

Esteri
Ucraina, attivista Lgbt: “Russia vuole perseguitarci”
“In questo periodo riceviamo continue minacce dalle forze pro-Russia, che portano avanti la guerra in Ucraina non solo con i militari sul campo, ma anche a livello di propaganda, perseguitando gli attivisti, nel tentativo di neutralizzarli”. Lo dichiara all’Adnkronos Sofiia Lapina, co-fondatrice e presidente dell’organizzazione Ukraine Pride. L’attivista Lgbt, di 32 anni, in questo momento si trova all’estero, in una località “che non posso rivelare per questioni di sicurezza, non legate alla guerra. Quando è iniziata l’invasione su larga scala, la cosa più logica è stata per me trasferirmi a Berlino, ma da lì sono dovuta fuggire a causa della persecuzione da parte del servizio federale di sicurezza russo (Fsb)”.
Non è l’unico caso: “Anche altri attivisti Lgbt sono minacciati. La nostra persecuzione è un obiettivo strategico della Russia”, riferisce Lapina, che nell’attesa “non appena mi sentirò sicura, di tornare nel mio Paese, per ricostruirlo”, dall’estero continua “a lavorare a distanza, svolgendo le stesse attività di prima”.
Quest’anno non ci sarà alcun Pride in Ucraina, perché “le riunioni pacifiche di massa non sono consentite, a causa della guerra”. Se altre organizzazioni Lgbt aderiranno al Pride di Varsavia, quella guidata da Lapina ha scelto di non farlo. “Non partecipiamo a questa parata, perché avrà un carattere di celebrazione e dato il contesto in cui ci troviamo, un contesto di guerra, non riteniamo che sia il momento giusto per le celebrazioni”, spiega l’attivista. “Inoltre – aggiunge – la questione Lgbt è molto sensibile e soggetta a varie manipolazioni. Questo è uno dei motivi per cui noi non vogliamo partecipare al format proposto in Polonia, perché potrebbe essere occasione di speculazione e di organizzazione di varie contro-manifestazioni da parte delle forze pro-Russia presenti in Polonia, con un certo pericolo per gli ucraini”.
Come capitato nei pride degli scorsi anni, quando ci sono state alcune violente “contro-manifestazioni, spesso erano organizzate dall’estrema destra radicale, che sappiamo essere sponsorizzata dalla Russia. Anche se andiamo a osservare com’erano organizzate quelle contro-manifestazioni, notiamo che erano persone mobilitate appositamente”.
Le iniziative organizzate da Ukraine Pride per il 2022 saranno per lo più online “nulla di eclatante, visti gli umori della società. Abbiamo intenzione di girare un cortometraggio sulla lotta della comunità Lgbt per la libertà, sempre in una chiave legata alla guerra. E vogliamo anche dimostrare quanto la situazione della comunità Lgbt in Ucraina sia molto diversa da quella che c’è in Russia, ma al tempo stesso molto diversa anche da quella dei Paesi europei”, dice Lapina, spiegando che nonostante “la
popolazione
ucraina
di per sé non sia omofoba” e “le espressioni di intolleranza siano più che altro legate all’ignoranza della gente”, l’Ucraina resta comunque “un Paese post-sovietico, in cui non c’è stato un adeguamento al livello di sessualità, di comprensione e di tolleranza” europei. “Siamo ancora un Paese giovane, che sta andando verso questa direzione”.
Un percorso che Ukraine Pride vuole intraprendere collaborando con tutti: “Noi siamo un’organizzazione molto aperta al dialogo. Abbiamo tantissimi contatti con le chiese e con varie rappresentanze religiose sul territorio ucraino e adesso stiamo lavorando con le famiglie dei militari del reggimento Azov, bloccati ad Azovstal. Loro hanno valori conservatori e sono per la famiglia tradizionale, ma questo non ci impedisce in alcun modo di unirci, collaborare e difendere insieme la democrazia come valore che abbiamo in Ucraina. Una cosa impossibile in Russia”.
Esteri
Diga Kakhovka, 007 Ucraina: “E’ stata Russia, intercettata telefonata”

Pubblicata una clip audio di un minuto e mezzo della conversazione

I servizi di sicurezza ucraini hanno reso noto di aver intercettato una conversazione telefonica in cui si dimostra che a far saltare in aria la diga di Kakhovka è stata la Russia. E’ stata quindi pubblicata su Telegram anche una clip audio di un minuto e mezzo della conversazione.
La distruzione della diga di Kakhovka ha provocato danni alle linee di difesa russe sulla riva sinistra del fiume Dniprosecondo l’Institute for the Study of War (Isw), aggiungendo che le forze di occupazione russe hanno risposto agli allagamenti “con un alto grado di disorganizzazione, esacerbando la situazione della popolazione civile”.
Per quanto riguarda le posizioni militari russe, il think tank americano riferisce che l’onda di piena della diga ha distrutto molte fortificazioni della prima linea russa di difesa. Inoltre i russi hanno dovuto ritirare personale e materiale militare da Oleshky e Hola Prystan, due posizioni usate in precedenza per bombardare la città di Kherson sulla riva opposta del Dnipro. L’allagamento ha anche distrutto i campi minati russi lungo il fiume, con immagini che mostrano l’esplosione di mine nell’acqua. Infine la portavoce del comando sud ucraino, Nataliya Humeniuk, ha dichiarato che i russi hanno ridispiegato uomini e materiale militare dai cinque ai 15 chilometri più indietro.
L’Isw non ha scritto un giudizio definitivo sulle cause e la responsabilità del crollo della diga, ma ieri ha affermato di ritenere “molto probabile” che sia stato un atto deliberato russo.
Esteri
Google dedica il doodle di oggi a Willi Ninja, chi è l’iconico ballerino considerato il padrino del voguing

E' stata una figura chiave della comunità LGBTQ+ nella New York degli anni '80 e '90

Il doodle di Google di oggi celebra Willi Ninja, un iconico ballerino e coreografo conosciuto come il ‘Padrino del Voguing’. Acclamato performer, Willi ha aperto la strada alla rappresentazione e all’accettazione dei neri LGBTQ+ negli anni Ottanta e Novanta. La comunità che ha creato, ‘House of Ninja’: gli artisti presenti nel video montato per questa occasione (illustrato da Rob Gilliam e curato da Xander Opiyo, con musiche originali di Vivacious) sono gli attuali membri (Archie Burnett Ninja, Javier Madrid Ninja, Kiki Ninja e Akiko Tokuoka alias KiT Ninja) che ballano per celebrare l’eredità di Willi. Il 9 giugno del 1990, il documentario ‘Paris is Burning’ di cui Willi e l’iconica House of Ninja sono protagonisti è stato presentato negli Stati Uniti al NewFest New York LGBT Film Festival: così il lavoro di Willi fu conosciuto da un pubblico più vasto.
Willi Ninja è nato nel 1961 ed è cresciuto a Flushing, nel Queens. Sua madre sosteneva le sue scelte e lo incoraggiò nella sua passione per la danza portandolo agli spettacoli di balletto all’Apollo Theater. Anche se non poteva permettersi costose lezioni di danza, questo non impedì a Willi di imparare da solo i movimenti che lo avrebbero reso una star.
Willi ha dato vita all’arte del voguing, uno stile di danza ispirato ai geroglifici egiziani e che fonde pose di moda con movimenti ispirati ai mimi e alle arti marziali. Le sue mosse hanno ispirato celebrità come Madonna e Jean-Paul Gaultier. E quando non ballava, lui era un potente sostenitore della sua comunità. Tra i primi a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prevenzione dell’HIV/AIDS durante i drag ball, Willi ha svolto un ruolo fondamentale nel contribuire a ridurre lo stigma che circonda la malattia.
Esteri
Incendi Canada, fumo raggiunge Philadelphia, New York e Washington

430 i focolai nelle foreste canadesi, 200 considerati fuori controllo. Stato di New York denuncia emergenza e distribuisce mascherine
Il fumo che si è sviluppato in Canada a causa degli incendi si è spostato negli Stati Uniti, a sud ovest, dove ha raggiunto, in forma di foschia densa che ha tinto il cielo di arancione, le città di New York, Philadelphia e Washington, dove sono stati cancellati numerosi eventi all’aperto. Sono circa 430 i focolai nelle foreste del Canada, fra cui 200 considerati fuori controllo. La governatrice dello Stato di New York Kathy Hochul ha denunciato l'”emergenza” e anticipato la distribuzione di un milione di mascherine.
Esteri
Jet Russia vicino spazio Nato, aerei militari Gb e Svezia si levano in volo

La Raf: "Gli aerei russi non hanno rispettato le norme internazionali ma sono rimasti nello spazio aereo internazionale e hanno volato in modo corretto"
Aerei militari di Gb e Svezia, Typhoon e Gripen, si sono levati in volo ieri sera per intercettare due aerei da ricognizione russi, un Su-27 e un Il-20, mentre volavano nei pressi dello spazio aereo Nato e svedese, ha denunciato la Raf. Gli aerei britannici erano in missione nel quadro dell’operazione della Nato sui cieli del Baltico “Baltic Air Policing Mission”. “Gli aerei russi non hanno rispettato le norme internazionali ma sono rimasti nello spazio aereo internazionale e hanno volato in modo corretto”, ha precisato la Raf. Si è trattato comunque di una operazione “di routine”, conclude il comunicato.
Esteri
Ucraina, Zelensky rivendica risultati nel Donetsk: “Bene a Bakhmut”

Kiev annuncia intanto l'abbattimento di 4 missili da crociera e dieci droni della Russia: raid durato 6 ore. Mosca denuncia attacco con droni su Voronezh. Biden, Sunak e von der Leyen ribadiscono appoggio a Kiev

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky rivendica, “risultati” per le forze di Kiev nei “pesanti combattimenti” in corso nella regione di Donetsk e nell’est del Paese. Ma combattimenti sono in corso anche nella regione di Zaporizhzhia, dove le forze ucraine cercano di guadagnare territorio in direzione sud, verso la cittadina di Orikhiv, secondo quanto rendono noto i blogger militari, anticipando il piano di Kiev per riprendere il controllo sull’accesso al Mare di Azov, spaccando le forze russe in due gruppi distaccati.
Nel video messaggio che ha registrato in treno, dopo aver visitato le zone colpite dall’inondazione che ha fatto seguito all’esplosione della di Kakhovka, sottolinea che “ci sono risultati”. “Sono grato a tutti coloro che li hanno resi possibili. Ben fatto a Bakhmut. Passo dopo passo”, ha aggiunto Zelensky parlando di alte zone di combattimento, senza per il momento fornire altri dettagli.
Intanto le forze ucraine rivendicano l’abbattimento di quattro missili da crociera sui sei lanciati dalla serata di ieri e dieci droni russi su 16. I missili che hanno superato le barriere ucraine hanno colpito un obiettivo civile nel sud del Paese.
Nella notte, riferisce la Cnn, la città di Uman nella regione centrale di Cherkasy è stata colpita da un attacco missilistico. A denunciarlo è Ihor Taburets, capo dell’amministrazione militare della regione: “Abbiamo subito due attacchi: su un impianto industriale e su un autolavaggio. Nel secondo caso, è scoppiato un incendio”. Otto persone sono rimaste ferite, due in modo grave, ha detto ancora Taburets, citando informazioni preliminari.
Esteri
Trump incriminato per mancata restituzione documenti riservati

L'ex presidente dovrà comparire martedì davanti a una corte federale. Ad agosto scorso la perquisizione nella residenza di Mar-a-Lago dove erano stati ritrovati più di 100 documenti top secret. Sette i capi d'accusa

Donald Trump è stato incriminato in relazione ai documenti classificati che ha portato via dalla Casa Bianca al termine del suo mandato come Presidente, ha annunciato lui stesso sui social ieri sera. “La corrotta Amministrazione Biden ha informato il mio legale che sono stato incriminato, a quanto pare sulla ‘bufala degli scatoloni’. Non avrei mai ritenuto possibile che una cosa così potesse accadere a un ex Presidente degli Stati Uniti…sono un uomo innocente”, ha scritto su Truth. “Questo è davvero un giorno buio per gli Stati Uniti d’America. Siamo un Paese in grave e rapido declino, ma insieme torneremo a fare l’America Grande”, ha aggiunto.Trump dovrà comparire di fronte a una corte federale a Miami martedì pomeriggio.
Sono sette i capi di accusa formalizzati contro l’ex presidente, anticipano i media americani. Fra questi vi è quello della conservazione non autorizzata di documenti classificati (previsto dall’Espionage Act), cospirazione, dichiarazioni false, ostruzione alla giustizia, come ha riferito il suo legale, Jim Trusty. Il Secret Service incontrerà lo staff di Trump per definire le modalità del suo arrivo al tribunale di Miami.
L’indagine aperta più di un anno fa su Trump non riguarda solo i documenti rimasti in mano sua, a sua conoscenza, ma anche il suo aver ignorato le richieste formali a restituire tutto il materiale classificato ancora in suo possesso e la possibile ostruzione degli sforzi dell’Fbi per fare in modo che i documenti fossero restituiti alla National Archives and Records Administration.
In un primo momento, nel gennaio dello scorso anno, Trump ha restituito 15 scatoloni con oltre 200 documenti classificati. Sollecitati a farlo, lo staff di Trump ha in seguito restituito un’altra trentina di documenti e una lettera in cui si garantiva che dopo una ricerca accurata questo era tutto quello che era saltato fuori.
Ma l’Fbi era in possesso di informazioni secondo cui c’erano altri documenti riservati in possesso di Trump e ha quindi ottenuto un mandato per la perquisizione della residenza di Mar-a-Lago, avvenuta all’inizio dello scorso agosto. In quella occasione, erano stati ritrovati più di cento altri documenti classificati e top secret.
A novembre era stato nominato lo Special Counsel Jack Smith per supervisionare l’inchiesta sui documenti e quella sulle azioni di Trump dopo la sconfitta alle elezioni del 2020 per rimanere in carica.
Esteri
Migranti, accordo Ue: diritto d’asilo, cosa cambia

Sta agli Stati membri determinare se c'è una connessione tra il richiedente asilo e il Paese terzo nel quale lo si intende rimandare
La questione del collegamento di un richiedente asilo con il Paese di transito nel quale si intende rimandarlo in caso di rigetto della domanda di asilo “è uno dei punti che è stato leggermente rivisto oggi” nella giornata caratterizzato dall’accordo Ue in tema di migranti. “Sta agli Stati membri determinare se c’è una connessione tra il richiedente asilo e il Paese terzo” nel quale lo si intende rimandare. Nella posizione negoziale sui regolamenti votata oggi “c’è ancora un collegamento, ma spetta agli Stati membri valutarlo”. Lo dice la ministra per le Migrazioni svedese Maria Malmer Stenergard, in conferenza stampa a Lussemburgo. La questione della ‘connessione’ del migrante con il Paese di transito era uno degli ultimi punti di frizione: alcuni Paesi insistevano affinché il rinvio nel Paese di transito di un migrante fosse possibile solo nel caso in cui ci fosse un collegamento tra la persona e quel Paese, mentre altri Paesi, come l’Italia, non volevano che sussistesse questa connessione. Il Paese di transito deve essere comunque un “Paese terzo sicuro”, in linea con il diritto internazionale.
Esteri
Migranti, c’è l’accordo Ue. Piantedosi: “Italia non sarà centro raccolta”

Trovata l'intesa al Consiglio europeo sulle nuove regole del patto comunitario sull'asilo e le migrazioni. Metsola: "Una buona notizia"

Il Consiglio Ue ha trovato un accordo con un “largo sostegno” sulla posizione negoziale su due regolamenti chiave del patto Ue sull’asilo e le migrazioni, che andranno ora negoziati con il Parlamento. Lo annuncia la presidenza svedese dell’Ue, a Lussemburgo, per bocca della ministra per le Migrazioni, Maria Malmer Stenergard, subito dopo il voto. Secondo fonti diplomatiche, il voto sulla posizione negoziale del Consiglio ha visto l’astensione di sei Paesi membri: Polonia, Ungheria, Slovacchia, Lituania, Malta e Bulgaria. L’Italia ha votato a favore.
Oggi è stata presa una “decisione storica, con un enorme supporto per l’approccio generale a questi due file molto sensibili e difficili”, sottolinea la commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson, in conferenza stampa a Lussemburgo. “Quando ho iniziato il mio incarico – continua – la politica migratoria era bloccata da anni in Consiglio. Le migrazioni erano viste come un argomento tossico e il compito principale che mi è stato dato da Ursula von der Leyen era sbloccare questa situazione bloccata”. Johansson non è preoccupata per il trilogo, il negoziato interistituzionale con il Parlamento, che ha posizioni diverse sui due regolamenti, in particolare per quanto riguarda i ricollocamenti: “Siamo abituati ai triloghi”, afferma.
“L’accordo trovato dagli Stati membri sulle nuove regole sulle migrazioni è una buona notizia”, afferma via social la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. “Il Parlamento Europeo accoglie con favore questo progresso decisivo ed è pronto a iniziare i negoziati immediatamente per raggiungere un accordo prima di fine mandato”, conclude. Con l’accordo di oggi a Lussemburgo, fa eco il vicepresidente della Commissione Europea Margaritis Schinas, “abbiamo dimostrato che non ci arrendiamo. Dopo anni di fallimenti, abbiamo dimostrato che l’Europa, sulle migrazioni, può produrre risultati”.
L’Italia “non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell’Europa”, sottolinea soddisfatto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al termine del Consiglio Affari Interni a Lussemburgo. Il nostro Paese, continua il ministro in una dichiarazione scritta, “ha ottenuto il consenso su tutte le proposte avanzate nel corso del Consiglio odierno. In primis, abbiamo scongiurato l’ipotesi che l’Italia e tutti gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori”.
“Abbiamo ottenuto – prosegue – la creazione di un nuovo fondo europeo per i Paesi terzi di origine e transito dei flussi (dimensione esterna). Nel sistema, come misura di solidarietà obbligatoria complementare alla relocation, è prevista anche la compensazione dei ‘dublinanti’. Siamo riusciti ad ottenere un quadro giuridico di riferimento per possibili intese con Paesi terzi sicuri. Abbiamo, altresì, evitato che venissero poste delle limitazioni che avrebbero escluso alcuni Paesi”.
“Anche i termini di responsabilità del Paese di primo ingresso per i casi Sar (ricerca e soccorso, ndr) – aggiunge – sono stati ridotti grazie al nostro intervento. Per la prima volta i casi Sar sono considerati sotto la responsabilità dell’Unione Europea. Per quanto riguarda le procedure di frontiere, su cui l’Italia, a livello nazionale, ha precorso i tempi europei, con le misure introdotte dal decreto Cutro, siamo riusciti ad ottenere la creazione di un sistema efficace di controllo europeo delle frontiere esterne. Abbiamo anche ottenuto una clausola di revisione del sistema dopo un primo test di sostenibilità. È stata poi raggiunta anche l’intesa su misure di sostegno finanziario per la realizzazione operativa (anche mediante infrastrutture) delle procedure di frontiera”.
L’Italia ha ottenuto che i fondi che i Paesi membri verseranno per ogni migrante non ricollocato, in ragione di 20mila euro a persona non accolta, confluiscano in un “fondo”, affidato alla Commissione Europea, “per realizzare quello che l’Italia ha voluto, e che finalmente si realizza: progetti concreti sulla dimensione esterna”, spiega il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. E’ anche, continua, una “questione di dignità, della nostra storia e della nostra posizione”. Perché l’Italia, sottolinea, “non accetta compensi a se stessa per diventare il luogo di trattenimento degli immigrati. Non volevamo che si facesse della nostra posizione geografica un destino naturale”. Quei soldi serviranno dunque a finanziare “progetti sulla dimensione esterna” delle migrazioni, quindi “accordi con Paesi terzi, infrastrutture”, un tasto sul quale il nostro Paese batte da anni.
La questione del collegamento di un richiedente asilo con il Paese di transito nel quale si intende rimandarlo in caso di rigetto della domanda di asilo, chiarisce la ministra per le Migrazioni svedese Maria Malmer Stenergard, in conferenza stampa, “è uno dei punti che è stato leggermente rivisto oggi. Sta agli Stati membri determinare se c’è una connessione tra il richiedente asilo e il Paese terzo” nel quale lo si intende rimandare. Nella posizione negoziale sui regolamenti votata oggi “c’è ancora un collegamento, ma spetta agli Stati membri valutarlo”. La questione della ‘connessione’ del migrante con il Paese di transito era uno degli ultimi punti di frizione: alcuni Paesi insistevano affinché il rinvio nel Paese di transito di un migrante fosse possibile solo nel caso in cui ci fosse un collegamento tra la persona e quel Paese, mentre altri Paesi, come l’Italia, non volevano che sussistesse questa connessione. Il Paese di transito deve essere comunque un “Paese terzo sicuro”, in linea con il diritto internazionale.
Esteri
Cina-Cuba, “accordo segreto per una centrale di spionaggio sull’isola”

Secondo il giornale Usa la centrale permetterebbe ai cinesi di spiare comunicazioni in tutta la zona sud orientale degli Stati Uniti
La Cina ha raggiunto un accordo segreto con Cuba per installare una centrale di spionaggio elettronico nell’isola caraibica che dista meno di 200 chilometri dalla Florida. Lo rivela oggi il Wall Street Journal, sottolineando che questa centrale permetterebbe ai cinesi di spiare comunicazioni in tutta la zona sud orientale degli Stati Uniti, dove si trovano molte importanti basi militari, come il quartier generale dell’Us Central Command di Tampa o Fort Liberty, l’ex Fort Bragg che è la più grande base militare Usa.
Secondo il Journal, i due Paesi avrebbero raggiunto un accordo in via di principio, con Pechino che si sarebbe impegnata a pagare “diversi miliardi di dollari” all’Avana. Anche la Cnn riporta la notizia, citando una fonte dell’intelligence Usa che rivela che Washington è al corrente del piano da alcuno settimane, ma non è chiaro se Pechino abbia già iniziato a costruire la stazione.
Esteri
Zaporizhzhia, allarme Kiev: poca acqua per raffreddare i reattori

Livello critico quasi raggiunto per il bacino della diga di Kakhovka: l'acqua potrebbe non essere sufficiente per essere pompata nel sistema di raffreddamento della centrale

L’acqua del bacino della diga di Kakhovka si sta avvicinando al livello “critico” al di sotto del quale non sarà più possibile pompare l’acqua per il sistema di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia. E’ l’allarme lanciato dal direttore generale della società statale ucraina, Ukrhydroenergo spiegando che ora il livello dell’acqua è sceso a 12,83 metri. “Ci avviciniamo al punto critico: 12,70 metri, sotto il quale non si potrà pompare l’acqua”, ha scritto su Telegram Igor Syrota.
Intanto, il presidente della società ucraina nucleare Energoatom, Petro Kotin, ha fatto sapere che la riserva per il raffreddamento di Zaporizhzhia rimane a un livello massimo di 16,6 metri, sufficienti a soddisfare le necessità della centrale.
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