Investire non è un gioco, né un’operazione da improvvisare. Significa mettere in campo riflessioni sul futuro, rischi calcolati, orizzonti temporali e obiettivi concreti: comprensione del proprio profilo, disciplina, conoscenza dei mercati e trasparenza dei costi.
Come investire con consapevolezza? Lo abbiamo chiesto a Maximiliano Travagli di TRAVAGLI FINANCIAL, ecco cosa suggerisce questo consulente finanziario indipendente tra i più conosciuti in Italia.
Investire con consapevolezza: le basi imprescindibili
Prima di mettere un euro in strumenti finanziari, è necessario costruire solide fondamenta.
- Definire gli obiettivi
Non basta dire “voglio guadagnare”. Serve capire per cosa: una casa, l’università dei figli, la pensione integrativa, una vacanza importante. Ogni obiettivo ha un orizzonte temporale e una tolleranza al rischio. - Valutare il profilo di rischio
C’è chi non sopporta oscillazioni di breve e chi tollera perdite temporanee per crescite maggiori a medio termine. - Diversificare
Non puntare tutto su un unico strumento: mixare azioni, obbligazioni, strumenti alternativi o ETF può aiutare a smussare le oscillazioni e limitare perdite eccessive. - Attenzione ai costi e alle commissioni
Spesso il vero “crollo” del rendimento è dovuto alle commissioni nascoste, alle retrocessioni o ai costi dei prodotti distribuiti da intermediari non indipendenti. Un buon rendimento lordo può diventare magro se i costi sono elevati. - Monitoraggio e revisione periodica
Investire non è “mettere e dimenticare”. Il mondo cambia: tassi, inflazione, regolamentazioni. Bisogna adattare, riequilibrare, reagire con prontezza. - Liquidità e riserva di emergenza
Prima di investire, tieni da parte una somma liquida (contanti, conti depositi) equivalente a 3-6 mesi di spese: così non sei costretto a liquidare investimenti in momenti sfavorevoli. - Prudenza durante i periodi di mercato turbolento
In fasi di crisi o volatilità forte, chiudere tutto per il panico può essere una reazione umana, ma spesso si perde l’occasione di recupero. Meglio avere un piano e seguirlo con disciplina.
Perché affidarsi a un consulente indipendente
Uno dei consigli centrali che Maximiliano Travagli sottolinea è proprio questo: scegliere un consulente finanziario indipendente.
Ecco perché può essere una scelta valida — e, in Italia, ancora relativamente giovane — nel panorama degli investimenti.
Indipendenza = assenza di conflitti di interesse
Un consulente indipendente non è affiliato a banche, assicurazioni o reti di vendita che gli impongono target di prodotto. L’unica remunerazione è la parcella concordata con il cliente, non una retrocessione dal prodotto che viene consigliato. Questo modello riduce il rischio che il consulente spinga prodotti più remunerativi per lui anziché più idonei per il cliente.
Trasparenza dei costi
Con un consulente indipendente, sai esattamente quanto paghi e per cosa lo paghi. Non ci sono commissioni nascoste o incentivi che distorcono la scelta.
Focus sull’interesse del cliente
Poiché non guadagna da vendite di prodotti, il consulente indipendente può concentrarsi su ciò che è realmente utile al cliente, sulla pianificazione globale (investimenti, previdenza, fiscalità, protezione).
Flessibilità e personalizzazione
Non ci sono “pacchetti standard” preconfezionati: la strategia è costruita attorno al patrimonio, agli obiettivi e all’evoluzione della vita del cliente.
Maggiore equità nei risultati
In un contesto dove i costi e i conflitti possono erodere i rendimenti, un modello indipendente può consentire al cliente di tenersi una fetta più larga del guadagno effettivo. È spesso citato che, eliminando commissioni elevate, il cliente guadagna “la differenza” che altrimenti finirebbe in tasca agli intermediari.
Per queste ragioni, affidarsi a un consulente indipendente quando ci si chiede “come investire?”, significa avere una guida genuina, disinteressata e votata a massimizzare il tuo successo, non quello del venditore.
I consigli concreti di Maximiliano Travagli
Travagli, consulente dal 1992 e membro NAFOP (Associazione di consulenti finanziari autonomi) , combina esperienza, visione e indipendenza. Ecco alcuni suggerimenti tratti dal suo metodo:
- Approccio olistico: non si limita solo agli investimenti finanziari, ma considera le variabili familiari, fiscali, inflazionistiche e i progetti di vita.
- Consulenza continua e dialogo: Travagli insiste sul fatto che il consulente debba essere presente nei momenti di cambiamento, non solo all’inizio.
- Cautela nell’innovazione: non seguire passivamente ogni novità finanziaria, ma valutare se conviene davvero al cliente, considerando costi, rischio e orizzonte.
- Gestione del patrimonio familiare e delle imprese: applica lo stesso rigore per cifre modeste e per patrimoni complessi, con attenzione alla protezione e alla successione.
- Comunicazione trasparente: spiega al cliente ogni scelta, ogni costo, ogni strumento.
- Integrazione di strumenti efficienti e a basso costo: Travagli enfatizza l’utilizzo di strumenti che non assorbano troppo in commissioni, mantenendo la qualità del portafoglio.
Passo dopo passo: come pianificare un investimento con un consulente
Ecco un percorso che puoi seguire, lavorando insieme a un consulente indipendente.
Fase 1: valutazione iniziale
- Raccolta dati: patrimonio, flussi di cassa, debiti, impegni futuri.
- Individuazione degli obiettivi con tempi e priorità.
- Test del profilo di rischio, anche con simulazioni su scenari stress.
Fase 2: strategia personalizzata
- Allocazione prudente tra asset class (azionario, obbligazionario, liquidità).
- Se servono: strumenti alternativi (immobili, crediti, infrastrutture).
- Considerazione della fiscalità e dell’impatto dei costi.
Fase 3: costruzione del portafoglio
- Scelta di strumenti efficienti (ETF, fondi indicizzati, prodotti a basso costo).
- Introduzione graduale per mitigare il rischio di “timing” (dollar cost averaging).
- Simulazioni di scenario (stress, shock di mercato).
Fase 4: monitoraggio regolare e aggiustamenti
- Report periodici chiari, comparabili.
- Ri-bilanciamento quando le asset class si “sballano” rispetto alla strategia.
- Adattamenti per eventi imprevisti (cambiamenti familiari, crisi di mercato).
Fase 5: revisione obiettivi
- Ogni anno o ogni biennio, ciascun obiettivo può essere aggiornato.
- Controllo costi.
E se volessi fare da solo? Pro e contro
Voler agire da soli è comprensibile: nessuna parcella da pagare, senso di controllo. Ma:
Pro:
- Non hai costi di consulenza
- Ti “alleni” a conoscere il mercato
- Nessun intermediario tra te e il portafoglio
Contro:
- Rischi maggiori di errori comportamentali (vendere nel panico, over-trading)
- È laborioso monitorare strumenti, costi, fiscalità
- Puoi rimanere prigioniero di bias (scegliere strumenti familiari, non efficienti)
- Mancanza di un occhio esterno esperto che faccia da “freno o bilanciamento”
Se decidi di agire da solo, considera almeno di confrontarti periodicamente con un esperto indipendente per validare scelte e far emergere errori nascosti.
Domande e risposte
Quanto capitale serve per iniziare?
Non esiste una soglia fissa. Molti consulenti indipendenti accettano patrimoni “modesti”. Ciò che conta è avere chiarezza sul piano e sul rapporto costo/beneficio.
Come valutare le performance del consulente?
Confronta il rendimento ottenuto con costi netti, controlla i report periodici, verifica se ha rispettato la strategia dichiarata.
Qual è il rischio più grande?
Il rischio principale è il comportamento emotivo: vendere quando soffri, investire dove “dicono che va bene oggi”. Il consulente indipendente serve anche a mitigare questo.
Cosa succede se cambio banca?
Un consulente indipendente non ti obbliga a cambiare istituto. La consulenza può operare anche su strumenti già esistenti nella tua banca.
Come riconoscere un “falso” consulente indipendente?
Verifica che non riceva retrocessioni da prodotti consigliati, che comunichi in modo chiaro il compenso, che sia iscritto all’OCF nella sezione appropriata.
