Esteri
Ucraina, ipotesi conferenza di pace in Svizzera a giugno:...
Ucraina, ipotesi conferenza di pace in Svizzera a giugno: Mosca non invitata
Il nodo è la presenza del 'Sud globale': difficile che la Cina ci sia, in dubbio anche India e Brasile
L'Ucraina spinge per una conferenza di pace in Svizzera da tenersi alla metà di giugno - per approfittare della presenza in Europa di Joe Biden, che sarà al G7 in Puglia dal 13 al 15, e per non arrivare troppo a ridosso delle elezioni americane di novembre - ma il nodo è la presenza dei Paesi del cosiddetto 'Sud globale', per i quali la partecipazione della Russia al tavolo è dirimente. Ma Mosca non è stata invitata e non ci sarà, come ha fatto sapere l'ambasciata russa a Berna.
"Gli ucraini vorrebbero che alla conferenza ci fossero 80-90 Paesi e il maggior numero possibile di Paesi del Sud globale - dicono all'Adnkronos fonti diplomatiche - ma è difficile che la Cina ci sia se la Russia non ci sarà, tanto più in un momento in cui è forte la convinzione che Mosca stia prevalendo sul terreno. E l'assenza della Cina potrebbe tirarsi dietro anche quella di Paesi come l'India e il Brasile", con il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva che ha tra l'altro già fatto sapere che al G20 di novembre a Rio de Janeiro ha invitato anche Vladimir Putin.
L'obiettivo di Zelensky
L'idea del presidente Volodymyr Zelensky - che punta ad una conferenza a livello di capi di Stato e di governo - è di ottenere quantomeno "un assenso di principio" per il suo piano di pace in 10 punti in linea con la Carta dell'Onu, per poi organizzare dei mini vertici sui singoli punti, in vista di una seconda conferenza alla quale 'ammettere' la Russia, "obbligandola" ad accettare il piano di pace approvato.
Un percorso che vede Mosca totalmente contraria, ma che non piace neanche ai Paesi del sud globale, dove si va tra chi continua a fare affari con la Russia e chi è quantomeno indifferente alle ragioni di Kiev e lamenta le conseguenze della guerra sui costi delle materie prime. Per non parlare degli effetti dell'attacco del 7 ottobre, che ha esposto l'Occidente alle accuse di 'doppio standard' per il suo sostegno incondizionato a Israele nella guerra a Gaza.
In questa fase, per ora, i Paesi europei e gli Stati Uniti ribadiscono il pieno appoggio alla 'formula di pace' di Zelensky, ma allo stesso tempo sollecitano Kiev a fare in modo che ci sia un'adeguata partecipazione del 'Global South' per evitare che la conferenza, che potrebbe tenersi a Lucerna, si trasformi "in un boomerang", sottolineano le fonti.
Ucraina in crisi sul campo di battaglia
Intanto, se dal punto di vista diplomatico il cammino è ancora tutto in salita, dal punto di vista militare è forse uno dei momenti peggiori per l'Ucraina, a quasi 26 mesi dall'inizio della guerra. "Siamo in una fase molto, molto delicata - commentano gli analisti - Kiev ha bisogno di munizioni (nel Donbass, il rapporto con i russi è di uno a 7), c'è una drammatica carenza di sistemi di difesa aerea, con i russi che martellano città e infrastrutture per distruggere la capacità industriale e la produzione industriale ucraina, e di artiglieria a lungo raggio".
Gli osservatori sul terreno ritengono che "al momento non ci sarebbe il rischio di uno sfondamento del fronte", ma bisogna fare i conti con la mobilitazione di "altri 500mila soldati russi", mentre "in Ucraina si è esaurito il serbatoio dei volontari" ed è in discussione l'approvazione di una legge per abbassare da 27 a 25 anni l'età del servizio militare. "Gli ucraini non sono demotivati, ma certo disillusi, hanno paura di essere trasformati in carne da cannone, mentre in effetti ci sono state troppe aspettative sulla controffensiva della scorsa primavera", chiosano le fonti.
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Israele Iran, la risposta di Tel Aviv a Teheran, colpita...
La tanto attesa risposta israeliana nei confronti di Teheran per gli oltre trecento missili e droni iraniani lanciati verso Israele sabato scorso si è consumata nella notte con un attacco che ha colpito una base aerea militare vicino alla città di Esfahan, nell'Iran centrale. La base ospita da tempo la flotta aerea iraniana di F-14 Tomcat di fabbricazione americana, acquistati prima della rivoluzione islamica del 1979.
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Biennale Arte, Arabia Saudita, il canto di battaglia delle...
Le voci di oltre mille donne saudite riunite dal'artista Manal AlDowayan per una serie di seminari organizzati a Khobar, Gedda e Riad e registrate per l'installazione multimediale "Shifting Sands: A Battle Song" è stata presentata al Padiglione dell'Arabia Saudita della 60/a Esposizione internazionale d'Arte della Biennale di Venezia che aprirà al pubblico da domani fino al 24 novembre.
"Un'espressione collettiva che sfida anche i pregiudizi sulle loro vite". Per Andare oltre "l'ossessione per la presenza o assenza del velo, per ciò che le donne possono o non possono fare, oltre a molteplici supposizioni sulle loro richieste e desideri mentre molto poco viene detto su come esse si identificano". Come ha sottolineato l'artista, il lavoro è ispirato "al ruolo in evoluzione delle donne nella sfera pubblica in Arbia Saudita e al viaggio che hanno intrapreso per definire lo spazio fisico in cui abitano e le narrazioni che storicamente le hanno definite".
Le loro voci sono cadenzate dal rumore della sabbia nel deserto, suono in arrivo in cuffia nel momento della registrazione che risuona nel Padiglione nazionale all'Arsenale, fra sagome imponenti di seta stampata a rappresentare rose del deserto, con incisi disegni e scritti delle partecipanti ai seminari o con testi di donne saudite estratti dai quotidiani locali e internazionali.
Attraverso i seminari, AlDowayan, "ha offerto alle donne e alle ragazze una piattaforma per far sentire la propria voce, sia individualmente che collettivamente", anche con il caratteristico "canto delle sabbie" del Rub al-Khali, il deserto in cui le dune mormorano e rombano allo spostarsi della sabbia", usato anche come metafora, con "il suono dei minuscoli granelli di sabbia che interagiscono fra loro che cresce fino a diventare un boato collettivo".
Scultura e suono quindi "raccontano una storia che trascende le culture e le geografie e rivendica una autonomia e una solidarietà fra le donne dell'Arabia Saudita che trova risonanza in tutto il mondo", sottolineano gli organizzatori della Mostra "Sussurra il deserto e si leva la voce" - questa è il titolo scelto n italiano - curata da Jessica Cerasi e Maya El Khalil, e l'assistente Shadin AlBulaihed.
L'Arabia Saudita partecipa alla Biennale Arte per la Quarta volta e per la terza volta il Padiglione nazionale espone opere di artiste donne.
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Israele-Iran, Tajani: “Obiettivo politico del G7 è...
Il comunicato conclusivo dei ministri riuniti a Capri: "Teheran e Tel Aviv evitino ulteriore escalation, pronti ad adottare ulteriori sanzioni contro l'Iran"
Sulla questione Israele-Iran "ho voluto subito che ci fosse un messaggio chiaro da parte del G7: l'obiettivo politico del G7 si chiama de-escalation, abbiamo lavorato, lavoriamo e continueremo a lavorare per una de-escalation in tutta l'area del Medio Oriente. Per quanto mi riguarda è da stanotte che sono in contatto con le ambasciate italiane a Teheran e Tel Aviv. Non c'è alcun problema per nostri connazionali". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso della conferenza stampa finale del G7 Esteri a Capri.
I ministri del G7: "Iran e Israele evitino ulteriore escalation"
I ministri degli Esteri del G7 riuniti a Capri hanno invitato Iran e Israele a ''lavorare per prevenire un'ulteriore escalation'' ''alla luce delle notizie sui raid del 19 aprile''. Come si legge nel comunicato conclusivo della riunione, ''il G7 continuerà a lavorare a tal fine'' e rivolge un appello ''a tutte le parti, sia nella regione che oltre, a offrire il loro contributo positivo a questo sforzo collettivo''.
I ministri degli Esteridi Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America, insieme all'Alto Rappresentante dell'Unione Europea, hanno ''chiesto che l'Iran e i gruppi alleati cessino i loro attacchi''. Nel comunicato al termine della riunione i ministri hanno sottolineato che ''il governo iraniano verrà considerato responsabile delle sue azioni destabilizzanti''. I ministri degli Esteri del G7 si sono poi detti ''pronti ad adottare ulteriori sanzioni o altre misure, ora e in risposta a diverse iniziative destabilizzanti''.
I ministri hanno quindi condannato ''con la massima fermezza l'attacco diretto e senza precedenti dell'Iran contro Israele nell'aprile scorso''. In un comunicato al termine della riunione a Capri i ministri hanno sottolineato che ''si è trattato di un'escalation pericolosa, poiché l’Iran ha lanciato centinaia di missili balistici, missili da crociera e droni''. Viene quindi espresso la condanna per ''il sequestro iraniano, in violazione del diritto internazionale, della nave mercantile battente bandiera portoghese Msc Aries vicino allo Stretto di Hormuz. Chiediamo il rilascio immediato della nave, del suo equipaggio e del carico''.
I ministri riuniti a Capri hanno quindi chiesto ''all'Iran di astenersi dal fornire sostegno ad Hamas'' così come a Hezbollah e agli Houthi, e ''dall'intraprendere ulteriori azioni che destabilizzino il Medio Oriente''. Nella nota si legge che ''la continua fornitura di armi e materiale correlato da parte dell’'ran agli Houthi e ad altri attori non statali nella regione sta aumentando pericolosamente le tensioni''.