Connect with us

Interviste

Tra Forum e Radio, Turchese Baracchi svela i segreti del...

Published

on

Tra Forum e Radio, Turchese Baracchi svela i segreti del suo successo e la nuova avventura con J&T Show

E’ stata per anni uno dei volti quotidiani di Forum, il celebre programma Mediaset condotto nelle ultime stagioni da Barbara Palombelli. Parliamo della scrittrice e conduttrice Turchese Baracchi, attualmente in onda su Radio Cusano Campus con il suo format storico Turchesando e la novità J&T Show, dove ha al suo fianco l’amica Jessica Selassiè. Un’esperienza, frutto della sua lunga carriera, di cui ci ha parlato in questa intervista.

Intervista a cura di Roberto Mallò

Turchese, in questo periodo è impegnata con diversi progetti…

“Sì, innanzitutto c’è Turchesando, un format che mi segue ovunque io vada. E’ una trasmissione radiofonica, condotta in precedenza sul web. Da lì, mi ha sempre seguito in vari emittenti radiofoniche, fino ad arrivare ad oggi, su Radio Cusano Campus. Una realtà splendida, piena di gente volenterosa, in gamba e capace. L’editore Stefano Bandecchi ci crede e investe energie e soldi nei giovani. Sono molto contenta perché Turchesando, si può dire, è una delle trasmissioni di punta della radio, che è una radio nazionale”.

Spesso le interviste che si svolgono all’interno di Turchesando anche una grossa risonanza mediatica e vengono riprese da vari blog e siti…

“Esattamente. Sono sempre tutti attenti e con le orecchie dritte quando c’è un’intervista su Turchesando. In qualche modo riesco a mettere a mio agio gli ospiti, che vengono, si confessano e fanno, in mia compagnia, quella che amo definire una chiacchierata rilassata. Sono, infatti, dell’idea che ci debba essere un’armonia, uno scambio allegro, divertente, frizzante e, a volte, profondo ed intenso. Tutti elementi che non devono mancare quando si fa una chiacchierata con qualcuno. Alla fine, Turchesando non è una fredda e mera intervista, ma uno scambio tra amici come se fossero in un bar o sul divano di casa. Il pubblico che ci segue è super partecipativo, così come i giornali. Ad esempio, è venuta ospite da me Taylor Mega, che ha fatto delle dichiarazioni molto forti, che puntualmente sono state riprese. Forte di ciò, Turchesando continua ad andare in onda tutti i sabati e le domeniche dalle 13 alle 14 con ospiti eccezionali, che sono anche nella maggior parte dei casi dei miei grandi amici”.

Sceglie personalmente gli ospiti di Turchesando? In basi a quali caratteristiche?

“Li scelgo tenendo conto di alcuni criteri, ma anche in base al momento in cui l’ospitata viene realizzata. Se c’è un argomento caldo cerco di chiamare i protagonisti diretti o indiretti legati allo stesso per poterne parlare insieme. Capita anche di alzarmi una mattina con un argomento che mi frulla per la testa e penso a chi chiamare. Infine, ogni tanto do l’opportunità a degli amici che devono promuovere qualcosa, che sia un libro, un disco, un singolo, un film, uno spettacolo teatrale e così via. E pure questo mi fa piacere. Perché credo che ci debba essere sinergia, un aiutarsi reciprocamente”.

Turchesando ha dunque fortemente la sua impronta?

“Sicuramente a Turchesando faccio tutto io; scelgo gli ospiti, faccio la scaletta. Anche se, sinceramente, vado molto a braccio, non mi preparo quasi nulla. Prendo giusto delle informazioni su alcuni dettagli della vita degli ospiti che si susseguono nelle varie puntate che possono sfuggirmi o che posso non sapere. In generale, però, mi piace la spontaneità che si viene a creare con gli ospiti, insieme allo scambio umano e alla fiducia. Le persone vengono da me con piacere perché sanno che non gli farò mai un’imboscata. Se mi chiedono di non parlare di un argomento, non li farò mai trovare di fronte al fatto compiuto. Non voglio approfittare di una diretta, con i microfoni aperti, per fare una domanda scomoda. Questo non l’ho mai fatto e credo che ripaghi. Le domande non vengono mai concordate in precedenza, ma mi faccio lo scrupolo di chiedere ai miei ospiti se c’è qualcosa di cui non vogliono parlare. E se me lo espongono, non tratto quell’argomento”.

E su Radio Cusano Campus è partito di recente J&T Show, il programma che conduce con Jessica Selassiè.

“Proprio così. Da me, ho avuto varie volte ospiti, a Turchesando, le principesse Selassiè. E’ nata così una bellissima sinergia che mi ha portato a proporre all’editore, al direttore e a tutti i miei collaboratori l’idea di poter fare un altro programma, insieme a Jessica. Mi hanno detto subito sì con entusiasmo e dallo scorso 24 gennaio, tutti i martedì dalle 18.30 alle 19.30 in diretta in radiovisione sul canale del digitale terrestre televisivo Cusano Italia, è partito appunto J&T Show. Un titolo che, letto con la e normale invece di quella commerciale, rimanda al jet, perché il programma è pronto a spiccare il volo, a decollare. E’ questo il doppio significato che abbiamo voluto dargli, perché J&T in realtà nasce come Jessica e Turchese”.

Com’è strutturata questa nuova proposta radiofonica?

“Ci sono tre momenti importanti all’interno della trasmissione. Parliamo di perle d’amore, un segmento dove è richiesta la partecipazione attiva del pubblico, visto che è chiamato a mandarci dei vocali di circa 15 secondi ed i più accattivanti vengono mandati in onda. Non manca nemmeno il momento gossip, come quello legato a Harry e Meghan sul loro presunto divorzio, a cui segue quello fashion. Di volta in volta, man mano che le puntate andranno avanti, ci saranno delle grandissimesorprese, oltre ai collegamenti con degli ospiti. Inoltre, lasceremo frasi importanti ai nostri amici in ascolto”.

Siete entusiaste lei e Jessica di questa trasmissione?

“C’è allegria, positività e voglia di fare. E, per quanto mi riguarda, ci sono dei futuri progetti televisivi in fase di partenza. Ma ne riparleremo più avanti, quando ci sarà un po’ più di concretezza. Inoltre, un po’ di scaramanzia non fa mai male”.

J&T Show segna il debutto in radio di Jessica Selassiè. E’ diventata una sorta di tutor per lei? Le sta dando tanti consigli, immagino…

“Proprio così. E sono contenta perché a me gratifica dare una mano alle persone. Cerco sempre di dare delle occasioni a chi vale. L’ho fatto tante volte, anche se in rari casi ho ricevuto poi un po’ di gratitudine, che purtroppo non fa parte di questo mondo. Tuttavia, di Jessica sono molto contenta perché credo che sia una ragazza davvero per bene, oltre che simpatica. Quando serve, inoltre, è spregiudicata, nel senso che dice quello che pensa senza filtri, ma in modo carino ed elegante. Le sto dando, ovviamente, dei consigli, ma abbiamo cominciato a divertirci insieme già dalla registrazione dei promo. Ed è una bella cosa, perché quando ti diverti tu per prima poi trasmetti agli altri la serenità e l’armonia a chi ti ascolta. Parlando di Jessica, è davvero amatissima. Ha un esercito di fan meravigliosi, perché ognuno ha davvero quelli che si merita. In base a come sei, i fan ti rispecchiano. Questa è una grandissima verità”.

Che tipo di feedback hai da parte di chi ti segue?

“Sono felicissima perché, per me, la stima e l’affetto delle persone che mi seguono sono davvero la più grande soddisfazione. Fin da tempi di Forum, devo dire, le persone mi trasmettono un affetto, una stima, una costanza incredibile, commovente. Nonostante ci siano dei rapporti solo virtuali tramite i social, con persone che non ho mai visto dal vivo, noto che in tanti mi seguono da anni. E li posso definire, veramente, quasi amici. E questo mi fa stare veramente bene, mi riempie il cuore”.

Quando è nata la sua passione per la radio? C’è sempre stata o è arrivata in un momento preciso della sua vita?

“Vengo da una famiglia di spettacolo. Mio nonno era un produttore cinematografico della commedia all’italiana. Senza dubbio, il senso dello spettacolo e l’amore per il pubblico ce li ho sempre avuti dentro. Poi, un giorno, ho fatto per caso il provino per andare a fare l’opinionista a Forum. Una cosa che ho fatto, più che altro, per imparare a scrivere. Volevo toccare con mano quello che succedeva in uno studio televisivo per imparare a sviluppare meglio dei format miei. La scrittura, infatti, è una mia passione, visto che ho scritto un libro, dei teen drama. Comunque sia, è proprio grazie a Forum che è scoppiato il mio amore per la televisione. E, dopo i sette anni come opinionista di punta nel tribunale di Canale 5, ho cominciato in radio con delle puntate che mi ha fatto fare Maurizio Costanzo su Radio Rai1 con L’uomo nella notte. E lì è cresciuto ancora di più l’amore folgorante per la radio e la televisione. Appena è stato possibile, ho cominciato a fare la mia piccola trasmissione televisiva sul web, sul divano di casa mia, che era seguitissima. Avevo 150mila connessi all’epoca in cui gli algoritmi di Facebook funzionavano ancora in un certo modo. Prima ancora dell’avvento di Instagram. Era il mio programma televisivo fai da te. I social sono un mezzo davvero democratico, perché il periodo non avevo opportunità di avere uno spazio televisivo tutto mio. Sicuramente facevo l’ospite, come capita tutt’ora, visto che vado tranquillamente sia alla Rai, sia a Mediaset per fare l’opinionista”.

A proposito dei programmi televisivi a cui ha preso parte, quali ricorda maggiormente?

“Ho fatto per diversi anni Mattino Cinque. C’è stato poi, su Rete 4, Ieri oggi italiani, dove ero l’unica opinionista di studio al fianco di Roberto Olla e Rita Dalla Chiesa. Un programma scritto e ideato da Maurizio Costanzo. Attualmente, vado spesso da Eleonora Daniele, su Rai1, a Storie Italiane. Diciamo che tra la tv e la radio, sicuramente, ho trovato la mia dimensione. Ogni tanto mi butto nella scrittura e, quando ho voglia di socializzazione, organizzo degli eventi nel casale che ha mia mamma a Roma e che si chiama Casale Saraceni”. 

Quando si pensa a lei è impossibile non ricordare Forum, visto che era ed è tutt’oggi un volto popolarissimo della trasmissione.

“Sì, ed è sempre un piacere continuare ad andarci come ospite.Ancora oggi mi fermano per Forum. Nonostante i miei due anni e mezzo a Mattino Cinque, le mie ospitate su Rai1, tutti mi ricordano lì con affetto me e dicono che manco. Per me, Forum è sempre casa e famiglia. C’è una squadra pazzesca di autori, truccatori, parrucchieri. Inoltre, voglio un bene incredibile a Barbara Palombelli, che stimo profondamente. E’ una professionista veramente di livello. Ed è una persona profondamente umana. Molto di più rispetto a tantissime persone che sembrano maggiormente dolci, amabili. Barbara sta lì, sembra tutta d’un pezzo per via del suo apparente atteggiamento distaccato, ma invece non è per niente così. E’ una persona che se deve aiutare aiuta, se deve consolare consola. Le voglio davvero molto bene. Ha l’animo grande ed una professionalità davvero unica”.

Importante nel suo percorso è stato anche Maurizio Costanzo, che ha nominato più volte…

“Senza dubbio. Costanzo è stato un punto di riferimento, un vero consigliere. Conosceva mio nonno, con cui aveva lavorato, e mio papà. Mi sono laureata con lui. Indubbiamente, è una persona che, come Barbara Palombelli, stimo profondamente. Ho avuto la fortuna di vivere certi momenti con lui; ho potuto ‘rubare’ dal suo immenso cervello degli insegnamenti che mi porterò sempre avanti”.

Si è prefissata qualche sogno o obiettivo da raggiungere nella sua carriera?

“Sogno di avere, prima o poi, un mio bellissimo programma televisivo da condurre. Mi piacerebbe avere un talk show o un approfondimento. Ho scritto tanti format, vediamo. Sicuramente, bisogna bussare alle porte e non rimanere a casa. Altrimenti non succede niente. E sono del parere che chi merita forse riesce. Se si rimane chiusi a casa vanno avanti soltanto le persone che cercano scorciatoie. Che ci sono anche quando esci di casa, ma chi la dura la vince. In qualche modo, le qualità di una persona, probabilmente, riescono ad uscire fuori. Infine, vorrei scrivere un altro libro. Del primo che ho scritto – Il manuale della conquista certa. Non esistono uomini inconquistabili – mi hanno proposto di farci una serie, ma chissà. La prefazione è stata scritta da Maurizio Costanzo.

Insomma, si muove su vari campi…

“Mi piace la comunicazione a tutti i livelli; chi lo sa, magari in futuro potrei pure fare un singolo, visto che amo cantare sotto la doccia, in chiave dance. Sarebbe anche questa una bella esperienza da raccontare”.

Chi è Turchese Baracchi nella vita di tutti i giorni? Che cosa fa quando ha un po’ di tempo libero per sé?

“Ritengo di essere molto simile alla Turchese che si vede in tv e in radio; amo lo sport, prendermi cura di me stessa con la palestra e le lunghe passeggiate. Adoro viaggiare. Sono della bilancia, ragione per cui mi ritengo un animale socievole e sociale. Pur avendo pochi amici veri, ho tantissimi conoscenti con i quali mi piace trascorrere il tempo sia davanti al camino, sia ai grandi eventi. Mi piace approfondire sempre di più le idee che mi passano per la testa; sono sempre in fermento”.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Giornalista e fondatore dell’agenzia Massmedia Comunicazione, è il motore dietro gran parte delle nostre interviste. Con un occhio per i dettagli e un talento nel porre le domande giuste, contribuisce significativamente al nostro contenuto.

Interviste

Intervista esclusiva a Giuseppina Di Bartolo: «Per me la...

Published

on

A cura di Roberto Mallò

La Calabria, terra che le ha dato i natali, è sempre presente nelle sue creazioni, perché è dentro di lei “qualsiasi cosa faccia” ed è felice di rappresentarla in Italia e nel mondo. Di questo ne è certa Giuseppina Di Bartolo, sempre più sulla cresta dell’onda, e ricercata da tanti personaggi famosi e produzioni televisive, con il brand che porta il suo nome: Giuseppina Di Bartolo haute couture. Una passione, quella per la moda, che nasce fin da quando era bambina e che l’ha accompagnata per tutto il corso della sua vita. Successo che, come lei stessa dichiara, vive con un “pizzico di incoscienza”, ma del quale è estremamente soddisfatta, pur essendo curiosa dei risultati futuri che riuscirà a raggiungere. 

Giuseppina, parliamo della sua passione per la moda. Quando nasce?

“La mia passione per la moda nasce fin da quando ero piccola. Amavo uscire con nonna: occhiali da sole rossi a cuore e la borsetta rigorosamente abbinata. Mi è sempre piaciuto il bello. Già all’età di 6 anni disegnavo abiti con una certa logica e gusto e alle mie Barbie facevo gli abiti con i tulle tolti dalle bomboniere e ritagli degli abiti di nonna. L’arte del cucito e del ricamo ce l’ho nel sangue; infatti, la mia bisnonna era una maestra sarta e cuciva durante i mesi estivi per la Principessa di Roccella, ultima della Casata dei Ruffo, nei primi anni del ‘900. Ho poi seguito la mia passione per la moda e per lo spettacolo con tenacia: ho conseguito, infatti, la laurea in Fashion Design e Confezione Sartoriale nel 2015 e tutt’oggi esercito, disegnando e creando abiti per i Vip della Tv”.

In che momento della sua vita ha deciso che la passione per la moda doveva diventare anche il suo lavoro?

“Ho deciso che la mia passione doveva diventare un lavoro in modo molto spontaneo. Dopo la prima collezione e le prime sfilate, il mio nome e il mio stile iniziavano a girare, ad essere apprezzati e cercati. Perciò, al primo ingaggio lavorativo ho detto sì e non mi sono più fermata nemmeno sotto Pandemia, facendo mascherine per tutti coloro che ne avevano bisogno quando non si trovavano in farmacia”.

Quanto conta rappresentare la Calabria nelle sue creazioni?

“La Calabria è la mia terra e la porto con me in qualsiasi cosa faccia. Sono orgogliosa di rappresentarla in Italia e nel Mondo. Ho vinto dei premi come ‘Eccellenza Calabrese’ e qualche anno fa le ho dedicato una collezione moda mare. Mi sono ispirata proprio ai frutti della mia terra: peperoncino, bergamotto, gelsomino, cipolla, fico d’india e così via. L’ho chiamata ‘I Rradici’ in dialetto calabrese, che appunto tradotto in italiano sta a significare ‘Le Radici’.

A quali progetti si sta dedicando in questo periodo?

“Ho diversi progetti in cantiere in realtà, primo fra tutti un progetto che dovrebbe concretizzarsi ad aprile e che mi vedrà protagonista come fashion designer per un programma TV. Non posso dire altro”.

Che cos’hanno gli abiti di Giuseppina di Bartolo in più rispetto a quelli di altri stilisti?

“Rispetto molto il lavoro dei colleghi perché so cosa vuol dire fare sacrifici e avere passione per qualcosa concretizzandola lavorando duro. Vengo da una famiglia umile e di questo sono molto orgogliosa. Perciò non dirò cosa le mie creazioni hanno in più rispetto a quelle dei colleghi, questo lo decideranno il pubblico, i clienti e i professionisti al vertice. Quello che posso dire invece delle mie creazioni é che vengono notate e apprezzate. Il mio stile è un mix tra linee pulite e moderne con un tocco di vintage, sono chic e glamour e soprattutto rispecchiano tutte le mie sfaccettature caratteriali. Il mio motto è ‘Giuseppina Di Bartolo haute couture – Perché classe e bellezza si possono anche indossare’. Ci metto qualità, bellezza e tanto cuore in tutto ciò che faccio e la gente credo mi apprezzi per questo”.

Da che cosa si ispira per le sue creazioni?

“Per le mie creazioni mi ispiro a ciò che più mi piace. Seguo la moda e gli input che ci suggeriscono durante le varie stagioni, ma sempre reinterpretandoli. Mi ispiro alle Dive, alle Principesse, ai Couturier che hanno fatto la storia della moda e che hanno cambiato i canoni di bellezza fino ai giorni nostri. Per me la moda è istinto, quindi spesso seguo semplicemente ciò che mi esce dalla testa e dal cuore e lo creo, gli do vita sul foglio, sul manichino e tutto interamente fatto a mano”.

Che tipo di tessuti usa per le sue creazioni?

“Lustrini, piume, frange, sete, tessuti preziosi, ricami, sono ciò che utilizzo nelle mie creazioni. Colori classici come il rosso, il bianco e il nero sono i colori che preferisco. La mia firma è caratterizzata da linee semplici abbinate a diversi volumi. Amo il vintage, precisamente gli anni ’50 e la haute couture”.

Lo scorso anno ha collaborato con Sofia Giale De Donà, concorrente del Grande Fratello Vip. Com’è nato il vostro sodalizio?

“Si, ho vestito Giaele per tutta l’edizione del GF Vip al quale ha partecipato. Ho mandato un curriculum e qualche scatto dei miei abiti e sono stata scelta. É stata un’esperienza bellissima. I miei abiti sotto i riflettori, su Canale 5 in prima serata, era un sogno che si realizzava. Poi il sogno è continuato perché Giaele uscita dal GF ha voluto conoscermi e mi ha voluta come sua stilista personale. Quindi ha voluto che la vestissi per cene di Gala, Red carpet, copertine di riviste e mi ha fortemente voluta per un progetto che riguardava una Luxury Collection che porta il marchio del suo brand. Innamoratasi dell’abito ‘Con le Ali’, ormai famoso, ha voluto che l’intera collezione presentata online durante la Milano Fashion Week portasse quel tratto distintivo di cui tanto si era innamorata. Tutt’oggi siamo in contatto e collaboriamo con entusiasmo”.

Con quali altri vip ha collaborato?

“Ho collaborato con Maria Monsé e la figlia Perla, Paola Lavini, Miss, Attrici e Modelle professioniste andate in TV e altri nomi che per il momento non posso svelare. Verrà pubblicato tutto a tempo debito”.

C’è qualche personaggio famoso che, invece, sogna di vestire e perché?

“Sogno in grande perché sognare non costa nulla, in fondo. Perciò, mi piacerebbe vestire l’attrice Hollywoodiana Gal Gadot. Quando arriverò a quei livelli, probabilmente, vorrà dire che ce l’ho davvero fatta”.

Ha partecipato a tante manifestazioni importanti, tra cui la Fashion Week di Milano e il Festival del Cinema di Venezia. Come vive tutto questo successo che sta avendo?

“Vivo tutto molto tranquillamente, anzi quasi non rendendomene conto, perché concretizzatosi un progetto sono subito con mente e cuore al successivo. Sono sempre in movimento e ho troppi sogni da realizzare, con poco tempo per farlo. Sono anche una moglie, una madre e una figlia molto presente. Crearmi una famiglia è il più grande sogno di sempre per me e quello l’ho realizzato, ma ovviamente ci si deve mettere impegno e amore tutti i giorni per mantenere sempre vivo e bello il sogno realizzato! Perciò fama e successo sicuramente fanno piacere, però so bene quali sono le cose veramente importanti per me. Mi godo il momento con un pizzico di incoscienza, diciamo così”.

So che ha vinto diversi premi. Quali?

“Tra i premi vinti ci sono quelli di “Eccellenza del made in Italy”, “Eccellenza Calabrese”, “Premio Stampa La mia Boutique Italia”, “Premio Elle Spose”, Seconda Classificata al concorso “Tu Sposa”, “Premio Star Stylist”, il “Premio Best Costume e Design” per il film Il Matrimonio più sconvolgente della storia del regista Demetrio Casile e tanti altri riconoscimenti, che conservo con orgoglio insieme ad interviste su giornali e riviste. Tanti altri dovrebbero arrivare, cercherò di prendere il buono sempre, il più possibile per poter sempre migliorare e fare sempre di più. Per me, per la mia famiglia e per chi con orgoglio mi segue”.

Ha un sogno professionale che vorrebbe realizzare?

“Ho troppi sogni, non posso scriverli tutti. Spero però di realizzarli tutti, invece. Uno tra i tanti forse é quello di collaborare ufficialmente, almeno una volta nella vita , con la casa di moda del mio idolo, Valentino, al quale ho dedicato la tesi. Con la casa di moda storica ho avuto contatti tempo fa e so che positivamente mi ha valutata per il team creativo, vedremo cosa mi riserverà il futuro”.

Come si vede tra qualche anno?

“Non riesco a rispondere a questa domanda, ma spero di vedermi sempre felice, con il sorriso, come ora, nonostante le avversità della vita che sono molte, purtroppo”.

Chi sceglie un abito Giuseppina di Bartolo perché lo fa, dal suo punto di vista?

“Chi sceglie un abito firmato Giuseppina Di Bartolo haute couture lo fa perché viene colpito dalla qualità, dalla particolarità e dall’unicità dei capi . Perché classe e bellezza si possono anche indossare”.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Continue Reading

Attualità

L’Arte di modellare il tessuto: Luca Giannola e...

Published

on

A cura di Pierluigi Panciroli – Foto di Fabrizio Romagnoli, Tonio De Carlo e Axel Blackmar.

Luca Giannola, un talentuoso scultore di abiti e maestro di moulage incrocia la meticolosa maestria artigianale con la creatività e estrosità dell’alta moda. Questa tecnica artigianale prevede la creazione diretta di capi sul manichino o sul corpo.

La sua storia ha inizio dalle affascinanti esperienze nelle botteghe delle zie a Benevento fino alle prestigiose passerelle delle Fashion Week internazionali.

Tra radici famigliari ed uno stile distintivo

Il percorso di Luca è un viaggio intimo che trova radici profonde nelle origini familiari, in particolare nelle preziose lezioni apprese dalle sue zie e dalla madre sarta. Crescendo in questo affascinante mondo, la moda è diventata parte del suo DNA, tanto da influenzare la sua scelta di iscriversi al liceo artistico, dove ha imparato la scultura.

Dopo un periodo a Milano, studiando fashion design e accumulando esperienze come assistente stylist e coordinatore di centri di creazione moda, Luca ha avvertito un crescente avvicinamento all’ambiente della moda. La sua identità di “designer” trova il suo vero sé a Bologna.

Dal moulage alla passerella 

È proprio a Bologna che il suo stile ha preso forma definitiva. Collabora con un noto couturier per abiti da sposa e da vita alle sue prime opere di “moulage“, riportando, così, in vita il suo spirito di studente-scultore. Questa tecnica ha rappresentato un risveglio artistico e un ritorno alle sue radici creative. Con la sua straordinaria maestria, Luca ha aperto nuove prospettive nel campo della moda evidenziando come questa possa trasformare l’abbigliamento in una vera e propria forma d’arte. La sua singolare fusione di tessuti, forme e colori crea una sinfonia visiva senza precedenti.

Questo suo nuovo stile innovativo e distintivo ha attirato l’attenzione di appassionati di moda, stilisti e criticipermettendogli di guadagnarsi un posto di rilievo nell’industria della moda.

Oggi, Luca Giannola si descrive come uno “scultore di abiti”. Il suo approccio unico e la chiarezza della sua identità creativa lo hanno reso una figura rispettata nelle Fashion Week, dove organizza con passione le sue sfilate a Milano e Parigi. 

Il tema del genderfluid trova spazio nelle sue creazioni, sottolineando il suo desiderio di esplorare nuove prospettive e sfide nella moda contemporanea. Luca Giannola è un esempio di come la costruzione di un’identità chiara e autentica possa aprire porte inaspettate e creare connessioni significative nel mondo della moda.

Il suo approccio alla Body Positivity

Luca Giannola, esperto docente di storia e progettazione della moda presso l’Istituto Rubbiani e la Scuola Moda Cesena, ha innovato l’approccio educativo introducendo la sua tecnica di modellare il tessuto. La sua visione è emersa durante le lezioni con le studentesse più giovani, in un periodo spesso delicato dell’adolescenza. Attraverso sperimentazioni creative, ha cercato di esplorare le silhouette femminili reali, coinvolgendo le aspiranti designer nel processo creativo. Queste iniziative hanno affrontato temi sensibili, come i disturbi alimentari, con l’obiettivo di favorire una percezione più sana del proprio corpo.

L’approccio di Giannola, oltre a trasmettere competenze nella progettazione di abiti, promuove una cultura della consapevolezza e del rispetto per la diversità delle forme corporee. Il suo impegno ha ottenuto riconoscimenti anche in ambito medico e scientifico, portandolo a collaborare con Ananke, un network di aiuto per coloro che vivono situazioni difficili legate al cibo.

Estendendo la sua influenza anche a case-famiglia, Giannola ha organizzato incontri leggeri e creativi incentrati su tessuti e drappeggio. La sua iniziativa di uno shooting di moda con le studentesse ha celebrato la bellezza autentica e naturale dei corpi femminili. Un approccio educativo che va oltre la moda e contribuisce alla formazione di individui consapevoli e sicuri di sé.

Nel contesto della Fashion Week, precisamente al Salon desMiroirs nel cuore di Parigi ho avuto l’onore d’incontrare Luca al fine di conoscere meglio un artista unico nel suo genere.

Ciao Luca, grazie per concedermi la possibilità di questa intervista. L’ambiente familiare, nello specifico le zie e la mamma sarta hanno contribuito molto alla tua formazione. In che modo le lezioni apprese e l’ambiente creativo locale hanno influenzato la tua visione artistica, diventando parte integrante del tuo DNA?

Ciao Pierluigi, intanto grazie a te per avermi dato la possibilità di fare questa intervista. Credo che la fortuna di essere nato in una famiglia di creativi, specie riferendomi alle mie zie e mia madre, siastato un terreno base fondamentale, su cui piantare e coltivare tutto ciò che ho imparato “giocando” innanzitutto. Ciò che le zie facevano infatti, lo ricreavo a mio modo sulle bambole delle mie sorelle e da grande ho scoperto che questo non era altro che fare moulage. 

Quali sono i dettagli e gli elementi distintivi della singolare fusione di tessuti, forme e colori nelle tue creazioni che hanno attirato l’attenzione di appassionati di moda, stilisti e critici?

Credo che ogni appassionato di moda, o addetto ai lavori, sia colpito da fattori differenti. C’è chi rimane affascinato dalla comodità dei capi nonostante siano complessi nella struttura, chi dalla fusione dei tessuti a volte in contrasto tra loro, pur risultando idonei nel fondersi, chi del “fatto a mano” in un ‘epoca in cui a volte rischiamo di dimenticarne l’importanza e la bellezza.

In che modo hai integrato il tema del gender fluid nelle tue creazioni e come questo si riflette nella tua volontà di esplorare nuove prospettive nella moda contemporanea?

La mia interazione col gender fluid è davvero una minuscola parte per il momento. Una sfida che mi ha visto coordinatore di una linea realizzata con giovani designer, il che mi ha fatto capire che posso dare spazio ad un tema così attuale ed affascinante, anche nelle mie capsule, poiché i capi scultura a volte possono essere trasversali rispetto alle canoniche silhouette moda, ed in parte essere indossate senza distinzione di genere, ma ho ancora molto da lavorare su questo tema.

Hai affrontato temi sensibili come i disturbi alimentaricome hai contribuito a favorire una percezione più sana del corpo tra le giovani aspiranti designer, il concetto della Body Positivity?

Ho sempre cercato di portare ciò’ che sono in tutti i progetti, perciò anche la mia sensibilità. Con alcuni gruppi di studentesse abbiamo lavorato accuratamente su disegni di corpi riferiti a forme diverse dallo stereotipo moda. Abbiamo progettato per ogni silhouette con giochi di forme e colori creando equilibrio ed armonia, spesso immedesimandosi nelle forme stesse di quei corpi. È stato un lavoro pieno di soddisfazioni.

Il moulage quindi va oltre la moda, celebra la bellezza autentica e naturale dei corpi femminili. Pensi che possa avere uno spazio in un contesto medico-scientifico? 

Quando mi approccio ad un tema delicato, che non vede come protagonista solo la moda ma l’aspetto emotivo, cerco di essere il più possibile cauto confrontandomi con persone che hanno strumenti specifici riguardo alcune tematiche. Il confronto è necessario e sostengo che sia importante poter sviluppare un legame (laddove sia possibile) tra moda e ambito medico scientifico.

L’esperienza della Fashion Week come ti ha arricchito e quale può essere, secondo te, la percezione e l’accoglienza di questa tecnica da parte degli stilisti e dei designer in una visione futuristica?

Mi sento fortunato perché grazie al Alwaysupportalent, che come ben sai sostiene tanti designer, ho avuto uno spazio durante eventi legati alle fashion week, facendo conoscere non solo le mie capsule, ma la mia personalità, il modo di essere, e nel mio piccolo poter dare un messaggio. Come spesso dico, il moulage non è qualcosa che abbiamo inventato oggi, ma una tecnica naturale usata fin dalle civiltà antiche. Credo che ogni designer, pur conservando e sviluppando la propria identità, può ricordarne l’importanza, sapere quanto sia necessario che l’abito si adatti al corpo e non il contrario.

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Continue Reading

Interviste

Sandro Giordano: il fotografo che racconta la caduta...

Published

on

A cura di Pierluigi PanciroliFoto di copertina: Ph. Fabrizio Massarelli

Sandro nasce a Roma il 6 ottobre 1972 e si appassiona alla scenografia, studiandola all’Istituto per la Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini. Dopo la laurea, si dedica alla tecnica del suono e delle luci nei teatri della capitale. Nel 1993, si cimenta nella recitazione, e frequenta una rinomata scuola privata romana; inizia, così, la sua carriera di attore. Sul palcoscenico lavora con registi di fama, come Luciano Melchionna e Giancarlo Cobelli, mentre al cinema condivide la scena con grandi nomi come Dario Argento, Davide Marengo, Carlo Verdone e ancora Melchionna.

Dal 2013, Sandro si immerge completamente nel suo progetto fotografico IN EXTREMIS (corpi senza rimpianto).

Le sue fotografie sono vere e proprie “storie brevi” che mostrano un mondo in declino.

Ogni immagine ritrae individui consumati, che in un improvviso collasso mentale e fisico, cadono senza alcuna speranza di salvezza. Questa impotenza è il risultato della stanchezza quotidiana nel fingere la vita, soffocati dal suo apparire anziché dal suo essere. In un’epoca degradata dalla chirurgia plastica, che produce immagini stereotipate al servizio di modelli di marketing imposti, Sandro Giordano rivendica la sua idea che la perfezione stia nell’imperfezione, nei contrasti forti, nella fragilità e nell’umanità che evidenzia l’unicità di ogni individuo. Il volto celato dei protagonisti nelle sue opere permette al loro corpo di diventare il testimone della loro esistenza. La caduta rappresenta il punto di non ritorno, un fondo che richiama il famoso detto: “bisogna toccare il fondo per ricominciare”. La CADUTA dei personaggi di Giordano è il loro fondo, oltre il quale il loro falso io raggiunge il suo limite. Ognuno di loro tiene stretto un oggetto, simbolo di questa menzogna.

La finzione, per Giordano

Non è solo espressa dagli oggetti, ma anche dai vestiti, dalle pettinature e dalla location. Tutto ciò che è visibile nella foto costituisce la loro finzione, mentre il CORPO spezzato rivela la VERITÀ, una verità che, per essere narrata, deve necessariamente crollare. Nelle sue opere, Giordano evita l’uso di manichini, preferendo attori professionisti capaci di esprimere ciò che sfugge allo sguardo, perché l’invisibile diventi visibile.

LA CADUTA raccontata con ironia

Fin da bambino, Giordano nutrì un amore per i film di Charlie Chaplin e Laurel e Hardy, fonte di risate e gioia. Nei loro film, i personaggi affrontano eventi terribili, gravi incidenti… LA CADUTA… L’istintiva reazione di stupore e imbarazzo di fronte alla sventura del protagonista si trasforma, però, in una risata liberatoria. Questo effetto è ciò che Giordano cerca di ricreare attraverso le sue fotografie: raccontare la tragedia con l’ironia. L’umanità in rovina, oggetto del suo affetto e attaccamento, non lo allontana, ma lo avvicina. È l’empatia che gli permette di non giudicare, ma di condividere storie con la speranza che una risata provocata nello spettatore sia un segno favorevole, una fiducia in un futuro migliore e più autentico. Infine, quella risata diventa una rivelazione.

Credit: My Worst Nightmare
Sono veramente entusiasta di poter intervistare Sandro Giordano, questo artista di grande talento ed esperienza che con la sua originalità c’incuriosisce.

– Sandro, grazie in tanto per aver accettato questa mia intervista. Non si può, certo non ridere guardando le tue opere. Come nasce l’idea di IN EXTREMIS e qual è il
messaggio che vuoi trasmettere con le tue fotografie? 

– Ciao, grazie a te per questo bell’incontro. IN EXTREMIS nasce come denuncia di un mondo che sta lentamente cadendo. Racconto in chiave tragicomica di persone comuni che si schiantano nella vita quotidiana, sopraffatte da un peso che non riescono più a sostenere. Quando ci facciamo
male c’è qualcosa nelle nostre vite che non sta andando per il verso giusto e abituati a vivere come se fossimo dentro a una centrifuga, non ce ne rendiamo conto. Cadere, farsi male, sbattere la faccia, appunto, è un campanello d’allarme che non possiamo sottovalutare e il nostro corpo ci costringe a riflettere su questo aspetto. Nel momento in cui siamo a “terra”, abbiamo la possibilità di scegliere se rimetterci in piedi o rimanere là e andare sempre più giù. Sta a noi, è una prova che la vita ci chiede di superare. 

– Quali sono le difficoltà e le soddisfazioni di realizzare le tue opere, che richiedono la collaborazione di attori, scenografi e truccatori? 

– Vengo dal teatro e dal cinema. Concepisco le mie foto come fossero fotogrammi della pellicola di un film, quindi, immortalare quel momento richiede una grande lavorazione a livello scenografico. In quel frame devo metterci dentro tutto il necessario affinché il pubblico possa capire la dinamica dell’incidente e il background del personaggio. Attraverso gli oggetti, fondamentali per l’interpretazione, cerco di raccontare la sua vita e soprattutto il malessere che lo ha portato a “schiantarsi”. È un processo difficile e meticoloso di cui mi occupo personalmente. Realizzo tutto da solo. Sul set, spesso capita siamo solo in tre: io, il mio assistente e il modello. Lavoro principalmente con attori e ballerini perché sanno come gestire il corpo, posso chiedere loro di assumere posizioni che risulterebbero molto difficili ad altri.

Credit: Mea Maxima Culpa
– Come scegli le location e gli oggetti che accompagnano i tuoi personaggi caduti? C’è un significato simbolico o una storia dietro ogni scelta? 

– Dipende dalla storia che voglio raccontare. Effettivamente, trovare la location giusta è l’aspetto del progetto più complicato. Ho una quantità incredibile di idee, che a volte risiedono nella mia mente per anni, ma se non ho il luogo giusto, non posso fare la foto e questo mi innervosisce non poco, è molto frustrante. Superato questo step, tutto diventa più semplice. Solitamente scatto delle foto sul punto esatto dove successivamente verrà posizionato il corpo e da lì inizio a creare l’immagine dentro di me. Vedo chiara la posizione degli arti e la disposizione degli oggetti. Quando arriviamo sul set so esattamente cosa voglio perché lo scatto definitivo è già nella mia testa. 

– Quali sono i tuoi riferimenti artistici e culturali? C’è un fotografo, un regista o un attore che ti ha ispirato o influenzato nel tuo percorso? 

– Spesso mi accostano a David LaChapelle, forse per la quantità di colori che utilizzo nelle foto. Sicuramente, a livello inconscio, ha avuto una grande influenza su di me, ma non ho mai pensato a lui quando ho iniziato il progetto. Sono cresciuto con i film di Stanlio e Ollio e Charlie Chaplin. Ricordo che da bambino rimanevo impressionato dalla quantità di incidenti che capitavano ai personaggi dei loro film. Cadevano, sbattevano, ma poi si rimettevano subito in piedi come fossero pupazzi di gomma, incredibile! Questo sicuramente ha avuto un’influenza maggiore sulle mie scelte artistiche. E poi ci sono due sitcom alle quali sono davvero legato per via delle strepitose attrici comiche che le interpretavano: Laverne & Shirley e Absolutely Fabulous. La prima è una sitcom degli anni ’70, l’altra, anni ’90. Anche lì, tra cadute e porte sbattute in faccia penso di non aver mai riso tanto. SOBRIA, la foto della Fiat 500 gialla, forse la più iconica del mio progetto, è un chiaro omaggio alla scena di una puntata di Absolutely Fabulous, in cui una delle due protagoniste, alla guida di un’auto in stato di ebrezza, viene fermata da un agente di polizia, che aprendo la portiera per il controllo della patente, la vede rotolare giù come fosse un sacco di patate. Se non conosci questa serie, ti consiglio di recuperarla il prima possibile. 

– Come hai sviluppato il tuo stile fotografico, che mescola tragedia e ironia, realismo e finzione, bellezza e rovina? 

– È la vita stessa che mi ha portato a sviluppare questi aspetti. Non ho mai pensato razionalmente ad essi come canali giusti da seguire per esprimermi. Tutti gli “ingredienti” che hai appena elencato mi riguardano personalmente nel quotidiano, mi viene quindi naturale metterli nel progetto. Sono convinto che esista sempre un lato ironico nella tragedia, basta farlo uscire fuori. Cosa che spesso non facciamo per pudore della tragedia stessa, come a dire: è immorale e fuori luogo farci una risata di fronte a un fatto tragico. Ma è proprio quello il punto, riuscire a sdrammatizzare nei momenti peggiori della nostra vita, ridere di noi stessi. Certo, l’ironia è cosa sconosciuta a molti. Quella, o la possiedi o non credo tu la possa mai acquisire. 

– Quali sono le sfide e le opportunità di usare attori professionisti nelle tue opere, invece di manichini o modelli? 

– Il mio progetto ha avuto molto successo proprio grazie al fatto io abbia usato esseri umani anziché manichini. La gente, per essere “schiaffeggiata”, deve identificarsi nei personaggi delle mie foto, e questo non accadrebbe se utilizzassi bambole di pezza. Dopo una giornata di shooting, lo scatto definitivo, quello che reputo migliore, è sempre uno degli ultimi, perché dopo diverse ore passate in quelle posizioni, il corpo dei modelli è stremato dalla stanchezza, e questo arriva dritto come un pugno nello stomaco quando guardi la foto. Si avverte subito. Per lo stesso motivo nascondo il loro volto. Non avere tratti somatici visibili, come punto di riferimento, permette di identificarti maggiormente. 

– Come ti rapporti con il tema della caduta, che è centrale nel tuo progetto IN EXTREMIS? C’è un’esperienza personale che ti ha ispirato o segnato in questo senso? 

– Si, pochi mesi prima di iniziare il progetto sono stato vittima di una brutta caduta in bici e stavo, guarda caso, attraversando uno dei momenti peggiori della mia vita. La cosa che mi inquietò molto di quell’incidente fu l’oggetto che avevo in mano, una barretta proteica, che anziché lasciare andare per tentare, quantomeno, di attutire il colpo, ho tenuto stretta per tutto il tempo. Pochi mesi dopo un mio amico si è rotto una gamba tra gli scogli al mare per salvare lo smartphone che gli stava scivolando dalle mani. A quel punto mi son detto: abbiamo un problema serio con i “beni” materiali, che pensiamo di possedere, ma che in realtà controllano le nostre vite. Ho voluto quindi mostrare anche quest’aspetto nel progetto. In quasi tutte le mie foto, infatti, i modelli tengono in mano un oggetto che non lasciano andare durante lo “schianto”, proprio per sottolinearne l’attaccamento tossico e ossessivo. 

– Come scegli i temi e le storie che vuoi raccontare con le tue fotografie? C’è un processo creativo che segui o ti lasci guidare dall’istinto e dall’ispirazione? 

– Nella maggior parte dei casi, prendo semplicemente spunto dalla vita di tutti i giorni. Mi piace osservare la gente, vedere come gesticola, come parla, come si veste e quello che fa. Intuire le loro nevrosi e le loro ossessioni, per poi esasperarle a modo mio. Raramente racconto storie che non conosco da vicino o che non ho vissuto personalmente.

Credit: La Pecorina
– Come vedi il ruolo del fotografo nella società̀ contemporanea, che è dominata dalle immagini digitali e dai social media? Qual è il tuo rapporto con queste piattaforme e con il tuo pubblico online? 

– I social network sono diventati vetrine nel mondo, per tutti. Anche il mio progetto è nato dieci anni fa su Instagram e da lì è esploso ovunque. È l’uso che ne facciamo di questi social che fa la differenza. Oramai, chiunque può improvvisarsi fotografo, me compreso. Ho fatto l’attore per vent’anni e pochi mesi dopo aver smesso è nato IN EXTREMIS, che ho iniziato con il mio vecchio iPhone 5, tra l’altro, per poi passare alle vere macchine fotografiche, ma non ho mai studiato fotografia. Posso dire di avere avuto una buona idea e che forse ho realizzato nel modo giusto. Ma l’idea è alla base di tutto. Il mezzo che utilizzi per realizzarla passa in secondo piano quando essa è vincente. 

– Quali sono i tuoi sogni e le tue aspirazioni come artista? C’è un progetto che vorresti realizzare ma che non hai ancora avuto l’occasione di fare? 

– Mi piacerebbe realizzare IN EXTREMIS con le celebrities. È già da un po’ di anni che ho in mente l’idea di un libro fotografico che racchiuda, attraverso le mie foto e i loro racconti, la personale esperienza con le cadute interiori. Scivolare o inciampare e cadere a terra, piuttosto che sbattere la faccia contro una porta a vetri, azzera di colpo il tuo stato sociale. Quando cadiamo siamo tutti uguali: goffi e inermi. Ecco, sarebbe bello scoprire le loro vulnerabilità e giocare insieme a renderle colorate e ironiche. 

– Mi propongo come modello per un tuo prossimo lavoro, cosa ne pensi?

– Per me va bene. Dipende solo da che rapporto hai con la tua cervicale 

– Grazie veramente tanto per averci fatto entrare nel tuo mondo.

– Grazie a te per avermi dato l’opportunità.

www.sandrogiordanoinextremis.it

Instagram: -remmidemmi.    Facebook: Sandro Giordano Remmidemmi

© Sbircia la Notizia Magazine, è vietata qualsiasi ridistribuzione o riproduzione del contenuto di questa pagina, anche parziale, in qualunque forma.

Continue Reading

Ultime notizie

Cronaca1 ora ago

Papà italiani più vecchi d’Europa, il primo figlio a...

Per i padri separati lanciata l'iniziativa 'Non sei solo, lasciati aiutare' In Italia si diventa papà mediamente a 35,8 anni...

Economia2 ore ago

Rottamazione quater, ancora poche ore per pagare prime tre...

Domani 20 marzo la scadenza Ancora poche ore per pagare le prime tre rate e sfruttare le agevolazioni della rottamazione...

Immediapress2 ore ago

Serie A – Thiago Motta “prenota” la panchina della Juve,...

Roma, 19 marzo 2024 – Nove giornate al termine, una Champions (quasi) in cassaforte e una semifinale di Coppa Italia...

Ultima ora2 ore ago

Rottamazione quater, ultima chiamata dopo proroga: entro...

Prorogato anche il pagamento delle prime due rate della definizione agevolata Ultima chiamata per la rottamazione quater: le tre rate...

Immediapress2 ore ago

Studenti e docenti della Cusano rispondono all’articolo de...

19 marzo 2024. Il quotidiano La Repubblica ha pubblicato recentemente un articolo dedicato alle università telematiche dal titolo “La fabbrica...

Ultima ora2 ore ago

Uffizi, biglietto sullo smartphone e ingressi serali di...

Il direttore Simone Verde annuncia le novità in arrivo per il museo Agli Uffizi in arrivo aperture speciali, aperture serali...

Spettacolo2 ore ago

Allarme bomba al ministero della Cultura, evacuato edificio

Il ministero è stato evacuato, sul posto gli artificieri e le unità cinofile Allarme bomba nella sede del ministero della...

Immediapress2 ore ago

Estathé 3×3 Italia Streetbasket Circuit, ad Alba presentato...

Dal 31 maggio al 2 giugno la cittadina piemontese aprirà la quarta edizione del circuito 3x3. Alba, 19 marzo 2024....

Salute e Benessere3 ore ago

In Italia 250mila celiaci, crescono diagnosi e 70% donne

Sono 251mila le persone in Italia con una diagnosi di celiachia, il 70% donne. Nel 2022 sono state registrate 10.210...

Sport3 ore ago

Caso Acerbi, giudice sportivo chiede approfondimento a...

La nota della giustizia sportiva Sul caso Acerbi "il Giudice sportivo, letto il referto del Direttore di gara, ritiene necessario...

Cronaca3 ore ago

Roma Tre Contro le Mafie: l’Ateneo intitola 12 aule alle...

Peppino Impastato, Giancarlo Siani e Piersanti Mattarella sono solo tre delle 12 vittime innocenti delle mafie a cui l’Ateneo di...

Immediapress3 ore ago

Settimo convegno internazionale dell’Aisg, tre giorni di...

L’evento dell’Associazione italiana per lo studio del glaucoma ha riunito a Milano dal 14 al 16 marzo i maggiori esperti...

Spettacolo3 ore ago

Ascolti tv, Lolita Lobosco su Rai1 vince prime time lunedì...

La serie tv interpretata da Luisa Ranieri ha ottenuto il 27,6% di share superando la concorrenza che del Grande fratello...

Economia3 ore ago

Da Unilever maxi taglio al personale, via 7.500 persone

L'obiettivo è quello di risparmiare 869 milioni di dollari, circa 800 milioni di euro, nei prossimi tre anni Maxi taglio...

Economia3 ore ago

Lombardia, sostenibilità e innovazione al centro del futuro...

L’Assessorato ai Trasporti di Regione Lombardia ha organizzato l’evento istituzionale “I trasporti a 360° - Un anno di sfide e...

Economia3 ore ago

Gas, firmato a Berlino accordo di solidarietà tra Italia e...

Si tratta di un'intesa che si attiva in caso di emergenza di approvvigionamento. Il ministro Pichetto Fratin: "Prevede misure di...

Immediapress3 ore ago

Arriva Riders, la piattaforma digitale che rivoluzionerà il...

Roma, 19 marzo 2024. Prodotta dalla start up innovativa Apprendo, l’app va incontro alle esigenze di ristoratori e fattorini Se...

Spettacolo3 ore ago

Michelle Hunziker e Alessandro Carollo si sono lasciati

La notizia è stata pubblicata dal sito del settimanale 'Chi' È finita dopo alcuni mesi la relazione fra Michelle Hunziker...

Economia3 ore ago

Recensioni false, Amazon vince causa civile in Italia

Chiusura immediata sito Realreviews.it con sentenza del tribunale di Milano, prima volta in Italia Amazon ha conseguito un’importante vittoria in...

Immediapress3 ore ago

Art Capital: uno strumento finanziario innovativo

Milano, 19 Marzo 2024. Chi possiede un capitale più o meno ingente e ha intenzione di farlo fruttare ha oggi...