

Cronaca
Vaticano, taglio stipendi: petizione dipendenti al Papa
Petizione a Papa Francesco dopo i tagli agli stipendi dei dipendenti vaticani. Dichiarando “amarezza” per le modalità del provvedimento, i lavoratori della Santa Sede chiedono a Bergoglio di incontrare una loro delegazione, non senza aver prima evidenziato “le enormi criticità che caratterizzano l’intero sistema e che lo inducono a sprecare molto denaro” e la necessità di un “rigido inquadramento salariale dei dirigenti laici entro limiti ben precisi, coerenti con lo spirito di servizio e sacrificio cui ci si appella sempre rivolgendosi a noi impiegati”.
“Per cosa stiamo pagando, Santità? Per le casse dell’Obolo destinato ai poveri, per aumentare gli stipendi ai dirigenti laici o per le costosissime consulenze esterne di cui si servono regolarmente?”, è la drammatica domanda posta dai dipendenti vaticani, che puntano il dito contro i “vantaggi eccezionali” su cui invece a loro dire possono contare i manager laici: “Occupano splendidi appartamenti dell’Apsa, posizionati nelle zone più prestigiose di Roma, senza corrispondere alcun affitto all’Amministrazione in questione (si potrebbe fare un calcolo delle mancate entrate da affitti per gli immobili occupati per ‘privilegio’) e senza farsi carico di alcuna spesa di ristrutturazione, contrariamente a noi impiegati che paghiamo tutto – si legge nella petizione – Oltre alla gratuità dell’affitto vorremmo menzionare macchine per uso privato, sconti sugli acquisti, segretari ad essi dedicati, rimborsi spese di varia natura”.
“Il vero problema è che il Vaticano è basato su un sistema di privilegi che risultano deleteri sia a livello economico che reputazionale”, si sottolinea del documento evidenziando come ad esempio i contratti “fuori parametro” dei manager laici “non smettono di destare stupore, variando dai 6.000 ai 10.000 fino ai 25.000 euro mensili. Troppo, per un sistema come il nostro, che dovrebbe basarsi sullo spirito di ‘servizio alla Chiesa'”.
“A nostro parere, occorrerebbe un approfondimento in merito ed eventualmente una riforma -si sottolinea – Ciò che è più grave, in riferimento al Motu Proprio, è l’esclusione delle categorie più agiate dalla decurtazione degli stipendi nonostante il riferimento, all’interno della lettera apostolica, a criteri di ‘proporzionalità e progressività’.
Ecco il testo integrale della petizione dei dipendenti vaticani
“Santità, ci permettiamo di rivolgerci alla Sua benigna attenzione per esprimerLe rammarico e profondo scoraggiamento per quanto disposto nel Motu Proprio del 24 marzo u.s., il cui testo Le è stato proposto dai Superiori della Segreteria per l’Economia.
Nonostante l’onorevole finalità di coprire, almeno parzialmente, il deficit di bilancio della Santa Sede attraverso l’introduzione del taglio degli stipendi di Cardinali, ecclesiastici, religiosi, Superiori laici (solo alcune categorie e sulla quota base) nonché la sospensione degli scatti biennali d’anzianità degli impiegati, non possono sfuggire a un lettore attento le incoerenze che comunque permangono nel Vaticano e che rendono questo provvedimento troppo sbilanciato a discapito dei lavoratori onesti.
Innanzitutto, il “futuro sostenibile” è un traguardo difficilmente raggiungibile nell’immediato. Volerlo fare nel breve termine non può che comportare un intervento troppo invasivo sui diritti dei lavoratori, privandoli dei benefici di cui già limitatamente godono, soprattutto a seguito dell’Officio N. 004445 G.N. del Segretario di Stato datato 13 febbraio 2014. Il blocco delle assunzioni (con inevitabile sovraccarico degli impiegati già in servizio), la sospensione di promozioni e passaggi di livello funzionali (nonostante le accresciute responsabilità lavorative), il mancato pagamento delle ore di lavoro straordinario, il recupero gratuito delle ore spese obbligatoriamente in casa nel periodo del lockdown con impossibilità di lavorare in smart-working, e ora il taglio degli scatti biennali di anzianità, non fanno che aggravare le condizioni di lavoro dei dipendenti vaticani. Non possiamo fare a meno, Santità, di citare il concetto di “giusta ricompensa” di cui si parla nel Vangelo di Matteo (Mt 20, 1-16) o o “la debita mercede” cui si fa riferimento in Ger 22,13 o Gc 5,4. Quanto dovremo sacrificarci ancora per pagare un deficit di bilancio che non deriva certo dal nostro malfatto?”.
“Gli scatti di anzianità dovrebbero compensare tutto ciò che il Vaticano, rispetto ad aziende private, non contempla (bonus produttività, promozioni in base agli obiettivi raggiunti, sistema meritocratico di selezione e crescita professionale, ecc.). Crediamo che l’attuale contesto non si presti ad accogliere interventi così radicali, almeno fintantoché non verranno messi in atto cambiamenti lungimiranti e perspicaci, in grado di trasformare la struttura nel profondo. Con grande amarezza dobbiamo constatare che molte delle proposte di riforma avanzate dal Consiglio per l’Economia circa le Risorse Umane non sono state seriamente considerate.
Pensiamo di essere in linea con Vostra Santità nell’appellarci ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa, tra cui il rispetto della dignità del singolo e la promozione di una società giusta, per chiedere la sospensione di alcuni di questi provvedimenti restrittivi del personale, soprattutto la reintegrazione dei bienni con effetto retroattivo. Non si può non tener conto, peraltro, delle difficoltà economiche che le famiglie di oggi sono chiamate a fronteggiare a causa della pandemia. Continuando in questa direzione, Santità, il sistema diventerà sempre più privativo, anti-meritocratico e disincentivante. Secondo le più elementari teorie della psicologia del lavoro, queste strategie non solo non ripagano nel lungo periodo, in termini di motivazione, soddisfazione personale e produzione, ma sono un boomerang a livello di rendimento”.
“In particolare, le criticità che emergono dal nostro sistema sono:
1.Disparità di trattamento
Non tutti gli Enti sembrano uniformarsi alle disposizioni espresse dalla sopracitata circolare del Cardinale Segretario di Stato del 13 febbraio 2014. Molti dicasteri hanno continuato ad assumere personale, a concedere livelli funzionali e a pagare straordinari. Altri, invece, hanno completamente bloccato la crescita del personale, sotto tutti gli aspetti, mantenendolo perfino allo stato in cui lo si è assunto diversi anni prima. All’interno di uno stesso ente, peraltro, risultano evidenti disparità di trattamento verso gli impiegati che non sono più tollerabili.
2.Privilegi da abolire
Il vero problema è che il Vaticano è basato su un sistema di privilegi che risultano deleteri sia a livello economico che reputazionale. Un capitolo a parte merita l’analisi del trattamento di cui sembrerebbero beneficiare i manager laici, i cui presunti contratti “fuori parametro” non smettono di destare stupore, variando dai 6.000 ai 10.000 fino ai 25.000 euro mensili. Troppo, per un sistema come il nostro, che dovrebbe basarsi sullo spirito di “servizio alla Chiesa”. A nostro parere, occorrerebbe un approfondimento in merito ed eventualmente una riforma. Ciò che è più grave, in riferimento al Motu Proprio, è l’esclusione delle categorie più agiate dalla decurtazione degli stipendi nonostante il riferimento, all’interno della lettera apostolica, a criteri di “proporzionalità e progressività”. Infatti, i livelli C2 e C3 dei manager laici non sono stati inseriti. Inoltre, alcuni di essi sono inquadrati come art. 11, quindi esclusi. Proprio perché beneficiari di contratti decisamente onerosi per lo Stato Vaticano, anch’essi dovrebbero essere interessati dalle nuove disposizioni, in quanto operanti in territorio vaticano in questo momento storico così infelice. Inoltre, i livelli C e C1 sono interessati solo per quel che concerne la quota base dei loro stipendi. Quindi, per esempio, se un manager guadagna 10.000 euro al mese ed è inquadrato al livello C1, la riduzione del suo salario verrà applicata non all’intera somma, ma solo ai circa 3200 euro che rappresentano la paga base. Facendo qualche rapido calcolo in termini percentuali, non si riesce a vedere alcuna proporzionalità”.
“Per cosa stiamo pagando, Santità? Per le casse dell’Obolo destinato ai poveri, per aumentare gli stipendi ai dirigenti laici o per le costosissime consulenze esterne di cui si servono regolarmente? Peraltro, questi manager possono contare su una serie di vantaggi eccezionali. In primo luogo, essi occupano splendidi appartamenti dell’APSA, posizionati nelle zone più prestigiose di Roma, senza corrispondere alcun affitto all’Amministrazione in questione (si potrebbe fare un calcolo delle mancate entrate da affitti per gli immobili occupati per “privilegio”) e senza farsi carico di alcuna spesa di ristrutturazione, contrariamente a noi impiegati che paghiamo tutto. Oltre alla gratuità dell’affitto vorremmo menzionare macchine per uso privato, sconti sugli acquisti, segretari ad essi dedicati, rimborsi spese di varia natura.
3.Modalità
Non si può fare a meno di mostrare amarezza di fronte alla modalità con cui i Superiori della SPE hanno deciso di raggiungere tale obiettivo così mortificante per i dipendenti, senza interpellarli in alcun modo e permettere loro un contraddittorio. Sacrificarsi per un bene comune va bene, a condizione che lo si faccia in proporzione alle possibilità economiche del singolo e dopo aver risolto le enormi criticità che caratterizzano l’intero sistema e che lo inducono a sprecare molto denaro”.
4.Conclusioni
Nel ribadire la necessità di creare un sistema più incoraggiante e meno punitivo per i dipendenti vaticani, che passi attraverso una seria riflessione sulle Risorse Umane e l’implementazione di una riforma strutturale, siamo a chiedere, Santità, la reintroduzione dei bienni in tempi brevi con effetto retroattivo e conseguente sterilizzazione degli effetti sulla pensione nonché un rigido inquadramento salariale dei dirigenti laici entro limiti ben precisi, coerenti con lo spirito di servizio e sacrificio cui ci si appella sempre rivolgendosi a noi impiegati.
Certi della Sua comprensione e permettendoci di avanzare la proposta di incontrare una nostra piccola delegazione, ci valiamo della circostanza per confermarci con sensi di profonda stima”.
Cronaca
Vescovo Palermo: “Antimafia sia concreta, no alle maschere”


“L’antimafia si misura dalle cose concrete, non dalle maschere”. Lo ha detto l’Arcivescovo di Palermo Monsignor Corrado Lorefice rispondendo alle domande della giornalista dell’AdnKronos Elvira Terranova che ha condotto l’incontro su “Trent’anni senza padre Puglisi: la svolta tragica della Chiesa siciliana” nella giornata inaugurale della XIV edizione della rassegna dell’editoria indipendente “Una Marina di libri” in corso di svolgimento a Villa Filippina a Palermo. Poi il vescovo parla dell’assassino di don Puglisi, Salvatore Grigoli e del suo racconto dell’omicidio. “Grigoli parla dello sguardo offerto da don Puglisi un attimo prima di essere ucciso, e soprattutto quando riferisce le parole pronunciate dal parroco di Brancaccio, “me l’aspettavo”, lascia intendere chiaramente che don Pino era consapevole di ciò che lo attendeva. In Pino Puglisi noi cogliamo la consapevolezza di un uomo che sa perfettamente come terminerà la propria vita terrena. Insomma, Puglisi era consapevole e chi sta per ucciderlo coglie questa consapevolezza”, dice.
“E’ riduttivo parlare di Pino Puglisi come prete antimafia anche se lui ha fatto antimafia mutuando dal Vangelo la sua visione della vita. Puglisi rimane a Brancaccio nemmeno tre anni, non si capirebbe questo sacerdote senza cogliere l’intero arco della sua vita, senza considerare, ad esempio, la sua esperienza di parroco a Godrano, nel 1970, in un’epoca in cui il paese a quaranta chilometri da Palermo era investito da faide e quasi nulla era offerto ai ragazzi: Puglisi si fa carico dei giovani, li porta a Palermo, li fa studiare, comprende che anche lì c’è da una sfida culturale e sociale. Puglisi fa semplicemente il prete, il parrino: è un uomo che scopre, grazie anche al Concilio Vaticano II, che la storia è l’altro luogo dove i cristiani devono saper cogliere l’istanza della presenza di Dio e ciò che Dio chiede”, dice monsignor Lorefice.
“In sintesi, la storia come luogo teologico. Pino Puglisi non pensa il suo ministero se non collocandolo dentro ilcontesto antropologico e sociale dove lui vive; per Pino Puglisi il Vangelo non è solo una dottrina ma una visione della storia riscattata dal male, questa è l’istanza evangelica offerta da Puglisi e quando l’istanza evangelica si fa così aderente al Vangelo, allora si fa antimafia – prosegue Corrado Lorefice – Don Pino Puglisi, nella sua esperienza di parroco di Brancaccio così aderente al Vangelo, assume coloro che gli sono affidati nella loro dimensione sociale: ecco perché gli interessano i magazzini di via Hazon, ecco perché gli interessa l’assenza di una scuola media nel quartiere, ecco perché gli interessa realizzare per i ragazzi un centro dove ritrovarsi, ecco perché gli interessa che la Parrocchia non sia il luogo dove arriva il signorotto con in mano un milione di lire per la festa di San Gaetano”.
“La mafia è la più grande illusione di felicità, per Palermo e per la nostra terra; la mafia illude perché può fare leva sulla mancanza di risposte che dovrebbero dare le istituzioni, parlo delle cose essenziali della città umana: il lavoro, la casa, la cultura. Ecco perché la mafia diventa un’industria di falsa felicità. Il fiume di sangue versato a Palermo, il sangue dei martiri della fede e della giustizia, ha certamente dato una nuova consapevolezza alla città però capisco che – per citare il filosofo Zygmunt Baumann – c’è ancora una sorta di liquidità, c’è una zona grigia magmatica dove convivono diversi interessi e anche paure, spesso frutto della crisi di assunzione di responsabilità, quindi di scelte. L’antimafia si misura dalle cose concrete, non dalle maschere. Palermo è una città che ci viene affidata, Pino Puglisi e tanti altri hanno capito una cosa, che c’è una responsabilità che ci riguarda come persone: se io abito la città, ho la responsabilità della città e mi viene richiesta la stessa responsabilità che offro per la realizzazione del mio io”.
“Personalmente, ogni giorno ricordo a me stesso che in questa città c’è stato qualcuno che ha dato la propria vita affinché la città degli uomini fosse veramente terra nuova”.
Cronaca
Giulia Tramontano, dal veleno al numero di coltellate: ultime risposte dall’autopsia

In corso l'esame autoptico

È in corso l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, la 29enne incinta di sette mesi uccisa a coltellate a Senago dal compagno Alessandro Impagnatiello. A eseguire l’esame autoptico è il professore Andrea Gentilomo, presso l’istituto di Medicina legale di Milano, insieme agli specialisti chiamati a eseguire gli accertamenti tossicologici ed entomologici. Ai medici verrà chiesto di svolgere esami entomologici per capire, oltre all’orario della morte, se i tempi e gli spostamenti indicati da Impagnatiello – dal garage, alla cantina, fino al ciglio di una strada – siano compatibili con lo stato di conservazione del corpo senza vita.
Attenzione sarà posta anche sugli esami tossicologici per escludere, definitivamente, che il veleno per topi trovato nello zaino dell’uomo possa essere stato fatto ingerire alla vittima, a sua insaputa. L’autopsia dovrà anche fare luce su quale sia stata la coltellata che ha ucciso Giulia, sull’eventuale aggravante della crudeltà determinata dal numero di colpi inferti dopo la morte della giovane, ma anche se il reo confesso si sia accanito sul feto e quando il cuore del piccolo Thiago abbia smesso di battere. Elementi che potrebbero ulteriormente aumentare l’orrore di una storia già cruenta e che potrebbero pesare anche sul capo di imputazione.
Nessuno al momento si sbilancia su quale sia stato il colpo mortale o il numero esatto delle coltellate – una delle ipotesi è che Giulia sia stata sorpresa e accoltellata alla gola, il che spiegherebbe il fatto che nessun vicino l’ha sentita urlare – anche perché, ricordano gli inquirenti, il 30enne barman ha provato due volte a bruciare la compagna (una volta con dell’alcol e un’altra volta usando della benzina) prima di abbandonarla, avvolta in cellophane e sacchetti di plastica, in via Monte Rosa, a meno di 700 metri da casa. In giornata sono attesi, in via informale, i primi risultati parziali.
Cronaca
Bimba morta in auto a Roma, Psichiatra: “Per padre lapsus di memoria specifico”. Cos’è

Lo psichiatra: "Tragico incidente non propriamente classificabile né come forgotten baby syndrome né come amnesia dissociativa"

“Nel caso del padre che dimentica la figlia in auto e questa muore, si tratta di un tragico incidente in cui è avvenuto un lapsus di memoria specifico. Non è un caso di amnesia dissociativa poiché non coinvolge una perdita di memoria più ampia e persistente né è necessariamente associato a un trauma specifico. Né come ‘forgotten baby syndrome’ che si riferisce a un episodio specifico in cui un genitore, per brevi periodi di tempo, dimentica la presenza del bambino in un veicolo. È spesso associata a fattori come distrazione, routine interrotte o sovraccarico di stress e responsabilità”. Così Giovanna Crespi, segretario della Società italiana di psichiatria forense, torna in un intervento su quanto accaduto a Roma dove una bimba è morta in auto dimenticata dal padre che avrebbe dovuto accompagnarla all’asilo.
Come sopravvive una coppia a un evento di questo tipo? Quali sono le strategie che lei suggerisce? “Non è possibile tracciare ora un percorso che può andar bene a tutte le coppie – risponde Crespi – La guarigione da una perdita così devastante richiede tempo e pazienza e non esiste un processo di guarigione prestabilito o un termine finale per il lutto. Ognuno affronta il dolore e il lutto in modo diverso. Mi auguro che vengano seguiti fin da subito da professionisti qualificati specializzati in lutto e trauma. Un terapeuta – suggerisce – può aiutare la coppia a lavorare attraverso il dolore, la colpa e il senso di perdita che accompagnano un evento del genere. Potranno fornire un ambiente sicuro per esplorare le emozioni e offrire strumenti e strategie di ‘coping’ specifiche per il lutto”.
“Partecipare a gruppi di sostegno per genitori che hanno subito esperienze simili, inoltre, può essere prezioso – continua il segretario della Società italiana di psichiatria forense – Questi gruppi offrono un ambiente in cui le persone possono condividere le loro esperienze, ricevere sostegno reciproco e imparare da altre persone che stanno attraversando un percorso simile di dolore e guarigione. In un momento così difficile, può essere facile perdersi nella propria tristezza e distanziarsi l’uno dall’altro. È importante fare uno sforzo consapevole per preservare la connessione e l’intimità nella coppia. È fondamentale che entrambi i partner si prendano cura di sé stessi durante questo periodo di lutto e guarigione perché può contribuire a mantenere la forza e la resilienza necessarie per affrontare la situazione”.
Il papà risulta essere indagato per abbandono di minore. Cosa ne pensa e cosa succederà ora? “Dovrà essere accertata la responsabilità del padre in rapporto alle sue condizioni psichiche. Generalmente i reati intra-familiari sono più facilmente legati alla presenza di un disturbo psichico. Saranno gli esperti – conclude – a valutare se e come il disturbo mentale possa avere influito sull’evento che verosimilmente può escludere il dolo. E’ una tragedia terribile sia per il piccolo che per entrambi i genitori che difficilmente riusciranno a superare il trauma. In questo casi la condanna per il padre è l’evento stesso che condizionerà il resto della sua vita indipendentemente dalla valutazione giuridica”.
Cronaca
Papa Francesco, seconda notte tranquilla al Gemelli

Le parole del portavoce del Vaticano, Matteo Bruni, dopo l'intervento all'intestino del Pontefice: "Sua Santità ha iniziato a mobilizzarsi trascorrendo gran parte della mattina in poltrona"

“Anche la scorsa notte” del Papa ricoverato al Gemelli da mercoledì per un intervento all’intestino, “è trascorsa bene” senza complicazioni. Lo fa sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni, spiegando che verranno forniti altri aggiornamenti in giornata.
Il Papa, ieri, all’indomani dell’intervento, ha trascorso una giornata di riposo come aveva fatto sapere il Vaticano. Lo staff medico che segue il decorso post operatorio del Pontefice aveva informato che ieri si è “alimentato con una dieta idrica. I parametri emodinamici e respiratori sono stabili. Il decorso post operatorio risulta regolare”.
Al Papa sono arrivati tantissimi messaggi di vicinanza. Bergoglio è stato particolarmente colpito dall’affetto della famiglia del piccolo Miguel Angel, battezzato dallo stesso Papa lo scorso 31 marzo durante la visita nei reparti di oncologia pediatrica e neurochirurgia infantile dell’ospedale, che gli ha inviato un poster di auguri di pronta guarigione. ”Il Santo Padre ha voluto personalmente ringraziare la mamma con una breve telefonata”, ha fatto sapere ieri Bruni.
Cronaca
Omicidio a Siracusa, fermato un 19enne

Il giovane è sospettato di essere l’assassino del 30enne tunisino Mansour Aithem, morto nella notte tra il 6 e il 7 giugno dopo una rissa

Fermato a Siracusa un 19enne di nazionalità tunisina, sospettato di essere l’autore dell’omicidio del 30enne connazionale Mansour Aithem avvenuto la notte tra il 6 e il 7 giugno al termine di una violenta rissa. A sottoporre il giovane a fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Siracusa, i militari del Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Siracusa e della Compagnia Carabinieri di Noto.
Le indagini, sotto la costante direzione della Procura aretusea, “hanno permesso di ricostruire la scena del crimine grazie all’impiego dei militari del Nucleo Investigativo specializzati nelle investigazioni scientifiche, i quali, unitamente ai carabinieri del Nucleo Operativo di Noto, per tutta la giornata di ieri hanno ispezionato l’intera area tra via Trieste e via Palestro alla ricerca di telecamere, tracce di sangue, armi e ogni altro elemento utile a far luce su quanto accaduto”.
“Grazie ai filmati dei sistemi di videosorveglianza installati lungo tutto il percorso ove sono avvenuti i fatti, i militari hanno identificato alcuni uomini, tutti di nazionalità tunisina, sospettati di aver preso parte al violento scontro con uso di bottiglie di vetro, bastoni, sedie e finanche secchi per la raccolta differenziata. Nonostante il muro di omertà, in poche ore i carabinieri hanno stretto il cerchio sul presunto autore dell’omicidio che si era allontanato subito dopo i fatti per far perdere le proprie tracce – dicono i carabinieri – Grazie anche al patrimonio informativo della Stazione Carabinieri di Pachino, i Carabinieri operanti hanno concentrato le ricerche nell’area tra il comune siracusano e Ispica; nella mattinata di ieri i militari hanno individuato l’uomo passeggiare per le vie del comune ragusano, con gli stessi indumenti che indossava la notte dell’omicidio. Alla vista dei Carabinieri l’uomo ha tentato invano di fuggire, ma è stato fermato poco dopo e trovato in possesso di 8 grammi di hashish.
Espletati gli accertamenti necessari per la conferma dell’identità , notificato il decreto di fermo con l’accusa di omicidio aggravato, il giovane è stato portato presso la Casa Circondariale di Siracusa a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini proseguono al fine di identificare tutti coloro che hanno preso parte alla rissa o hanno assistito all’omicidio.
Cronaca
Giulia Tramontano, oggi l’autospia: dalle ferite le prime risposte

In base ai quesiti formulati dagli inquirenti i medici dovranno verificare dinamica, tempi e i dettagli più crudi dell'omicidio

E’ fissata per questa mattina l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, la 29enne incinta di sette mesi, accoltellata dal compagno Alessandro Impagnatiello nella loro abitazione di Senago, in provincia di Milano, sabato 27 maggio. Gli esperti di medicina legale, tra loro il professore Andrea Gentilomo, sono chiamati a dare risposte sulla dinamica del delitto avvenuto nell’abitazione di via Novella.
In particolare, i quesiti – elaborati nel primo pomeriggio di ieri dai magistrati titolari dell’indagine e dai carabinieri in una riunione che si è svolta in procura – dovranno fare luce su quale sia stata la coltellata che ha ucciso Giulia, sull’eventuale aggravante della crudeltà determinata dal numero di colpi inferti dopo la morte della giovane, ma anche se il reo confesso si sia accanito sul feto e quando il cuore del piccolo Thiago abbia smesso di battere.
Elementi che potrebbero ulteriormente aumentare l’orrore di una storia già cruenta e che potrebbero pesare anche sul capo di imputazione. Nessuno al momento si sbilancia su quale sia stato il colpo mortale o il numero esatto delle coltellate – una delle ipotesi è che Giulia sia stata sorpresa e accoltellata alla gola, il che spiegherebbe il fatto che nessun vicino l’ha sentita urlare – anche perché, ricordano gli inquirenti, il 30enne barman ha provato due volte a bruciare la compagna (una volta con dell’alcol e un’altra volta usando della benzina) prima di abbandonarla, avvolta in cellophane e sacchetti di plastica, in via Monte Rosa, a meno di 700 metri da casa.
Ai medici verrà anche chiesto di svolgere esami entomologici per capire, oltre l’orario della morte, se i tempi e gli spostamenti – dal garage, alla cantina, fino al ciglio di una strada – indicati da Impagnatiello siano compatibili con lo stato di conservazione del corpo senza vita. Attenzione sarà posta anche sugli esami tossicologici per escludere, definitivamente, che il veleno per topi trovato nello zaino dell’uomo possa essere stato fatto ingerire alla vittima, a sua insaputa. Oggi stesso sono attese le prime risposte parziali, ma il lavoro degli esperti sarà lungo e complesso.
Coronavirus
Covid, dottoressa no-vax radiata: “Ne sono fiera”

La dottoressa De Mari: "Le mie affermazioni hanno salvato migliaia o forse decine di migliaia di persone"

“Con infinita fierezza comunico che in data 6 giugno mi è arrivata la comunicazione della decisione della commissione per gli iscritti all’Albo dei Medici Chirurghi della provincia di Torino sulla trattazione del mio procedimento disciplinare: radiazione dall’Ordine dei medici”. Ad annunciarlo nel suo blog su Facebook è la stessa Silvana De Mari, radiata dall’Ordine dei medici di Torino, che l’aveva sospesa nel 2021 per non essersi vaccinata contro il Covid.
“Per tutto il tempo della cosiddetta pandemia ho fatto affermazioni, anzi esternazioni come scrivono i colleghi, che hanno salvato migliaia o forse decine di migliaia di persone – afferma commentando il provvedimento – Ho consigliato l’olio di fegato di merluzzo: pochi mesi fa è stata confermata dall’università di Oslo la sua azione prodigiosa nel prevenire l’infezione Covid 19 o almeno nel diminuire la gravità. Ho affermato che è sbagliato iniettare farmaci sul cui foglietto illustrativo è scritto: non si conoscono gli effetti a distanza e non si conoscono gli effetti della cancerogenicità”.
De Mari è una convinta no-vax. “In questo momento in cui il popolo italiano è flagellato da strane nuove epidemie di malore improvviso, e mortale, di miocarditi e pericarditi, di cancri e di cancri talmente violenti che è stato coniato il termine turbo cancro, è un onore essere radiata dagli Ordini che hanno imposto questi farmaci – chiosa – Grazie alle mie parole migliaia di persone hanno rifiutato l’inoculazione dei farmaci in questione. Ne sono infinitamente fiera. Nei prossimi giorni discuteremo tutti i punti delle 14 pagine di motivazione”.
“Silvana De Mari è stata finalmente radiata dall’Ordine dei medici di Torino per le sue posizioni no-vax e antiscientifiche. Molti medici, tra cui il sottoscritto, sono stati oggetto di attacchi, anche violenti, da parte sua. Speriamo che sia solo la prima radiata di una lunga serie di altri medici, che hanno scelto di andare contro le evidenze medico-scientifiche. Chi è contro i vaccini non deve e non può fare il medico. Deve essere una regola che vale per tutti gli Ordini dei medici. Non solo per quello di Torino, a cui vanno i complimenti per il coraggio e la forza di questa azione”, commenta su Twitter l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del policlinico San Martino di Genova.
Cronaca
Isernia, schianto tra tre auto: muore 30enne

Il giovane viaggiava su una Opel Corsa sulla Fondovalle Trigno
Incidente mortale nel pomeriggio di oggi intorno alle 16 sulla Fondovalle Trigno, statale 650. Nello schianto tra auto è morto un trentenne di Frosolone (Isernia), altre tre persone sono rimaste ferite. Il giovane viaggiava su una Opel Corsa, distrutta nell’impatto contro un Fiat Ducato e una Jeep Renegade.
Stando a una prima ricostruzione delle forze dell’ordine, le due vetture viaggiavano in direzione Isernia mentre il furgone andava verso San Salvo, in provincia di Chieti. Sul posto i carabinieri di Fresagrandinaria (Ch), i vigili del fuoco di Vasto (Ch) e operatori del 118 con diverse ambulanze.
Cronaca
Estate lontana, ancora maltempo: previsioni meteo per la prossima settimana

iLMeteo.it: un insidioso vortice colpirà buona parte dell'Italia, possibilità pure di nubifragi e grandinate

Ancora maltempo: la prossima settimana sarà letteralmente “esplosiva” sul fronte meteo. A mettere in guardia sono gli esperti del sito www.iLMeteo.it che spiegano: “Un insidioso vortice, in formazione sul Mediterraneo, colpirà buona parte dell’Italia: le mappe stanno fiutando uno scenario piuttosto pericoloso con la possibilità pure di nubifragi e grandinate”.
“Ma andiamo con ordine. La settimana si aprirà Lunedì 12 Giugno già con il rischio di forti temporali in particolare al Nord Ovest e sull’arco alpino a causa dell’ingresso di aria fredda in quota che destabilizzerà non poco l’atmosfera, con la possibilità pure di locali grandinate tra pomeriggio e sera, specie su Piemonte, Lombardia e Veneto” dicono gli esperti.
Tuttavia, “la nostra attenzione si concentra in particolare da Martedì13/Mercoledì 14 in avanti quando sul comparto Nord europeo prenderà vita una vasta depressione in grado di pilotare correnti fredde che si dirigeranno dapprima verso il cuore del Vecchio Continente, per poi tuffarsi nel bacino del Mediterraneo”.
“Le correnti instabili proseguiranno il loro viaggio andando ad ‘agganciare’ un’area di bassa pressione in risalita dal Nord Africa dandogli nuova forza e vigore: insomma, rischia di prender vita un insidioso ciclone mediterraneo – avvertono – A causa del movimento antiorario delle correnti, il vortice richiamerà a sé aria calda dai quadranti meridionali che, dopo aver attraversato il mare e caricatosi di umidità, fornirà un surplus di carburante (energia potenziale) per eventi meteo estremi. Secondo gli ultimi aggiornamenti del Centro Europeo, il rischio è che si verifichino nubifragi e in casi estremi pure le cosiddette ‘alluvioni lampo’ che solitamente interessano fasce ristrette di territorio scaricando al suolo ingenti quantità d’acqua”.
Le zone “maggiormente esposte saranno le regioni del Centro-Sud e le due Isole Maggiori dove localmente potrebbe cadere fino ad oltre 2/300 l/mq di pioggia in pochissimo tempo, l’equivalente cioè delle precipitazioni attese in oltre 2 mesi”, conclude iLMeteo.it.
Cronaca
Acqua in bottiglia, giungla etichette: una guida per orientarsi

Gli esperti: "Non sono tutte uguali, bisogna conoscerle per non sbagliare". Differenze fondamentali, falsi miti e a cosa fare attenzione. Iss: "L'importante è bere"

Tante qualità ed etichette, caratteristiche chimiche e proprietà. Il mondo delle acque in bottiglia può essere una ‘giungla’ per il consumatore perché non sono tutte uguali. “Le distinzioni grossolane sono tra acqua gassata o frizzante, a seconda della presenza o meno di anidride carbonica, e tra acqua di rubinetto e acque minerali. Se il consumo di acqua frizzante può talvolta essere utile dopo pasti molto abbondanti, il suo impiego è assolutamente sconsigliato dal punto di vista salutistico e nutrizionale, in quanto il gas sprigionato porta alla dilatazione delle pareti gastriche, aumentando così il limite di contenimento gastrico e l’acidità dell’acqua”. Così all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione umana all’Università Lum di Bari, affiancato dalle biologhe nutrizioniste Dominga Maio e Ilaria Vergallo.
“La scelta di consumare acqua del rubinetto è, invece, una scelta ecosostenibile ma, nonostante sia microbiologicamente sicura, ha caratteristiche chimiche ed organolettiche che dipendono dall’acquedotto e quindi variano significativamente tra Comune e Comune – afferma Minelli – L‘acqua minerale naturale appartiene ad una vasta gamma di acque, ben note da un punto di vista chimico, che si distinguono a seconda della conducibilità elettrica, del pH, della durezza data dal contenuto di carbonati di calcio e magnesio, della presenza di nitrati e a seconda del quantitativo di sali minerali disciolti, il cosiddetto residuo fisso”
Se si volesse fare, poi, una distinzione più approfondita, “si dovrebbe più propriamente tenere conto di quanto un’acqua sia ricca di minerali in essa disciolti, ciò che consentirebbe di classificare le acque in ‘oligominerali’ e ‘minerali’ – ricordano Dominga Maio e Ilaria Vergallo – Le prime sono considerate ottime acque da tavola per il contenuto dei sali minerali che non supera i 500 mg/L e, dunque, adatte per essere bevute quotidianamente. Delle seconde invece, avendo un residuo fisso abbastanza consistente compreso tra 500 e 1500 mg/l, non è consigliabile bere più di 1 litro durante il giorno, alternandole semmai con una oligominerale. Ci sono poi acque ricche di minerali con un residuo fisso superiore a 1500 mg/l che, come tali, devono essere bevute solo ed esclusivamente a scopo curativo e sotto indicazione medica (ad esempio le acque termali)”.
“Il fabbisogno minimo di acqua equivale alla quantità che garantisce l’equilibrio con le perdite e che previene gli effetti negativi della disidratazione, favorendo l’eliminazione dei composti solidi della dieta. In condizioni di temperature ambientali miti e per moderati livelli di attività fisica, la corretta assunzione di acqua varia a seconda dell’età, del sesso e di eventuali condizioni fisiologiche”, precisa Minelli.
“Le regole d’oro, abitualmente dispensate da medici e nutrizionisti, sono di bere almeno 2 litri di acqua al giorno, anche se non si avverte il senso della sete e in particolare di aumentare l’introito durante i mesi estivi, distribuendo la quantità durante la giornata ed evitando di bere eccessivamente durante i pasti”, conclude l’immunologo.
Le acqua minerali, commercializzate in bottiglia, hanno caratteristiche diverse che non sempre i consumatori conoscono in modo approfondito mentre sarebbe opportuno che chi soffre di malattie croniche, segue una o più terapia farmacologiche o vive fasi cliniche sensibili, sapesse quali acque preferire. “Tra le acque più ricche di minerali, si trovano quelle a più alta quantità di bicarbonato, indicate per tamponare l’acidità di stomaco e utili nelle patologie renali – spiega Minelli – ci sono le acque clorurate con azione equilibratrice dell’intestino; le acqua calciche indicate nella crescita, in gravidanza e nell’allattamento, in menopausa e nell’adulto come prevenzione dell’osteoporosi e dell’ipertensione; le acque magnesiche con azione lassativa e quelle ricche in fluoro utili per le prevenzione delle carie o comunque per la salute dei denti”.
“E poi ci sono le acque sodiche, maggiormente indicate per gli sportivi, e quelle iposodiche indicate per combattere l’ipertensione, ma anche per specifiche diete, soprattutto destinate a chi soffre di ritenzione idrica, grazie alla loro capacità di favorire la diuresi e l’eliminazione dei liquidi in eccesso”, aggiunge l’immunologo.
L’acqua, infine, “contribuisce ai processi di assorbimento dei farmaci. Da sempre si consiglia di assumere i farmaci esclusivamente con acqua e non con altre bevande, per evitare – osserva Minelli – interazioni con sostanze presenti che potrebbero potenziare o ridurre l’efficacia dello stesso farmaco o determinare la comparsa di effetti indesiderati. Ma attenzione, con l’assunzione di farmaci è da prediligere sempre acqua oligominerale – precisa l’immunologo – preferibilmente a temperatura ambiente o fresca. L’acqua calda si è dimostrata in grado di rallentare l’effetto dei farmaci, mentre l’acqua frizzante determina un assorbimento troppo veloce del principio attivo che quindi potrebbe non sortire l’effetto desiderato”.
“Tutte le acque potabili, da rubinetto o in bottiglia, sono controllate e possono essere bevute con sicurezza”, ma “nessuna presenta indicazioni terapeutiche specifiche sulla salute. L’unica regola è bere e non ci sono controindicazioni a questo. Fermo restando precisi consigli del medico in patologie specifiche”. Infine “la convinzione, falsa, che acque ricche di calcio possano contribuire alla formazione di calcoli renali è ancora radicata, ma è un falso mito e ce ne sono altri”. Chiarisce all’Adnkronos Salute Luca Lucentini, direttore del Centro nazionale per la sicurezza delle acque dell’Istituto superiore di Sanità.
Per quanto riguarda il rischio calcolosi per l’uso di ‘acqua sbagliata’ “non è assolutamente vero, perché la formazione dei calcoli è legata al metabolismo degli ossalati che derivano dagli alimenti, non dall’acqua. E’ invece vero che la ricchezza di calcio e magnesio, che determina la ‘durezza delle acque’ per l’uomo, che fortunatamente è differente da un elettrodomestico, è associata a una diminuzione del rischio cardiovascolare, prima causa della mortalità in Europa”. Minerale o no “la scelta dell’acqua da bere è, dunque, essenzialmente una questione di gusto”. L’acqua potabile, ricorda, “è un diritto fondamentale dell’uomo e deve essere garantito – in quantità, qualità e prezzi accessibili – a tutti mentre le acque in bottiglia sono un bene di consumo, legate a regole di mercato, ma non ci sono differenze sulla sicurezza e tutte apportano sali minerali con benefici sulla salute sia per quanto riguarda la termoregolazione sia sulle funzionalità psichiche e fisiche”.
Le acque minerali naturali “devono essere, per legge, estratte da fonti profonde protette, la cui stabilità chimica deve essere accertata: nel bicchiere deve arrivare la stessa acqua con le caratteristiche note. Questa è una caratteristica delle acque imbottigliate mentre il profilo di quelle potabili può essere variabile come composizioni perché le fonti sono diverse e possono essere anche superficiali, come accade nel 15% dei casi”. Insomma, “si può scegliere ciò che si vuole l’importante è bere”. La ‘ricetta’ generale è “bere almeno 2 litri di acqua al giorno, quantità che – continua Lucentini – va declinata a seconda della forma fisica della persona, della temperatura esterna, dell’età. L’importante è bere anche senza avvertire il senso di sete, perché, in questo caso, già c’è una leggera disidratazione, che è più decisa nell’anziano e nel bambino. Anche questa leggera disidratazione, però, crea già alterazioni delle nostre performance fisiche e psichiche. Bere regolarmente è fondamentale”
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