Esteri
Russia-Ucraina, il costo pagato a due anni di guerra
Equilibri internazionali, leadership e tenuta economica messi a dura prova dal conflitto
Il 24 febbraio 2024 saranno passati due anni esatti dall'inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Due anni che hanno cambiato gli equilibri mondiali e compromesso buona parte delle relazioni su cui si fondavano, con un enorme costo in termini di vite umane e di danni materiali. Chiudendo spazi di dialogo, complice anche la tensione in Medio Oriente e il conflitto tra Israele e Hamas, e aumentando le distanze tra le democrazie occidentali e le grandi autocrazie.
Con i combattimenti sul terreno che vanno avanti senza sosta, ora molto più favorevoli a Mosca che non alla riconquista del territorio da parte di Kiev, il confronto si gioca anche su altri piani: quello politico internazionale, quello della tenuta dei due leader contrapposti, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, e quello economico.
Il piano politico, dalle elezioni americane a quelle europee
Le tornate elettorali in Europa e negli Stati Uniti contribuiranno a indirizzare l'atteggiamento del fronte occidentale, che ha visto nel corso dei due anni di guerra abbandonare l'iniziale e incondizionata scelta di campo in difesa di Kiev per una posizione più articolata e meno granitica, che ha iniziato a mettere in conto i costi e i benefici del protrarsi della guerra.
Evidente quanto potrebbe spostare il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca o anche un risultato al Parlamento europeo che desse più forza a una colazione intorno a posizioni meno atlantiste. Resta però il tema di fondo. La caduta dell'Ucraina potrebbe aprire la strada a una escalation militare russa che potrebbe minacciare le Repubbliche baltiche e quindi direttamente la Nato. L'argomento della 'difesa di Kiev per difendere la democrazia' resta sul tavolo.
La tenuta delle leadership di Putin e Zelensky
Due anni di guerra sono stati lunghi anche per le due leadership che si contrappongono, quelle di Vladimir Putin e quella di Volodymyr Zelensky. Le incognite rispetto alla tenuta del regime del Capo del Cremlino sono sempre legate, nelle aspettative del fronte occidentale, all'ipotesi che si possano creare le condizioni per un capovolgimento dall'interno. Se però la convinzione che la spinta potesse arrivare dalla cerchia degli oligarchi che hanno visto ridimensionare la loro ricchezza e i loro margini di manovra si è affievolita con il passare del tempo, la morte in carcere di Aleksey Navalny contribuisce a segnare una macabra continuità nella sistematica eliminazione di qualsiasi potenziale focolaio di opposizione politica.
Difficile anche che possano verificarsi le condizioni per una sollevazione popolare, nonostante la pessima qualità della vita e il gigantesco sacrificio richiesto per la mobilitazione militare. Zelensky deve invece fronteggiare difficoltà sempre più evidenti. Sono dettate dall'evoluzione negativa del conflitto, da un 'effetto assuefazione' che pesa nell'opinione pubblica, dal sostegno internazionale che si riduce, soprattutto in termini di risorse finanziarie, e da una resistenza sempre più costosa in termini di vite umane e di danni materiali.
Il piano economico, le conseguenze del conflitto pesano
Le conseguenze del lungo conflitto pesano anche sul piano economico. Restano centrali le risorse necessarie a finanziare la resistenza ucraina, che si stanno però progressivamente esaurendo. Kiev avrebbe bisogno di armi e munizioni in quantità tale almeno da pareggiare la produzione della macchina bellica russa, che sta girando a pieno regime. Senza sottovalutare le risorse necessarie per la ricostruzione, ormai arrivate alla soglia dei 500 miliardi di dollari secondo l'ultima stima della Banca mondiale.
La guerra è un fattore decisivo anche rispetto allo stato di salute dell'economia russa, ormai sorretta sempre di più dalla produzione bellica. Nonostante le sanzioni internazionali, che al netto della propaganda e delle posizioni strumentali hanno avuto un effetto consistente ma non risolutivo, l'economia russa tiene perché è ormai un'economia di guerra, con le spese belliche che superano ampiamente il 6% del pil.
Le ricadute per l'economia europea, legate a una crisi dell'energia sostanzialmente rientrata e a un'inflazione che si sta progressivamente sgonfiando ma anche alle incertezze e i rischi per la crescita che restano consistenti, si intrecciano con l'eterno dibattito sull'efficacia delle sanzioni e l'opportunità di proseguire nel sostegno a Kiev. La sintesi, grossolana ma verosimile, si avvicina alla tesi che la guerra stia mettendo in ginocchio Volodymyr Zelensky e l'Ucraina, stia pesando sulle economie europee e sia invece indispensabile a Vladimir Putin per conservare il suo regime e alla Russia per non implodere. (Di Fabio Insenga)
Esteri
Ucraina, Biden: “Invio armi a Kiev inizierà nelle...
Il presidente Usa firma la legge da 95 miliardi di dollari per aiuti all'estero: "Per la sicurezza di Israele, ma anche per interventi umanitari a Gaza"
"Ora ci dobbiamo muovere velocemente, e lo faremo". E' quanto ha detto il presidente americano Joe Biden oggi alla Casa Bianca dopo aver firmato la legge da 95 miliardi di dollari per gli aiuti e le armi all'Ucraina, ad Israele e Taiwan, affermando che ora "gli Stati Uniti manderanno a Kiev gli aiuti di cui ha bisogno per continuare a combattere".
In realtà l'Ucraina ha già ricevuto i missili a lungo raggio Atacms. Il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha confermato la notizia diffusa da Politico secondo cui gli Stati Uniti hanno inviato in segreto all'Ucraina i missili a lungo raggio Atacms.
"Posso confermare, come avete sentito da altri, che il presidente ha ordinato al suo team di fornire all'Ucraina un numero significativo di missili Atacms da utilizzare all'interno del territorio sovrano dell'Ucraina", ha dichiarato Sullivan, aggiungendo che "ne invieremo altri, ora che abbiamo ulteriore autorità e denaro".
Cosa ha detto Biden
"Mi assicurerò che gli invii inizino subito - ha detto Biden alla Casa Bianca - nelle prossime ore cominceremo ad inviare munizioni per la difesa aerea, per artiglieria, sistemi missilistici e veicoli blindati". "Questo pacchetto è un investimento non solo per la sicurezza dell'Ucraina, ma anche dell'Europa e anche della nostra sicurezza", ha aggiunto.
Biden ha fatto riferimento al fatto che questa legge arriva dopo molti mesi dalla sua richiesta di fondi, lo scorso autunno. "Il cammino verso la mia scrivania è stato difficile, sarebbe dovuto arrivare prima, ma alla fine ha fatto quello che sempre fa l'America, è all'altezza del momento", ha sottolineato, non mancando però di fare un affondo ai repubblicani che hanno tenuto bloccati gli aiuti per Kiev.
"Mentre per mesi i repubblicani hanno bloccato gli aiuti, e agli ucraini venivano meno artiglieria e munizioni, gli amici di Putin lo mantenevano ben rifornito - ha scandito - gli iraniani mandavano droni, Corea del Nord mandava missili balistici, Cina componenti per rafforzare la produzione bellica. Con tutto questo sostegno, la Russia ha ripreso gli attacchi sulle città e le infrastrutture ucraine".
Il messaggio a Putin: "Se Russia attacca la Nato..."
Quanto a Mosca, "se Putin attacca un alleato Nato come sta attaccando l'Ucraina, non avremmo altra scelta che andare in loro aiuto, come hanno fatto con noi l'11 settembre", ha affermato Biden, riferendosi all'articolo 5 della difesa collettiva dell'Alleanza Atlantica, finora invocato solo dopo gli attacchi del 2001 a New York e Washington da parte di Al Qaeda. Il presidente americano ha infatti espresso la sua convinzione che se "Putin riuscirà ad averla vinta in Ucraina, la sua prossima mossa sarebbe un attacco diretto ad un alleato Nato".
"Il pacchetto odierno di aiuti militari americani per l'Ucraina è vitale", ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ringraziando sui social tutti gli americani che lavorano nelle imprese della difesa. "È fondamentale che gli accordi raggiunti tra me e il presidente Biden siano pienamente attuati. Grazie, America!", ha aggiunto il leader ucraino, annunciando "ogni sforzo" per compensare i mesi "trascorsi tra dibattiti e dubbi".
Aiuti per Israele e Gaza
Il pacchetto firmato da Biden contiene anche nuovi aiuti militari ad Israele. "Il mio impegno per Israele, voglio ribadirlo, è ferreo: voglio essere sicuro che abbia quello di cui ha bisogno per difendersi contro l'Iran e i terroristi che sostiene, e con questi aiuti gli Stati Uniti sostengono la difesa aerea e sistemi cruciali in modo che l'Iran non possa portare a termine la distruzione a cui puntava 10 giorni fa", ha detto il presidente Usa, aggiungendo che la legge però "allo stesso tempo, in modo molto significativo, aumenta l'assistenza umanitaria che stiamo mandando alla popolazione innocente di Gaza che sta lottando con le conseguenze di questa guerra iniziata da Hamas".
Il presidente americano ha parlato di un miliardo di dollari di aiuti aggiuntivi per Gaza per "assicurare immediatamente un aumento degli aiuti, che comprendono cibo e forniture mediche". "Israele deve garantire che gli aiuti raggiungano i palestinesi e Gaza senza ritardi", ha poi aggiunto Biden, ribadendo che "tutto quello che facciamo è teso a portare gli ostaggi a casa, assicurare il cessate il fuoco e fissare le condizioni per una pace duratura".
Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha ringraziato il presidente degli Stati Uniti. "La nostra alleanza è di ferro", ha scritto Katz in un breve post sul social X.
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Ilaria Salis candidata alle Europee, il padre: “Non...
Roberto Salis a Strasburgo: "Mia figlia è imputata non criminale, candidatura non è aggravante"
Ilaria Salis "è in questa situazione dal settembre 2023. Ha deciso di candidarsi alle elezioni europee con Avs non per scappare dal processo. Lo fa perché ritiene di avere diritto ad un processo giusto". Lo dice Roberto Salis, il padre dell'insegnante lombarda in carcere a Budapest da oltre un anno con l'accusa di aver preso parte all'aggressione di un gruppo di neonazisti, a margine della plenaria a Strasburgo.
"Mia figlia - insiste Salis - sta cercando di avere un processo giusto: la candidatura consente, tramite l'immunità, di ottenerla. Nel momento in cui stata ottenuta, poi, se si attiva la procedura per un processo giusto, ovviamente mia figlia non scappa dal processo e vuole dimostrare la propria innocenza come ha sempre detto".
"Mia figlia è imputata non criminale"
Quindi replica alle parole dell'eurodeputata ungherese di Fidesz Eniko Gyori, che parlando dell'ipotesi di un'elezione di Salis ha osservato che ci sono altri "criminali" già eletti nel Parlamento Europeo.
"Non ho sentito l'intervento dell'esponente di Fidesz. Bisogna che ci si metta bene in testa che mia figlia è imputata. Se qualcuno definisce mia figlia una criminale, non fa altro che comprovare che le motivazioni che sono addotte nella mozione che sarà presentata tra poco sono assolutamente veritiere e doverose". Ilaria Salis, aggiunge il padre, "si sta candidando: il fatto che qualcuno si candidi alle elezioni europee non può costituire in alcun modo un'aggravante per la sua situazione giudiziaria. Mia figlia - ricorda - è sottoposta al carcere duro da 14 mesi. Ha la possibilità di parlare 70 minuti alla settimana, soltanto con tre numeri abilitati. E' estremamente difficoltoso dialogare con lei. Soltanto prendere la decisione di candidarsi alle elezioni è stato quasi impossibile: sono decisioni importanti e mia figlia non ha piena contezza di quello che succede nella politica italiana. Non la considero una campagna elettorale: io sono il papà di Ilaria e sono qui per difendere i diritti di mia figlia", afferma.
"Ho visto mia figlia a Budapest mercoledì scorso - fa sapere - per il colloquio mensile di un'ora che ci è consentito ogni mese. Era abbastanza motivata e contenta di aver fatto la scelta di candidarsi alle elezioni. E' determinata, anche troppo", assicura.