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Vaccino covid, Meloni: “Governo andrà in fondo su...

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Vaccino covid, Meloni: “Governo andrà in fondo su effetti avversi”

La premier: "Contenta di Commissione inchiesta, chi sostiene di aver saputo gestito pandemia non la voleva"

Una dose di vaccino

Le persone che hanno avuto effetti avversi dal vaccino anti-Covid rappresentano "una materia sulla quale io mi sono confrontata col ministro Schillaci per chiedere che ci sia massima disponibilità da parte del Governo per andare in fondo, capire e assumersi per lo Stato italiano le responsabilità che si deve assumere". Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ospite del programma 'Fuori dal coro' in onda stasera su Rete 4.

A Mario Giordano che sostiene che queste persone si sentano spesso abbandonate, la premier risponde che "non devono sentirsi abbandonati, secondo me. Il tema della Commissione di inchiesta è sicuramente un tema importante e sono contenta che anche quella stia andando avanti nonostante l'opposizione di quelli che ci spiegavano che loro avevano gestito benissimo la pandemia, ma non vogliono che si possa approfondire su come si gestisce la pandemia che serve soprattutto a evitare e impedire che in un futuro, che speriamo non arrivi mai, si possano ripetere eventuali errori che dovessero esserci stati".

In materia di sanità, la premier spiega che "stiamo lavorando su un altro provvedimento che arriverà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane che riguarda sempre le liste d'attesa, con un'attenzione particolare alle regioni che hanno un'alta mobilità passiva", ovvero con un alto numero di cittadini "che si devono trasferire" altrove per curarsi "e la regione tua paga l'altra regione. Stiamo lavorando specificamente su questo".

La sanità, aggiunge, "compete per buona parte quasi totalmente alle Regioni. Intanto la prima cosa che possiamo fare noi è, pur nella difficoltà economica che affrontiamo, metterci i soldi per affrontare i problemi, perché il tema è importante. E io voglio rivendicare che nonostante la situazione di bilancio abbastanza complessa, il Fondo Sanitario nel 2024 arriva al suo massimo storico. Noi ci abbiamo messo tre miliardi in più rispetto all'anno precedente e su che cosa ci siamo concentrati? Su quello che impatta di più sui cittadini - afferma Meloni - che sono le liste d'attesa e quindi stiamo utilizzando queste risorse per rinnovare il contratto degli operatori della sanità e chiaramente quindi per combattere anche la carenza di personale che c'è e per i progetti che sono specificamente destinati all'abbattimento delle liste d'attesa".

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Fine vita, governo presenta ricorso a Tar contro delibere...

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Per l'esecutivo, le delibere sul suicidio assistito non hanno fondamento

Faldoni e documenti

Il governo ha presentato ricorso al Tar dell'Emilia Romagna il 12 aprile scorso contro la Regione, in particolare, contro la direzione sanitaria Salute della persona, per chiedere l'annullamento delle delibere di Giunta che davano attuazione al suicidio medicalmente assistito in Emilia Romagna.

Ad annunciarlo è la consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini, che pure aveva depositato un ricorso analogo nel marzo scorso, insieme a un gruppo di associazioni. ''A marzo io, insieme ad alcune associazioni, avevo presentato un analogo ricorso al Tar: il testo è di oltre 50 pagine", dice all'Adnkronos l'esponente azzurra che esprime soddisfazione per il provvedimento del governo che rafforza il lavoro di questi mesi''.

Il ricorso del governo

La Regione Emilia Romagna "ha previsto un articolato procedimento amministrativo che conduce alla erogazione della prestazione 'suicidio medicalmente assistito" e ha agito "in evidente carenza di potere per assenza di copertura legislativa e violazione, tra gli altri, del principio di uguaglianza e di riserva al legislatore statale della materia dell’ordinamento civile e penale", si legge nel ricorso che il governo ha presentato al Tar dell'Emilia Romagna.

Con le delibere la Regione Emilia-Romagna, spiega il ricorso, "nel dichiarato intento 'di consentire da subito ai cittadini l’effettivo accesso a tale diritto' (il suicidio medicalmente assistito, n.d.r.), riconosciuto, ad avviso della Regione stessa, dalla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale, ha illegittimamente disciplinato in via amministrativa quali siano gli organismi competenti a valutare gli stringenti requisiti indicati dalla stessa Corte per scriminare il reato di aiuto al suicidio" previsto dall’articolo 580 codice penale.

Dunque, argomenta ancora il ricorso "in assenza di qualunque previsione normativa statale, in palese violazione del principio di legalità, la Regione Emilia Romagna ha disciplinato una pretesa a carico del Ssn senza che tale pretesa sia stata in qualche modo riconosciuta dall’ordinamento, e ciò sulla base di un procedimento destinato, oltretutto, ad operare al di fuori di un quadro ordinamentale omogeneo". Le delibere sono dunque state assunte "in palese violazione del principio di legalità del potere amministrativo" che "prescrive che la Pubblica Amministrazione possa agire solo nei limiti di quanto prevede una norma di legge e per il perseguimento dei fini indicati nella norma stessa" e hanno "nella sostanza, riconosciuto e disciplinato le modalità di esercizio di un diritto 'al suicidio assistito”' diritto che non è previsto dalla legge e che la stessa Corte costituzionale ha escluso".

"Appare evidente che non vi è alcun diritto al 'suicidio assistito' che possa legittimare un intervento attuativo dell’autorità amministrativa, come invece accaduto nel caso di specie", denuncia ancora il ricorso. "L’organo di governo della Regione Emilia Romagna è dunque intervenuto, non solo e non già in assenza di disciplina legislativa o regolamentare sul punto, ma ponendosi in frontale contrasto con la relativa disciplina normativa statale, la quale ha delineato le specifiche modalità ed i percorsi procedimentali per pervenire alla implementazione degli ambiti di operatività del Ssn, tutti impostati nel segno del coinvolgimento delle amministrazioni regionali, e della concertazione con le stesse".

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Politica

Ecco ‘Agenda’, nel board l’ex guru di...

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Quattro fondatrici dell'associazione al femminile: oltre Jessica Shearer le dem Scarpa, Cerroni e Di Patrizi

George Soros

Oltre un milione di euro. Spulciando la lista dei 'contributi' percepiti dai partiti tra il 2022 e il 2023 e resi pubblici in base alla cosiddetta legge spazza-corrotti sul sito Parlamento.it, balza agli occhi il finanziamento record di 1 milione e 75mila euro diviso in due tranche (la prima di 800mila euro, il 19 agosto di due anni fa, e la seconda di 275mila euro, il 6 ottobre scorso) ricevuto dall'associazione 'Agenda' con sede a Roma, fondata dall'ambientalista americana Jessica Shearer - un passato nello staff di Barack Obama durante la vittoriosa campagna presidenziale del 2008 - e da alcune esponenti del Pd, tra cui Rachele Scarpa, la più giovane deputata della XIX legislatura (a cui Elly Schlein ha affidato le deleghe su due settori chiave, giovani e salute) e Caterina Cerroni, segretaria nazionale dei Giovani democratici.

Carte alla mano (ovvero, l'elenco delle erogazioni ai partiti politici iscritti nel registro nazionale), si scopre che a staccare i due assegni a favore di questa associazione creata nel 2022 (come certificato dall'atto costitutivo firmato davanti al notaio di Civitavecchia Gianfranco Capocasale il 13 luglio e registrato cinque giorni dopo), è stata una fondazione svedese, la 'Demokrati Pluralism Stiftelsen' (Democracy & Pluralism in inglese), guidata dall'imprenditore Daniel Sachs, vice chair della Open Society, fondazione che fa capo al magnate George Soros. Secondo quanto riportato nell'elenco delle donazioni, la fondazione svedese ha finanziato l'associazione femminista 'Agenda' nel 2022 e 2023 con oltre un milione di euro, appunto.

Per avere un quadro chiaro della situazione bisogna riavvolgere il nastro. Tutto parte da Båstad, nel sud della Svezia: nella piccola località marittima di 5mila anime situata a quasi 600 km da Stoccolma si trova la fondazione Democracy & Pluralism, organizzazione indipendente creata nel 2021 dall'imprenditore Daniel Sachs, il quale, oltre ad aver dato vita a diverse associazioni filantropiche, siede anche nel board della Open Society Foundation di Soros, network di fondazioni ed ente attraverso il quale il banchiere ungherese naturalizzato statunitense ha finanziato per anni numerosi progetti della società civile in tutto il mondo, Italia compresa. Obiettivo della Democracy & Pluralism, si legge sul suo sito, è "promuovere società libere e giuste e democrazie pluralistiche sostenendo le organizzazioni no-profit in Europa che lavorano verso questo obiettivo comune".

Evidentemente rispondeva a questi requisiti l'associazione 'Agenda', che sebbene sia nata il 13 luglio del 2022 - come si legge nel suo 'atto di nascita' - dopo appena un mese di vita, il 19 agosto 2022, incassava già una prima donazione-monstre da 800mila euro da parte della Democracy & Pluralism, alla quale seguì l'anno successivo un altro bonifico da 275mila euro.

Anche se i due versamenti risalgono uno al 2022 e l'altro 2023, le relative comunicazioni sono state trasmesse al Parlamento italiano soltanto il mese scorso, cioè il 27 marzo del 2024. Interpellata dall'Adnkronos sulla maxi donazione a favore della no profit italiana, la fondazione svedese Democracy & Pluralism precisa che "per una questione di policy, ci asteniamo dal commentare progetti specifici o beneficiari che ricevono il nostro sostegno".

Per reperire informazioni utili sull'associazione 'Agenda' (poco conosciuta in Italia ma non tra alcuni addetti ai lavori ben informati) bisogna andare sul sito agendanetwork.org, un portale esclusivamente in lingua inglese, dove nella sezione 'trasparenza' è possibile scaricare l'atto costitutivo della no profit. Scorrendo il documento si trovano i nomi delle quattro fondatrici dell'associazione con sede legale a Roma, nella centralissima Via Veneto, al numero 54b (accanto al ministero del Lavoro). Oltre all'americana Jessica Shearer, che ricopre anche il ruolo di presidente del consiglio direttivo, figurano: Sofia Di Patrizi, attivista femminista divenuta nel 2023 portavoce metropolitana delle Donne democratiche di Genova; Caterina Cerroni, la più giovane candidata nelle liste Pd in Italia alle scorse europee; la deputata dem Scarpa. 'Mission' di questa associazione tutta al femminile è "spingere le donne promettenti e i leader politici sottorappresentati verso un maggiore potere - rendendo loro e le loro idee impossibili da respingere - in modo che possano fare più bene per le loro comunità".

Nell'atto costitutivo di 'Agenda' sono indicate le finalità dell'associazione, in primis "rafforzare il potere politico delle donne e il loro ruolo al servizio della comunità, in quanto fondamenti di una società più giusta e sostenibile". In particolare, l'associazione opera con lo scopo di: "formare, assistere e mettere in rete donne impegnate nella giustizia sociale e ambientale e interessate a perseguire, o già titolari di, posizioni di leadership politica e pubblica; sviluppare e rendere disponibile la propria competenza e assistenza strategica al fine di promuovere il potere pubblico e politico delle donne, ad esempio attraverso attività di comunicazione, media digitali, raccolte fondi dal basso, e campagne tematiche". L'associazione, si legge nello statuto, può inoltre compiere "tutte quelle attività e operazioni, anche di natura commerciale, immobiliare, finanziaria e di vigilanza" utili al raggiungimento degli scopi e può anche "fornire servizi a terzi, nei limiti dell'oggetto sociale".

Il nome di Jessica Shearer non è sconosciuto al mondo progressista italiano. La 'guru' statunitense, che ha lavorato con Obama e anche Bernie Sanders, è la ceo di Social Changes, organizzazione vicina ai democratici Usa che alle ultime politiche - come riportato dall'Adnkronos nel giugno 2023 - ha finanziato diversi esponenti della sinistra italiana, tra cui il deputato di Avs Nicola Fratoianni e il senatore del Pd Antonio Misiani, quest'ultimo con 63.318 euro in beni e servizi. Sempre dalla Social Changes arrivò un cospicuo aiuto ad alcuni candidati del Pd alle europee del 2019 (150mila euro) e alle amministrative del 2020 (315mila euro).

Alle politiche 2022 invece 'Agenda' si è mossa per aiutare, tra le altre, Ilaria Cucchi dell'Alleanza Verdi e Sinistra con 150.729 euro in beni e servizi. In un'intervista rilasciata a L'Espresso nel 2019 Shearer si proponeva come la "anti-Bannon", candidandosi a unire i progressisti del mondo per contrastare "l'odio letale diffuso da personaggi come Matteo Salvini" e dallo stesso Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump. L'Adnkronos ha contattato le co-fondatrici italiane dell'associazione 'Agenda' ma al momento non ha ricevuto risposta. (di Antonio Atte e Vittorio Amato)

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Politica

Ue, Meloni: “Spero che a giugno sia diversa”

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Su una possibile nomina di Draghi ai vertici dell'Unione Europea: "Fa piacere si parli di un italiano, ma siamo a pura filosofia". Su candidatura Ilaria Salis: "Sarà garantita comunque anche se politicizzare non aiuta"

Giorgia Meloni (Fotogramma)

"L'Ue? Spero che a giugno sia diversa". E' quanto ha detto la premier Giorgia Meloni in un punto stampa al termine dei lavori del Consiglio europeo straordinario. "Quello che mi interessa è che sia Letta che Draghi, che sono due persone europeiste, ci dicono che l'Europa va cambiata. È questo il dibattito che va fatto". "Possiamo avere le strategie migliori ma c'è bisogno delle risorse. Si sa qual è il dibattito nell'Ue sul debito comune, proposta sostenuta dal governo italiano. Letta propone il tema della capacità di mobilitare investimenti privati per fare in modo che tali capitali restino".

Per quanto riguarda, poi, la possibile nomina di Mario Draghi ai vertici Ue Meloni dice di essere contenta "che si parli di un italiano", un italiano "autorevole", "ma questo dibattito è pura filosofia, va bene per i titolo di giornali ma è filosofia. La tendenza di decidere prima che i cittadini votano non mi troverà mai d'accordo. Sono i cittadini che decidono le maggioranze, per questo non parteciperò al dibattito" sulla possibile nomina di Mario Draghi ai vertici Ue.

"Legge 194? Chi vuole cambiarla è la sinistra, non noi"

"Anche questa è una fake news, che poi rimbalza all'estero e tutti a darci lezioni. L'emendamento al dl Pnrr" sui movimenti pro-vita nei consultori "ricalca esattamente il testo della legge 194: la legge 194 lo prevede. Sa cosa penso io? Che in realtà quelli che vogliono modificare la legge 194 siano a sinistra. Perché noi non abbiamo mai chiesto di modificarla, ma quando chiedi la piena applicazione della legge 194, che è di estremo equilibrio e ben fatta anche sulla prevenzione, ci si straccia le vesti".

"Allora si dicano le cose come stanno: si vuole modificare la legge 194? Non sono io a volerlo fare. Lo vogliono fare gli altri? Lo dicano e se ne assumano la responsabilità. Quello che si sta facendo adesso è ribadire quanto scritto nella legge 194" ovvero "garantire una scelta libera", per farlo "si devono avere tutte le informazioni del caso ed è quello che la 194 prevede".

"Ilaria Salis? Se candidata verrà garantita comunque anche se politicizzare non aiuta"

"Non so se" Ilaria Salis "si candiderà, ho letto delle ricostruzioni che però sono state smentite, ma "la sua eventuale discesa in campo per le europee "non cambia nulla rispetto al lavoro che sta facendo il governo" riguardo alla sua detenzione, "verrà garantita comunque come è giusto". "La politicizzazione della vicenda, come ho già detto in passato, non so quanto possa aiutare il caso in sé", ma "le scelte personali di Salis non mi permetto di giudicarle".

"Flussi migranti verso Italia in calo"

"Ho parlato questa mattina con la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen della materia migratoria nel suo complesso, mettendo insieme il tema del Libano e quello della Tunisia, dove siamo stati ieri - ha detto la presidente del Consiglio Meloni -. L'andamento dei flussi dei migranti irregolari verso l'Italia che diminuiscono in maniera significativa dimostra che il lavoro che abbiamo fatto porta pian piano dei risultati, chiaramente anche la Tunisia è una nazione con la quale bisogna continuare a lavorare".

"Non possiamo pensare di risolvere i nostri problemi trasferendoli ad altre nazioni, e quindi con la presidente von der Leyen ho parlato anche del tema dei rimpatri verso i Paesi d'origine, del coinvolgimento delle organizzazioni internazionali sui rimpatri volontari, assistiti dalla Tunisia ai Paesi di origine .C'è poi la questione della Libia - ha aggiunto la premier - che pure stiamo affrontando sempre con la Commissione europea, sulla quale spero che ci possano essere degli sviluppi nei prossimi giorni".

"Il carcere per i cronisti per diffamazione c'è, FdI lo sta togliendo"

"Ogni giorno leggo delle ricostruzioni surreali. Adesso vogliamo mandare in carcere i giornalisti, quando la proposta che toglie il carcere ai giornalisti per diffamazione è a prima firma Alberto Balboni di Fdi, perché vi comunico che il carcere per i giornalisti per diffamazione c'è, e c'è una legge di Fdi che lo sta togliendo".

"Io raccontata come pericolosa fascista, ma estremisti sono altrove"

"Lo scorso anno il 25 aprile sono stata a deporre una corona di fiori insieme al Presidente Mattarella, come faccio sempre e lo faccio con il massimo rispetto del mio ruolo" ha detto la presidente del Consiglio. "Quello che ho detto sul fascismo l'ho detto cento volte e non penso di doverlo ripetere, così potete continuare a ripetere che sono una pericolosa fascista e mi aiutate anche, visto che penso che la gente che vede questo governo si renda conto che gli estremisti stanno da un'altra parte e non al governo".

"Agi? Su di me fake news, io non uso partecipate di Stato"

"Nelle ultime settimane ho letto tante falsità sul mio conto e temo che l'Italia possa diventare la patria delle fake news e una di queste falsità è che io avrei dato l'input" per la vendita dell'Agi, "ma comunico ufficialmente che non so se chi ispira queste letture fosse abituato a usare le partecipate dello Stato per risolvere i problemi privati degli amici o per stiparci i parenti, può essere che sia stato così ma non è la mia lettura su a cosa servano le partecipate. Non so niente di cosa stia facendo l'Eni con l'Agi, se abbia o no intenzione di venderla".

"Non me ne sono occupata, non mi interessa questa materia perché le partecipate statali devono fare gli interessi delle partecipate e facendo del loro meglio anche per la parte di interesse nazionale che hanno in animo di difendere. Non mi occupo di questa materia. Non so se esiste una trattativa, non ho un commento da fare e non mi compete e - ha rimarcato ancora - ritengo che non debba competermi".

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