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Unesco, Vissani: “Candidatura cucina italiana ci riscatti dai danni subiti con Covid”

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“E’ una ottima notizia, non posso che esserne felice e spero che sia anche un riscatto per i grossissimi danni che noi della ristorazione abbiamo subito durante la pandemia di Covid”. A dirlo all’Adnkronos è il celebre chef e ristoratore italiano Gianfranco Vissani, che commenta così la decisione del governo di dare l’ok alla candidatura della cucina italiana come bene patrimoniale immateriale dell’Unesco. “I danni sono tanti e stiamo cercando di uscirne -spiega subito Vissani- Ce la stiamo mettendo tutta, la clientela è tornata ma, per il momento, solo dal giovedì alla domenica si lavora come un tempo”.

Nel merito della decisione del Ministero della Cultura insieme al Ministero dell’Agricoltura di candidare la cucina italiana a patrimonio dell’umanità, lo chef sottolinea: “Mi fa piacere perché la decisione premia tutto quello che abbiamo sempre portato avanti sul valorizzare le nostre tradizioni, perché l’innovazione sì, ma la gente non mangia più con tutti questi sottovuoto, basse temperature, gli ultrasuoni, i sifoni, l’azoto… questa non è più cucina”. Nello specifico, auspica Vissani, “mi auguro che si valorizzi e venga premiata la cucina territoriale, non quella regionale. Regioni estese come la Lombardia, o la Campania -precisa- hanno delle tradizioni molto differenti tra loro. Lodi, per intenderci, non fa quello che fanno in Brianza”.

E a proposito delle novità sul fronte alimentare, lo chef commenta anche l’entrata in scena delle farine di insetti, come quella di grillo, regolamentate recentemente dall’Europa e ieri attraverso quattro decreti del Governo. “Mah, io le ho provate, alla fine quello che posso dire è che è cambiato il mondo”, dice Vissani. “Tra l’altro il quantitativo di farina di grillo, che non costa nemmeno pochissimo, è limitato, bisogna aggiungere nelle ricette in ogni caso la farina ‘normale'”. E il sapore? Lo chef umbro fa una pausa, poi azzarda un paragone colorito dei suoi: “E’ come quando c’è una donna bella e una donna brutta: alla fine, lì sotto sono tutte uguali”, scherza.

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Papi (UniFe), ‘prevenire virus sinciziale in over 60 riduce ricoveri’

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‘Atteso da 60 anni, l’anti-Rsv ha efficacia tra 80 e 90% proprio nei più fragili’

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“Nei pazienti a rischio, fragili per età o presenza di altre malattie croniche come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), il diabete o il rischio cardiovascolare, è più facile avere una infezione che porti a ospedalizzazione. Prevenire l’infezione da virus respiratorio sinciziale (Rsv) significa prevenire le forme più gravi della malattia e il peggioramento del quadro clinico generale”. Così Alberto Papi, professore ordinario di Malattie apparato respiratorio, università di Ferrara, commenta l’autorizzazione, da parte della Commissione europea, di Arexvy*, primo vaccino per proteggere gli adulti, dai 60 anni d’età in su, dalla malattia del tratto respiratorio inferiore.

“Lo abbiamo atteso per 60 anni. Oggi abbiamo un vaccino per l’Rsv che previene l’infezione con un’efficacia superiore all’80% e fino al 90%, soprattutto nelle persone fragili e più a rischio di malattia grave”, aggiunge Papi, primo autore dello studio registrativo che ha portato all’approvazione dell’anti-Rsv negli over 60. “Il 70% dei soggetti considerati, aveva almeno una comorbidità, quindi una malattia come la Bpco o il diabete, e proprio su questa popolazione la risposta è stata addirittura del 90%”.

Le persone che hanno un’immunità compromessa, come “gli anziani con Bpco, diabete o malattia cardiovascolare – spiega il professore – in seguito all’infezione da virus respiratorio sinciziale, hanno un rischio più alto di sviluppare forme gravi di questa patologia, tanto da richiedere l’ospedalizzazione che, in questi pazienti, è dalle 3 alle 10 volte più frequente.” Avere uno strumento, come il vaccino, che riduce il rischio di ricovero è molto importane. “In pazienti con già una patologia cronica come la Bpco, per esempio – continua Papi – un’infezione come la Rsv può scatenare una riacutizzazione dei sintomi, nonostante un buon controllo farmacologico. Tale condizione può richiedere l’ospedalizzazione e peggiorare il quadro clinico generale: ogni riacutizzazione, infatti, aggrava la progressione della malattia cronica. Dobbiamo prevenire quello che possiamo”.

Tornando allo studio registrativo “già i dati della prima stagione – sottolinea il primo autore – mostravano una significativa differenza di incidenza dell’infezione, parliamo di 7 mesi di vaccinazione: significa che è molto efficace. Arriveranno i dati della seconda stagione e poi ne attendiamo una terza: step necessari per capire con che frequenza vaccinare – aggiunge Papi – Nella formulazione c’è un adiuvante che favorisce la risposta immunitaria anche nell’anziano, tanto che è simile a quella dei giovani e quindi efficace”.

Un aspetto che ha particolarmente colpito Papi è la sensibilità dimostrata dai pazienti fragili nei riguardi di questa forma di prevenzione. “Su questo – osserva – il Covid ha fatto la differenza. Ho visto pazienti bussare alla porta chiedendo di essere arruolati nello studio clinico, non era mai accaduto. C’è un cambiamento nella percezione di una prevenzione attiva – conclude lo pneumologo – le misure per la prevenzione che si possono mettere in atto, vanno messe in atto”.

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Andreoni (Simit), ‘anti-Rsv era atteso, virus causa polmoniti anche in adulti’

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‘Autorizzazione europea premessa per ok Aifa entro prossima stagione’

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“L’autorizzazione europea era molto attesa e risolve un grande problema di sanità pubblica perché il virus respiratorio sinciziale (Rsv) è molto importante per le polmonite virali non solo nel bambino ma anche nel soggetto adulto”. Lo ha detto Massimo Andreoni, professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), commentando all’Adnkronos Salute l’autorizzazione in Ue di Arexvy*, primo vaccino per proteggere gli adulti, dai 60 anni d’età in su, da questa infezione del tratto respiratorio inferiore.

Il via libera della Commissione europea “è la premessa – continua – perché il vaccino venga presto riconosciuto dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e possa essere disponibile anche in Italia. Tecnicamente potrebbe essere già disponibile per la prossima stagione. I tempi sono stretti e sempre imprevedibili, ma auspichiamo che per l’arrivo dell’autunno possiamo anche a noi averlo a disposizione”.

Nella prevenzione “possiamo fare la differenza – continua Andreoni – L’Rsv è uno dei virus responsabili di polmoniti estremamente gravi non solo nel bambino ma anche nel soggetto adulto. E’ un virus respiratorio che si trasmette facilmente per via aerea ed è la causa, insieme a quello influenzale, della metà delle polmoniti virali”. La gravità “è dovuta alle scarse armi farmacologiche a disposizione per queste forme estremamente severe che comportano l’ospedalizzazione e anche un rischio di morte – aggiunge – soprattutto nei soggetti più fragili che non sono solo cardiopatici, neuropatici e diabetici, ma anche gli immunodepressi”.

L’infezione da Rsv, è “un malattia seria che abbiamo imparato a conoscere nei bambini – riflette l’esperto Simit – ma che stiamo vedendo anche negli anziani. È una cosa nuova in questa popolazione, ma causa 15mila decessi solo negli Usa e, in circa l’80% dei casi, sono soggetti con più di 65 anni. L’età – ribadisce Andreoni – è un fattore di rischio. Ce ne stiamo accorgendo adesso perché abbiamo tecnologie diagnostiche più accurate, la diagnosi di polmonite virale era poco rilevabile perché non avevamo test diagnostici adeguati al di là dell’influenzale e del coronavirus. Avendo tecnologie che ci permettono la diagnosi eziologica abbiamo visto che il virus sinciziale ha un impatto importante, tra tutte le polmonite virali”.

Questa è una vaccinazione in più che si potrà fare, insieme all’antinfluenzale e all’anti-Covid. “C’è il timore delle troppe vaccinazioni – riflette Andreoni -. Dobbiamo partire da un altro concetto. Nei bambini facciamo 5-6 vaccini contemporaneamente. Il nostro organismo è abituato a venire a contato con tanti antigeni. Ci dobbiamo preoccupare di prevenire malattie che si possono evitare. In questo momento – aggiunge l’esperto – non ci sarà l’indicazione della somministrazione contemporanea, si procede a piccoli passi. Per influenza e Covid abbiamo già questa indicazione, per quello contro l’Rsv molto presto avremo i dati. In questo momento, averlo a disposizione – conclude – è già un traguardo importante, si avvicina il tempo in cui potremo avere un’arma contro un’infezione che non è rara”, anche nell’anziano.

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Conte: “A Milano 211.000 studenti su 1.400.000 abitanti, sono il nostro tesoro”

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L'assessore al Bilancio e Patrimonio Immobiliare del comune meneghino al Young Innovators Business Forum

In occasione della seconda edizione dello Young Innovators Business Forum tenutosi presso la sede della Borsa di Milano a Palazzo Mezzanotte e organizzato da Angi, è intervenuto Emmanuel Conte, assessore al Bilancio e Patrimonio Immobiliare del comune di Milano, tra gli enti patrocinatori dell’evento. “Milano è una città che oggi conta 211.000 studenti rispetto a 1.400.000 abitanti, quindi il rapporto studenti/abitanti è simile a quello di Boston, una città universitaria molto nota. Quindi, questo è il nostro tesoro, e per questo motivo il patrocinio non mancherà, proprio per gli scopi fondativi della vostra associazione. Si guarda molto alla storia della città, per trovare percorsi da seguire per il futuro. Negli anni ’50, ad esempio, è stata progettata la prima metropolitana milanese, la linea rossa (M1), che aveva due fattori di innovazione: il metodo, che fu innovato ed esportato nel mondo, cioè con gli scavi a cielo aperto. L’altro fattore di innovazione fu quello che risolse il problema della scarsità di fondi. Il sindaco di allora inventò una sorta di bond, un primo bond obbligazionario dedicato ai milanesi per 30 miliardi di lire, ventennale, che fu più che sovrascritto. Con questa soluzione semplice e geniale, è stata creata dalla linea rossa. E questo è un esempio dell’incredibile creatività di questa città”.

“Oggi, nel nostro PNR che per Milano vale un miliardo, ci sono i prolungamenti delle metropolitane, un’elettrificazione totale del nostro trasporto su gomma. Quindi, nei prossimi anni non ci saranno più autobus a gasolio, ma solo elettrici. Questa è una richiesta forte che i giovani fanno, anche in termini di attenzione all’ambiente. Stiamo realizzando la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, a proposito di connessione, che è un progetto di unità e di visione europea. Quindi, ritengo che la necessità è continuare a creare questo ecosistema, rendendo la città sempre più accessibile, correggendo delle distorsioni che purtroppo oggi abbiamo. Perché è vero che è un momento felice, ma anche il mondo di crisi, inflazione, la guerra in Ucraina, il Covid e conseguenti impatti economici e sociali. Quindi, c’è bisogno di reagire e, per esempio, pensando ai giovani, correggere gli effetti negativi dell’inflazione. Penso al tema dell’abitare e della casa, che è molto discusso sulla cronaca e su cui come amministrazione ci stiamo impegnando”, ha concluso l’assessore.

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Pnrr, monito Ocse: “Cruciale per pil Italia, ridurre debito”

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L'organizzazione internazionale stima per il 2023 un aumento del Pil dell’1,2%, ma avverte: "I ritardi nell'attuazione del Piano di ripresa e resilienza potrebbero ridurre la crescita"

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“I ritardi nell’attuazione del Pnrr potrebbero ridurre la crescita del pil”. Così l’Ocse nel capitolo sull’Italia del nuovo Outlook, rilevando che a causa dell’inasprimento della politica monetaria e del ridimensionamento del sostegno fiscale alle famiglie e alle imprese nel settore dell’energia “la crescita del pil potrebbe essere ridotta”.

L’Ocse sottolinea quindi che “sebbene la politica fiscale nel 2023-24 trovi un giusto equilibrio tra prudenza fiscale e sostegno alla crescita, nei prossimi anni sarà necessario un continuo consolidamento per portare il rapporto debito/pil su un percorso più sostenibile”, sottolineando che “la rapida implementazione delle riforme strutturali e dei piani di investimento pubblico del Pnrr sarà fondamentale per sostenere l’attività nel breve termine e per gettare le basi di una crescita sostenibile nel medio termine”.

“I piani di consolidamento dovrebbero includere misure ambiziose per contrastare l’evasione fiscale e la revisione completa della spesa per aumentare l’efficienza della spesa pubblica. La piena attuazione degli degli ambiziosi piani di investimento pubblico e di riforma strutturale del Pnrr potrebbe far crescere il pil italiano in modo duraturo e avrebbe l’ulteriore vantaggio di ridurre ulteriormente il rapporto debito/pil”, scrive l’Ocse.

Le riforme in corso della pubblica amministrazione, del sistema giudiziario e della concorrenza restano fondamentali per aumentare il pil nel medio termine, aggiunge l’organizzazione con sede a Parigi. Tuttavia, aggiunge, “la spesa dei fondi Ngeu è molto in ritardo rispetto al calendario, e alla fine del 2022 è inferiore di circa il 50% rispetto ai piani di spesa iniziali, il che riflette principalmente i ritardi nell’attuazione degli investimenti pubblici. Le priorità dovrebbero essere quelle di sostituire rapidamente progetti non redditizi con altri redditizi e rafforzare la capacità della pubblica amministrazione di gestire e attuare in modo efficiente i progetti previsti. Questi progetti includono la spesa per le infrastrutture per facilitare la transizione digitale e verde, nonché l’espansione dei servizi pubblici di assistenza all’infanzia per promuovere la partecipazione femminile al mercato del lavoro nel contesto di una rapida diminuzione della popolazione in età lavorativa”, conclude l’Ocse.

Dopo +3,8% nel 2022, il pil dell’Italia nel 2023 dovrebbe registrare una crescita dell’1,2% per poi rallentare a +1% nel 2024. Secondo le stime, scrive l’Ocse, il pil reale “crescerà in modo modesto nel 2023-24, nonostante il recente calo dei prezzi dell’energia e il previsto rafforzamento della spesa per i servizi pubblici nazionali”. L’erosione dei redditi reali, l’inflazione, il ritiro del sostegno fiscale eccezionale legato alla crisi energetica e l’inasprimento delle condizioni finanziarie “stanno pesando sui consumi e sugli investimenti privati. Questi venti contrari sono solo in parte compensati dal calo dell’inflazione”, scrive l’Ocse.

Inoltre l’aumento dei costi di finanziamento ridurrà gli investimenti privati, in particolare nel settore residenziale, che sarà anche colpito dalla stretta al Superbonus. Le esportazioni nette contribuiscono positivamente alla crescita nel 2023-24 ma il recente apprezzamento dell’euro limiterà gli ulteriori guadagni, rileva ancora l’Ocse.

“I rischi per la crescita sono ampiamente bilanciati. I risparmi accumulati dalle famiglie restano consistenti, il che potrebbe favorire un un rimbalzo della domanda interna più rapido di quello attualmente previsto, in quanto le famiglie risparmi in eccesso. Per contro, le ricadute negative delle recenti turbolenze del settore bancario internazionale o gli ulteriori ritardi nell’attuazione dei progetti di investimento pubblico previsti dal Pnrr”, conclude l’Ocse.

Dopo 144,3% nel 2022, il rapporto debito/pil dell’Italia dovrebbe scendere al 140,7% nel 2023 e al 139,4% nel 2024. E’ quanto emerge dai dati dell’Ocse contenuti nell’Economic outlook che è stato presentato oggi. Il rapporto deficit/pil in Italia dovrebbe scendere al 4,1% nel 2023 e al 3,2% nel 2024, dopo l’8% nel 2022.

Dopo il 9,5% del 2021 e l’8,1% del 2022, il tasso di disoccupazione in Italia dovrebbe restare stabile sia nel 2023 che nel 2024 all’8,1%. “Il tasso di disoccupazione è storicamente basso, i posti vacanti sono elevati e l’occupazione continua a crescere in modo robusto, nonostante il calo del tasso di disoccupazione”, si legge nell’Outlook.

L’inflazione elevata sta erodendo i redditi reali a fronte di una crescita salariale contenuta” inoltre la stretta monetaria e il graduale ritiro del sostegno fiscale straordinario legato alla crisi energetica sta “pesando sui consumi privati e sugli investimenti”, scrive l’Ocse. Ma “i rischi interni sono ampiamente equilibrati. I risparmi accumulati dalle famiglie restano consistenti, il che potrebbe sostenere una ripresa della domanda interna più rapida di quanto attualmente previsto”.

“I responsabili politici devono agire con decisione sulla politica macroeconomica e strutturale per ottenere risultati più forti e più efficaci per raggiungere una crescita sostenibile. Questo è difficile. L’inflazione core rimane troppo persistente. I livelli del debito sono troppo alti. E il rendimento potenziale è troppo basso. I responsabili delle politiche monetarie devono percorrere una strada difficile”. “Sebbene l’inflazione complessiva stia diminuendo grazie a prezzi dell’energia più bassi, l’inflazione core rimane ostinatamente elevata, più di quanto previsto in precedenza. Le banche centrali devono mantenere politiche monetarie restrittive fino a quando non ci saranno chiari segnali” che l’inflazione si stia attenuando. Alcune economie alle prese con un’inflazione di fondo ostinatamente elevata, sottolinea, “potrebbero richiedere ulteriori aumenti dei tassi di interesse. Tuttavia, i responsabili politici devono tenere d’occhio la situazione, a causa delle incertezze legate all’esatto impatto del rapido e sincronizzato inasprimento della politica monetaria a livello globale dopo un lungo periodo di bassi tassi di interesse. L’inasprimento ha già rivelato alcune vulnerabilità nei mercati finanziari”. In caso di ulteriore stress del mercato finanziario, “le banche centrali dovrebbero impiegare strumenti finanziari e di policy per aumentare la liquidità e minimizzare i rischi di contagio. Una comunicazione chiara sarà fondamentale per evitare confusione sul potenziale conflitto tra il perseguimento dell’obiettivo di stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria”.

Le scelte per i responsabili delle politiche di bilancio “sono più chiare ma non più facili da attuare”. Le politiche di bilancio, osserva, “hanno svolto un ruolo fondamentale nel sostenere l’economia globale per contrastare gli shock legati alla pandemia di Covid-19 e l’invasione della Russia in Ucraina”. Tuttavia, rileva la Chief economist dell’Ocse, “la maggior parte dei paesi attualmente è alle prese con deficit di bilancio più elevati e un debito pubblico più elevato”. Man mano che la ripresa prende piede, sottolinea, “il sostegno di bilancio dovrebbe essere ridotto e mirato in modo più preciso. Il sostegno per far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia dovrebbe essere ritirato in quanto i prezzi dell’energia scendono. Famiglie vulnerabili non adeguatamente coperte dai servizi sociali esistenti continueranno ad aver bisogno di sostegno, in quanto i prezzi ancora elevati dei prodotti alimentari e dell’energia gravano particolarmente sui più svantaggiati. Le risorse limitate dovrebbero essere indirizzate solo a coloro che ne hanno veramente bisogno e a investimenti ad alta priorità per il miglioramento della produttività, compresi quelli che guidano la transizione verde e migliorano l’offerta di lavoro e competenze”. Il graduale allentamento del sostegno dil bilancio “contribuirà a ridurre l’onere sulla politica monetaria, a rafforzare le riserve contro le crisi future e prepararsi per le sfide a lungo termine”.

“L’inasprimento della politica monetaria dell’area dell’euro ha portato a un aumento significativo dei costi di finanziamento per le famiglie e le imprese con un aumento dei tassi di prestito bancari di oltre 2 punti percentuali nell’ultimo anno”. La stretta della Bce “sta inoltre aumentando il costo del governo per il rifinanziamento dell’ingente stock di debito pubblico, con il costo del servizio del debito dovrebbe raggiungere circa il 4% del pil nel 2024”, si legge. “I risparmi di bilancio derivanti dalla graduale eliminazione del sostegno alla crisi e da altre misure come lo stop ai bonus edilizi ammontano a circa il 2% nel 2023. Questo dato è in parte compensato dal previsto aumento della spesa relativa alla Next Generation EU (NGEU) di circa l’1,5 per cento del pil”, aggiunge l’Ocse.

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Commissione Ue autorizza primo vaccino per over 60 contro virus sinciziale

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Considerando che la prevenzione dell'infezione da Rsv nella popolazione anziana è di grande interesse per la salute pubblica, la Commissione ha accelerato l'ok

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La Commissione europea ha autorizzato il primo vaccino per proteggere gli adulti, dai 60 anni d’età in su, dalla malattia del tratto respiratorio inferiore causata dal virus respiratorio sinciziale (Rsv). Questa decisione, evidenzia la Commissione in una nota, segna un passo importante ed era molto alla luce dell’aumento delle infezioni da Rsv nell’UE lo scorso inverno. Il vaccino Arexvy, ora autorizzato in tutta l’Unione europea, contribuirà a rafforzare la risposta immunitaria al virus. L’autorizzazione segue una valutazione rigorosa nell’ambito del meccanismo di valutazione accelerata dell’Ema. Considerando che la prevenzione dell’infezione da Rsv nella popolazione anziana è di grande interesse per la salute pubblica, la Commissione ha accelerato l’ok.

“Questo è il primo vaccino che abbiamo autorizzato contro l’Rsv e speriamo che prevenga alcuni dei problemi riscontrati lo scorso inverno – commenta Stella Kyriakides, commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare – La pandemia di Covid ha mostrato chiaramente la necessità di un’azione decisiva per preparare meglio l’Ue alle minacce sanitarie emergenti, questo è un principio fondamentale della forte Unione europea della salute che stiamo costruendo. Alla luce della minaccia rappresentata dall’Rsv, oggi abbiamo autorizzato in via prioritaria il primo vaccino per proteggere i cittadini più anziani dell’Ue – sottolinea – da un’importante minaccia per la salute. Incoraggio ora gli Stati membri a muoversi rapidamente su questa autorizzazione e definire strategie nazionali di vaccinazione in modo che le persone più a rischio possano accedervi nei prossimi mesi prima della prossima stagione autunnale”.

Lo scorso 31 ottobre la Commissione ha già autorizzato nell’Ue l’anticorpo monoclonale nirsevimab per la prevenzione delle malattie del tratto respiratorio inferiore da Rsv nei neonati e nei lattanti quando il rischio di infezione è più elevato.

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Covid, Ecdc e Ema: “Vaccino cruciale in vista ondate autunno-inverno”

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"Priorità a over 60, fragili e donne incinte. Da valutare copertura operatori sanitari, più esposti a virus e cruciali per funzionamento strutture"

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“La vaccinazione tempestiva contro Covid in vista di una potenziale ondata di casi nell’autunno e nell’inverno 2023 è essenziale per proteggere le persone dal Covid grave e i sistemi sanitari dal rischio di essere sopraffatti”. A sottolinearlo sono il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l’Agenzia europea del farmaco (Ema), in una dichiarazione congiunta sull’aggiornamento dei vaccini per mirare alle nuove varianti del virus Sars-CoV-2.

Quali sono i fattori da considerare nelle campagne vaccinali autunnali? I due enti Ue spiegano che “le autorità nazionali dell’Unione europea prendono le decisioni finali sul lancio dei vaccini e dei richiami, e sul tipo di vaccini raccomandati, tenendo conto di fattori quali la situazione epidemiologica, l’impatto del Covid nei diversi gruppi di popolazione e l’emergere di nuove varianti”.

L’Ecdc e l’Ema, si legge nella nota diffusa, “continueranno a valutare attentamente l’efficacia dei vaccini emergenti e i dati epidemiologici e aggiorneranno di conseguenza le loro raccomandazioni”.

“Le future campagne di vaccinazione anti-Covid da attuare nel 2023 in vista della prossima stagione fredda dovrebbero dare la priorità alle persone che sono maggiormente a rischio di sviluppare malattia grave. Questi includono persone di età pari o superiore a 60 anni, persone con un sistema immunitario indebolito e patologie di base che espongono a un rischio maggiore di Covid grave indipendentemente dall’età, e donne incinte”, la raccomandazione.

“Anche la vaccinazione degli operatori sanitari – evidenziano i due enti Ue – dovrebbe essere presa in considerazione per via della loro probabile maggiore esposizione a nuove ondate di Sars-CoV-2 e del loro ruolo chiave nel funzionamento dei sistemi sanitari”.

Vaccini monovalenti, mirati a una delle varianti XBB, come per esempio Kraken (XBB.1.5). Sono questi i prodotti scudo raccomandati dall’Ema con l’Ecdc, nella nota congiunta contenente anche considerazioni per l’utilizzo di questi vaccini nelle prossime campagne di immunizzazione dell’autunno 2023.

“I vaccini attualmente autorizzati – puntualizzano Ecdc ed Ema – continuano a essere efficaci nel prevenire il ricovero, la malattia grave e la morte per Covid. Tuttavia, la protezione contro il virus diminuisce nel tempo man mano che emergono nuove varianti del virus Sars-CoV-2”. Quindi, proseguono le due agenzie Ue, in linea con l’esito delle recenti riunioni delle autorità regolatorie internazionali e dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la task force di emergenza dell’Ema “raccomanda di aggiornare i vaccini per colpire i ceppi XBB (sottogruppo di Omicron), che sono diventati dominanti in Europa e in altre parti del mondo”. L’Ema e l’Ecdc osservano inoltre che “i vaccini monovalenti”, mirati dunque a un solo ceppo virale, come XBB.1.5, “sono una scelta ragionevole per fornire protezione contro gli attuali ceppi dominanti ed emergenti”.

Le aziende che hanno vaccini autorizzati in Ue, continuano i due enti europei, “dovrebbero discutere la revisione delle informazioni sul prodotto con il Comitato per i medicinali a uso umano (Chmp) dell’Ema, per riflettere l’approccio semplificato proposto: per le persone di età superiore a 5 anni, quando la vaccinazione è raccomandata secondo le linee guida nazionali, è indicata una singola dose del vaccino adattato; per i bambini sotto i 5 anni che non sono stati ancora vaccinati e non si sono infettati con Sars-CoV-2, è indicata una serie primaria di 2 o 3 dosi a seconda dello specifico vaccino adattato da somministrare. Si prevede che l’uso nella popolazione pediatrica segua le linee guida nazionali”.

Le persone con un sistema immunitario indebolito, proseguono Ema ed Ecdc, “potrebbero aver bisogno di dosi aggiuntive in linea con le raccomandazioni nazionali”. Per le rivaccinazioni deve essere rispettato “un intervallo minimo di 3 mesi”, indicano gli enti Ue. Tuttavia, aggiungono, “si può prendere in considerazione un intervallo di 4 mesi tra le dosi alla luce delle prove che mostrano un alto livello di protezione contro malattie gravi 4 mesi dopo la vaccinazione”.

In ogni caso, le decisioni finali sulla formulazione delle informazioni sul prodotto saranno prese dal Chmp dopo la valutazione dei dati.

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Covid, positivi primi risultati piattaforma vaccini Iss

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Sono positivi i risultati, ancora preclinici, ottenuti contro Covid-19 da un’originale piattaforma vaccinale interamente sviluppata dai ricercatori dell’Istituto superiore di sanità e basata sulla ingegnerizzazione delle vescicole extracellulari. Gli ultimi dati sono stati appena pubblicati sulla rivista ‘Npj Vaccines’ del gruppo Nature.

Nell’infezione da Sars-CoV-2, i risultati mostrano che, “utilizzando la proteina N del virus come antigene, questo metodo si è rivelato efficace nel ridurre anche più di 1.000 volte i livelli di replicazione del virus nei polmoni di topi di laboratorio, e questo effetto antivirale si è visto persistere anche a distanza di mesi dalla vaccinazione”. “Questo particolare metodo di vaccinazione – spiega Maurizio Federico, coordinatore della ricerca – consiste nell’introdurre la proteina immunogenica di interesse (antigene) all’interno delle vescicole extracellulari naturalmente rilasciate dalle cellule muscolari. Le nanovescicole così prodotte sono in grado di diffondersi in ogni distretto tissutale, inducendo una potente risposta da parte dell’immunità cellulare, in grado di eliminare selettivamente le cellule che esprimono l’antigene selezionato”.

“Uno degli aspetti più promettenti dimostrati in questi studi – sottolinea il ricercatore – riguarda proprio la capacità di questo metodo di indurre una forte e, soprattutto, duratura immunità cellulare in tessuti, come quello polmonare, che di norma lasciano penetrare con difficoltà le cellule immunitarie presenti nel sistema circolatorio. Questo è un risultato di estrema importanza – commenta – se valutato anche nella prospettiva di una applicazione contro diversi tipi di malattie oncologiche”. Sulla base di questi risultati, che promettono significative ricadute anche in oncologia, spiega Federico, si procederà ora con i test sull’uomo, mentre studi addizionali in programma stabiliranno la sicurezza della piattaforma vaccinale e la sua tollerabilità.

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Green Pass in tutto il mondo per favorire mobilità, accordo Ue-Oms

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Potrebbe sostituire l'attuale certificato internazionale di vaccinazione, a tutt'oggi cartaceo

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La Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità hanno siglato un partenariato per la salute digitale, che mira a rendere il Green Pass, o Certificato Covid Digitale Ue, lo standard a livello internazionale per facilitare la mobilità in tutto il mondo. Per esempio, potrebbe sostituire l’attuale certificato internazionale di vaccinazione, a tutt’oggi cartaceo. Il certificato digitale Covid è stato creato dall’Ue per superare la Babele di certificati nazionali in materia di Covid-19 e facilitare così la mobilità all’interno dell’Unione, seriamente compromessa negli anni della pandemia; alcuni governi, ad esempio in Italia, lo hanno poi utilizzato anche a fini interni, ma lo strumento è nato anzitutto per superare il problema del mancato riconoscimento transfrontaliero dei test, che rendeva i viaggi all’interno dell’Unione molto difficoltosi in tempo di pandemia.

Nel corrente mese di giugno, informa la Commissione, l’Oms adotterà il sistema di certificazione digitale Covid-19 dell’Ue per istituire un sistema che “contribuirà a facilitare la mobilità globale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future”. Si tratta, specifica la Commissione, del primo elemento costitutivo della rete globale di certificazione della salute digitale dell’Oms, che svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali. Il partenariato includerà una stretta collaborazione nello sviluppo, nella gestione e nell’attuazione del sistema dell’Oms, beneficiando della competenza tecnica accumulata dalla Commissione europea nel settore.

Un primo passo consiste nel garantire che gli attuali certificati digitali dell’Ue continuino a funzionare in modo efficace. Il certificato Covid digitale, o Green Pass, basato su tecnologie e standard open-source, ha consentito anche la connessione di Paesi extra Ue che rilasciano certificati secondo le specifiche Ue: oggi è già la soluzione più utilizzata nel mondo. Dall’inizio della pandemia, l’Oms si è impegnata per definire le linee guida generali per questi certificati. Per “rafforzare la preparazione sanitaria globale di fronte alle crescenti minacce per la salute”, l’Oms sta istituendo una rete internazionale di certificazione sanitaria digitale che si basa sul quadro e le tecnologie aperte dell’Ue.

Con questa collaborazione, l’Oms faciliterà questo processo a livello globale, con l’obiettivo di consentire al mondo di beneficiare della convergenza dei certificati digitali, cosa che include la definizione degli standard e la convalida delle firme digitali, per prevenire le frodi. L’Oms non avrà accesso ad alcun dato personale sottostante: questi continueranno a essere dominio esclusivo dei governi. Il primo elemento costitutivo del sistema globale dell’Oms diventa operativo in questo mese e dovrebbe essere sviluppato progressivamente nei prossimi mesi. La partnership Ue-Oms lavorerà per sviluppare tecnicamente il sistema con un approccio graduale per coprire ulteriori casi d’uso, che possono includere, per esempio, la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.

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Codere, nel primo trimestre ricavi per 350 mln (+19%)

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Risultato che è frutto principalmente della buona performance in Argentina e Messico

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Nei primi tre mesi del 2023 Codere, multinazionale leader nel settore del gioco privato, ha realizzato ricavi per 350 milioni di euro, il 19% in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente: un risultato che – si spiega – è frutto principalmente della buona performance in Argentina e Messico e superano quelli dello stesso periodo del 2019. L’Ebitda normalizzato del gruppo ha raggiunto i 65 milioni di euro, in aumento di 13 milioni rispetto all’anno precedente. Il margine di Ebitda normalizzato registrato nel periodo è del 19%, un punto percentuale in più rispetto a quello raggiunto nello stesso periodo del 2022.

Quanto ai principali mercati in Spagna la compagnia ricavi per 46 milioni di euro, +6% rispetto al 2022, mentre in Italia, il fatturato è stato di 72 milioni, il 5% in più su base annua, una crescita moderata rispetto ad altri paesi a principalmente a causa delle restrizioni al gioco nella regione Lazio. In America Latina il Messico registra ricavi per 65 milioni, il 31% in più rispetto al 1° trimestre 2022 (colpito dall’ultima ondata di coronavirus). Da parte sua, l’Argentina ha raggiunto 87 milioni di euro, quasi il 19% su base annua, grazie al trend positivo del business delle macchine.

Inoltre, Codere evidenzia l’evoluzione positiva dell’Uruguay (comprese le rettifiche legate al cambio di criteri contabili in questa business unit) e Panama, che hanno realizzato nel 1° trimestre 2023 rispettivamente un fatturato di 19 milioni di euro e 18 milioni di euro ; il 33% e il 17% in più rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La Colombia registra ricavi per 4,5 milioni di euro , il 10% in meno rispetto al primo trimestre del 2022.

Anche Codere Online, i cui risultati sono stati presentati in modo indipendente e possono essere consultati su www.codereonline.com, ha registrato una performance positiva nel periodo, con una crescita dei ricavi del 55% su base annua, a quasi 40 milioni di euro , trainata principalmente dalla solida performance di Messico e Spagna.

Al 31 marzo 2023, la posizione di cassa del gruppo era di 122 milioni di euro , corrispondenti a 73 milioni di euro al retail e 49 milioni di euro a Codere Online. In termini di parco installato, la società dispone di 45.894 macchine, 144 sale giochi, 987 saloni ricreativi, 168 sale di scommesse sportive e 8.118 bar.

Codere ricorda di avere annunciato recentemente l’accordo raggiunto con i suoi principali azionisti e obbligazionisti che, con una nuova manifestazione di fiducia nel progetto del gruppo, hanno determinato l’ulteriore apporto di 100 milioni di euro a supporto dell’esecuzione del nuovo Piano Industriale della società, che implica l’impegno del gruppo al consolidamento e al ritorno alla creazione di valore in tutte le aree geografiche in cui opera.

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Genovesi (‘Cartoons’): “Presenza di Rossi testimonia massimo impegno Rai”

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Bilancio finale del direttore artistico di 'Cartoons on the Bay', il festival del film d'animazione dal 31 maggio al 4 giugno a Pescara

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“Sono molto grato al direttore generale della Rai, Giampaolo Rossi, perché ha voluto scegliere un evento come il nostro, legato al mondo dell’animazione, per la sua prima uscita ufficiale nel nuovo ruolo. Questo dimostra che ci sarà, da qui al futuro, probabilmente una maggiore attenzione per questo comparto, sia al livello produttivo che a livello creativo”. E’ quanto sottolinea Roberto Genovesi, direttore artistico di ‘Cartoons on the Bay’, il festival del film d’animazione promosso e organizzato dalla Rai, dal 31 maggio al 4 giugno, a Pescara, rispondendo alla AdnKronos, nel tracciare un bilancio finale della rassegna.

“Per chi da 14 anni dirige un festival che ha come primo scopo quello di dimostrare che l’animazione è un comparto creativo di primaria importanza, la presenza è una testimonianza che stiamo facendo bene il nostro lavoro e che avevamo ragione”, afferma soddisfatto Genovesi, ricordando che “quest’anno è stata una vera edizione sul territorio, con un aumento notevole non soltanto del pubblico ma soprattutto dei delegati internazionali. Le circa 350 opere in concorso provenienti da 50 Paesi dimostrano che il nostro festival ha rappresentato una vetrina molto ampia del panorama mondiale nel settore dell’animazione”.

Per il direttore artistico, “questa seconda edizione sul territorio, a Pescara dopo la pandemia per il Covid, è stata praticamente l’edizione che, dopo quella del primo anno che è servita a rimettere in piedi la struttura, ha rappresentato veramente il festival come io l’avevo pensato e immaginato. Siamo riusciti a portare tre nomi incredibili del cartone animato come Ari Folman, Ian Mackinnon e Peter Lord, che per diversi motivi e a vario titolo rappresentano l’eccellenza nei rispettivi settori”.

Per quanto riguarda poi la parte tecnica, “abbiamo implementato moltissimo il b2b ovvero il ‘business to business’ e il confronto fra produttori e nuove leve. Tutto ciò ci consente di rafforzare ancora di più quella che è la vocazione di ‘Cartoons on the Bay’: il festival deve avere come principale obiettivo il fare scouting per quanto riguarda i contenuti e i linguaggi dell’animazione, da qui al prossimo futuro; e mettere in condizione la Rai che produce organizza questo festival di prendere le misure e avere quegli accorgimenti necessari a migliorare la produzione e la distribuzione dell’animazione in Italia e all’estero”.

Presenti a ‘Cartoons on the Bay’ anche due nomi celebri dell’animazione, del fumetto e della satira, come Francesco Tullio Altan e Bruno Bozzetto. “Hanno riscosso molta attenzione anche dal pubblico giovanile – osserva Genovesi – La cosa divertente è che quando c’è la passione per un certo tipo di attività come la creazione e l’animazione, la distanza fra le generazioni subisce una crasi, si accorcia e quasi sparisce, nonostante sia Altan che Bozzetto abbiano un’età veneranda, visto che parliamo di ottantenni, che comunque non hanno perso il sacro fuoco della creatività; il che è contagioso per le giovani generazioni che si accodano questo tipo di processo. Essenziale è perseverare e non arrendersi, anche davanti ai primi ostacoli e ai rimi insuccessi, perché sono proprio quelli che determineranno poi il grande successo costruendo il carattere”.

(dell’inviato Enzo Bonaiuto)

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