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Salute e Benessere

Contro lo stigma sull’epilessia film per le scuole,...

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Contro lo stigma sull’epilessia film per le scuole, panchine e monumenti viola

Contro lo stigma sull'epilessia film per le scuole, panchine e monumenti viola

Matinée al cinema per gli studenti e panchine viola negli spazi verdi delle città, per dire basta allo stigma che ancora oggi discrimina le persone che soffrono di epilessia. In occasione della Giornata internazionale dedicata alla malattia neurologica, che si celebra oggi 12 febbraio, Lice (Lega italiana contro l'epilessia) e Fondazione Lice lanciano le campagne 'Epilessia al cinema: racconti di storie reali. Incontri con le scuole' e 'Metti in panchina l'epilessia', perché i i riflettori sull'epilessia rimangano accesi non solo in questa giornata, ma 365 giorni all'anno. Stasera, inoltre, il viola - colore simbolo dell'International Epilepsy Day - tornerà a illuminare i principali monumenti italiani.

"L'epilessia è una malattia cronica che impatta inevitabilmente sulla vita quotidiana di chi ne soffre, anche nei rapporti con le persone, i compagni di scuola, gli amici", afferma Laura Tassi, presidente Lice e neurologo del Centro di chirurgia dell'epilessia e del Parkinson 'Claudio Munari' dell'ospedale Niguarda di Milano. "Vogliamo ribadire il nostro impegno contro lo stigma sociale nei confronti delle persone con epilessia - aggiunge - rivolgendoci ancora una volta ai giovani". Da qui l'iniziativa promossa in collaborazione con Anec (Associazione nazionale esercenti cinema), dedicata agli alunni degli istituti secondari. In 10 città lungo tutta la Penisola, ognuna sede di un coordinatore Lice, gli studenti e i loro insegnanti potranno assistere alla proiezione di 'Fuori dall'acqua', cortometraggio tratto dalla storia di un ragazzo con epilessia, presentato l'anno scorso al Giffoni Film Festival e alla Mostra internazionale del cinema di Venezia. Seguirà il docufilm Lice 'Dissonanze', che racconta l'esperienza di vita con l'epilessia di due giovani adulti. In chiusura un dibattito animato dal coordinatore regionale Lice.

Non solo. Nelle principali città italiane viene promossa l'installazione di panchine viola in giardini rionali, parchi, viali e all'interno degli ospedali: un progetto di lungo respiro che potrà proseguire negli anni. Le panchine recheranno una targa con il logo della Fondazione Lice e una frase speciale. Insieme alla Fondazione Big Bench Community Project, la Lice realizzerà una panchina viola progettata ad hoc dal designer statunitense Christopher Edward Bangle. "Le panchine viola rappresenteranno una testimonianza duratura del fatto che l'epilessia è una malattia molto impattante a livello sociale, ma poco conosciuta e fonte di discriminazione", sottolinea Oriano Mecarelli, past president Lice. "Sulle nostre panchine sarà bello sedersi per favorire l'inclusione delle persone con epilessia e il claim 'Metti in panchina l'epilessia' ha anche un particolare significato metaforico: facciamo in modo di riuscire a sconfiggere l'epilessia e lo stigma che comporta", è il messaggio.

"E' davvero un onore per noi poter coinvolgere quest'anno i ragazzi e gli studenti italiani per sensibilizzarli sul tema dell'epilessia, evidenziando quanto l'inclusione sociale sia importante per chi convive con le epilessie. Vogliamo costruire con loro un percorso di educazione e divulgazione affinché l'epilessia non faccia più paura e chi ne soffre non debba più nascondersi", commenta Antonio Gambardella, presidente di Fondazione Lice.

"Da sempre in prima fila nel sostegno a campagne informative e formative su argomenti di primaria importanza, l'Anec - dichiara il presidente dell'associazione, Mario Lorini - ha già in passato favorito la più ampia diffusione di spot su temi di rilevanza sociale ed è lieta di accogliere il mondo scolastico nell'iniziativa, in una fase di mercato caratterizzata dalla piena ripresa della frequentazione delle sale cinematografiche. Una ripresa avviata proprio grazie al pubblico giovane e che sta inoltre vivendo in questi mesi il gran ritorno delle scolaresche al cinema".

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Disturbi della memoria, scoperto come il cervello distingue...

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Lavoro del team di ricerca del dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino

Cervello e ricordi (Foto )

Una ricerca condotta da un team di ricerca del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino potrebbe fornire informazioni utili per sviluppare nuove strategie terapeutiche per i disturbi della memoria. Formare ricordi di eventi simili costituisce una vera e propria sfida per il nostro cervello. "È essenziale che ogni evento venga memorizzato in maniera separata per preservarne la specificità. Tuttavia, è altrettanto importante riconoscere e ricordare gli aspetti comuni tra gli eventi. Se questo delicato processo viene compromesso, le persone rischiano di confondere un evento con un altro, perdendo così la chiarezza e la specificità dei propri ricordi". Lo ha rilevato un nuovo studio pubblicato su 'Cell Reports' che ha identificato un intricato processo cerebrale che consente di distinguere e memorizzare eventi simili in maniera separata, mantenendo al contempo le somiglianze tra di essi. La ricerca è stata condotta principalmente dalle ricercatrici Giulia Concina, Luisella Milano e Annamaria Renna coordinate dal professor Benedetto Sacchetti del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino.

I ricercatori hanno studiato l’attività cerebrale durante l'apprendimento di due eventi distinti ma con elementi in comune, scoprendo che nell'amigdala, una regione cerebrale chiave per la formazione dei ricordi, gruppi separati di neuroni si attivano per memorizzare separatamente eventi distinti. "Tuttavia, alcuni neuroni rispondono a entrambi gli eventi, aiutando a ricordarne le somiglianze. Il numero di questi neuroni comuni - sottolinea lo studio - è regolato da un particolare tipo di cellule chiamate neuroni inibitori. Bloccando queste cellule, i ricercatori hanno notato come il numero di neuroni comuni aumentasse notevolmente causando la confusione e sovrapposizione dei due eventi. Secondo i ricercatori, in conclusione, i neuroni inibitori contribuiscono quindi a mantenere distinti i ricordi di eventi simili".

La ricerca è stata condotta adottando un approccio multidisciplinare che ha integrato metodologie di analisi comportamentale, biologia molecolare, microscopia ad alta risoluzione e modulazione dell'attività cerebrale. In particolare, grazie all'utilizzo della tecnica innovativa della 'marcatura chemogenetica', i ricercatori hanno potuto visualizzare i neuroni coinvolti nella percezione sia degli aspetti distintivi di due eventi, sia delle loro caratteristiche comuni. Questa analisi ha permesso anche di individuare le cellule in grado di limitare il numero di neuroni condivisi, ovvero i neuroni inibitori. Infine, combinando le tecniche di marcatura chemogenetica e di inattivazione dell'attività neuronale, i ricercatori hanno selettivamente bloccato queste cellule, notando che ciò portava i soggetti a confondere gli eventi tra di loro.

"Questa ricerca - spiega Sacchetti - riveste un'importanza significativa poiché mette in luce l'esistenza di neuroni il cui ruolo è quello di mantenere separate le memorie di eventi distinti ma con aspetti in comune, consentendo così di conservare i ricordi di tali eventi in modo preciso e nitido. Considerando che una delle caratteristiche tipiche dei disturbi della memoria, come le demenze e il disturbo post-traumatico da stress, è la tendenza a confondere gli eventi passati, questa ricerca potrebbe fornire nuove informazioni utili per sviluppare nuove strategie terapeutiche".

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Università, Gesualdo (Fism): “Nettamente contrari a...

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"D'accordo con Ordine medici e Anaao. Serve programmazione razionale, le Scuole di Medicina non possono accogliere 70mila iscritti per mancanza di spazi e risorse"

Loreto Gesualdo (Adnkronos)

"La decisione di eliminare il numero chiuso per l'iscrizione alla Facoltà di Medicina, Medicina veterinaria e Odontoiatria e protesi dentaria rappresenta una minaccia alla qualità della formazione medica e prelude un grave rischio di sovraffollamento del mercato del lavoro medico. Come l'Ordine dei medici e Anaao anche la Fism è nettamente contraria a stop al numero chiuso". Così all'Adnkronos Salute il presidente della Federazione italiana società medico-scientifiche (Fism) Loreto Gesualdo commenta l'adozione da parte della Commissione Istruzione del Senato del testo base che elimina il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina.

La Fism "ribadisce l'importanza di una programmazione razionale e basata sui reali bisogni del Servizio sanitario nazionale - spiega Gesualdo sottolineando "la necessità di una selezione accurata dei futuri medici già durante il percorso scolastico, al fine di garantire una formazione di qualità e una corretta distribuzione sul territorio". Inoltre, "occorre estendere la programmazione non solo al numero dei medici, ma anche a tutte le altre professioni sanitarie, come infermieri, fisioterapisti, dietisti e altre figure professionali - evidenzia il numero uno di Fism - essenziali per supportare i percorsi di intelligenza artificiale e l'evoluzione tecnologica nel settore della salute".

Gesualdo suggerisce di "potenziare i licei con inclinazione biomedica" per preparare "adeguatamente gli studenti interessati a intraprendere percorsi universitari" nel campo della salute. "Tuttavia - avverte - è importante ricordare che attualmente le scuole di medicina non sono in grado di accogliere un numero così elevato di studenti, con circa 70.000 iscrizioni previste, a causa della mancanza di spazi e risorse necessarie".

La programmazione delle professioni sanitarie "deve essere inclusiva e mirata a garantire un equilibrio tra domanda e offerta di competenze specialistiche, al fine di garantire un corretto sviluppo del settore e una gestione ottimale delle risorse umane nel campo della salute". La Fism "si impegna a promuovere una visione olistica della programmazione delle professioni sanitarie, che tenga conto delle nuove sfide e opportunità offerte dalla digitalizzazione e dall'intelligenza artificiale nel campo della salute" conclude.

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25 aprile, il pediatra: “Ecco come spiegarlo ai...

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"Per ogni età c'è il giusto modo di raccontarlo, a seconda della fase evolutiva"

Una mamma con bambini

25 aprile data importante per gli italiani. E, come tutti gli anni, al centro in questi giorni di dibattiti, ricordi, commemorazioni. Ma come spiegarlo ai bambini che ci chiedono chiarimenti? "Per ogni età c'è il giusto modo di raccontarlo, a seconda della fase evolutiva", spiega all'Adnkronos Salute Italo Farnetani, docente di Pediatria dell'Università Ludes-United Campus of Malta.

"Ai bambini di meno di 10 anni, per esempio - suggerisce il medico - direi semplicemente che in questo giorno è finita la guerra che veniva combattuta in Italia. Bisogna tener conto del fatto che in questa fascia di età i bambini ragionano per operazioni concrete, su ciò che vedono e che gli va spiegato nella sua concretezza. Possiamo raccontargli, quindi, che nel nostro Paese c'era una guerra come quelle che vedono in televisione e il 25 aprile se ne festeggia la fine". Dagli 11 anni in poi, soprattutto a chi frequenta le scuole superiori, prosegue Farnetani, "si può parlare con i ragazzi dei contenuti ideali, politici, legati alla Festa della liberazione". Mentre "dai 14 anni in su, cioè quando l'adolescente entra nella fase delle 'operazioni formali', il discorso può ampliarsi ai concetti di pace, guerra, libertà, dittatura, diritti umani, cioè fare un discorso formativo. In questa fase dell'adolescenza, in cui predominano i concetti di bene e male, giustizia e ingiustizia - sottolinea il pediatra - si fa strada una visione utopica della realtà. Gli adulti, considerando questa particolare fase dello sviluppo del ragionamento degli adolescenti, possono aiutare i ragazzi a fare un'analisi oggettiva di ciò che è avvenuto il 25 aprile perché possa partire da una valutazione storica, etica e politica dei fatti per farsi, autonomamente, un'idea precisa dell'origine e delle motivazioni del significato simbolico della data. Successivamente potrà esaminare i decenni successivi della storia della politica italiana".

Un'informazione che tenga conto delle fasi evolutive, conclude Farnetani, è una modalità utile a fornire "all'adolescente strumenti per capire le problematiche alla radice. In caso contrario, si rischia di proporre concetti preconfezionati o di parte che non aiutano lo sviluppo della persona".

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