

Lavoro
Turismo, Les Roches: formare manager capaci e che sappiano essere innanzitutto buoni leader
“La carenza di talenti nel settore dell’ospitalità è una realtà in molti Paesi. Gli istituti di istruzione superiore hanno una grande responsabilità: formare manager capaci e che sappiano essere innanzitutto buoni leader. Umiltà, passione e ascolto sono qualità fondamentali, che non si imparano sui libri ma che scuole come la nostra devono saper trasmettere ai propri studenti. Scegliere una carriera nell’ospitalità significa scegliere di servire: bisogna avere una passione per le persone, prendersi il tempo per ascoltarle e capire cosa vogliono”. Ad affermarlo Carlos Diez de la Lastra, Ceo di Les Roches Global, prestigioso istituto di formazione svizzero, che nei giorni scorsi è intervenuto alla Gto Conference (Giovani talenti dell’ospitalità), a Roma.
“Spesso i grandi alberghi – spiega – hanno brand riconoscibili e una forte reputazione, ma mancano di un protocollo per attrarre e motivare i dipendenti: la visione del middle e senior management può davvero fare la differenza. I nostri studenti si formano in ambienti innovativi che sono un interessante mix tra un campus universitario e un resort di lusso, dove possono mettersi alla prova in situazioni che affronteranno nella loro futura vita professionale, comprese sale demo dotate di tecnologie all’avanguardia. “Prima della pandemia, i nostri studenti avevano già circa cinque opportunità di lavoro tra cui scegliere il giorno della laurea, oggi ne hanno almeno il doppio. Ai giovani che sono indecisi se avvicinarsi a questo settore, dico di non esitare, c’è sicuramente un’opportunità là fuori per voi”.
Quanto alla formazione a distanza, aggiunge, “è una realtà e ci permette di ampliare le opportunità legate alla nostra offerta formativa, che però non può sostituire completamente l’esperienza della formazione sul campo e nei campus, dove l’interazione con studenti provenienti da tutto il mondo prepara a muoversi in ambienti sempre più multiculturali dove il contatto umano è fondamentale”.
Lavoro
Fiere, Ride on: al via dal 9 all’11 giugno la festa delle due ruote organizzata da Fiera Roma


Scatta il conto alla rovescia per la festa dei motociclisti promossa da Motodays, la storica manifestazione di Fiera Roma dedicata alle due ruote. Dal 9 all’11 giugno Fiera Roma organizza ‘Ride On’ festa dei Motociclisti – moto, musica, solidarietà, una tre giorni all’insegna delle due ruote per riunire i motociclisti del centro Italia all’insegna di divertimento, sicurezza, solidarietà e, naturalmente, passione per le moto.
Da Ride on, Fiera Roma sarà anche il primo polo fieristico italiano ad avere una tv in diretta. Nel corso della tre giorni sarà infatti inaugurata la app Fiera Channel, applicazione ideata da Italia Television Group che consente di vedere in diretta su qualsiasi device ciò che sta accadendo in fiera (che sarà proiettato anche sui maxi schermo del quartiere fieristico).
Molte le attività proposte. Per chi ama cavalcare le due ruote è in via di definizione un intenso programma di run tra Roma e provincia (la partecipazione è gratuita per chi acquista il biglietto di Ride On in prevendita). Si parte con la run notturna di venerdì 9 organizzata in collaborazione con Moto Club Polizia di Stato.
Nella mattina di sabato 10 è in programma l’itinerario ‘Sotto gli occhi di Elena’: in una sorta di omaggio a Roma su due ruote, centinaia di biker vestiti da antichi romani sfileranno da Fiera Roma fino al Circo Massimo, dove potranno ammirare una filologica rievocazione storica della Roma imperiale (aperta a tutta la città) a cura delle Associazioni Civiltà Romana e Auxilia Legionis Aps. Nelle giornate di sabato 10 e domenica 11, avranno luogo anche le run organizzate in collaborazione con Moto for Peace, Moto Club Roma e Motorday CC (per maggiori dettagli www.motodays.it).
Ride On è anche un’ottima occasione per provare nuovi modelli di moto: ci saranno infatti le demo ride di modelli 2023 di importanti brand. In mostra, grazie alla passione dei membri del Moto Club Castellammare Adriatico, anche una selezione tematica delle iconiche ‘tre cilindri’, protagoniste di un progetto industriale che ha trovato riscontro soprattutto in Gran Bretagna, ma non solo. Tra gli esemplari in esposizione, una Trident Triumph color viola brillante e due BSA da gara dei primi anni ’70, con le quali ha corso anche il mitico Mike Hailwood.
Sabato 10 giugno alle ore 17.30 la sicurezza diventa ancora più protagonista, all’insegna della concretezza. Sul palco di Ride On ci sarà il talk show ‘Innovazione e sicurezza stradale, la strada è una sola!’, dedicato alla memoria di Elena Aubry, la sfortunata biker romana che perse la vita nel 2018 a causa del fondo stradale dissestato.
Organizzato da Fiera Roma e Graziella Viviano, mamma di Elena e presidente dell’associazione ‘Sotto gli occhi di Elena’, l’appuntamento vuole essere un confronto diretto e consapevole tra istituzioni, aziende e tutto il popolo delle due ruote, per affrontare concretamente il tema della sicurezza su strada, promuovendo consapevolezza a tutti i livelli di interlocuzione e delineando provvedimenti e strumenti che andrebbero adottati per salvare vite.
Sono stati invitati a parlarne il Ministero dei Trasporti, la Regione Lazio, Roma Capitale, Anas, Ania, Polizia stradale e motociclismo. Al termine dell’incontro, ci sarà la premiazione di alcune tra le aziende che si sono distinte per le loro innovazioni sul tema. Tra gli esempi, il cui utilizzo e la cui efficacia verranno mostrati in loco, gli airbag per moto, veri e propri salva vita, e l’app di tracciatura dello stato del manto stradale.
Un’attenzione particolare nel corso della tre giorni è riservata a bambini e ragazzi. Per quelli (di età tra i 7 e i 14 anni) che vorranno provare a guidare un motociclo Federmoto sarà a disposizione con la Scuola di motociclismo federale. E ai ragazzi già in possesso di motociclo e/o di licenza agonistica offrirà un Corso Teorico Pratico (entrambe le iniziative vengono svolte a titolo completamente gratuito). La Federazione Motociclistica italiana sarà presente in Fiera anche con il proprio Comitato regionale, con uno spazio presidiato anche dal Registro storico Fmi.
Ugualmente dedicata ai più piccoli l’iniziativa organizzata dal Moto Club Roma con la Onlus Una Zebra a Pois (https://unazebraapois.org), associazione particolarmente attiva con bambini e ragazzi con disturbi dello spettro autistico e dello sviluppo . Esperti piloti del club saranno a disposizione per far provare – in assoluta sicurezza – a bambini e ragazzi coinvolti dalla Onlus l’ebbrezza di un giro in moto.
Molte le associazioni del terzo settore che saranno presenti a Ride on: Una zebra a pois, di cui sopra, Adv – associazione disabili visivi, Aipd – Associazione italiana portatori sindrome di down – sez. Roma, che realizzeranno alcune attività di interazione con Solidarietà Bikers, una delle associazioni di bikers maggiormente coinvolte nel sociale, Chiara e Francesco, che si occupa di prevenire abusi e maltrattamenti verso bambini e ragazzi.
Lavoro
illycaffè partner di Vivero de Atitude, programma socio-ambientale brasiliano

Obiettivo creare iniziative e progetti per la conservazione del Bioma Cerrado e, contestualmente, creare valore sociale.

illycaffè, prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione B-Corp, è partner di Viveiro de Atitude (Vivaio di Atitude), il programma socio-ambientale sviluppato in Brasile dalla Cooperativa do Cerrado Mineiro di monteCCer, che riunisce i produttori di caffè di Monte Carmelo nello stato di Minas Gerais, con l’obiettivo di creare iniziative e progetti per la conservazione del Bioma Cerrado e, contestualmente, creare valore sociale.
Il vivaio di Atitude produce ogni anno più di 140 specie autoctone, con lo scopo di renderle disponibili all’intera comunità, per ripiantarle nelle aziende agricole limitrofe o nelle aree urbane del territorio.
La piantumazione di piante autoctone nel territorio favorisce la protezione delle fonti acquifere e del bioma della regione del Cerrado. Attraverso programmi di educazione ambientale sostenuti da illycaffè, il progetto consente di aumentare la superficie delle foreste, preservare le sorgenti e conservare la biodiversità, elementi fondamentali per contrastare gli effetti del cambio climatico e quindi tutelare la produzione di caffè di qualità.
Ogni anno il vivaio vende circa 60mila piantine e devolve il ricavato alle istituzioni locali, che lo impiegano per sviluppare progetti sociali. Grazie ai fondi raccolti, in questi anni è stato possibile creare servizi di doposcuola per i bambini e costruire spazi adatti alle esigenze dei più anziani. In tre anni sono più di 17mila le persone che hanno beneficiato direttamente del progetto.
“La crescita sostenibile non può prescindere dalla difesa dell’ambiente e della comunità, elementi che dovrebbero sempre più alimentarsi a vicenda, producendo un circolo virtuoso -spiega Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè- sosteniamo Vivero de Atitude fin dagli esordi perché crediamo nel valore della collaborazione e della condivisione della conoscenza per sviluppare progetti che favoriscono la creazione di valore sociale e ambientale nel lungo periodo”.
Come Società Benefit, illycaffè crede nella necessità di costruire un sistema in grado di rigenerarsi da solo, garantendo il benessere delle persone e del Pianeta. Per questo l’azienda lavora mano nella mano con i produttori di caffè, formandoli alla qualità sostenibile e supportando i progetti che creano valore per la comunità e per l’ambiente.
Lavoro
Tributaristi a viceministro Leo, prorogare versamenti collegati a dichiarazioni redditi

Riferiti ai contribuenti soggetti agli Isa

L’Istituto nazionale tributaristi (Int), per mano del suo presidente Riccardo Alemanno, ha inviato una nota al vice ministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo, con richiesta di proroga dei versamenti collegati alle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti soggetti agli Isa (Indici sintetici di affidabilità).
La richiesta fa seguito a quella già presentata dall’Associazione Nazionale Commercialisti, si legge infatti nella nota: “omissis facendo seguito alle richieste già avanzate da altre associazioni di categorie professionali contabili, sono a richiedere anche a nome dei tributaristi Int la proroga, al 20 luglio, della scadenza per i versamenti collegati alle dichiarazioni dei redditi 2023 dei contribuenti soggetti agli Isa”. La proroga della scadenza del 30 giugno è ritenuta necessaria per le modifiche apportate agli Indici di affidabilità fiscale, nonché i recenti chiarimenti pervenuti in merito alla loro applicazione.
Scrive Alemanno: “Non sono un ‘fan’ delle proroghe, ma spesso sono necessarie per dare modo ai contribuenti e agli intermediari fiscali che li assistono di adempiere correttamente agli obblighi dichiarativi, senza dover incorrere nel pagamento di somme aggiuntive. Ciò detto evidenzio, come del resto Lei ben sa data la Sua competenza ed esperienza in ambito tributario, che la proroga per essere efficace deve essere anche tempestiva e non giungere a ridosso della scadenza programmata. Lo spostamento dei termini al 20 luglio consentirebbe quel minimo rinvio necessario per evitare pagamenti aggiuntivi e la concomitanza con altre scadenze fiscali”.
Lavoro
Consulenti lavoro: per welfare aziendale diffusione in crescita e digitalizzazione

Secondo il 55,9% dei 2000 consulenti del lavoro intervistati dalla Fondazione studi consulenti del lavoro nell’ambito di un'indagine

Diffusione in crescita e digitalizzazione come elemento determinante. Sebbene permangano dubbi sulle politiche da adottare, le pmi italiane, nel biennio passato, hanno puntato di più sul welfare aziendale. Lo afferma il 55,9% dei 2000 consulenti del lavoro intervistati dalla Fondazione studi consulenti del lavoro nell’ambito dell’indagine, pubblicata oggi, dal titolo ‘Il welfare aziendale: diffusione e prospettive nelle pmi’.
Il cambio di paradigma nelle pmi rilevato dalla survey, favorito dalla pandemia e dall’escalation inflazionistica, sembrerebbe ormai consolidato: il 61,1% del campione, infatti, ritiene che nel 2023-2026 il welfare si diffonderà ulteriormente, con particolare riguardo agli strumenti di sostegno diretto alle famiglie (77,4%), all’area salute e assistenza (38,1%), alla conciliazione vita-lavoro (33,5%) e, in quota minore, alla formazione e all’aggiornamento professionale (21,9%) e alla previdenza (18,6%).
A livello territoriale, però, emergono differenze: se al Nord la spinta verso questi strumenti, oltre a essere più netta, sembra abbracciare una gamma più ampia di interventi, perlopiù in tema di salute e assistenza e conciliazione vita-lavoro, al Sud spicca un’attenzione maggiore al tema della formazione. In tutto lo Stivale, traino della crescita saranno soprattutto i vantaggi fiscali previsti dalla normativa (40,2%), ma anche la dinamica inflattiva e le sue ripercussioni sul potere d’acquisto dei salari (40%). Per le pmi italiane, poi, welfare aziendale è sinonimo di buoni pasto: immediati, flessibili e smart. È il 39,8% degli intervistati a definirli “molto diffusi” e il 42,2% “abbastanza diffusi”, con una loro concentrazione soprattutto al Centro e al Sud. Seguono i buoni benzina (40,3%) e quelli multicategoriali (34,6%).
Una tendenza che potrebbe non rallentare: da qui a tre anni, infatti, i buoni benzina cresceranno più di tutti (49,1%). Eppure, permane la preoccupazione che il welfare aziendale possa rappresentare un “costo aggiuntivo” per l’impresa (31,3%), e la scarsa conoscenza degli strumenti a disposizione (24,1%), in particolare al Centro e al Sud, insieme con la “complessità di gestione” (21,1%) rappresentano gli elementi maggiormente percepiti come limitanti per le pmi. A fare la differenza, sotto quest’ultimo profilo, potrebbero essere una maggiore semplificazione, grazie al digitale, di strumenti e processi, oltre alla previsione di incentivi alle aziende che erogano tali prestazioni. Volàno dell’informazione, invece, le piattaforme per l’accesso ai servizi di welfare, ancora “poco” diffuse (55,4%).
I dati dimostrano come la digitalizzazione resti un obiettivo da raggiungere e che sulla diffusione del welfare aziendale nelle pmi potrebbe avere, secondo gli intervistati, un impatto molto positivo, in particolare su questi aspetti: la varietà e la flessibilità dei servizi erogati (52,7%); la gestione amministrativa (52,9%); la soddisfazione dei lavoratori (53,4%); il miglioramento della qualità degli strumenti (54,4%).
“La digitalizzazione dei servizi di welfare è per Sodexo Benefits and Rewards Services a tutti gli effetti una priorità, nonché un driver di investimento fondamentale nella strategia di medio-lungo termine”, afferma Anna Maria Mazzini, chief growth officer di Sodexo Benefits and Rewards Services. “I dati della ricerca confermano la centralità e l’urgenza di lavorare in questa direzione per un miglioramento a 360° del comparto”, prosegue.
“L’indagine mette nero su bianco la funzione essenziale svolta dai professionisti intermediari nell’orientare e assistere le aziende nell’attuazione delle politiche di welfare aziendale. Puntare su questi strumenti è una scelta che ci impone il mercato, con i lavoratori che cercano un miglior work-life balance e i datori più attenti alle esigenze dei dipendenti. È fondamentale, allora, avvalersi di chi conosce questi strumenti, anche grazie al lavoro svolto quotidiano al fianco delle imprese”, commenta Rosario De Luca, presidente del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro.
Lavoro
Penny triplica la presenza nella Capitale, partenza del nuovo Truck

La campagna di city domination viene declinata attraverso i circuiti bus, pensiline e affissioni con formati ad alto impatto visivo nelle zone Termini, Santa Maria Maggiore e Appia Nuova

In poche settimane Penny Italia, con oltre 20 stores, triplica la sua presenza nella capitale; e Roma è anche la città di una campagna di comunicazione che parla la “lingua” del territorio nonché tappa di partenza del nuovissimo Penny Truck. ‘Anvedi quanti Penny’, ‘Se vedemo ar Penny’, ‘Daje Penny’ sono solo alcuni dei messaggi essenziali, rigorosamente in romanesco in cui – proprio come nel passa parola di quartiere – possono imbattersi cittadini e turisti della capitale. La campagna di city domination viene declinata attraverso i circuiti bus, pensiline e affissioni con formati ad alto impatto visivo nelle zone Termini, Santa Maria Maggiore e Appia Nuova.
Il programma di iniziative di street marketing e di attivazione di traffico in negozio verrà supportato dal nuovo Penny Truck. Si tratta di un Penny mobile, su ruote, dotato di doppia alimentazione – full solar-eco per le attività in sosta –, che sarà ambasciatore del brand in tutte le piazze della città vicine ai nostri punti vendita. Il nuovo mezzo Penny incontrerà famiglie – già clienti e potenziali – racconterà i valori dell’azienda e sarà anche il punto di riferimento per eventi di recruiting, responsabilità sociale e per tutte le occasioni chiave. Penny Truck, infatti, seguirà una strategica rotta attraverso l’Italia, toccando tutte le regioni Penny, partendo appunto da Roma, cambiando lingua e abito, a seconda delle occasioni e dei luoghi. Unico, Vicino ed incredibilmente semplice, proprio come la mission del brand.
“Abbiamo fortemente voluto un modo diverso e distintivo -conferma Bruno Bianchini, direttore marketing Penny Italia- per raccontare i valori del nostro brand fuori dai tradizionali confini del punto vendita, creando una preziosa occasione di incontro ed ascolto con le persone e le comunità del territorio dove operiamo”.
Lavoro
Infortuni, Romano (PwC Italia): “Processi salute e sicurezza sul lavoro ancora poco digitalizzati”

Tra i settori best in class: oil & gas e farmaceutico, ma il margine è ancora ampio

“In Italia i processi di salute e sicurezza sul lavoro risultano ancora poco digitalizzati”. Lo dice, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Modestino Romano, director PwC Italia, other trust services. “Oggi – afferma – la tecnologia e la digitalizzazione sono in grado di supportare la gestione dei processi aziendali, si pensi a come i software costituiscano sempre di più asset aziendali, alla sistematica ricerca dell’interconnessione tra i sistemi, al fatto che è possibile gestire una transazione finanziaria tramite un software in grado di predisporre la richiesta, approvarla, trasmetterla alla banca e movimentare automaticamente i conti correnti”.
“Per i processi relativi alla salute e sicurezza sul lavoro invece – sottolinea – il livello di digitalizzazione delle attività, anche le più elementari, presenta ancora importanti margini di miglioramento, con impatti rilevanti in termini di prevenzione sui luoghi di lavoro. Negli ultimi 6 anni, le denunce all’Inail per infortuni sul lavoro sono pressoché costanti, con circa 3 morti al giorno. In moltissime aziende il documento di valutazione dei rischi è costituito da pagine e pagine cartacee ed il monitoraggio delle scadenze relative alla formazione ssl è ancora gestito tramite excel”.
“Sono numerose – avverte Modestino Romano – le attività connesse alla salute e sicurezza sul lavoro che, attraverso la digitalizzazione, potrebbero garantire una gestione più efficace ed accurata, nonché consentire anche un maggior allineamento rispetto agli adempimenti normativi sottostanti. Uno dei principali strumenti di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro è rappresentato da efficaci percorsi di formazione che richiedono aggiornamenti e richiami continui. Spesso gli infortuni si generano per carenze formative dovute anche alla difficoltà di assicurare un adeguato monitoraggio sulle scadenze, per il mancato utilizzo di piattaforme informatizzate. Lo stesso si può dire del monitoraggio della sorveglianza sanitari”.
“Il monitoraggio stesso della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro in costante evoluzione – osserva – è nella maggior parte dei casi affidato alle capacità dei soggetti incaricati di presidiare, in autonomia, le tematiche anziché a strumenti digitali. Poco digitalizzate risultano inoltre le attività di valutazione rischi o le modalità segnalazione e di gestione a seguito di malfunzionamenti, anomalie su impianti, postazioni, attrezzature, pericoli, ecc”.
“Per capire l’importanza e il supporto che la digitalizzazione può dare a tali attività – chiarisce – si pensi ad esempio che nell’ultimo anno, gli esiti della vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro, sul rispetto degli obblighi prevenzionistici relativi al D.lgs. 81/08, evidenzia (pubblicato nel mese di maggio 2023 e relativo al periodo 2022) come la stragrande maggioranza delle violazioni riguardino aspetti generali della salute e sicurezza sul lavoro ed in particolare il 18% delle violazioni attiene alla sorveglianza sanitaria, il 19% ad attività formative e il 12% ad inadeguate valutazioni dei rischi aziendali. I settori più interessati da tali violazioni riguardano il terziario e l’edilizia. Tali irregolarità, di natura penale, espongono altresì soci, investitori ed amministratori delle aziende a responsabilità amministrative e penali tali da poter compromettere, nei casi più gravi, la continuità delle stesse o la capacità di attrarre investimenti”.
Ma quali sono i settori più performanti nella digitalizzazione delle attività di salute e sicurezza? “I settori oil & gas e farmaceutico – risponde Modestino Romano – sono tra i più avanzati in termini di gestione dei processi e attività attraverso l’utilizzo di software e applicativi gestionali per le attività di valutazione dei rischi, formazione dei dipendenti, gestione degli incidenti e monitoraggio/reportistica dei principali parametri connessi con la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli effetti positivi dell’adeguamento alla digitalizzazione sono rappresentati dal fatto che questi settori presentano un numero praticamente irrilevante di infortuni sul lavoro (meno del’1% di entrambe i settori di infortuni sul lavoro secondo i dati Inail) a differenza di alcuni altri settori in cui il grado di digitalizzazione è ancora carente o presso le piccole e medie aziende”.
“La digitalizzazione delle attività connesse alla salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro – dice – richiede importanti investimenti iniziali in termini di tecnologie, formazione e adeguamento dei processi aziendali, che possono impattare significativamente sulle società. Tuttavia, qualsiasi azienda può trarre vantaggi significativi dagli investimenti in ambito di salute e sicurezza sul lavoro, in termini di competitività e redditività (ad esempio, secondo le stime dell’Agenzia europea per la sicurezza sul lavoro, ogni malattia professionale ha un costo di circa 200 mila euro e altrettanto ingenti sono i costi degli infortuni considerando il numero di giornate di lavoro perse e la necessità di sostituzione del lavoratore, le fermate degli impianti, i costi delle sanzioni, ecc,) oppure di miglioramento/consolidamento della propria immagine e reputazione presso i principali stakeholders e in termini di motivazione dei dipendenti che si sentono protetti e tutelati rispetto ad un loro fondamentale diritto”.
“Alcune tecnologie digitali tra cui l’Internet of Things (IoT) e l’Intelligenza Artificiale (AI) – assicura – possono fornire un importante supporto per la gestione di alcuni degli aspetti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, consentendo alle aziende di raccogliere dati in tempo reale e di prendere decisioni più rapide ed efficaci grazie a basi dati più ampie, complete ed accurate.
“L’AI – spiega Modestino Romano – può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati sui processi, l’ambiente di lavoro e i comportamenti dei dipendenti per identificare i rischi di sicurezza collegati. Ad esempio, l’AI può analizzare i dati dei sensori ambientali per identificare le condizioni di lavoro potenzialmente pericolose, come la presenza di sostanze chimiche o la mancanza di illuminazione adeguata, che attraverso telecamere, meccanismi di alert automatici o sensori consentirebbero di impedire / gestire situazioni critiche quali sversamenti, esplosioni o anomalie. Oppure l’utilizzo di droni o sensori può consentire l’automazione di attività o parti di essi, quali il monitoraggio delle infrastrutture oppure la gestione di pulizie e verifiche in luoghi angusti o spazi confinati come cisterne e pozzi, che molto spesso rappresentano attività lavorative ad alto rischio di mortalità”.
“Altro ambito di utilizzo dell’AI – sottolinea – può riguardare il monitoraggio circa l’evoluzione della normativa cogente deve supportare qualsiasi metodo e criterio di valutazione dei rischi della salute e sicurezza sul lavoro. In questo ambito esistono alcune piattaforme di AI che consentono di effettuare le analisi delle normative pubblicate dalle principali autorità italiane o europee al fine di valutarne l’impatto su normative, policies, processi e unità organizzative interne in modo da ottenere un puntuale e tempestivo riscontro circa gli eventuali disallineamenti tra normative esterne ed interne”.
“Ulteriore ambito di possibile utilizzo di tecnologie avanzate – dice -potrebbe riguardare la gamification, mediante realtà virtuale o aumentata, nell’ambito della prevenzione e della promozione della salute e sicurezza sul lavoro. In questo caso si utilizza, al posto delle tradizionali modalità di erogazione della formazione, caratterizzate da contenuti molti teorici, tecnici e in grado di assicurare un basso coinvolgimento emotivo da parte dei partecipanti, la tecnica del gaming mediante la simulazione di scenari di rischio in cui ciascun giocatore è chiamato a gestire tali scenari con l’obiettivo di mettere al sicuro la propria integrità e quella dei colleghi di lavoro”.
“L’efficacia di tale tecnologia – commenta – sarà maggiore quanto più customizzabile sarà lo scenario di rischio e di pericolo immaginato in funzione dello specifico settore di appartenenza”.
Lavoro
Design, ‘3days’ a Copenhagen: talenti e turisti alla scoperta di opere iconiche e spirito hygge

Al via il Festival nell’anno della Capitale mondiale dell’architettura, che attraverso 13 distretti 3 hub offre un'esperienza multisensoriale tra avanguardia, sostenibilità e inclusione

Appuntamento a Copenhagen per i talenti del design di tutto il mondo. Che siano emergenti o affermati, startup innovative o brand iconici, per tutti il 3daysofdesign, uno degli eventi annuali più importanti nel panorama del design contemporaneo, in programma dal 7 al 9 giugno nella capitale danese, è immancabile. E mai come in questo 2023, in cui festeggia il suo decennale: un’edizione a cifra tonda, che cade proprio nell’anno in cui Copenhagen è anche Capitale mondiale dell’architettura. Un titolo attribuitole dall’Unesco e dall’Uia-Unione internazionale degli architetti per lo sguardo innovativo verso temi come la sostenibilità, l’inclusività, il benessere, proiettati in un’evoluzione architettonica che ne fa una città in continuo divenire, dove si incrociano sperimentazione e tradizione. Momento clou dell’anno sarà il congresso mondiale dell’Uia, dal 2 al 6 luglio, quando architetti, paesaggisti, designer, ricercatori, studenti e imprenditori si incontreranno a Copenhagen per riflettere sul contributo dell’architettura per un futuro sostenibile. In programma anche una vera e propria maratona, la Architecture Run, dove sarà possibile correre fra edifici avveniristici al fianco di archi-star.
Eventi e iniziative si susseguono durante tutto l’anno per celebrare questa ‘filosofia’ che vede l’architettura moderna strumento per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030: già nel 2025 Copenhagen sarà completamente carbon neutral, grazie alle scelte green adottate negli ultimi anni, dai trasporti pubblici ecologici all’estensione delle piste ciclabili in un paese che quotidianamente si sposta in bicicletta. E dove l’elevato livello di vivibilità ha molto a che fare anche con un modello urbano innovativo, dove il benessere dei cittadini va a braccetto con la tutela dell’ambiente.
Un percorso avviato sin dagli anni Novanta, quando, per uscire dalla crisi economica, si cominciò a progettare edifici moderni e a ridisegnare quartieri che affiancano il centro storico medievale, dando un volto nuovo all’assetto urbano. Tanto che, per i suoi abitanti, la città offre sempre un angolo visuale inedito, per chi la visita è una continua scoperta e anche per chi ci torna il panorama è ogni volta più ricco. Ed è così che si presenta Copenhagen quest’anno, fra mostre ed eventi che ispirano infiniti itinerari che designer, architetti o turisti possono percorrere.
A cominciare dai tre giorni del festival 3daysofdesign, durante i quali si può assistere ad anteprime, lanci di prodotti, workshop e dibattiti sparsi per la città. Oltre 290 gli espositori, danesi e internazionali, pronti a presentare le ultime tendenze in fatto di arredo, oggetti, accessori, materiali. Il tema di quest’anno, ‘Where would we be without you?’ (‘Dove saremmo senza te?’), è declinato attraverso 3 hub ufficiali e 13 distretti, distribuiti in città fra luoghi storici e location d’avanguardia, ognuno con le sue peculiarità, dove si possono scoprire musei, gallerie, showroom, concept innovativi, locali di tendenza, gemme architettoniche. Ognuno rappresenta un volto diverso dell’identità di Copenaghen e ha la sua storia da raccontare e la sua personalità da esprimere.
Così, i 13 distretti, a portata di app scaricabile, diventano una bussola per addetti ai lavori e visitatori, offrendo l’opportunità di conoscere passato e presente ma soprattutto lo sguardo al futuro di questa sorprendente città. Punto di partenza, il Distretto 1, non può che essere il Design Museum Danmark, recentemente rinnovato e riaperto, che espone un’ampia collezione di design danese, tra cui le icone di luminari come Arne Jacobsen, Hans J. Wegner, Finn Juhl, nonché Kaare Klint, considerato il padre del modernismo danese.
Poco distante, il Distretto 2 ruota attorno a uno dei monumenti simbolo di Copenhagen, la Marmorkirken, la Chiesa di marmo che richiese 150 anni per essere costruita, inizialmente con l’ambizioso obiettivo di far concorrenza alla cupola di San Pietro. Gallerie e negozi di arredo sorti negli ultimi anni popolano quest’area, proprio alle spalle di Amalienborg, la residenza della famiglia reale danese, già di suo un emblema di architettura settecentesca con i suoi quattro palazzi a racchiudere la piazza ortogonale, teatro ogni giorno del cambio della guardia, e accessibile a tutti in quell’abbraccio inclusivo che è nel Dna del popolo danese. Sempre in zona, The Odd Fellow Mansion, settecentesca residenza nobiliare in stile rococo, ospita il Distretto 3 con una mostra di artisti danesi e internazionali.
Anche il Distretto 4 è nella zona monumentale, in Kongens Nytov, la grande piazza su cui si affacciano il Teatro dove si esibisce il Balletto reale, Charlottenborg con l’Accademia di Belle arti, l’Hotel d’Angleterre (uno degli alberghi più prestigiosi d’Europa) e il più grande Magasin du Nord della Danimarca, a due passi dal Nyhavn, forse l’angolo di Copenaghen più fotografato con le sue case colorate affacciate sul canale. Qui, nei giorni del festival, barcaioli che offrono tour via acqua, turisti a caccia di selfie e promettenti designer sono pronti a confondersi. Sullo sfondo, quel ponte che ha finalmente collegato, per pedoni e ciclisti, il centro storico con il quartiere di Christianshavn, zona di ‘movida’ e ristoranti di tendenza dove il design sposa la tavola, come il Barr, nato nella sede che inizialmente ospitava il pluripremiato Noma e che punta sulla rivisitazione della cucina dei mari del Nord.
Sempre su questa ‘sponda’ della città, si trova Kuglegarden, sede della Royal Danish Navy, dove si colloca il Distretto 5: nei cortili dove avevano posto i cannoni, i brand di design europei possono esporre i loro lavori. Nei pressi si può visitare il Teatro dell’Opera, una delle architetture più iconiche della nuova Copenaghen: progettata dall’architetto Henning Larsen, circondata da canali, è stata tra le prime a dare un volto nuovo alla città all’inizio degli anni Duemila.
Il Distretto 6 riporta nel cuore della città, precisamente intorno alla Storkespringvandet, la fontana che fa da spartiacque allo Stroget, la lunga via pedonale dei negozi, storico punto di ritrovo e di sosta, che offre un’esperienza sempre nuova di shopping, fra brand del lusso e veri e propri templi del design danese. Proseguendo nell’itinerario del 3daysofdesign, si può arrivare al Kongens Have, uno dei grandi parchi pubblici della città, una volta giardino reale, dove sorge il castello di Rosenborg, oggi museo dei gioielli della corona: una tappa in questo che nei giorni del festival diventa il Distretto 7 permette sicuramente di assaporare quell’anima ‘slow’ e ‘hygge’ dei ‘locals’, che li ha fatti definire il popolo più felice del mondo.
Ancora un monumento per il Distretto 8: la Rundetarn, la torre risalente al 17° secolo, che rappresenta il più antico osservatorio funzionante in Europa. Si può risalire la rampa a spirale fino al tetto panoramico per godere della vista sulla città e le sue architetture. Adiacente è il nuovo 25hours Hotel, uno dei 3 hub del 3daysofdesign, che sarà teatro di eventi nei giorni del festival. In zona si trova anche Israels Plads, il ‘salotto urbano’ di Copenhagen, fra campi da basket, skate spot e scale, progettata dallo studio di architettura danese Cobe e restituita ai cittadini dopo anni di cambiamenti d’uso. Sorge proprio tra il lussureggiante Orsted Park e le famose food hall Torvehallerne, il mercato di specialità locali e internazionali. A due passi, una combinazione di design e fine dining si può trovare nel ristorante Host, vincitore del prestigioso Restaurant & Bar Design Awards e che ripropone anche nel piatto il mood nordico.
Con il Distretto 9 ci si sposta verso Nordhavn, uno dei quartieri più nuovi, punto di riferimento dell’architettura moderna, dove gli edifici d’avanguardia stanno ridisegnando lo skyline e la costa affacciata sull’Oresund. Come simbolo di questa ‘new wave’ architettonica il Festival qui ruota intorno a Konditaget, uno spazio ricreativo aperto, formato da due scale rosse diagonali incrociate come una sorta di rampa di parcheggio, dove si può saltare da un trampolino, giocare a calcetto o semplicemente godersi la vista della città dall’alto. Un esempio di design innovativo che ben esprime il focus sul fattore umano nello sviluppo urbanistico della città, che trova alcune delle sue massime espressioni proprio in questa zona vicina al porto, dove la gente ama prendere il sole o fare il bagno nella Sandkaj Harbour, o addirittura andare in palestra sul tetto, o semplicemente fare una passeggiata sul lungomare e prendere un drink in uno dei numerosi caffè.
Il Distretto 10, Vaernedamsvej, porta alla scoperta di una piccola gemma nascosta dal sapore francese, tra la residenziale Frederiksberg e Vesterbro, quartiere oltre il parco giochi più famoso, il Tivoligarde, e la stazione centrale, dallo spirito underground e cool, dove si può vagare fra boutique di charme, caffè di tendenza, negozietti e bistrot.
Si torna nel cuore di Copenhagen e nel suo nuovo polo culturale con il Distretto 11: Blox, uno spazio per esposizioni ma anche coworking e caffè, costruito sull’acqua, dove ha sede il Dac (Danish Architecture Center), quartier generale quest’anno per l’organizzazione come Capitale mondiale dell’architettura. E’ qui che si può approfondire il legame tra architettura e design grazie alla mostra ‘Copenhagen in Common’ che illustra, anche con l’ausilio di plastici e modellini, come gli architetti danesi stanno ridisegnando il futuro della città. Affianco il Black Diamond, chiamato così per il rivestimento in granito scuro e i suoi angoli irregolari: è stato il primo di una serie di grandi spazi pubblici culturali sorti lungo la sponda; ospita la biblioteca ma anche concerti, eventi e mostre. Da qui si può ammirare di fronte un altro dei nuovi ponti pedonali diventati iconici: il Cirkelbroen, nel quartiere di Christianshaven, disegnato da Olafur Eliasson e formato da cinque piattaforme circolari di dimensioni diverse che, con le sue forme sinuose, invita a rallentare e a prendersi il proprio tempo.
Qualche isolato più a sud architetti a caccia di ispirazione e turisti appassionati possono fare un giro a Orestad, nell’isola di Amager, una zona dove fino a 10 anni fa non c’era nulla e che ora è diventata una delle più cool della città e in continua evoluzione, fra finestre e balconi a cubo, facciate gialle e verdi, grattacieli pendenti e ascensori obliqui. Con esempi di aree residenziali espressione architettonica del concetto di inclusività, come 8-tallet, progettato da Bjarke Ingels, un gigantesco condominio a forma di ‘otto’ e dove i piani si sviluppano in diagonale, di fronte a una riserva naturale. O che sono un ‘manifesto’ della sostenibilità, come gli Upcycle Studios, dove il Gruppo Lendager ha creato case-officina a schiera utilizzando materiali riciclati da strutture in demolizione.
Ed è qui anche uno dei campus universitari più avveniristici, dove i giovani studiano (e dormono) in edifici che sono già opere iconiche immerse in un parco aperto al pubblico. In continuità, percorrendo il canale che ricrea l’atmosfera del centro della città, si arriva agli edifici di vetro sede di tv e radio nazionali, con la Casa dei concerti firmata da Jean Nouvel, ‘cubo blu’ in grado di offrire giochi di luce.
Ha il volto dell’archeologia industriale il Distretto 12, uno dei 2 hub ufficiali, che coincide con Refshaleoen, l’area dove vecchi capannoni sono stati portati a nuova vita in un polo che ospita fra l’altro il Centro di arte contemporanea, spazio espositivo per giovani emergenti, ma anche il mitico e misterioso ristorante Alchemist, che dietro un enorme portone scolpito svela un’esperienza immersiva che attraverso un percorso culinario vuole lanciare un messaggio di sostenibilità. Proprio di fronte, affacciato sull’acqua, e raggiungibile dal centro anche attraverso il waterbus, si trova il Reffen, il più grande street food della Scandinavia, dove si possono assaporare piatti di tutto il mondo con lo sguardo verso il tramonto.
Lungo questa sponda si incontrano anche le nuove residenze per gli studenti, Urban Rigger: monolocali ricavati in vecchi container posati sull’acqua come isole flottanti, ossia la risposta degli architetti danesi, fra riciclo di materiali e creatività, allo stesso problema che in Italia ha portato gli universitari in piazza.
Non lontano un altro esempio di soluzione tanto sostenibile quanto innovativa a un altro problema globale, quello dei rifiuti: CopenHill è il famoso termovalorizzatore che, oltre a essere l’ennesima icona di architettura moderna, è anche un luogo aperto al pubblico per passeggiare fino in cima al roof, sfidare la parete da arrampicata di 85 metri o addirittura sciare nella discesa verde pensile ricavata su un lato, con tanto di negozio per il nolo dell’attrezzatura necessaria per chi ne fosse sprovvisto. Così, un impianto che trasforma rifiuti in energia elettrica, che nel nostro paese non finisce di animare controverse discussioni, qui dal 2019 è diventato polo d’attrazione turistica e spazio aperto per i cittadini.
L’ultimo Distretto, il numero 13, è un luogo iconico della Danimarca: Carlsberg Byen. Costruita nel 1847, la birreria oggi è un felice mix di residenze, area commerciale, negozi di design, caffè e un esempio di sviluppo urbano sostenibile. Durante il festival sarà uno degli hub ufficiali e una interessante location per scoprire l’urbanistica della città e la mostra nella Mineralvandsfabrikken, curata da Briq. Da qui si può fare una puntatina alla Cisterna, nel parco di Frederiksberg, per una esperienza immersiva sotterranea con l’installazione di luci e suoni in mezzo all’acqua che presenta la mostra ‘Kimsooja – Weaving th light’, in corso fino a fine novembre.
Spingendosi più a nord, a Norrebro, si può attraversare il parco Superkilen, uno spazio urbano aperto definito da linee bianche ondulate che, oltre a un intervento di riqualificazione urbana della periferia, vuole essere un invito al dialogo fra le 57 comunità di immigrati che vivono nel quartiere, a cui sono ispirati gli elementi di arredo come fontane e panchine.
Sì, perché l’inclusività fa parte del Dna della Danimarca tanto quanto il design, e proprio nell’architettura trova espressione in una contaminazione fra passato, presente e futuro. Linee essenziali, materie prime naturali, soluzioni sostenibili, creatività artigianale rivivono negli edifici e nei loro interni, nel paesaggio urbanistico ma anche nel food e nello stile di vita. Tutto contribuisce a creare un’esperienza multisensoriale del design, che è quella che attende la comunità internazionale dei talenti e i turisti che da tutto il mondo visitano Copenhagen nei prossimi giorni e durante questo anno tanto speciale.
Lavoro
Fusco (PescAgri Cia): “Acquacoltura è il futuro, trattenere i giovani nel settore”

Per la prima volta presente con un proprio stand alla manifestazione Slow Fish a Genova

“La nostra è un’associazione giovane nata da meno di tre anni, grazie all’impegno di Cia-agricoltori italiani. Siamo presenti su tutto il territorio nazionale, siamo accreditati in tutte le regioni. Siamo presenti in tutte le sedi Cia, regionali e nazionali e chi vuole può recarsi qui per avere tutte le informazioni sul comparto. Siamo un’associazione che punta a essere vicina al settore della pesca ma anche dell’acquacoltura, perché rappresenta il futuro. Vogliamo dare sostegno al settore e un aiuto informativo ai giovani, che non devono lasciare questo settore”. Così Marilena Fusco, segretario di PescAgri Cia, che per la prima volta è presente con un proprio stand alla manifestazione Slow Fish a Genova.
“Sono tante -spiega Fusco- le famiglie che infatti abbandonano i pescherecci, con i figli che vanno a fare altro e così rischiamo di perdere il ‘mestiere’. PescAgri non vuole che questo accada”, sottolinea. In particolare, spiega Fusco, “il territorio ligure in questi anni non ha registrato una grande perdita di addetti e di imbarcazioni come purtroppo si verifica in altre regioni d’Italia. Ma è comunque una regione piccola”.
E Fusco indica una possibile strada per ‘trattenere’ i giovani nel mondo della pesca. “Possiamo anche incentivare i giovani ad avvicinarsi al settore dell’ittiturismo, del pesca turismo e cioè trasformare le loro imbarcazioni in chiave turistica. Tutto questo con i finanziamenti della nuova programmazione Feampa che adesso verrà adottata in ogni regione”, conclude.
Lavoro
PescAgri-Cia, debutto a Slow Fish 2023 per valorizzare acquacoltura

Il comparto è sempre più in crescita, con un giro d’affari di 510 milioni di euro (suddivisi in 295 milioni per piscicoltura e 215 per la molluschicoltura) e 900 aziende su tutto il territorio

PescAgri-Cia, fa il suo debutto quest’anno dall’1 al 4 giugno alla manifestazione Slow Fish 2023, il più importante evento dedicato all’approfondimento dei temi legati al consumo del pesce. PescAgri-Cia è l’associazione dei pescatori Italiani promossa da Cia-Agricoltori Italiani per la tutela e la valorizzazione dell’acquacoltura ed è presente al Salone con un grande spazio espositivo per testimoniare il suo impegno nell’aumentare l’autosufficienza alimentare, utilizzando i fondi Ue per sviluppare allevamenti ittici sostenibili.
Il comparto è sempre più in crescita, con un giro d’affari di 510 milioni di euro (suddivisi in 295 milioni per piscicoltura e 215 per la molluschicoltura) e 900 aziende su tutto il territorio. La produzione è di circa 165.000 tonnellate di trenta specie diverse di pesce. Tuttavia, per PescAgri-Cia è ancora molto il lavoro da fare nel settore: servono incentivi agli investimenti per produrre di più utilizzando al meglio i fondi del Feampa (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) per il comparto nazionale -terzo a livello europeo, mentre è decimo per la pesca- colpito dai rincari dei costi energetici, ma strategicamente rilevante per il settore primario.
L’acquacoltura viene, infatti, definita “agricoltura di mare”: si tratta di allevamenti ittici sia in acqua salata che dolce, finalizzati alla raccolta di pesci, molluschi e crostacei, che possono essere realizzati in mare, nei fiumi, nei laghi o nelle lagune.
“Data la crescente domanda e il sovrasfruttamento degli stock ittici -dichiara la presidente PescAgri-Cia, Rosa Castagna- l’acquacoltura non può più essere considerata ancillare alle attività di cattura. Dal 2013 la crescita di produzione è stata dell’8% e il prodotto ittico d’allevamento è destinato entro il 2030 a superare quello pescato, arrivando a coprire il 70% della domanda”.
Per PescAgri-Cia la priorità è, dunque, la promozione dell’itticoltura sotto il profilo ambientale, economico e sociale, oltre alla conservazione delle risorse biologiche acquatiche, contribuendo alla sicurezza alimentare europea e consentendo una blue economy sostenibile nelle aree costiere, insulari e interne. In quest’ottica ha preso il via il progetto ‘PescAgri che vogliamo!’, che punta alla formazione professionale degli operatori del settore della pesca e gli imprenditori ittici, traghettando il comparto verso gli obiettivi europei di transizione ecologica grazie all’innovazione tecnologica.
PescAgri-Cia intende, inoltre, intensificare il dialogo con le istituzioni nazionali per il superamento dei troppi ostacoli amministrativi e difficoltà burocratiche che lo hanno frenato in passato, per esempio nel rilascio delle concessioni demaniali marittime. L’associazione guarda, dunque, alla crescita economica degli allevamenti ittici attraverso una progressiva semplificazione dell’apparato normativo e delle norme vigenti, grazie anche a una maggiore digitalizzazione. “PescAgri-Cia auspica infine -conclude Castagna- una campagna di promozione che sostenga e incentivi il settore dell’acquacoltura, così come accadde in passato con gli agriturismi, nell’ottica di una multifunzionalità che garantisca nuove opportunità di reddito alle aziende agricole, favorendo lo sviluppo di attività di allevamento sia di acqua dolce che salata”.
Lavoro
Engineering, assemblea azionisti nomina nuovo cda

Tre i nuovi ingressi

Engineering, leader nella digitalizzazione dei processi per aziende e pubblica amministrazione, comunica che l’assemblea degli azionisti ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione. Tre i nuovi ingressi: Maria Andrisani, head of capital markets bain capital Private Equity (Europe), LLP, Michaela Castelli, presidente dei consigli di amministrazione di Nexi e Nexi Payments e di Sea Aeroporti di Milano, e membro di numerosi organismi di vigilanza di società quotate e non, Maria Cristina Messa, già ministro dell’Università e della Ricerca e Rettrice dell’università degli studi-Milano Bicocca, dove attualmente è medico ricercatore di diagnostica per immagini e radioterapia.
I tre nuovi membri contribuiranno a rafforzare il carattere interdisciplinare del board grazie a competenze professionali diverse e a un solido background industriale, scientifico, accademico e istituzionale, in linea con l’ambizione del Gruppo di essere un partner strategico per il Paese e contribuire allo sviluppo dei mercati in cui opera.
A tal riguardo, il rafforzamento della governance rappresenta un ulteriore elemento di evoluzione per Engineering, guidata da poco più di un anno e mezzo dal ceo Maximo Ibarra, e con oltre 70 sedi in 14 Paesi nel mondo.
Il nuovo Consiglio di amministrazione presieduto da Gaetano Miccichè (presidente Banca Imi) è composto come di seguito: Gaetano Miccichè, presidente del Consiglio di amministrazione; Maximo Ibarra, ceo & general manager di Engineering; Carlo Achermann; Maria Andrisani; Luca Bassi; Stefano Bontempelli; Giovanni Camera; Fabio Cosmo Domenico Canè; Michaela Castelli; Vito Cozzoli; Pietro Galli; Maria Cristina Messa; Aurelio Regina.
Maria Andrisani è entrata in Bain Capital nel 2016, dove oggi è head of capital markets bain capital private equity (Europe), LLP. Prima di entrare in Bain Capital, ha lavorato presso J.P. Morgan con cariche all’interno della divisione investment banking. È stata vice president dell’European leveraged finance organization.
Michaela Castelli, avvocato, attualmente presidente dei consigli di amministrazione di Nexi, Nexi Payments e di Sea Aeroporti di Milano esperta di mercati finanziari e corporate governance. Maria Cristina Messa, già ministro dell’Università e della Ricerca, è medico ricercatore di diagnostica per immagini e radioterapia presso l’università degli studi-Milano Bicocca, di cui è stata Rettrice tra il 2013 e il 2019. Laureata in Medicina e Chirurgia all’università di Milano, è specializzata in medicina nucleare.
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