Salute e Benessere
Dalla Fondazione Gates 4,5 milioni per vaccino contro Hiv,...
Dalla Fondazione Gates 4,5 milioni per vaccino contro Hiv, obiettivo svilupparlo entro 5 anni
Dopo la tubercolosi, quella da Hiv è la seconda infezione più mortale nel pianeta
Sviluppare entro 5 anni il primo vaccino preventivo contro il virus dell'Hiv. E' l'obiettivo di un progetto globale guidato dal virologo Rogier Sanders dell'University Medical Center (Umc) di Amsterdam, Paesi Bassi, finanziato con un grant da 4,5 milioni di euro dalla Fondazione Bill e Melinda Gates. Sono 40 milioni le persone con Hiv nel mondo, di cui due terzi nel continente africano. Nel 2022 il virus ha fatto registrare oltre 1,3 milioni di contagi, uccidendo più di 600mila malati. Dopo la tubercolosi, quella da Hiv è la seconda infezione più mortale nel pianeta.
"Speriamo di essere in grado di sviluppare un vaccino preventivo progettando e testando immunogeni che inducano anticorpi neutralizzanti" anti-Hiv, spiega Sanders, nel cui gruppo lavorano anche scienziati dell'università di Stanford, del Weill Cornell Medical College e dell'università della Louisiana, Usa. "Finora nessuno ci è riuscito", ricorda. Però negli ultimi tempi qualcosa è cambiato e "c'è molto ottimismo", assicura.
"Tutti i vaccini che finora hanno fallito - sottolinea il docente di virologia dell'Umc di Amsterdam - non sono stati in grado di indurre anticorpi neutralizzanti, tantomeno ampiamente neutralizzanti", contro l'Hiv. "Ma rispetto a questi studi precedenti, oggi ci sono progressi molto interessanti". In particolare, "ci sono alcuni risultati positivi da diversi studi di fase I sulla possibilità di indurre anticorpi ampiamente neutralizzanti" che possano fare da 'scudo' all'infezione da virus dell'Aids. Il team diretto da Sanders intende quindi sfruttare questo "bel progresso" per mettere a punto un vaccino mirato a specifiche cellule immunitarie in grado di produrre anticorpi neutralizzanti anti-Hiv.
Ad accendere una luce nel buio calato tante volte sul sogno di un vaccino contro l'Aids, con svariati tentativi messi in atto senza successo dagli anni '80 in poi, è un approccio detto 'targeting della linea germinale'. Si basa sull'attivazione di cellule immunitarie che hanno il potenziale per crescere e produrre anticorpi anti-Hiv, e in uno studio pubblicato su 'Science' da un altro gruppo di ricerca ha prodotto risultati promettenti. L'équipe di Sanders punta su una strategia 'priming' che permetterebbe di guidare queste cellule germinali a svilupparsi in cellule adulte capaci di produrre anticorpi più forti e numerosi contro il virus dell'Aids, in grado di evitare l'infezione da Hiv come si chiede a un vaccino preventivo efficace.
"Pensate alle cellule immunitarie umane come a una squadra di calcio giovanile. Si reclutano i talenti in erba per poi trasformali in giocatori da Mondiale", è la metafora scelta dal virologo olandese. Di recente il suo team ha fatto un altro passo avanti, testando in fase I tra New York, Washington e Amsterdam un vaccino sperimentale disegnato secondo questo approccio. "Speriamo alla fine di riuscire a sviluppare un vaccino efficace contro le numerose varianti dell'Hiv - auspica Sanders - e che questo porrà fine al carico di sofferenza che il virus continua a causare".
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Emergenza regionale, Picco (Asl To): “Fondamentali...
"Stiamo realizzando una elisuperficie vicino al San Giovanni Bosco, ospedale hub di Torino"
"Abbiamo l'emergenza a cuore e quindi siamo felici di essere qui oggi. Come Azienda Zero abbiamo realizzato una riforma importante del 118 dell'emergenza regionale. Questo ci ha consentito di riorganizzare il mondo dell'emergenza e della formazione in emergenza, e quindi di vedere con un'altra ottica questo approccio, il legame con il numero unico europeo per le emergenze (Nue) 112, con il 116-117 che quando si parla di medicina territoriale è fondamentale". Lo ha detto Carlo Picco, direttore generale dell'Asl Città di Torino, intervenendo al Congresso nazionale dell'Area culturale emergenza (Ace), organizzato dalla Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siiarti) a Torino.
"Il 116-117 - sottolinea - va a configurare i servizi proposti prima solo dalla Guardia medica, implementandoli e rendendoli decisamente più articolati, quindi in questo contesto il rapporto tra 112, centrale 118 e 116-117 potrà fare veramente la differenza nella medicina territoriale. Stiamo anche cercando di realizzare una elisuperficie per far atterrare l'elicottero vicino al San Giovanni Bosco che è un ospedale hub della nostra città”.
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Medicina, Balagna (Siaarti): “Creare sinergia tra noi...
"Nel trattamento definitivo del paziente anestesista rianimatore ha ruolo di team leader"
"Nel percorso del paziente, dal momento del sintomo, quindi nella fase preospedaliera, fino al trattamento definitivo, l'anestesista rianimatore ha un ruolo di team leader. Oggi più che mai ci rendiamo conto che la cronicità territoriale deve trovare una risposta più sulla medicina di prossimità che sull'emergenza-urgenza. Ma occorrono sinergia, collaborazione e un coordinamento tra le medicina territoriale e la medicina preospedaliera". Lo ha detto Roberto Balagna, responsabile scientifico dell'evento e dell'Area culturale Siaarti Medicina critica e dell'emergenza, e direttore Struttura complessa anestesia e rianimazione 2, Ospedale Molinette di Torino, intervenendo al Congresso nazionale dell'Area culturale emergenza (Ace), organizzato dalla Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva a Torino.
In questi giorni "approfondiamo proprio questi temi: le patologie tempo-dipendenti, il coordinamento preospedaliero, la presa in carico intraospedaliera, il trattamento definitivo e la figura dell'anestesista rianimatore che, coordinato in modo multidisciplinare, è una figura strategica di questo percorso", sottolinea.
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Medicina, Bignami (Siaarti): “Per affrontare...
"Dal Congresso nazionale Ace giovani colleghi anestesisti e rianimatori imparano buone pratiche cliniche e azioni sul campo"
"L'emergenza è una patologia tempo-dipendente, quindi determina la necessità di essere pronti subito e in pochi minuti, proprio questa è una caratteristica di noi anestesisti rianimatori che insegniamo fin da piccoli. Quindi ci sono molti giovani colleghi che in questi giorni di congresso imparano buone pratiche cliniche, linee guida, ma anche azioni sul campo. E' fondamentale che tutte queste cose si imparino fin da piccoli, proprio perché accadono poco, con frequenza non elevatissima, ma allo stesso tempo bisogna sempre essere pronti e in allerta. E' importante poi riuscire ad allenarsi, a lavorare in team e questa è una delle sfide di Siaarti". Lo ha detto Elena Bignami, direttore Sc Anestesia e Rianimazione di Parma e presidente eletto della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva, intervenendo al Congresso nazionale dell'Area culturale emergenza (Ace) organizzato dalla Siaarti a Torino.