La stagione della caccia si apre in Lombardia il 17 settembre e si conclude il 31 gennaio, con alcune limitazioni. Infatti, al fine di salvaguardare le produzioni agricole e le popolazioni di fauna stanziale, nel periodo dal 17 al 30 settembre, la caccia in forma vagante e quella da appostamento temporaneo nella maggioranza degli Atc saranno possibili nei tre giorni fissi di mercoledì, sabato e domenica. Farà eccezione la caccia da appostamento fisso, possibile per tre giorni settimanali a scelta del cacciatore. Dal 1 ottobre 2023, anche la caccia vagante è consentita tutto il giorno, secondo gli orari riportati sul tesserino venatorio regionale. Invece, per quanto riguarda la caccia alla piccola stanziale (fagiano, starna, lepre comune, pernice rossa, coniglio selvatico, volpe, ecc.) terminerà al massimo al 31 gennaio 2024 per i soli fagiano e volpe. Quella alle altre specie stanziali terminerà fra il 30 novembre 2023 e il 31 dicembre 2023. Nel mese di gennaio 2024 la caccia vagante alle specie consentite in tale periodo, sarà limitata alle zone umide, paludi, acquitrini, stoppie di riso allagate, fossi e corsi d’acqua nonché nella fascia massima di 50 metri di distanza da tali zone.

Veneto

L’inizio della stagione della caccia, in Veneto, è fissata per la terza domenica di settembre e terminerà il 31 gennaio. Tra le novità di questa nuova stagione c’è il reintegro del Moriglione fra le specie cacciabili, anche se con delle limitazioni: massimo 2 esemplari giornalieri e 10 stagionali. Anche per la Moretta potrà essere cacciata soltanto a partire dal 1° di novembre e con carniere ridotti, massimo 2 capi giornalieri e 5 stagionali. Nello specifico, Fagiano, Starna e Coniglio selvatico potranno essere cacciati dal 17 settembre al 31 dicembre; la Quaglia dal 17 settembre al 31 ottobre; la lepre dal 17 settembre al 30 novembre. Lepre bianca, fagiano di monte e coturnice, invece, dal 1° ottobre al 30 novembre ed esclusivamente in presenza di piani di prelievo numerici formulati sulla base di censimenti specifici. L’Allodola sarà cacciabile dal 1° ottobre al 31 dicembre, mentre il merlo dal 17 settembre al 31 dicembre. Colombaccio, Cornacchia grigia, Cornacchia nera, Ghiandaia e Gazza dal 17 settembre al 11 gennaio. Germano reale, Alzavola, Canapiglia, Codone, Fischione, Marzaiola, Mestolone, Moriglione, Folaga, Gallinella d’acqua, Porciglione, Beccaccino, Frullino e Volpe dal 17 settembre al 31 gennaio

Toscana

Anche in Toscana la stagione venatoria avrà inizio la terza domenica di settembre e terminerà il 31 gennaio. La caccia è consentita tre giorni alla settimana, a scelta tra il lunedì, il mercoledì, il giovedì, il sabato e la domenica. Nel periodo dal 1 ottobre al 30 novembre di ogni anno, fermo restando il divieto di caccia nei giorni di martedì e venerdì, è consentito ad ogni cacciatore, per la caccia da appostamento alla selvaggina migratoria, di usufruire anche in modo continuativo delle giornate di caccia a propria disposizione per l’intera stagione venatoria. Nel mese di gennaio, inoltre, l’attività venatoria nelle Zps è consentita, fatta eccezione per la caccia agli ungulati, soltanto domenica e giovedì. Coniglio selvatico, Merlo e Fagiano saranno cacciabili dal 17 settembre al 31 dicembre. Starna e Pernice rossa dal 17 settembre al 30 novembre. La lepre dal 17 settembre al 7 dicembre. Cesena e Tordo sassello dal 1° ottobre al 31 gennaio, mentre la moretta dal 2 novembre al 31 gennaio. Infine, Tordo bottaccio, Alzavola, Marzaiola, Canapiglia, Codone, Fischione, Germano reale, Marzaiola, Mestolone, Folaga, Gallinella d’acqua, Porciglione, Beccaccino, Frullino, Colombaccio, Cornacchia grigia, Ghiandaia e Gazza e Minilepre dal 17 settembre al 31 gennaio.

Campania

In Campania la stagione venatoria inizierà la terza domenica di settembre e terminerà il 30 gennaio, con la possibilità, però, di cacciare Gazza e Cornacchia fino al 10 di febbraio. Queste le specie cacciabili e i periodi di caccia previsti: la tortora dal 17 settembre al 15 ottobre, il merlo dal 17 settembre al 30 novembre, il colombaccio dal 17 settembre al 31 gennaio, la quaglia dal 17 settembre al 30 novembre, mentre starna e coniglio selvatico dal 1° ottobre al 31 dicembre. La lepre sarà cacciabile dal 1° ottobre al 31 dicembre, mentre alzavola, marzaiola, canapiglia, codone, fischione, germano reale, mestolone, folaga, gallinella d’acqua e porciglione dal 17 settembre al 20 gennaio. (segue)

Calabria

In Calabria, la stagione della caccia è iniziata la terza domenica di settembre e terminerà il 10 febbraio 2024. Si potrà cacciare per 3 giorni settimanali a scelta, esclusi il martedì e il venerdì. Le specie cacciabili sono la tortora, dal 17 settembre all’8 ottobre, la quaglia dal 17 settembre al 30 novembre, il fagiano dal 17 settembre al 30 novembre, il merlo dal 17 settembre al 31 dicembre, la lepre dal 17 settembre al 17 dicembre. Poi l’allodola dal 1° ottobre al 31 dicembre, il tordo bottaccio, tordo sassello e cesena dal 1° ottobre al 31 gennaio. La cornacchia grigia e la ghiandaia dal 1° ottobre al 10 febbraio, la gazza dal 17 settembre al 14 gennaio. Folaga, alzavola, mestolone, canapiglia, fischione, germano reale, codone, marzaiola, beccaccino, frullino, gallinella d’acqua e porciglione dal 17 settembre al 31 gennaio.

Puglia

La stagione venatoria in Puglia è iniziata il 17 settembre e terminerà il 31 gennaio. Anche quest’anno saranno consentite tre giornate settimanali fisse: mercoledì, sabato e domenica. Nello specifico la quaglia sarà cacciabile dal 17 settembre al 30 ottobre; merlo e lepre dal 1° ottobre al 31 dicembre, fagiano e allodola dal 1° ottobre al 29 novembre, tordo bottaccio, tordo sassello e cesena dal 1° ottobre al 10 gennaio. Alzavola, mestolone, canapiglia, fischione, germano reale, codone, frullino, folaga, gallinella d’acqua, e porciglione dal 1° ottobre al 20 gennaio e nei giorni 24, 28 e 31 gennaio. Beccaccino dal 1° ottobre al 20 gennaio, beccaccia dal 8 ottobre al 20 gennaio, mentre il colombaccio dal 17 settembre al 10 dicembre e dal 5 al 31 gennaio.

Sicilia

In Sicilia la caccia è ripartita lo scorso 17 settembre, mentre la chiusura è prevista per il 31 gennaio. Nello specifico, la tortora selvatica potrà essere cacciata dal 17 al 30 settembre, il colombaccio dal 17 settembre al 15 gennaio. La quaglia dal 17 settembre al 31 ottobre, mentre ghiandaia e gazza dal 17 settembre al 31 gennaio. Il Merlo dal 17 settembre al 31 dicembre, mentre l’allodola dal 1° ottobre al 31 dicembre. Alzavola, canapiglia, codone, fischione, germano reale, mestolone, folaga, gallinella d’acqua, porciglione e beccaccino dal 1° ottobre al 31 gennaio. La beccaccia dal 1° ottobre al 31 gennaio, mentre cesena, tordo bottaccio e tordo sassello dal 1° ottobre al 31 gennaio.

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Cronaca

Teen gang, Dugato (Transcrime): “Bisogna agire già dalle elementari”

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Per il ricercatore della Cattolica si tratta di un fenomeno ampio e vario, da affrontare il prima possibile

(Fotogramma)

Ragazzini, a volte ancora bambini, che agiscono in maniera estemporanea e spesso senza un vero motivo, se non quello di dimostrare di avere il coraggio di fare un’azione violenta, di cui vantarsi poi sui social, amplificando così l’effetto-emulazione. Dietro alle ‘spacconate’ esibite in rete, però, si nasconde un disagio giovanile profondo e diffuso, tanto tra i ragazzini che provengono da contesti difficili, quanto tra i borghesi delle ricche province del Nord. Quello delle ‘teen gang’ “è un fenomeno ampio e vario”, avverte Marco Dugato, ricercatore del centro Transcrime dell’Università Cattolica, che l’anno scorso insieme al Dipartimento della pubblica sicurezza e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità ha curato il primo report sulle bande di giovanissimi attive in Italia.

“E’ difficile fare un identikit delle baby gang, perché ce ne sono di natura molto diversa. Anzi, nella maggior parte dei casi che osserviamo, soprattutto al Nord, non si possono definire ‘gang’, perché non sono organizzate in una struttura. Si tratta di gruppi di ragazzi che si uniscono non necessariamente con finalità criminali, ma che in alcuni casi finiscono per compiere azioni violente”, spiega Dugato. La cifra è quella di “azioni spesso estemporanee, senza una pianificazione dietro e spesso senza una finalità economica”.

Questi giovanissimi aggrediscono e rapinano i coetanei, agendo d’impeto. Spesso si tratta di “un atto di bullismo che tracima in una rapina o parte tutto da una bravata, dalla volontà di compiere un atto estremo, che dimostri chi è il duro della situazione”. Un meccanismo ben “diverso – avverte il ricercatore – dalle attività criminali pianificate”.

Così come a distinguere il membro di una ‘teen gang’ da un criminale professionista “è che molti di questi ragazzi non sono razionali nel loro agire, non hanno la consapevolezza della gravità delle loro azioni”. Né, tanto meno, dei rischi cui vanno incontro. Un dettaglio che si dovrebbe tenere presente “quando si propone di aumentare le pene, perché al ragazzino che agisce d’impeto, non cambia nulla sapere se rischia uno o due anni di più. In alcuni casi non sa nemmeno che quello che commette è un reato”.

Per Dugato “la pura repressione serve a poco, può avere un effetto limitato nel breve periodo, ma non risolve il problema. Bisognerebbe invece agire in ambito preventivo, con il potenziamento dei servizi sociali e la scuola, dove si possono intercettare i casi problematici in maniera molto prematura”. Quanto? “Da quel che vediamo, i segni di disagio ci sono già nei bambini. Quindi è importante iniziare attività di supporto dalle medie e in alcuni casi dalle elementari”.

Una delle leve è l’educazione digitale. “Eliminare social o telefono non ha senso. Sono parte della nostra quotidianità e lo saranno sempre più, quindi bisogna educare i ragazzi all’uso di questi strumenti, rendendoli più consapevoli”. Fuori dalla scuola, secondo il ricercatore è importante potenziare i servizi sociali minorili, che “al momento sono al collasso o quasi”. Così come le comunità e le carceri minorili, strutture “che già non riescono a stare al passo” e in cui “è rischioso aumentare il numero di ragazzi”.

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Cronaca

Omicidio Carol Maltesi, Davide Fontana ammesso a giustizia riparativa

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Il bancario condannato a 30 anni per aver ucciso la 25enne. L'avvocato: "Prima volta che viene applicata in Italia, almeno per il reato di omicidio"

Carol Maltesi  - (Fotogramma)

Davide Fontana, il bancario di 44 anni condannato a 30 anni per l’omicidio di Carol Maltesi, avvenuto l’11 gennaio 2022 a Rescaldina, nel milanese, ha ottenuto l’ammissione all’istituto della giustizia riparativa. A confermarlo all’Adnkronos il legale difensore di Fontana, Stefano Paloschi. “Questo – spiega l’avvocato – è il primo caso in Italia, almeno per il reato di omicidio, dell’istituto entrato in vigore il 30 giugno scorso, a seguito della riforma Cartabia”.

Davide Fontana, che ha confessato l’omicidio e l’occultamento del cadavere, ha ucciso la 25enne, ha messo il corpo in un congelatore, poi l’ha fatto a pezzi e gettato in un dirupo.

La vittima, Carol Maltesi, era un’attrice hard nota come Charlotte Angie. L’uomo era suo amico e vicino di casa.

Conosciuta nel mondo dell’hard con il nome di Charlotte Angie, Carol aveva un bambino di sei anni, con il quale postava foto insieme sui social. La giovane si era trasferita a Rescaldina, dove viveva anche Davide Fontana. Prima di dedicarsi al mondo a luci rosse, Carol lavorava come commessa.

Negli ultimi anni, dopo aver creato un profilo su Onlyfans Carol aveva debuttato come attrice hard scegliendo il nome d’arte di Charlotte Angie.

Aveva pubblicato anche un video in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. “Non ho mai fatto video di questo genere su Instagram e non sono neanche tanto brava a parlare – diceva la giovane nel video – però è veramente un tema che mi sta tanto a cuore, non solo perché l’ho vissuto personalmente ma perché si parla tanto di violenza fisica contro le donne ma è altrettanto importante parlare di quella psicologica, perché comunque ti distrugge emotivamente ed è altrettanto grave”.

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Cronaca

Minaccia avvelenare alimenti in supermercati, condannato a 4 anni

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Il 48enne triestino era stato arrestato nel giugno dello scorso anno. E' stato giudicato dal tribunale di Roma con il rito abbreviato

Condannato a 4 anni di carcere il 48enne che aveva minacciato di avvelenare acqua e cibo nei supermercati. Il gup di Roma lo ha giudicato con rito abbreviato dopo l’arresto del giugno scorso con l’accusa di aver tentato di estorcere denaro a note aziende produttrici di acque minerali, vini e alimentari. La pm Silvia Santucci aveva sollecitato per l’uomo, originario di Trieste, una condanna a 5 anni per tentata estorsione continuata e aggravata. L’uomo chiedeva da un minimo di 20mila fino a 200mila euro in criptovalute ai più noti marchi di produttori, minacciando di avvelenare le confezioni nei supermercati con iniezioni di cianuro e tallio. Dopo le denunce presentate dalle aziende, il procuratore aggiunto di Roma Giovanni Conzo aveva avviato l’inchiesta, affidata agli agenti della Polizia Postale del Lazio, coordinati dal Cnaipic, che sono risaliti al responsabile. Quando è stato arrestato, il 48enne triestino stava già scontando una pena alternativa per precedenti condanne per estorsioni e frodi informatiche.

Secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo realizzava video in casa in cui mostrava come avvelenava i prodotti e, poi, attraverso connessioni internet anonime, inviava i filmati alle aziende produttrici prese di mira minacciando di portare le confezioni nei supermercati. L’uomo non avrebbe mai messo in pratica le minacce e le estorsioni non si sono mai realizzate dal momento che le aziende non hanno mai pagato.

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Cronaca

Aurigemma, ‘250 accreditati, conferenza a Roma molto riuscita’

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Ha portato a interscambiare le varie realtà che hanno svolto un ruolo importante nel garantire diritti fondamentali delle fasce più deboli

“Sono stati due giorni molto partecipati con oltre 250 persone accreditate, in rappresentanza di più di 90 paesi. Due giorni di scambio di informazioni e problematiche che spesso sono anche comuni nonostante la distanza dei diversi territori. È stata una manifestazione molto riuscita, un convegno che ha portato a interscambiare le varie realtà che hanno svolto un ruolo importante. Chi ha seguito la crisi pandemica, la crisi energetica e la crisi anche della guerra a poche migliaia di chilometri di distanza dalla in Ucraina, e che ha avuto delle conseguenze per garantire, soprattutto da parte dei difensori civici, quei diritti fondamentali delle fasce più deboli come i bambini e gli anziani”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Antonello Aurigemma, a margine della seconda giornata della Conferenza dei Difensori civici mondiali a Roma.

Quanto all’ipotesi di un difensore civico nazionale, Aurigemma ha sottolineato: “Che possa servire un difensore di coordinamento tra le tante realtà regionali, sicuramente sì. In generale, bisogna dotare i difensori civici di strumenti e mezzi adeguati. L’importante è non creare l’ennesimo contenitore vuoto ma creare una struttura fatta anche dei contenuti per rispondere al meglio all’esigenza di diritti che i cittadini rivendicano”. Aurigemma ha poi aggiunto: “Siamo stati invitati in Ucraina dal difensore civico ucraino e con molto piacere abbiamo accettato. Un viaggio che servirà non solo a dare supporto formale ma anche sostanziale bei limiti del possibile dell’amministrazione regionale”.

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Cronaca

Roma, scontro tra auto sulla Cristoforo Colombo: due feriti al Grassi in codice giallo

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Un 60enne e un giovane di 25 anni sono rimasti feriti in un incidente avvenuto a Roma intorno alle 13 in via Cristoforo Colombo, altezza via Casal Palocco direzione Ostia. Sul posto sono intervenute le pattuglie del X Gruppo Mare della Polizia Locale di Roma Capitale. I due feriti sono stati trasportati all’Ospedale Grassi di Ostia in codice giallo. A seguito dello scontro, che ha visto coinvolte una Smart è una Fiesta, è stata chiusa via Cristoforo Colombo direzione Ostia per il tempo necessario ai rilievi ed alla rimozione dei veicoli coinvolti.

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Coronavirus

Covid Italia, Ricciardi: “Dati inaffidabili, in balia di eventi senza sorveglianza”

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L'esperto: "Test gratuiti a casa negli Usa esempio da seguire, non servono misure improvvisate"

Covid Italia, Ricciardi:

“Oggi i dati sui contagi Covid 19 sono totalmente inaffidabili considerando che i test non vengono fatti sistemanticamente, in pratica manca un monitoraggio reale”. E’ l’allarme lanciato all’Adnkronos Salute da Walter Ricciardi, docente di Igiene all’università Cattolica di Roma. “I numeri che ci interessano – sottolinea l’esperto – sono quelli della pressione sugli ospedali e le strutture sanitarie e questa, al momento, rimane tollerabile, assolutamente contenuto”.

Ma anche se la pressione ospedaliera resta bassa “non possiamo accontentarci perché il virus si sta diffondendo e ha una grande capacità diffusiva. Va combattuto. Bisogna investire sulla sorveglianza”.

In questa fase in cui Sars-Cov- 2 è nuovamente in espansione “se non attiviamo strategie di sorveglianza e prevenzione, coordinate, siamo in balia degli eventi. Al momento tutto questo non c’è. Bisogna essere rapidi, perché il tempo è tutto”. Ricciardi ricorda che il Governo americano “ha avviato proprio ieri un programma di test Covid gratuiti per favorire il monitoraggio del virus. Parliamo di un sistema di assistenza che è privato. Ma è un buon esempio”.

E tanto più “un sistema pubblico come il nostro, deve agire. Dare indicazioni. Senza linee guida basate sull’evidenza scientifica siamo al fai da te. Non ci servono misure improvvisate soprattutto per quanto riguarda le strutture più a rischio come le scuole, gli ospedali e le residenze sanitarie assistenziali – sottolinea – Queste meritano una strategia coordinata che, naturalmente, deve arrivare dalle Istituzioni. Serve sorveglianza per sapere dove si va; prevenzione per evitare conseguenze peggiori; coordinamento per far sì che tutti quanti abbiano linee guide basate sulle evidenze. E bisogna agire presto”.

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Coronavirus

Covid Italia oggi, varianti Eris e Pirola: il punto

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Eris predominante, Pirola non ancora rilevata

Eris si conferma la variante Covid predominante in Italia, mentre non è stata ancora rilevata Pirola. Secondo il report di monitoraggio settimanale Covid-19, a cura del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, al 18 settembre “non risultano depositati nella piattaforma I-Co-Gen sequenziamenti attribuibili al lignaggio di recente designazione BA.2.86, oggetto di monitoraggio da parte di Ecdc e organizzazione mondiale della sanità, caratterizzato dalla presenza di numerose mutazioni nella proteina Spike”.

Si osserva, invece, “una predominanza di sequenze riconducibili a EG.5”, arrivata al 34,2%. I dati ad oggi disponibili mostrano che i vaccini di nuova formulazione, basati su XBB.1.5, presentano una buona risposta anche contro EG.5.1, evidenzia il report. Si conferma “la cocircolazione di ceppi virali ricombinanti omicron riconducibili a XBB, di cui il 17,9% XBB.1.5”. Nella settimana dal 28 agosto al 3 settembre, EG.5.1 “è risultato il sotto-lignaggio più frequente (13,6%). In espansione XBB.1.5.70 e GE.1”.

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