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Ucraina, 2 anni di guerra: 10mila civili morti da inizio invasione Russia
Hanno lasciato il Paese circa 6,5 milioni di persone e 3,5 milioni sono gli sfollati interni. Danni per 486 miliardi
A quasi due anni dall'inizio dell'invasione della Russia, il 24 febbraio del 2022, l'Ucraina piange più di 10.300 civili uccisi, secondo i dati elaborati dalle Nazioni Unite. I danni dall'inizio della guerra alla fine dello scorso anno sono stati valutati, nel Rapid Damage and Needs Assessment condotto dalla Banca mondiale insieme al governo ucraino, Commissione europea e Onu, in 486 miliardi di dollari, con uno sforzo di ricostruzione della durata di dieci anni nel terzo
Hanno lasciato il Paese circa 6,5 milioni di persone (sei milioni in Paesi europei, 500mila in Canada e negli Stati Uniti) e 3,5 milioni sono gli sfollati interni. I giornalisti uccisi sono stati 16, ma sono 80, se si considerano anche i giornalisti morti al fronte, come ha denunciato l'Unione dei giornalisti ucraini. E 5.400 istituti scolastici e culturali e strutture mediche sono state distrutte.
Solo nel primo mese di ostilità, gli attacchi russi hanno provocato la morte di oltre 4.200 civili. Anche se, dopo sei mesi dall'inizio di quella che Vladimir Putin continua a chiamare operazione militare speciale, la letalità è diminuita, ogni mese continuano a morire più di cento civili ogni mese.
La maggior parte delle vittime è morta in raid missilistici, ma sono molti anche i morti a causa dell'esplosione di una mina abbandonata dai russi. L'Ucraina è ora il Paese con la maggior densità di mine e per questo fra gli aiuti militari erogati dai Paesi alleati e partner di Kiev vi è una porzione significativa di stanziamenti diretta allo sminamento.
All'inizio, le forze russe hanno aperto più fronti di combattimento, ma ora gli scontri sono solo a est, anche se l'aeronautica russa continua a mettere a dura prova l'intero territorio ucraino.
Il dieci per cento delle abitazioni in Ucraina è stato danneggiato parzialmente o distrutto, vale a dire (i dati sono dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni) quasi 1,4 milioni di case sono danneggiate, un terzo delle quali è considerata irreparabili.
Tra le principali destinazioni europee dei rifugiati ucraini, oltre alla Russia, ci sono la Germania, che ha accolto 1,4 milioni di profughi, la Polonia, a 956.000, la Gran Bretagna, con 250.000 e la Spagna, che ha fornito rifugio a oltre 192.000 persone.
L'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha evidenziato che quasi 8,5 milioni di persone dipenderanno dai suoi aiuti nel 2024, e che per questo saranno necessari 3,1 miliardi di dollari. Ne sono stati stanziati fino a ora solo il dieci per cento.
Quell'anno, gli Stati Uniti sono diventati il principale donatore del fondo per l'Ucraina, con oltre 1 miliardo di dollari, quasi il 37,5% dell’importo totale. L'Unione Europea ha finanziato altri 328 milioni, circa il 12,1 per cento del totale. Fra le regioni in cui sono stati maggiormente colpiti i siti civili, come scuole, centri culturali o istituzioni sanitarie, c'è Donetsk, seguita da Kharkiv e poi Odessa.
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Biden e la gaffe sullo zio mangiato dai cannibali
Il presidente e l'omaggio allo zio morto nella Seconda guerra mondiale
"Mio zio forse è stato mangiato dai cannibali". Parola di Joe Biden. Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti somigliano ad una nuova gaffe e non passano inosservate. Biden si è espresso durante una visita a Scranton, Pennsylvania, la città che - come sanno gli appassionati di serie tv - è diventata celebre anche perché è la sede di The Office, lo show Nbc che dal 2005 al 2013 ha avuto un enorme successo.
Biden ha reso omaggio allo zio, Ambrose Finnegan, pilota morto durante la Seconda guerra mondiale. "E' stato abbattuto in Nuova Guinea e non hanno mai trovato il corpo. In quella parte della Nuova Guinea c'erano molti cannibali", le parole del presidente. Secondo i registri militari, in realtà, l'aereo su cui volava Finnegan precipitò davanti alle coste della Nuova Guinea: l'apparecchio e il corpo non vennero mai trovati.
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G7, Tajani: “Convergenza su tutte le questioni...
A Capri il vertice dei ministri degli Esteri
"Grande unità d'intenti e convergenza su tutte le questioni internazionali". Così Antonio Tajani nella conferenza finale del vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi del G7 a Capri. Ribadito il no all'operazione militare israeliana a Rafah, per il Medio Oriente va perseguita la de-escalation. Ok alle sanzioni all'Iran ma la porta del dialogo resta aperta.
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Israele-Iran, l’esperto Litvak: “Da Tel Aviv...
Se ci sarà la rappresaglia di Teheran? La Repubblica islamica "non è uno Stato monolitico, le opzioni sono diverse"
Con l'attacco 'limitato' della scorsa notte contro l'Iran, Israele ha mandato il messaggio di "non essere interessato all'escalation", quanto ad una possibile rappresaglia di Teheran, le opzioni "sono diverse", perché diverse sono le voci nella Repubblica islamica, che "non è uno stato monolitico". E' l'interpretazione che Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente all'Università di Tel Aviv, dà dell'operazione della scorsa notte, scattata in risposta all'attacco iraniano del 13 aprile contro Israele.
"Credo che Israele abbia voluto inviare a Teheran il messaggio che non è scoraggiato dal recente attacco iraniano, che l'Iran è vulnerabile e che Israele dispone di una buona intelligence, e che quindi continuerà a impegnarsi per cercare di interrompere le forniture di armi avanzate a Hezbollah", spiega Litvak all'Adnkronos. Per il quale poi è "altrettanto importante la portata e il modo con cui è stato condotto l'attacco", perché così Israele "ha anche inviato il messaggio di non essere interessato a un'escalation, dando all'Iran il modo di minimizzare l'attacco e il suo significato, in modo che Teheran non debba rispondere di nuovo", sostiene l'esperto.
Litvak dice poi di "non avere idea se ci sarà o meno un'escalation: molto dipende da quale sarà la reazione iraniana". "L'Iran non è uno Stato monolitico - sottolinea il professore dell'Università di Tel Aviv - Una fonte potrebbe negare la necessità di rispondere, mentre i Pasdaran potrebbero cercare di spingere la Guida Suprema Khamenei a vendicarsi in qualche modo".
"Non so come reagirà l'Iran se Israele dovesse attaccare in Siria un altro convoglio di armi consegnate a Hezbollah", l'affermazione di una fonte anonima di Teheran secondo cui "non ci saranno ritorsioni potrebbe essere autentica, ma potrebbe anche essere una disinformazione deliberata - conclude Litvak - Non lo so davvero, e ci sono molte opzioni diverse".