Gli Stati Uniti verso l’autarchia energetica e la lotta al cambiamento climatico grazie al solare. Questo è il futuro immaginato dalla First Solar Inc, che ha intravisto nei piani di Biden lo spazio per crescere. La nuova amministrazione, infatti, punta a rendere tutta la rete elettrica statunitense carbon free entro il 2035, e per farlo vuole l’appoggio di imprese rigorosamente a stelle e strisce con il duplice scopo di raggiungere una certa autonomia e creare benessere e posti di lavoro in casa. Questo vuol dire combattere l’egemonia cinese, che domina il mercato della produzione dei pannelli solari, e segnare il passo di una transizione tutta americana. Forte di questi piani governativi, la First Solar Inc. si è appena impegnata a costruire una fabbrica di pannelli da 680 milioni di dollari in Ohio. L’azienda è tra le prime 10 maggiori produttrici di energia solare al mondo, l’unica con sede negli Stati Uniti, e stabilimenti, oltre che negli USA, anche in Vietnam e Malesia.
Il solare non è incluso esplicitamente fra i settori su cui il Governo vuole spingere (che sono il farmaceutico, minerali, semiconduttori e batterie innovative), ma certo ha il potere e i numeri per fare lobby. L’amministrazione Biden già sta valutando di aumentare gli incentivi per gli acquisti di pannelli e sgravi fiscali per i produttori nazionali che renderebbero meno convenienti le tecnologie di importazione. In questo il CEO Mark Widmar è stato chiaro. In un’intervista alla CNN non si è detto preoccupato per la rimozione dei dazi di Trump sulle importazioni cinesi: “Siamo assolutamente competitivi e in grado di sostenere la concorrenza”, ha detto, ma non ha esitato a lanciare un messaggio alla nuova amministrazione: “La nostra intenzione è quella di andare anche oltre, ma solo avendo alle spalle delle riforme e il supporto dato da una giusta tassazione. Sono tra i fattori che terremo in considerazione per prendere una decisione informata sulle intenzioni di espanderci ulteriormente negli Stati Uniti oppure no”.
Il nuovo stabilimento creerà 500 nuovi posti di lavoro, e produrrà dei moduli di efficienza superiore, più competitivi e destinati ad abbassare il costo per watt dell’energia solare. La previsione è la produzione di un modulo ogni tre secondi, grazie a un impianto che sfrutta età elevati livelli di automazione, con tecnologie di intelligenza artificiale, machine learning e comunicazione integrata. Widmar ha tenuto a ribadirlo: “La nostra tecnologia non dipende neanche in minima parte dalla Cina, perché da vent’anni lavoriamo sull’innovazione e abbiamo differenziato metodi e materiali”. E First Solar è attenta a evidenziare come la sua produzione di pannelli si discosti da quella orientale anche in termini ecologici: “Fondiamo le nostre premesse sull’economia circolare, utilizzando sottoprodotti di rame e zinco e recuperando il 90% dei materiali e il 100% dei semiconduttori quando un pannello arriva a fine vita”. Nel futuro della First Solar non ci sono solo i pannelli. Sempre interrogato dalla CNN, il CEO ha strizzato l’occhio alle criptovalute: “Forniamo di energia verde molti data center, non vedo perché non fare lo stesso anche con il mining di bitcoin per renderlo sostenibile”, ha detto.

Sbircia la Notizia Magazine unisce le forze con la Adnkronos, l’agenzia di stampa numero uno in Italia, per fornire ai propri lettori un’informazione sempre aggiornata e di alta affidabilità.