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Ucraina, ore decisive per armi Usa: oggi il voto a Washington
Alla Camera dei Rappresentanti, lo speaker Johnson sfida l'ala più estrema del partito repubblicano
Armi Usa all'Ucraina, arrivano le ore decisive e Kiev aspetta news da Washington. Dopo un braccio di ferro con l'ala più estrema del suo partito, lo Speaker repubblicano Mike Johnson oggi manderà al voto i pacchetti, scorporati, per gli aiuti militari ad Israele e Ucraina. Pesano in particolare i 61 miliardi di dollari destinati a Kiev e bloccati da mesi dai repubblicani che rispondono ai diktat di Donald Trump.
Per Johnson è stato cruciale il sostegno dei democratici, che hanno votato insieme ai repubblicani in commissione per mandare le leggi in aula, con l'opposizione di tre esponenti dell'estrema destra del Gop.
Lo stesso sostegno sarà necessario in aula, cosa che potrebbe esporre Johnson alle pericolose rappresaglie dei deputati che minacciano di sfiduciarlo. "La cosa più importante è votare questi aiuti ed andare avanti. So che faranno una differenza profonda, praticamente da subito, facendo in modo che l'Ucraina abbia quello che è necessario per difendersi dall'aggressione russa", ha detto il segretario di Stato Antony Blinken, dal G7 di Capri, auspicando che l'approvazione del pacchetto avvenga "questo weekend" in modo che "non si troppo tardi" per rovesciare la situazione di difficoltà sul terreno in cui trova l'Ucraina.
In effetti, dopo l'eventuale approvazione alla Camera, le leggi dovrebbero fare un passaggio Senato, che appunto ha approvato una legge unica per i 90 miliardi di stanziamenti, prima di arrivare alla firma del presidente Joe Biden che in questo modo registrerà una vittoria della linea seguita in questi mesi. Di fronte allo stallo dei fondi per l'Ucraina, la Casa Bianca ha continuato ad esercitare una moral suasion sullo Speaker repubblicano per convincerlo che lo loro approvazione era inevitabile.
A spingere Johnson a sbloccare, finalmente, gli aiuti a Kiev, è stato anche il suo recente incontro con Trump a Mar-a-Lago, durante il quale l'ex presidente, che finora è stato di fatto l'artefice dello stallo del pacchetto, ha lodato "le relazioni molto buone" con il leader repubblicano. "Io sto al fianco dello Speaker", ha detto.
La sfida di Johnson nei confronti della deputata Marjorie Taylor Greene, che minaccia di sfiduciarlo, sta raccogliendo favori tra i repubblicani moderati che da tempo volevano votare gli aiuti all'Ucraina. "Arriva un momento in cui non puoi rimanere ostaggio dell'ala estremista - spiega a The Hill lo stratega repubblicano Alex Conant - la grande maggioranza dei repubblicani non vogliono abbandonare l'Ucraina e voglio dare agli alleati il sostegno di cui hanno bisogno".
Il Pentagono prepara gli aiuti
In vista del voto della Camera atteso nel weekend, il Pentagono si sta già preparando all'invio urgente di artiglieria e sistemi di difesa aerea quanto mai necessari a Kiev come scrive Politico, citando due fonti americane. La Difesa sta lavorando per velocizzare la burocrazia per il primo invio non appena il pacchetto sarà definitivamente approvato al Congresso e firmato da Biden.
Le fonti spiegano che molte armi si trovano in depositi in Europa e potrebbero essere quindi immediatamente avviate verso l'Ucraina, alcune nel giro di qualche giorno, mentre per altre ci vorranno settimane. "Certamente comprendiamo l'urgenza e siamo pronti a muoverci velocemente", ha detto il portavoce del Pentagono, il generale Patrick Ryder, senza entrare nel dettaglio del pacchetto, ma spiegando che gli Stati Uniti hanno "una rete logistica molto robusta che ci permette di spostare materiale molto velocemente", possibilmente nel giro di giorni.
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Rafah, Israele ammassa i tank al confine: ultime trattative...
Decine di mezzi dell'Idf vicino al valico israeliano di Kerem Shalom. Fonti: Tel Aviv potrebbe riconsiderare l'operazione con un accordo sugli ostaggi, ma non metterebbe fine alla guerra
Israele è pronto a entrare a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove sono raccolti oltre 1,4 milioni di palestinesi. Secondo quanto riferisce il Times of Israel, l'esercito ha ammassato dozzine di tank e blindati lungo il confine con la Striscia di Gaza in quelli che sembrano essere i preparativi per un'invasione della città di confine. In particolare, mezzi sono stati avvistati in movimento vicino al valico israeliano di Kerem Shalom. Secondo la tv pubblica israeliana, il premier Benjamin Netanyahu ha approvato i piani per l'operazione ma non ha ancora dato il via libera che consentirebbe alle forze di difesa (Idf) di entrare in azione. Secondo le ultime news attribuite a fonti militari, fra 150mila e 200mila persone hanno lasciato Rafah dallo scorso 7 aprile in vista del possibile attacco da parte di Israele. Dall'inizio della guerra, 1,5 milioni di profughi, sui 2,2 milioni residenti nella Striscia, hanno cercato rifugio a nella città-
Nuovi colloqui
Continua intanto a muoversi la diplomazia per arrivare a un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, rapiti da Hamas nell'attacco del 7 ottobre 2023. Secondo quanto riferisce Haaretz, una delegazione egiziana è attesa in Israele per continuare i negoziati. Mercoledì funzionari egiziani, israeliani e statunitensi hanno tenuto incontri di persona e a distanza per cercare di sbloccare lo stallo.
Una fonte ha detto al sito di notizie Ynet che Israele sarebbe disposto a riconsiderare l'operazione pianificata a Rafah se ci fosse "un'offerta reale" per un accordo di tregua con Hamas per gli ostaggi, ma non "scenderà a compromessi sulla fine della guerra". I commenti del funzionario arrivano mentre i media ebraici riferiscono che Tel Aviv avrebbe abbandonato la sua precedente richiesta che almeno 40 ostaggi fossero rilasciati come parte di un eventuale accordo.
In particolare un anonimo alto funzionario israeliano ha riferito che Israele sta attualmente valutando una proposta di accordo per il rilascio di 33 ostaggi detenuti da Hamas. Il funzionario aggiunge che la durata del cessate il fuoco che accompagnerà il rilascio degli ostaggi sarà determinata dal numero di prigionieri che Hamas libererà.
La proposta di Hamas
Hamas, dal canto suo, si sarebbe detta disposta a sciogliere la sua ala militare se venisse riconosciuto lo Stato palestinese. In un'intervista all'Ap rilanciata dai media israeliani, Khalil al-Hayya, membro dell'ufficio politico del gruppo residente a Doha, ha detto che l'organizzazione sarebbe pronta a deporre le armi se venisse creato "uno stato palestinese pienamente sovrano in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza".
Usa e altri Paesi coinvolti in crisi sollecitano liberazione di tutti gli ostaggi
Gli Stati Uniti con altri 17 Paesi con cittadini fra gli ostaggi di Hamas (Argentina, Austria, Brasile, Bulgaria, Canada, Colombia, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Thailandia e Gran Bretagna) sollecitano, in un comunicato congiunto diffuso dalla Casa Bianca, il rilascio "immediato" degli ostaggi sequestrati da Hamas a Gaza, in modo da consentire a tutti gli attori "di concentrarsi sulla fine di questa crisi e sforzi a riportare la pace e la stabilità nella regione". I Paesi esprimono "deciso sostegno per gli sforzi di mediazione in corso".
"Lo stato degli ostaggi e della popolazione civile a Gaza, protetti dal diritto internazionale, è un tema al centro delle preoccupazioni internazionali", si legge nel comunicato. "L'accordo in discussione per la liberazione degli ostaggi porterebbe a un cessate il fuoco prolungato e immediato a Gaza, tregua che faciliterebbe l'aumento del trasferimento della necessaria assistenza umanitaria nella Striscia di Gaza e a una fine credibile delle ostilità", si sottolinea. "I residenti di Gaza potrebbero tornare alle loro case e terre, dopo preparativi che assicurino loro un tetto e aiuti umanitari".
Politica
Europee, sondaggio: Fratelli d’Italia si conferma...
Movimento 5 Stelle scende al 16,8% dopo aver perso lo 0,8% dall'ultima rilevazione
Fratelli d'Italia si conferma saldamente primo partito nel Paese con il 27,2% dei consensi, in aumento dello 0,3% rispetto alla scorsa rilevazione dell'8 aprile. Lo dice un sondaggio del 24 aprile realizzato da Euromedia Research per Porta a Porta in vista delle prossime elezioni europee. Al secondo posto troviamo il Partito democratico con il 20,3% (+0,6%) seguito dal Movimento 5 Stelle che scende al 16,8% dopo aver perso lo 0,8% dall'ultimo sondaggio. Nelle successive posizioni Euromedia Research colloca gli altri due principali partiti dello schieramento di centrodestra: Forza Italia e Lega Salvini premier, rispettivamente all'8,7 e all'8,5%. La lista Stati uniti d'Europa viene data al 4,4%, mentre Alleanza Verdi Sinistra-Europa Verde-Sinistra italiana al 4%. Sotto la soglia di sbarramento del 4% necessaria per l'ingresso nell'Europarlamento ci sono Azione (3,8%), la lista Libertà di Cateno De Luca (2,5%), Pace terra dignità (2%), altri partiti (1,8%). Gli indecisi o astenuti sono il 38,5%.
Sport
Udinese-Roma 1-2, gol di Cristante al fotofinish decide il...
Il match era stato sospeso domenica 14 aprile per il malore accusato dal giallorosso Evan Ndicka
La Roma ha vinto 2-1 sul campo dell'Udinese nel recupero del match della 32esima giornata, sospeso domenica 14 aprile per il malore accusato dal giallorosso Evan Ndicka. La squadre sono tornate in campo oggi per disputare l'ultima porzione della partita interrotta al 72' sul risultato di 1-1 per i gol di Pereyra e Lukaku. Nel mini-match di oggi, l'Udinese si è resa pericolosa all'81' con la conclusione di Lucca deviata da Svilar. La Roma ha risposto con il tentativo di Azmoun, neutralizzato da Okoye all'85'. Al 95', il gol: cross di Dybala, colpo di testa di Cristante e 2-1 per i giallorossi al fotofinish. La Roma sale a 58 punti, al quinto posto, a -4 dal Bologna. L'Udinese rimane a 28 punti e condivide il terz'ultimo posto con il Frosinone.