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Ucraina-Russia, Nato pronta a una guerra lunga: aiuti a...
Ucraina-Russia, Nato pronta a una guerra lunga: aiuti a Kiev anche per il 2025
Un milione di droni per l'Ucraina. Per l'Alleanza non ci saranno grossi cambiamenti al fronte, neanche con l'arrivo della primavera: le previsioni
La Nato è pronta per una guerra "lunga" tra l'Ucraina e la Russia e si prepara ad aiutare Kiev per tutto il 2024 e anche per il 2025. Lo ha spiegato un alto funzionario Nato, in occasione della Ministeriale Difesa a Bruxelles di ieri, sottolineando che il presidente russo Vladimir Putin "è convinto che il tempo sia dalla sua parte". Pertanto, il vertice del Cremlino "resta focalizzato sui suoi obiettivi iniziali", che ritiene tuttora "raggiungibili".
Putin e la 'superiorità russa', poche speranze su "seri negoziati". Il punto sulla guerra
La convinzione del presidente è basata sulla superiorità della Russia, in termini di popolazione e di base industriale, rispetto all’Ucraina ed è quindi inutile aspettarsi, almeno per ora, che possa avviare "seri negoziati" per tentare di porre fine al conflitto. La situazione lungo il fronte, complice anche l’inverno, resta complessivamente poco variata, ma ci sono alcune zone in cui Mosca sta attaccando con intensità: i russi stanno spingendo su Avdiivka, nell’oblast di Donetsk, che hanno quasi preso, ma dove combattono ancora "casa per casa", con grande dispendio di uomini ("migliaia di soldati uccisi o feriti", secondo la fonte) e di risorse ("migliaia di veicoli corazzati").
Si combatte aspramente sulla sponda orientale del Dnepr, dove gli ucraini fanno un uso “particolarmente efficace” di "piccoli droni da attacco". I combattimenti sono intensi anche nella zona di Kupjansks, nell’oblast di Kharkiv, i russi hanno condotto "grosse operazioni" militari, ma sostanzialmente "inconcludenti”, grazie anche alla “resilienza dell’Ucraina”, che “fa la differenza” sul campo di battaglia. Gli invasori, dal canto loro, si stanno dedicando con particolare impegno ai droni, che si sono dimostrati molto efficaci in questa guerra. Anche per questo è particolarmente importante continuare a fornire all'Ucraina sistemi di difesa aerea.
Cosa si aspetta l'Alleanza, le previsioni sul futuro del conflitto
A breve-medio termine, l’Alleanza non si aspetta grossi cambiamenti al fronte, neanche con l’arrivo della primavera: “Non credo che ci saranno - dice la fonte - le condizioni sembrano essere quelle della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, con linee di combattimento statiche”. Questo comporta che “probabilmente” gli ucraini non saranno in grado presto di ricacciare indietro i russi dall’intero territorio nazionale, ma d’altro canto “la Russia non è nella condizione di lanciare una grande campagna offensiva in primavera”, secondo la fonte Nato.
Per lanciarla, “occorrerebbe una nuova mobilitazione”, cosa che Putin “probabilmente non vorrà fare, alla luce delle elezioni di primavera”. Forse Mosca otterrà “qualche guadagno simbolico”, ma “progressi strategici” non sono attesi. Kiev si è dimostrata notevolmente efficace nel liberare il Mar Nero occidentale dalle navi russe, ricacciandole verso est: la capacità della flotta russa di condurre operazioni nell'intero Mar Nero è "significativamente diminuita". Detto questo, gli ucraini hanno un serio problema di munizioni. Al fronte, spiega la fonte, i comandanti stanno prendendo "decisioni difficili", procedendo al “razionamento” dei proiettili d’artiglieria, perché “temono di rimanere senza”.
I russi, individuata questa “vulnerabilità”, stanno prendendo sempre più di mira gli stabilimenti industriali che producono quelle munizioni. Pertanto, occorrerà che gli alleati Nato si diano da fare, aumentando la produzione di queste munizioni e mandando rifornimenti in Ucraina. Perché, spiega la fonte, “non possiamo lasciar vincere Putin in Ucraina”. E’ importante che l’opinione pubblica e gli “elettori”, continua, capiscano che “bisogna contrastare questa guerra illegale” promossa dalla Russia in Ucraina. Anche perché, avverte, “se non ci opponiamo a questa aggressione, altri regimi autoritari la vedranno come una carta da giocare” per risolvere questioni territoriali.
Un milione di droni per Kiev dagli alleati Nato
"Negli ultimi giorni abbiamo visto nuovi pacchetti di aiuti" all'Ucraina "annunciati da alleati tra cui Canada, Finlandia e Norvegia. Riguardano capacità chiave come l’equipaggiamento e i pezzi di ricambio degli F-16, nonché la difesa aerea. Un gruppo di alleati si sta unendo, con l’obiettivo di consegnare un milione di droni all’Ucraina", ha quindi spiegato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.
"Anche 20 alleati della Nato - ha continuato - hanno accettato di formare una coalizione per lo sminamento. Tutto ciò contribuirà a salvare vite ucraine. Insieme, gli alleati della Nato rappresentano il 99% di tutti gli aiuti militari all’Ucraina. E il nostro impegno costante è essenziale per preservare la libertà dell’Ucraina. Dall’invasione della Russia, gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina circa 75 miliardi di dollari in aiuti militari, finanziari e umanitari. Altri alleati e partner della Nato hanno fornito oltre 100 miliardi di dollari Usa".
"Il nostro sostegno - ha proseguito - è quindi un esempio di vera condivisione degli oneri transatlantici. E ogni giorno fa davvero la differenza. Oggi abbiamo deciso di creare un nuovo centro congiunto di analisi, formazione e istruzione Nato-Ucraina a Bydgoszcz, in Polonia. Permetterà all’Ucraina di condividere le lezioni apprese dalla guerra della Russia. E creerà una struttura affinché le forze ucraine possano apprendere e addestrarsi insieme alle loro controparti alleate. Continueremo a stare dalla parte dell’Ucraina. Per la sicurezza dell’Ucraina, e per la nostra", ha concluso.
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Scholz in Cina, l’esperta tedesca: “Non ottiene...
"Durante la visita del Cancelliere tedesco Olaf Scholz in Cina non sono stati fatti passi avanti in nessuna area sostanziale di interesse europeo, né sull'Ucraina, né sulla pressante questione delle sovraccapacità cinesi che sfidano il mercato dell'Ue. Tuttavia, è emersa una dichiarazione congiunta sul dialogo e la collaborazione nel campo della guida automatizzata e dei veicoli connessi". Lo dice Janka Oertel, direttrice del Programma Asia di Ecfr, European Council on Foreign Relations.
"La dichiarazione congiunta mette a repentaglio gli sforzi in atto nell'UE per raggiungere una posizione collettiva sul nesso tra tecnologie verdi, dati e sicurezza nazionale. Arriva pochi giorni dopo il discorso della vicepresidente esecutiva della Commissione Vestager a Princeton, che ha chiesto una nuova iniziativa del G7 sui criteri di affidabilità per le tecnologie critiche in ambito "green", e sulla scia di intense discussioni oltreoceano. L'Advanced Notice on Proposed Rule-Making (ANPRM) del governo statunitense sull'aspetto della sicurezza nazionale dei veicoli connessi sta definendo il tono del prossimo approccio statunitense al tema", prosegue l'esperta.
"È un segnale irritante che la Germania sembra non essere in sintonia con i suoi partner e alleati quando si tratta dei rischi di cybersicurezza provenienti dalla Cina. La continua dipendenza dall'infrastruttura 5G è solo un esempio: i veicoli connessi sembrano essere il prossimo assolo. La dichiarazione sembra un ritorno di fiamma all'accordo No-Spy dell'era Obama nel 2015, che non ebbe molto successo, per non dire altro. Da allora le cose sono cambiate radicalmente, ma non in meglio. L'industria automobilistica tedesca ha interesse a facilitare il trasferimento dei dati dai veicoli connessi in Cina e c'è un sincero desiderio di trovare un terreno comune. Se questo sia effettivamente possibile è molto discutibile", conclude Oertel.
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Italia-Tunisia, Saied incontra Meloni: “Slancio...
"Volontà di ampliare i legami di cooperazione e partenariato tra i due Paesi amici"
L'incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rappresentato "un'occasione attraverso la quale il presidente della Repubblica ha ribadito l'orgoglio della Tunisia per le sue forti relazioni storiche con l'Italia". Lo riferisce una nota della presidenza tunisina diffusa dopo l'incontro di oggi a Tunisi del presidente Kais Saied con la Meloni. Durante l'incontro, Saied ha sottolineato "la volontà di ampliare i legami di cooperazione e partenariato tra i due Paesi amici".
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Biennale Arte, Bolivia: “Noi presenti per mettere in...
La Russia non partecipa, a Mosca è vivo l'incubo di una mostra del dissenso
La Russia non espone alla 60/a Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia, come già alla Mostra precedente, inaugurata due mesi dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina. Ma il padiglione aperto nel 1914 su progetto di Aleksei Shchusev, architetto dello zar poi alla corte di Stalin, non è rimasto chiuso, come lo era stato nel 2022, dopo che il curatore Raimundas Malasauskas e gli artisti Aleksandra Sukhareva e Kirill Savchenkov si erano dimessi in segno di protesta per "questa guerra politicamente e umanamente intollerabile".
Lo spazio restaurato di recente come "macchina teatrale per l'arte contemporanea", nelle intenzioni dello studio Kasa (Kovaleva&Sato Architecs) che ne ha curato l'opera, è stato ceduto alla Bolivia. La presenza del Paese sudamericano ai Giardini della Biennale "mette, per una volta, in discussione gerarchie che sembravano immutabili. Ci è consentito adesso di far sentire la nostra voce accanto a quelle nazioni che da sempre sono rappresentati su questo palco", spiegano i curatori della progetto "Qhip Nayra Uñtasis Sarnaqapxañani" (Andiamo avanti guardando al futuro passato) allestito per l'Esposizione Internazionale d'Arte che sarà aperta al pubblico da sabato al 24 novembre, nel "cuore" del luogo in cui hanno progettato e costruito i loro Padiglioni i Paesi che per primi hanno partecipato alla manifestazione, la grande maggioranza dei quali occidentali.
"La Russia che ci ha trattato come Paese amico e non come estraneo", si sottolinea, con riferimento al titolo scelto dal curatore della 60/a Esposizione, Adriano Pedrosa, "Foreigners Everywhere. Stranieri Ovunque". La partecipazione della Bolivia a questa Biennale "è l'occasione perfetta per celebrare la nostra diversità, la nostra plurinazionalità, in vista del bicentenario della fondazione del nostro Stato". Molti i russi presenti all'inaugurazione.
La Russia "ha creduto nell'importanza, nella qualità e nel contenuto del nostro progetto", precisano i curatori. Ma la decisione è stata sofferta. Lo scorso autunno, apprende l'Adnkronos, personalità del mondo dell'arte in Russia avevano indagato informalmente, con i loro contatti in Italia, nel tentativo di individuare un possibile progetto adeguato ai tempi con cui partecipare alla 60/a Esposizione.
Una situazione di zugzwang, ha riassunto con immagine scacchistica - posizione in cui qualsiasi mossa porta uno svantaggio - e una serie di eufemismi il quotidiano russo Kommersant: assegnare il padiglione "ad artisti contemporanei con posizione spesso non contemporanea in Russia", opzione pericolosa sia per i responsabili del progetto che per gli stessi partecipanti considerato il rischio di "estremismo" alle porte di ogni espressione, o ad artisti patriottici che avrebbero moltiplicato le critiche all'estero e creato terreno fertile per una ritorsione. Perché a Mosca, a leggere il quotidiano russo, sembra riemerso l'incubo associato alla Biennale del 1977 in cui ai padiglioni nazionali era stata affiancata l'arte del dissenso oltrecortina.
Il ministro della Cultura a Mosca ha comunicato agli organizzatori che il Paese non parteciperà alla 60/a Esposizione internazionale d'arte, ha quindi reso noto la Biennale in un comunicato dello scorso febbraio in cui si ricorda "che la chiusura del Padiglione della Russia alla 59/a Esposizione d'Arte 2022 è stata decisa dal Commissario e dal Curatore" nominati dallo stesso ministro e che "tutti i Paesi riconosciuti dalla Repubblica italiana possono in totale autonomia" richiedere di partecipare ufficialmente" alla Esposizione.
La scelta dell'Estado Plurinacional de Bolivia, secondo la dizione ufficiale introdotta con la nuova Costituzione del 2009, che a sua volta ha aperto il padiglione ad artisti di altri Paesi sudamericani, corona sviluppi significativi delle relazioni bilaterali. Il Presidente Luis Arce è atteso a Mosca nei prossimi mesi. La Russia è stata ammessa, al fianco della Cina, allo sfruttamento degli enormi giacimenti di litio sulle Ande. Entro il prossimo anno sarà aperto un reattore di ricerca fornito dalla Russia a una altitudine di più di 4mila metri.
Con l'astensione sulla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del febbraio dello scorso anno, per la fine immediata della guerra e il ritiro delle forze russe dal territorio ucraino, e a quella del marzo del 2022, per la fine immediata delle operazioni militari di Mosca in Ucraina, La Paz ha risposto positivamente alla ricerca di Mosca di alleati nel Sud Globale del mondo, costrutto artificiale, quando si parla di politica, da contrapporre, nelle intenzioni della Russia, all'Occidente collettivo che la retorica del Cremlino identifica con il nemico alle spalle dell'Ucraina.
Così, la Bolivia è stata catapultata dall'Artspace4rent affittato nel 2022 a Cannaregio a uno dei padiglioni più in vista dei Giardini, con l'apertura sulla Laguna voluta originariamente da Shchusev e ripristinata dal restauro di Kasa, così come anche il verde dell'intonaco esterno in sintonia con gli alberi che circondano l'edificio. La macchina teatrale dell'arte ha funzionato: il multinazionalismo che caratterizzava l'Unione sovietica nei suoi primi anni di vita, tornato in voga nel discorso di Putin per tenere a bada lo scontento delle periferie etniche del Paese, ha trovato nell'Estado Plurinacional la soluzione all'impasse.
L'Esposizione Internazionale d'Arte "Stranieri Ovunque. Foreigners Everywhere" curata da Adriano Pedrosa sarà aperta al pubblico da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024 ai Giardini e all'Arsenale.