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Ucraina, Kiev e la strategia della Russia: “Mosca...
Ucraina, Kiev e la strategia della Russia: “Mosca compra soldati da paesi poveri”
Le forze armate ucraine: catturati fino a 1000 mercenari stranieri in una sola operazione
La Russia sempre più alla ricerca di mercenari stranieri per la guerra in Ucraina. Kiev accende i riflettori contro la strategia di Mosca, impegnata a reclutare un numero sempre più elevato di combattenti da altri paesi, in particolare da nazioni "in difficili situazioni economiche". A delineare il quadro è Petro Yatsenko, portavoce dell'organismo che monitora il trattamento dei prigionieri di guerra.
Se l'Ucraina è alle prese con la carenza di armi e munizioni, a quanto pare anche la Russia deve ricorrere al 'piano B' per reintegrare le forze armate senza andare a incidere su fasce finora protette della popolazione.
Da dove arrivano i mercenari
Mosca, come ricorda il Newsweek, è stata accusata di aver arruolato soldati dal Nepal, da Cuba, dall'India e dalla Somalia negli oltre 2 anni di conflitto. Subito dopo l'invasione ordinata da Vladimir Putin a febbraio 2022, i media internazionali evidenziarono l'intensa attività sui social con cui Mosca - attraverso canali ufficiali e non - cercava di ingaggiare combattenti.
Nelle fasi iniziali della guerra, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu 'celebrò' l'impiego di 16mila mercenari, volontari provenienti dal Medioriente. Ora, secondo Kiev, si assiste ad una nuova accelerazione. "Vediamo che la Russia ha intensificato gli sforzi per spedire cittadini di paesi con problemi economici al fronte", le parole di Yatsenko al Kyiv Independent. La strategia russa potrebbe essere legata ad una "riduzione delle risorse per la mobilitazione".
Bisogna anche tenere conto che Putin, alle prese con la 'formalità' delle elezioni presidenziali, potrebbe preferire soluzioni che non incidano sull'umore dell'opinione pubblica. In questo quadro, la strategia più semplice è rappresentata dall'ingaggio di mercenari, spesso utilizzati come carne da cannone. Kiev, secondo le informazioni diffuse da Yatsenko, è arrivata a catturare anche 1000 soldati stranieri in un'unica operazione.
Russia, i numeri delle perdite
Secondo le cifre diffuse dall'apparato militare ucraino, la Russia ha perso 428.420 soldati dall'inizio della guerra, il 24 febbraio 2022. lo Stato maggiore delle forze armate ucraine. Questo numero comprende 580 vittime delle forze russe subite nelle ultime 24 ore.
Secondo il rapporto , la Russia ha perso anche 6.758 carri armati, 12.949 veicoli corazzati da combattimento, 13.993 veicoli e serbatoi di carburante, 10.580 sistemi di artiglieria, 1.017 sistemi di razzi a lancio multiplo, 717 sistemi di difesa aerea, 347 aerei, 325 elicotteri, 8.254 droni, 26 imbarcazioni e un sottomarino.
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Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...
"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"
"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.
"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.
"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.
"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".
A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".
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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...
L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"
L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.
Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.
Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".
L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".
Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".
Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.
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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...
Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri
"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.