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Russia: Orlov, da volantini contro guerra Afghanistan a proteste da solo per Ucraina/Adnkronos
Da volantini contro guerra Afghanistan a proteste da solo per Ucraina, chi è l'esponente di spicco di Memorial
Oleg Orlov, co presidente del Centro per i diritti umani Memorial, è stato condannato a due anni e sei mesi di colonia penale per discredito reiterato delle forze militari russe con l'aggravante dell'odio verso i valori tradizionali. Lo ha reso noto Mediazona e confermato Memorial. La lettura della sentenza è avvenuta presso il tribunale Golovinsky di Mosca in cui si è svolto il processo.
La corte ha ordinato l'arresto immediato di Orlov e il dissidente russo, che ha quasi 71 anni e da poche settimane è stato inserito nell'elenco degli 'agenti stranieri', è stato ammanettato e portato fuori dall'aula, scortato da otto agenti con il volto coperto da passamontagna e il giubbotto anti proiettile, salutato dagli applausi dei sostenitori presenti.
La condanna di Orlov arriva per l'articolo firmato nel novembre del 2022 per Mediapart, intitolato "Volevano il fascismo, lo hanno avuto", una tesi, quella del regime totalitario e fascista in Russia, che ha ribadito ieri, nell''ultima parola', il discorso che ha tenuto a conclusione del processo, prima della lettura della sentenza. Aveva anche detto di "non avere nulla da rimpiangere o di cui pentirsi". Per il suo impegno di una vita a difesa dei diritti umani in Russia, nel 2009 aveva ricevuto anche il Premio Sakharov. Con Memorial, nel 2022, il Premio Nobel per la pace.
Chi è Oleg Orlov
"La storia di Oleg Orlov è quella di un uomo che si è battuto tutta la vita contro la guerra e la dittatura", riassume Alekandr Cherkasov, che con lui ha militato in Memorial sin dalle prime discussioni da cui l'organizzazione ha avuto origine. E lo ha fatto, motivato dal "senso di soffocamento" che provava da tempo, sin dall'inizio degli anni Ottanta, per protestare contro la repressione del movimento Solidarnosc in Polonia e il rischio di un intervento di Mosca, e contro l'invasione dell'Afghanistan da parte dell'Unione sovietica. Inizia a stampare e distribuire volantini per le strade di Mosca, per denunciare la guerra e chiederne la fine immediata e il ritiro delle forze militari o contro la dichiarazione dello stato di emergenza in Polonia.
A lungo non sa bene cosa fare. Non è convinto dal movimento dei dissidenti che trova non efficace. Matura così l'idea dei volantini, di come stamparli da solo con un duplicatore, uno strumento da produrre facilmente in casa per replicare testi, che poi distribuisce la notte intorno alla stazione Kievsky, poi sul Kutuzovsky, negli androni delle case di Mosca.
Nel 1988, inizia a partecipare alle discussioni di Memorial per la riabilitazione delle vittime del terrore sovietico, la denuncia delle violazioni dei diritti umani, la costruzione di monumenti per le vittime. Prende parte a spedizioni in Siberia, per individuare le rovine dei gulag staliniani. Poi c'è stato il Nagorno Karabakh nel 1990, dove è rimasto in territorio di guerra diverse settimane, un conflitto su cui ha contribuito a scrivere il primo rapporto indipendente. Decide in questo periodo di lasciare il lavoro di accademico, per dedicarsi interamente all'impegno di attivista.
Biologo, Orlov, e fisico, Cherkasov, negli anni, sono diventati di fatto giuristi con il loro lavoro sul campo. Per documentare, e riferire a tribunali in Russia o alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo, le violazioni commesse, in particolare dalle forze militari russe. Hanno fatto ricorso al metodo scientifico, "non credere a tutto ciò che viene detto, ma mettere alla prova, metodo che si è rivelato molto utile nelle zone d'ombra, per non rimanere ostaggio di quello che dice una parte o l'altra".
La morte di Navalny
Dopo la morte di Alexei Navalny "le cose si sono solo fatte più chiare e pericolose. Ma è una situazione che va avanti da molti anni, dalla morte dei nostri compagni di battaglia, fra cui Anna Politkovkaya, Natalia Estemirova, Boris Nemtsov. Comprendiamo bene che questa battaglia è pericolosa e forse lunga, Oleg comprende che sarà molto pericolosa e molto lunga. E' come il cavaliere che lotta contro il drago, che continua a farlo anche se il suo avversario è terribile", aggiunge Cherkasov, che ha 57 anni, è in Memorial dal 1989, ora da diversi mesi ha lasciato la Russia.
L'organizzazione per cui lavorano entrambi è stata presente nelle zone dei conflitti che si sono aperti con il crollo dell'Unione sovietica, dalla Transnistria al Tagikistan. Poi la Cecenia, la prima guerra e la seconda, quando il lavoro è diventato "più sistematico", sono stati aperti uffici, non solo a Grozny, ma anche nel Daghestan e in Inguscetia, per documentare sparizioni forzate, le torture, un lavoro proseguito, a Grozny fino al 2018, nelle repubbliche vicine fino alla chiusura di Memorial poche settimane prima dell'inizio della guerra contro l'Ucraina, contro cui Orlov non solo ha scritto l'articolo pubblicato da Mediapart in cui parla del regime in Russia come di fascismo all'origine del procedimento giudiziario a suo carico ma è sceso in piazza per picchetti individuali (da solo con un cartello in una zona centrale di Mosca).
Il risultato? Su 3-5mila sparizioni forzate avvenute in Cecenia, in Russia ci sono state quattro sentenze di tribunale. Circa trecento sono stati invece i casi aperti alla Corte europea. La Russia ha pagato sanzioni, "l'imposta per l'impunità", come la chiamiamo noi, ma mai avviato una inchiesta effettiva, mai cambiato nulla nella struttura delle forze militari per prevenire la ripetizione di tali crimini. Però, con Orlov, siamo riusciti a "evitare che la tragedia si trasformasse in statistica, a dare un nome a diverse centinaia di vittime".
E anche se oggi in Russia la legge protegge i responsabili delle sparizioni, dal momento che è stata una pratica sistematica, vale a dire di un crimine contro l'umanità, non c'è prescrizione.
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Attacco a Mosca, Russia: “Soldi da Ucraina a...
Il comitato investigativo: "Legami tra Kiev e gli autori della strage"
La Russia continua ad accusare l'Ucraina per il coinvolgimento nell'attentato della scorsa settimana a Mosca: sarebbero emerse prove di un collegamento tra gli autori dell'attacco terroristico della sala concerti Crocus e Kiev, come si legge sul canale Telegram del comitato investigativo.
"I primi risultati dell'indagine confermano pienamente la natura pianificata delle azioni dei terroristi, l'attenta preparazione e il sostegno finanziario da parte degli organizzatori del crimine - si legge su Telegram- Come risultato della collaborazione con i terroristi detenuti, dello studio dei dispositivi tecnici loro sequestrati e dell'analisi delle informazioni sulle transazioni finanziarie, è stata ottenuta la prova del loro legame con i nazionalisti ucraini".
In particolare, il comitato investigativo russo che sta indagando sulla strage al Crocus City Hall ha confermato i dati secondo cui gli autori dell'attacco terroristico hanno ricevuto ingenti somme di denaro e criptovalute dall'Ucraina. Gli investigatori hanno identificato e arrestato un altro sospettato coinvolto in un piano di finanziamento del terrorismo.
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Chasiv Yar l’obiettivo strategico russo per controllare il...
Dopo la conquista di Avdiivka, e l’avanzata ad ovest della città, le truppe di Mosca stanno aumentando la pressione anche più a nord, sempre nella regione di Donetsk, nell’area di Bakhmut. I russi sono arrivati alla periferia di Chasiv Yar, obiettivo strategico nell’area.
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Ucraina, intensi combattimenti nel Donetsk: oltre 10.000...
Gli insediamenti in prima linea sono sottoposti quotidianamente ad attacchi russi, che provocano numerose vittime civili e distruzioni su larga scala. Abbattuti nella notte 26 droni russi
Proseguono intensi i combattimenti nella regione ucraina del Donetsk, dove "per settimane" più di 10.000 famiglie sono rimaste senza elettricità nella parte occupata dai russi dell'oblast. Lo ha riferito il Centro di resistenza nazionale ucraino spiegando che gli insediamenti in prima linea sono sottoposti quotidianamente ad attacchi russi, che provocano numerose vittime civili e distruzioni su larga scala.
"A causa della guerra, molti lavoratori del settore energetico hanno lasciato i territori temporaneamente occupati - ha affermato in un rapporto il centro, gestito dalle forze speciali ucraine - La situazione dell'approvvigionamento energetico è più difficile nella città di Horlivka e in alcuni quartieri di Donetsk, il capoluogo della regione".
L'Ucraina ha abbattuto nella notte 26 dei 28 droni russi intercettati in corrispondenza delle regioni di Odessa, Kharkiv, Dnipropetrovsk e Zaporizhzhia, ha reso noto il comandante delle forze aeree di Kiev, Mykola Oleshchuk. Le forze di Mosca hanno anche lanciato missili da crociera e anti rafar.
Perdite russe secondo Kiev
La Russia ha perso 439.970 soldati in Ucraina dall’inizio della guerra, il 24 febbraio 2022. Lo ha riferito lo Stato maggiore delle forze armate ucraine. Questo numero include 780 vittime subite dalle forze russe nell'ultimo giorno.
Secondo il rapporto , la Russia ha perso anche 6.914 carri armati, 13.237 veicoli corazzati da combattimento, 14.595 veicoli e serbatoi di carburante, 10.963 sistemi di artiglieria, 1.021 sistemi di razzi a lancio multiplo, 729 sistemi di difesa aerea, 347 aerei, 325 elicotteri, 8.600 droni, 26 imbarcazioni e un sottomarino