Esteri
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Ucraina, Kiev colpisce nave anfibia russa in Crimea: “Non potrà più combattere”
La Konstantin Olshansky era stata sottratta alle forze ucraine durante l'occipazione del 2014 dagli invasori russi nel 2014
L'Ucraina ha rivendicato l'ennesimo attacco riuscito contro la flotta russa del Mar Nero, annunciando oggi, 26 marzo 2024, di aver colpito con un missile la nave anfibia 'Konstantin Olshansky' di cui i russi si erano impadroniti nel 2014 in Crimea. "Attualmente questa nave non è in grado di combattere", ha detto il portavoce della Marina, Dmytro Pletenchuk. I russi avevano preso la Konstantin Olshansky, insieme a molte altre navi ucraine, quando avevano occupato la Crimea 10 anni fa. "Era stata rinnovata ed era pronta a essere usata contro di noi, per questo è stata presa la decisione di colpirla", ha spiegato Pletenchuk.
Già domenica Kiev aveva annunciato di aver colpito due grandi navi da sbarco, la 'Yamal' e la 'Azov', un centro di comunicazione e diverse infrastrutture della flotta del Mar Nero della Federazione Russa a Sebastopoli. "È stato l'attacco più massiccio degli ultimi tempi", ha detto il governatore di Sebastopoli nominato dalla Russia, Mikhail Razvozhayev, aggiungendo che un uomo di 65 anni è stato ucciso e quattro persone sono rimaste ferite.
Zelensky destituisce consigliere sicurezza Danilov
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha destituito Oleksiy Danilov dall'incarico di Consigliere per la sicurezza nazionale. Il decreto è stato pubblicato dal suo ufficio, come riferiscono Ukrainska Pravda e Ukrinform.
Lukashenko: "No provocazioni o useremo forza"
"Qualsiasi provocazione va eliminata con la forza delle armi". Queste le parole del leader bielorusso, Aleksandr Lukashenko, riportate dall'agenzia BelTa. "Non si scherza - ha incalzato - Chi viola il confine di Stato dovrebbe essere distrutto, senza scrupoli".- "Capiscono solo la forza", ha aggiunto ancora Lukashenko durante una visita nel distretto di Oshmyany, nella regione di Grodno (Hrodna), al confine con Polonia e Lituania, dove ha ispezionato le truppe.
Prorogato fino al 30 giugno l'arresto di Gershkovich
L'arresto di Evan Gershkovich, corrispondente dell'ufficio di Mosca del Wall Street Journal, accusato di spionaggio, è stato prorogato da un tribunale di Mosca fino al 30 giugno. A riferirlo è l'Interfax. L'udienza si è svolta a porte chiuse, precisa.
Nel corso di un'udienza a porte chiuse, il giudice ha accolto la richiesta degli investigatori del servizio di sicurezza Fsb di un'estensione della detenzione. La legge russa prevede la possibilità di un'estensione fino ad un anno per preparare il processo nei casi definiti particolarmente complessi, e acconsente - in casi eccezionali - a concedere anche ulteriori proroghe. La decisione del giudice è la quinta dall'arresto, compiuto quasi un anno fa.
Davanti alla corte, l'ambasciatore americano in Russia, Lynne Tracy ha assicurato che Gershkovich rimane forte ma la sua detenzione - ha sottolineato - è particolarmente dolorosa in questi giorni perché venerdì prossimo sarà un anno esatto dall'arresto. "Le accuse contro Evan sono categoricamente non vere. Non si tratta di un'interpretazione diversa delle circostanze. Sono un'invenzione". La detenzione di Ershkovich "non riguarda prove, giusto processo o stato di diritto", ha aggiunto Tracy, citata dal Wsj. Si tratta di "usare i cittadini americani come pedine per raggiungere fini politici", ha aggiunto.
Confisca beni russi, colloquio tra Shmyhal e Cameron
Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri britannico David Cameron. Lo scrive in un tweet lo stesso Shmyhal spiegando di aver ''parlato della creazione di una task force internazionale con la partecipazione dell'Ucraina per lo sviluppo di soluzioni pratiche per la confisca'' dei beni russi. ''Ho ringraziato David Cameron per il suo forte sostegno personale e il suo impegno in questo processo", ha aggiunto.
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Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...
"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"
"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.
"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.
"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.
"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".
A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".
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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...
L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"
L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.
Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.
Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".
L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".
Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".
Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.
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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...
Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri
"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.