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Spezia-Verona si gioca a Reggio Emilia

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La Lega cambia la sede dello spareggio per evitare la Serie B

Lo spareggio Spezia-Verona, per evitare la retrocessione in B, si gioca a Reggio Emilia. La Lega di Serie A ha deciso di tornare sui suoi passi e assegnare al Mapei Stadium di Reggio Emilia lo spareggio tra Spezia e Verona, che sancirà la terza squadra retrocessa in Serie B. L’iniziale scelta di Udine come sede aveva scatenato polemiche e, vista la distanza ridotta da Verona, la reazione stizzita dello Spezia. Si gioca a Reggio Emilia domenica 11 giugno alle ore 20.45.

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Angelini, Marsilio: “Azienda all’avanguardia e con progetti sempre innovativi”

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Così il presidente della Regione Abruzzo in visita nello stabilimento di Angelini Technologies e Fameccanica che ha annunciato investimenti per 600 milioni

“Siamo stati sempre vicino a quest’azienda che è un’eccellenza del nostro Made in Italy e continueremo a supportarla. Durante la pandemia, in poco tempo, è riuscita a mettere su 25 linee per la realizzazione di mascherine, di cui poi sono stati realizzati milioni di pezzi. Con questa realtà stiamo portando avanti anche progetti innovativi”. Così il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, in visita, a San Giovanni Teatino (Ch), assieme al ministro delle imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso, nello stabilimento di Angelini Technologies e Fameccanica, che ha annunciato investimenti per 600 milioni.

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Angelini, illustrato a Urso percorso sviluppo: 600 mln per crescere ancora

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Marullo di Condojanni : "Possiamo contribuire a rafforzamento leadership tecnologia industriale"

Angelini, illustrato a Urso percorso sviluppo: 600 mln per crescere ancora

Investimenti per 600 milioni, in Italia, nel sito industriale di San Giovanni Teatino (Chieti) e in Nordamerica, con la costruzione di un nuovo stabilimento. Ci saranno anche nuove assunzioni. E’ già in atto la ricerca di ingegneri da inserire in azienda. Le prospettive di sviluppo di Angelini Industries, in particolare della divisione Angelini Technologies, attraverso la controllata Fameccanica, sono state illustrate oggi dal management in occasione della visita nella sede italiana dell’azienda, a San Giovanni Teatino, del ministro delle imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso che, insieme al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e al sindaco di San Giovanni Teatino, Giorgio Di Clemente, ha incontrato il ceo di Angelini Industries, Sergio Marullo di Condojanni, e il ceo di Angelini Technologies e Fameccanica, Alessandro Bulfon.

“L’acquisizione nel 2022 da parte di Angelini Industries della totalità delle azioni di Fameccanica, precedentemente in joint venture con Procter & Gamble – ha commentato Marullo di Condojanni – e la nascita di Angelini Technologies, la cui missione è sviluppare un ecosistema di imprese attive nella tecnologia dei processi industriali, fa parte di un percorso strategico di sviluppo del nostro gruppo. La tecnologia industriale, insieme alla meccanica di precisione, sono settori nel quale il nostro Paese è da sempre un’eccellenza a livello mondiale. Siamo convinti che, come gruppo e come sistema di imprese, possiamo contribuire fattivamente al rafforzamento di questa leadership: nei prossimi dieci anni puntiamo ad aumentare considerevolmente il peso del business tecnologico sul totale”.

“Davanti alle sfide e ai cambiamenti del mondo industriale e produttivo, – ha aggiunto Bulfon – vogliamo offrire una nuova visione tecnologica e innovativa. Se nel settore storico, la produzione di macchine industriali, puntiamo su efficienza, digitalizzazione e sostenibilità, in nuovi ambiti quali l’Automation&Robotics, puntiamo su flessibilità e produttività. Grazie a questi investimenti crediamo di poter costruire un polo tecnologico e ingegneristico italiano riconosciuto nel mondo”.

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Migranti, il dolore del Papa: “Mediterraneo enorme cimitero”

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"Molti fratelli e sorelle vengono privati persino del diritto di avere una tomba"

Papa Francesco (Afp)

“Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore”. Lo denuncia il Papa in occasione del raccoglimento interreligioso a Marsiglia per ricordare quanti sono morti nel Mediterraneo. “E, così, questo splendido mare è diventato un enorme cimitero – denuncia ancora una volta Bergoglio -, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba e a venire seppellita è solo la dignità umana”. Il Pontefice, ai leader religiosi, osserva: “Amici, anche davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà”.

“Tante volte quando mandano via” i migranti “è per essere imprigionati e torturati”. Lo ha sottolineato a braccio il Papa nel suo intervento davanti ai leader religiosi, a Marsiglia, con i quali è in corso il ricordo dei migranti morti nel Mediterraneo. Sul volo che lo porta a Marsiglia, il Pontefice, commentando coi media al seguito la situazione a Lampedusa, aveva detto: “Spero di avere il coraggio di dire tutto quello che voglio dire”.

”Dinanzi a noi c’è il mare, fonte di vita, ma questo luogo evoca la tragedia dei naufragi, che provocano morte. Siamo riuniti in memoria di coloro che non ce l’hanno fatta, che non sono stati salvati”. Il Papa, a Marsiglia, insieme ai leader religiosi, ricorda i morti nel Mediterraneo. Il tono e’ grave: “Non abituiamoci a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre: no, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti. Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti”. “Prima ancora, però, – dice Francesco- serve umanità: silenzio, pianto, compassione e preghiera. Vi invito ora a un momento di silenzio in memoria di questi nostri fratelli e sorelle: lasciamoci toccare dalle loro tragedie”.

“Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce; non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza” ammonisce il Papa. “Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà!” sottolinea. “Il Cielo ci benedirà, se in terra e sul mare sapremo prenderci cura dei più deboli, se – scandisce Francesco- sapremo superare la paralisi della paura e il disinteresse che condanna a morte con guanti di velluto”. Il Papa chiama in causa, poi, i leader religiosi: “In questo, noi rappresentanti di diverse religioni siamo chiamati a essere di esempio”.

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Ue, Meloni: “Vogliamo che l’Italia sia esempio in spesa fondi europei”

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"L'obiettivo è non perdere neppure un euro"

Giorgia Meloni

“Vogliamo trasformare l’Italia da nazione che è stata troppo spesso fanalino di coda nella spesa dei fondi europei a nazione virtuosa che possa fare da esempio per le altre”. Così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenendo a Genova alla presentazione dell’accordo con la Regione Liguria per l’utilizzo dei fondi di coesione. “L’obiettivo è non perdere neppure un euro perché l’Italia non se lo può permettere”, ha aggiunto.

“Noi ce la mettiamo tutta, questo accordo che oggi sigliamo con la Liguria è solo il primo esempio di una nuova stagione della capacità che ha l’Italia di spendere i fondi europei” assicura. “Noi vogliamo rappresentare una nazione responsabile, capace, in grado di soprattutto quando attraversa momento di difficoltà di non raccontare al mondo che disperde le risorse, ma che è la prima e la più brava nel spenderle” sottolinea.

“Nella prossima legge di bilancio abbiamo un collegato dedicato all’economia del mare e in quel collegato raccoglieremo le esigenze e le proposte dei vari settori, compreso quello della nautica” conclude.

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Politica

Ue, Meloni: “Vogliamo che l’Italia sia esempio in spesa fondi europei”

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"L'obiettivo è non perdere neppure un euro"

Giorgia Meloni

“Vogliamo trasformare l’Italia da nazione che è stata troppo spesso fanalino di coda nella spesa dei fondi europei a nazione virtuosa che possa fare da esempio per le altre”. Così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenendo a Genova alla presentazione dell’accordo con la Regione Liguria per l’utilizzo dei fondi di coesione. “L’obiettivo è non perdere neppure un euro perché l’Italia non se lo può permettere”, ha aggiunto.

“Noi ce la mettiamo tutta, questo accordo che oggi sigliamo con la Liguria è solo il primo esempio di una nuova stagione della capacità che ha l’Italia di spendere i fondi europei” assicura. “Noi vogliamo rappresentare una nazione responsabile, capace, in grado di soprattutto quando attraversa momento di difficoltà di non raccontare al mondo che disperde le risorse, ma che è la prima e la più brava nel spenderle” sottolinea.

“Nella prossima legge di bilancio abbiamo un collegato dedicato all’economia del mare e in quel collegato raccoglieremo le esigenze e le proposte dei vari settori, compreso quello della nautica” conclude.

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Politica

Migranti, 5000 euro per evitare il Cpr: opposizione contro governo

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La norma in un decreto viene aspramente criticata. Pd: "Governo si comporta da scafista"

L'hotspot di Lampedusa

Opposizione all’attacco del governo per la norma di un decreto del Ministero dell’Interno relativo ai richiedenti asilo, in base alla quale si introduce una “garanzia finanziaria di 4.938 euro” da versare per evitare la permanenza in un Cpr. La norma finisce nel mirino in particolare del Pd, mentre il tema migranti è sotto i riflettori dopo la raffica di sbarchi a Lampedusa nei giorni scorsi.

Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale riguarda l'”Indicazione dell’importo e delle modalita’ di prestazione della garanzia finanziaria a carico dello straniero durante lo svolgimento della procedura per l’accertamento del diritto di accedere al territorio dello Stato”.

La “garanzia finanziaria” nell’articolo 1 viene definita “idonea quando l’importo fissato e’ in grado di garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, pari a quattro settimane (ventotto giorni), la disponibilita’: a) di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale; b) della somma occorrente al rimpatrio; c) di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona”.

Nell’articolo 2 si specifica che “l’importo per la prestazione della garanzia finanziaria è individuato, per l’anno 2023, in euro 4.938,00. L’aggiornamento dell’importo è avviato a cadenza biennale, di seguito alla definizione del costo medio del rimpatrio”.

Secondo l’articolo 3, “la garanzia finanziaria è prestata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi. La garanzia finanziaria deve essere prestata entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico”.

Quindi, l’articolo 4 chiarisce che “nel caso in cui lo straniero si allontani indebitamente, il prefetto del luogo ove è stata prestata la garanzia finanziaria procede all’escussione della stessa”.

“La scelta di far pagare una sorta di cauzione per non essere rinchiuso in un Cpr è l’ennesima tappa di uno spettacolo indegno di un governo sconvolgentemente inadeguato. Un governo che si comporta da scafista”, dice Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.

“Un governo che non investe, facendo tesoro delle parole del presidente Mattarella, sull’unica misura utile per evitare gli arrivi irregolari cioè su canali di accesso legali e sicuri. L’idea della cauzione è grave sul piano dei principi, determinando, perfino tra i migranti rimpatriabili, migranti di serie A e migranti di serie B e paradossale su quello degli effetti, perché il migrante da espellere inserito in reti illegali avrà più mezzi del migrante più marginalizzato e privo di tutto. Infine è una strada che insospettisce”, aggiunge.

“Viene infatti il dubbio – prosegue l’esponente dem – che il governo consapevole che quella dei Cpr sia una sorta di soluzione macabra destinata a una estrema minoranza di persone presenti, tenti già di correre ai ripari attraverso questo pericoloso pasticcio”. “Sfidiamo la destra a farla finita con queste operazioni e di scommettere sulla definizione di una strategia che, partendo dalla cancellazione della Bossi Fini e dalla lotta in Europa per imporre l’obbligo alla redistribuzione, scommetta su legalità e accoglienza di qualità”, conclude Majorino.

“La norma del governo che chiede ai richiedenti asilo di versare una somma di 5mila euro per evitare di essere trattenuti all’interno dei Cpr è scafismo di Stato, una tangente discriminatoria, classista e disumana verso chi scappa da fame e guerre. Ci sarebbe da vergognarsi solo per averlo pensato. Ma c’è di peggio: questa norma è illegale in quanto la Corte di giustizia europea nel 2020 ha già sanzionato una misura analoga introdotta dall’Ungheria”, dice il segretario di +Europa, Riccardo Magi.

“Cinquemila euro per il richiedente asilo che voglia evitare il centro di trattenimento. Non ce la fanno, è più forte di loro: anche la richiesta di asilo diventa una questione di censo”, scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra.

“Chi può permetterselo pagherà 5mila euro per evitare di finire in un centro per il rimpatrio mentre analizzano la sua pratica – prosegue il leader di Si – per i poveri cristi che posseggono solo quello che hanno indosso invece si possono aprire le porte dei centri, dove spesso si dorme per terra e manca tutto”.

“La misura, pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale è oscena e incommentabile. Dicevano di voler dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo e invece si comportano come loro, taglieggiando 5mila euro con fideiussione bancaria”, conclude Fratoianni.

“Dopo aver trasformato i Cpr in luoghi di detenzione, fino a 18 mesi per un illecito amministrativo, adesso hanno anche fissato la cifra per la cauzione”, scrive su X Davide Faraone, deputato di Azione-Italia Viva, a proposito della misura.

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Migranti, 5000 euro per evitare il Cpr: opposizione contro governo

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La norma in un decreto viene aspramente criticata. Pd: "Governo si comporta da scafista"

L'hotspot di Lampedusa

Opposizione all’attacco del governo per la norma di un decreto del Ministero dell’Interno relativo ai richiedenti asilo, in base alla quale si introduce una “garanzia finanziaria di 4.938 euro” da versare per evitare la permanenza in un Cpr. La norma finisce nel mirino in particolare del Pd, mentre il tema migranti è sotto i riflettori dopo la raffica di sbarchi a Lampedusa nei giorni scorsi.

Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale riguarda l'”Indicazione dell’importo e delle modalita’ di prestazione della garanzia finanziaria a carico dello straniero durante lo svolgimento della procedura per l’accertamento del diritto di accedere al territorio dello Stato”.

La “garanzia finanziaria” nell’articolo 1 viene definita “idonea quando l’importo fissato e’ in grado di garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, pari a quattro settimane (ventotto giorni), la disponibilita’: a) di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale; b) della somma occorrente al rimpatrio; c) di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona”.

Nell’articolo 2 si specifica che “l’importo per la prestazione della garanzia finanziaria è individuato, per l’anno 2023, in euro 4.938,00. L’aggiornamento dell’importo è avviato a cadenza biennale, di seguito alla definizione del costo medio del rimpatrio”.

Secondo l’articolo 3, “la garanzia finanziaria è prestata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi. La garanzia finanziaria deve essere prestata entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico”.

Quindi, l’articolo 4 chiarisce che “nel caso in cui lo straniero si allontani indebitamente, il prefetto del luogo ove è stata prestata la garanzia finanziaria procede all’escussione della stessa”.

“La scelta di far pagare una sorta di cauzione per non essere rinchiuso in un Cpr è l’ennesima tappa di uno spettacolo indegno di un governo sconvolgentemente inadeguato. Un governo che si comporta da scafista”, dice Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.

“Un governo che non investe, facendo tesoro delle parole del presidente Mattarella, sull’unica misura utile per evitare gli arrivi irregolari cioè su canali di accesso legali e sicuri. L’idea della cauzione è grave sul piano dei principi, determinando, perfino tra i migranti rimpatriabili, migranti di serie A e migranti di serie B e paradossale su quello degli effetti, perché il migrante da espellere inserito in reti illegali avrà più mezzi del migrante più marginalizzato e privo di tutto. Infine è una strada che insospettisce”, aggiunge.

“Viene infatti il dubbio – prosegue l’esponente dem – che il governo consapevole che quella dei Cpr sia una sorta di soluzione macabra destinata a una estrema minoranza di persone presenti, tenti già di correre ai ripari attraverso questo pericoloso pasticcio”. “Sfidiamo la destra a farla finita con queste operazioni e di scommettere sulla definizione di una strategia che, partendo dalla cancellazione della Bossi Fini e dalla lotta in Europa per imporre l’obbligo alla redistribuzione, scommetta su legalità e accoglienza di qualità”, conclude Majorino.

“La norma del governo che chiede ai richiedenti asilo di versare una somma di 5mila euro per evitare di essere trattenuti all’interno dei Cpr è scafismo di Stato, una tangente discriminatoria, classista e disumana verso chi scappa da fame e guerre. Ci sarebbe da vergognarsi solo per averlo pensato. Ma c’è di peggio: questa norma è illegale in quanto la Corte di giustizia europea nel 2020 ha già sanzionato una misura analoga introdotta dall’Ungheria”, dice il segretario di +Europa, Riccardo Magi.

“Cinquemila euro per il richiedente asilo che voglia evitare il centro di trattenimento. Non ce la fanno, è più forte di loro: anche la richiesta di asilo diventa una questione di censo”, scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra.

“Chi può permetterselo pagherà 5mila euro per evitare di finire in un centro per il rimpatrio mentre analizzano la sua pratica – prosegue il leader di Si – per i poveri cristi che posseggono solo quello che hanno indosso invece si possono aprire le porte dei centri, dove spesso si dorme per terra e manca tutto”.

“La misura, pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale è oscena e incommentabile. Dicevano di voler dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo e invece si comportano come loro, taglieggiando 5mila euro con fideiussione bancaria”, conclude Fratoianni.

“Dopo aver trasformato i Cpr in luoghi di detenzione, fino a 18 mesi per un illecito amministrativo, adesso hanno anche fissato la cifra per la cauzione”, scrive su X Davide Faraone, deputato di Azione-Italia Viva, a proposito della misura.

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Economia

Furia Landini, attacco politico al sindacato: “Esecutivo teme chi non la pensa come lui”

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(Fotogramma)

(di Alessandra Testorio) Archivia ogni diplomazia il leader Cgil Maurizio Landini e sferra un attacco frontale al governo. Dopo una settimana in cui il sindacato è finito sotto i riflettori della stampa e delle polemiche legate alla vicenda del licenziamento dell’ex portavoce, Massimo Gibelli, e la riorganizzazione della comunicazione interna a Corso Italia, il segretario generale decide di rispondere colpo su colpo. E in una conferenza stampa convocata dopo l’assemblea aperta della Fiom non usa mezzi termini per denunciare “l’attacco politico” cui è sottoposto il sindacato da parte di un governo “che ha paura di chi non la pensa come lui”.

“Questo governo ha paura sia della manifestazione del 7 ottobre che delle varie mobilitazioni che stanno crescendo in tutto il Paese. Ma soprattutto ha paura anche di tutti quelli che la pensano diversamente”, dice. Un vero e proprio “attacco contro la Cgil e il suo segretario per delegittimare il sindacato. Un fatto gravissimo, mai successo prima”, denuncia ancora Landini mettendo in fila i veri problemi del Paese a cui il governo non da risposta mentre “in appena due giorni si affretta a rispondere ad una interpellanza di Fratelli d’Italia che usa ricostruzioni sommarie e indiscrezioni giornalistiche che cercano di delegittimare il sindacato”: precariato, inflazione, lavoro povero e salari inadeguati, tagli al servizio sanitario nazionale, cancellazione del reddito di cittadinanza, autonomia differenziata.

E al ministro del Lavoro, Marina Calderone che aveva assicurato come il dicastero di via Veneto “vigilerà” sulla vicenda Gibelli, Landini risponde ribaltandone la prospettiva: “saremo noi a vigilare sul governo, su quello che fa e non fa e a difendere gli interessi dei lavoratori e dei nostri 5 milioni di iscritti”. E si comincerà, ribadisce, dalla mobilitazione del 7 ottobre prossimo in difesa della Costituzione, che avvicina a grandi passi quello sciopero generale cui pensa da tempo Corso Italia in mancanza di risposte del governo su fisco, pensioni e salari, nella prossima manovra finanziaria. Una mobilitazione, ammonisce ancora , “che non finirà fino a che non produrrà risultati e fino a che il governo non accetterà di cambiare le proprie politiche e di avviare un confronto e una mediazione vera con i lavoratori”.

Ma il percorso resta accidentato vista la bocciatura da parte della Cgil anche dell’ultimo incontro a palazzo Chigi, oggi, con il ministro Urso sugli interventi anti-inflazione. “Continuano gli incontri finti: si annuncia un possibile accordo con i produttori e la grande distribuzione dove i soggetti possono scegliere se aderire o meno. Si devono invece aumentare i salari in modo strutturale, confermare il taglio del cuneo contributivo, detassare gli aumenti contrattuali, agire sui trasporti pubblici locali e affrontare il tema della casa”, ripete ancora annunciando peraltro anche il ricorso al Tar, con allegata richiesta di sospensiva, contro la rivisitazione effettuata dal governo, sui dati Inps, con cui ha limato la rappresentanza di corso Italia all’assemblea Cnel che a breve si troverà a discutere di salario minimo. “Hanno tolto la rappresentanza a Cgil Cisl e Uil per darla a sindacati che non hanno iscritti, non hanno rappresentanza”, commenta ribadendo come sulla partita del salario minimo sia il governo “a dover sciogliere il nodo”, non il Cnel “che non si può sostituire all’esecutivo e al Parlamento”.

E tornando alla vicenda innescata dal licenziamento dell’ex portavoce, Massimo Gibelli Landini chiarisce: “Gibelli non ha partecipato ad una ridefinizione strategia della comunicazione Cgil ma è stato assunto con qualifica di caporedattore nel 2012 dopo che nel 2003 si era dimesso. Assunzione decisa dal segretario di allora. Nella riorganizzazione fatta in questi mesi abbiamo ritenuto che il ruolo di portavoce non fosse più necessario e quindi che si potesse arrivare alla soppressione della funzione nel rispetto delle leggi del contratto giornalisti”, risponde a chi sottolineava l’uso da parte del sindacato del nuovo articolo 18 a lungo combattuto dalla Cgil. “Si è parlato di jobs act ma non c’entra proprio nulla. C’è la legge 108 sulle associazioni a cui non si applica l’articolo 18. Abbiamo letto ricostruzioni un po’ fantasiose. Pensiamo che i problemi del paese siano altri e che questi processi sommari non funzionano così come non funzionano le interpellanze fatte a uso e consumo dal partito di maggioranza per spostare l’attenzione dai problemi veri del paese. Noi non abbiamo nulla da nascondere”, conclude.

E non si fa attendere la replica del ministro del Lavoro, Calderone: le dichiarazioni del governo, dice in una nota, “sono state rese in risposta ad un atto di sindacato ispettivo e dunque nel rispetto della prerogative del Parlamento”.

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Spettacolo

E’ morto all’età di 77 anni l’attore Roberto Sturno

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Coppia artistica fissa a teatro con Glauco Mauri - Esequie private solo con i familiari, per sua espressa volontà

E’ scomparso all’età di 77 anni Roberto Sturno. L’AdnKronos lo apprende da fonti vicine all’attore scomparso. Nato nel gennaio del 1946 a Roma, Sturno aveva nel 1981 formato una coppia artistica fissa a teatro con Glauco Mauri. la Compagnia Mauri-Sturno. Roberto Sturno è morto nella sua casa di Tagliacozzo, in Abruzzo. Da qualche tempo era malato, poi le sue condizioni di salute si sono aggravate. Per sua volontà, le esequie si svolgeranno in forma strettamente privata, alla presenza dei soli familiari.

(di Enzo Bonaiuto)

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Cronaca

“Non cancellare il numero salvavita 118”

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Il presidente Sis118 Balzanelli: "Il tempo è vita! La riforma del Sistema di emergenza territoriale è la più importante degli ultimi 30 anni. Ecco perché"

La riforma legislativa del Sistema di emergenza territoriale 118 è “urgente e necessaria. Può essere senz’altro considerata tra le più importanti riforme sanitarie degli ultimi 30 anni”. Lo sottolinea Mario Balzanelli, presidente della Sis 118, spiegando all’Adnkronos Salute perché serve la riforma legislativa del 118 e come costruirla, mentre fa il punto sullo stato di salute del sistema di emergenza territoriale.

“Il 118 è il sistema salvavita tempo-dipendente che arriva, entro pochi minuti, sul posto in cui qualcuno può trovarsi in imminente pericolo di morte, in qualunque parte del territorio, in qualsiasi contesto, anche il più ostile ed impervio – afferma Balzanelli – e assicura, a qualsiasi ora del giorno e della notte, h 24 e 365 giorni/anno, il soccorso sanitario: in concreto, il Sistema 118 strappa alla morte innumerevoli vite umane che, senza il nostro intervento, in percentuale cospicua, non arriverebbero vive in ospedale. Soprattutto dopo la recente, drammatica, lezione impartita dalla pandemia, la riforma del Sistema 118 può essere considerata tra le più importanti riforme sanitarie degli ultimi 30 anni: questo i cittadini lo sanno molto bene e ce lo riconoscono ogni giorno. Entriamo noi nelle loro case – rimarca – ovunque vi sia bisogno, quando la tragedia improvvisa incombe, noi e nessun altro al nostro posto”.

Ma si può ancora parlare di 118 o è più appropriato parlare di 112? “È indispensabile, oggi più che mai, chiarire che occorre parlare di 118 molto di più che di 112 – risponde Balzanelli – L’Unione europea prevede che i numeri di emergenza nazionali non vengano affatto soppressi, come peraltro si verifica oggi nel 60% dei Paesi membri dell’Unione, come fortemente raccomandato dalle linee guida europee di Erc (European Resuscitation Council) nel 2021, per evitare possibili, catastrofiche perdite di tempo correlato al ‘doppio passaggio’ tra centrali operative (quella del 112 e quella del 118), particolarmente quando si tratti di emergenza sanitaria – avverte – quindi di imminente pericolo di perdere la vita. In caso di arresto cardiaco improvviso, per esempio, ogni minuto che passa determina la perdita di percentuali davvero significative di tornare a vivere. Non a caso, l’Ue si esprime in termini di ‘numero dell’emergenza’ più che di numero ‘unico’, ma, recentemente, con il regolamento 2023/444, varato il 16 dicembre 2022, per evitare ritardi e discrasie nei percorsi funzionali che afferiscono al 112, ha chiarito che la chiamata del cittadino utente deve essere immediatamente veicolata alla Centrale operativa più appropriata per la risoluzione del problema. Questo – in caso di emergenza sanitaria – non può che coincidere, volendo guadagnare al massimo il tempo, con l’accesso diretto della chiamata alla Centrale operativa 118. Il tempo è vita!”

“Un’alternativa – propone Balzanelli – sarebbe quella di consentire, a chi ha chiamato il 112, di premere semplicemente un tasto sul telefono, senza alcun costo aggiuntivo per la comunità, per essere immediatamente indirizzato alla Centrale operativa 118. Su questo occorrerà verificare e confrontare, preliminarmente, i dati raccolti dall’attuazione dei due diversi modelli, oltre a valutare la qualità percepita dai cittadini attraverso le plurime esperienze documentate”.

E’ necessaria piena integrazione tra il sistema di emergenza territoriale e quello ospedaliero. Qual è la posizione della Sis118? “La parola integrazione, dal vocabolario Treccani, significa completamento e non accorpamento, annessione o invasione. Il Sistema di emergenza territoriale 118 è riconosciuto dal legislatore come facente parte della medicina territoriale, in quanto inquadrato nel distretto sanitario, e trattandosi di macrostruttura a dimensione di obiettiva elevata complessità gestionale merita – spiega Balzanelli – il riconoscimento giuridico del massimo livello di complessità, ossia quello della unità operativa dipartimentale del territorio, con la Centrale operativa considerata centro di responsabilità e non mero call center, a livello provinciale, come sancito dal DPR del 27/3/1992, alla pari della configurazione di tutte le istituzioni dello Stato impegnate nella gestione delle emergenze, quali Prefettura, Questura, polizia, carabinieri, Vigili del fuoco, che sono tutti configurati a livello provinciale”.

Balzanelli rileva poi che “il Sistema di emergenza territoriale 118 è già pienamente integrato con il sistema ospedaliero perché provvede ad assicurare i percorsi di rete previsti per le patologie acute tempo dipendenti, a trasportare direttamente i pazienti critici nelle unità operative ultraspecialistiche e perché in numerosi territori, con personale e mezzi dedicati, assicura anche i trasporti secondari (cioè da ospedale ad ospedale) di emergenza, oltre a quelli di sangue ed organi. In questo senso, l’integrazione è traguardo dinamico e qualificante da perfezionare di continuo, ma deve essere inteso esclusivamente quale integrazione funzionale di percorso clinico, diagnostico, terapeutico, assicurando al paziente critico una filosofia gestionale unitaria. A nessun titolo, invece, riteniamo possa e debba intendersi il termine integrazione come gestione condivisa dei ruoli apicali di responsabilità e delle risorse di personale con la rete ospedaliera. Va mantenuta piena autonomia gestionale. Altrimenti, significherebbe rinunciare a un sistema, affidabile, qualificato ed efficace, che ha retto e garantito, nonostante le tante criticità ed il permanente stato di abbandono da parte del legislatore e dei vari decisori a livello regionale, la conduzione e gestione dell’emergenza territoriale nella Nazione negli ultimi 30 anni”.

I medici del 118 stanno scomparendo, sono in fuga massiva, in quasi tutte le regioni. Questione di contratti? “Al cittadino non importa affatto sapere se chi viene all’alba a casa propria a soccorrerlo per un edema polmonare acuto sia un medico convenzionato o un medico dipendente. Qualsiasi tipologia di contratto si decida, a livello legislativo, di individuare per il medico del 118 – risponde Balzanelli – deve essere attrattivo, molto di più di quanto accade oggi, proprio in virtù del carattere altamente usurante e obiettivamente rischioso, in presenza di noti e peculiari rischi ambientali e biologici. Il medico di emergenza territoriale è una realtà preziosa che va ulteriormente valorizzata e verso cui si deve portare il doveroso massimo rispetto e riconoscimento di merito. Riguardo alle conoscenze, competenze ed abilità, Sis118, in qualità di società scientifica, ritiene indispensabile intensificare ed ampliare, anche in collaborazione con le università, i percorsi formativi permanenti e ricorrenti e di relativo addestramento”.

Quale ruolo prevede la riforma disegnata da Sis118 per gli infermieri? “L’infermiere di emergenza territoriale 118 è, insieme con il medico, il pilastro gestionale irrinunciabile del supporto avanzato delle funzioni vitali al paziente critico e il perno dell’attività professionalizzante in Sala operativa e – rimarca Balzanelli – non deve essere sostituito, nel ruolo sanitario di operatore di Centrale operativa da altre figure. Riteniamo, al riguardo, che debba essere sancito a livello legislativo lo standard di una postazione avanzata con medico ed infermiere a bordo ogni 60.000 abitanti”. La Sis118, inoltre, “sollecita da anni le massime istituzioni dello Stato, prima società scientifica tra tutte, perché venga varato, quanto prima, sul piano legislativo, il profilo professionale dell’autista-soccorritore, con il meritato e definitivo riconoscimento non solo del suo ruolo cardine dello stesso, ma anche delle peculiari competenze normate in percorsi formativi altamente specialistici”.

E qual è il ruolo della tecnologia nel 118 che verrà? “La Sis118 ritiene indispensabile varare un Sistema 118 ‘connesso’, assicurando al cittadino che si trova in imminente pericolo di vita, di poter beneficiare di tutte le dinamiche più evolute ed qualitative, dalla telemedicina al telemonitoraggio, dal teleconsulto all’intelligenza artificiale, a supporto di diagnosi e consiglio”.

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