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Stato dell’Unione, attesa per il discorso di Biden: chi ci sarà, chi ha detto no

Tra gli ospiti, i familiari degli ostaggi americani a Gaza. Declinano l'invito la moglie di Zelensky e quella di Navalny

Joe Biden - Afp

Alle 3 di notte, ora italiana, Joe Biden pronuncerà a Washington il discorso sullo Stato dell'Unione, l'ultimo del suo attuale mandato alla Casa Bianca. C'è grande attesa per il messaggio che il presidente rivolgerà alla nazione che, a 8 mesi dalle elezioni di novembre, diventerà necessariamente un discorso programmatico per la rielezione. Ma, come ogni anno, l'attenzione sarà riservata anche agli ospiti speciali che la first lady, Jill Biden, senatori e deputati inviteranno, solitamente figure simbolo degli impegni di politica interna ed estera dell'amministrazione e del Congresso.

Con il discorso che cade esattamente a cinque mesi dagli attacchi di Hamas in Israele che hanno dato inizio alla guerra a Gaza, lo Speaker della Camera Mike Johnson e il leader della minoranza dem Hakeem Jeffries hanno invitato i familiari di ostaggi americani catturati il 7 ottobre. Il leader repubblicano ha invitato Orna e Daniel Neutra, madre e fratello di Omer Neutra, mentre quello dem ha invitato Andrea Weinstein, sorella di Judy Weinstein Haggai e Gad Haggai, sono stati entrambi uccisi.

Ma quello che sta facendo discutere in queste ore è il fatto che abbia declinato l'invito della Casa Bianca Olena Zelenska, che Jill Biden voleva seduta al suo fianco domani. Secondo fonti citate dal Washington Post sarebbe stato proprio l'invito rivolto a Yulia Navalnaya, la vedova di Alexei Navalny che a sua volta ha poi deciso di "rimanere a casa", spiegano i portavoce ricordando che il marito è stato appena sepolto, a provocare il rifiuto della first lady ucraina, perché Kiev non avrebbe dimenticato vecchie dichiarazioni di Navalny sulla Crimea dopo l'invasione del 2014.

Anche se dall'ufficio della first lady ucraina si parla diplomaticamente di "impegni precedentemente inseriti nell'agenda", all'origine dello sgarbo di Zelenska vi potrebbe essere la volontà di Kiev di non mostrarsi, più, troppo allineata a Biden. L'Ucraina, sintetizza il Post, non vuole offendere i repubblicani, che ora bloccano il pacchetto da 60 miliardi di dollari di aiuti Usa di cui gli ucraini hanno disperatamente bisogno ma che presto potrebbero tornare alla Casa Bianca con Donald Trump.

Saranno invece presenti i genitori di Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal arrestato in Russia un anno fa con l'accusa di spionaggio. Ad invitarli è stato lo Speaker repubblicano che spiega che così vuole "accendere un faro sull'ingiusta detenzione del figlio, gli Stati Uniti devono essere sempre schierati per la libertà di stampa nel mondo, soprattutto in posti come la Russia. l'amministrazione deve riportare Evan a casa".

Ci sono poi una serie di ospiti che hanno una particolare rilevanza sul dibattito politico interno, soprattutto in vista delle elezioni di novembre, come le due donne che sono state costrette a lasciare i loro Stati di residenza per andare ad abortire lontano dai divieti dell'interruzione di gravidanza passati negli Stati repubblicani dopo che la Corte Suprema ha annullato il diritto costituzionale all'aborto.

La first lady ha invitato Kate Cox che ha fatto causa al Texas per ottenere il permesso di interrompere la gravidanza, dopo che le era stata diagnostica un'anomalia che avrebbe portato alla morte del feto al momento della nascita, e poi era stata costretta a lasciare lo Stato. Mentre la senatrice Patty Murray ha invitato Kayla Smith, che si è dovuta trasferire dall'Idaho nello stato di Washington per abortire alla 19esima settimana, sempre in presenza di gravi e fatali anomalie del feto.

Il senatore democratico Tim Kaine ha poi invitato Elizabeth Carr, la prima persona nata negli Stati Uniti con la fecondazione in vitro, da settimane al centro del dibattito politico dopo la Corte Suprema dell'Alabama ha stabilito che gi embrioni congelati sono persone e quindi ha bloccato la fecondazione in vitro nello stato.

"Sono onorata di partecipare al discorso dello stato dell'Unione - ha detto Carr nata nel 1981 - non solo come prima Ivf baby del Paese, ma anche come qualcuno che comprende profondamente come la fecondazione in vitro abbia aiutato molte persone a costruire le famiglie dei loro sogni".

 

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Esteri

Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...

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"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"

Guido Crosetto

"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.

"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.

"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.

"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".

A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".

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India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...

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L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"

(AFP)

L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.

Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.

Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".

L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".

Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".

Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.

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G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...

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Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri

"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.

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