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Sostenibilità

Volvo corre con la EX30, il Suv elettrico che combina...

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Volvo corre con la EX30, il Suv elettrico che combina performance e sostenibilità

Ha l'impronta di carbonio più bassa del brand, alluminio e acciaio riciclati e si potrà riutilizzare al 95%. Ottima accoglienza a livello globale, in Italia è fra le bestseller aspettando gli incentivi

Volvo corre con la EX30, il Suv elettrico che combina performance e sostenibilità

Dalla casa più ambiziosa in termini di sostenibilità (con il target di essere climate neutral per il 2040) arriva la vettura più riciclabile del mercato: Volvo ha infatti annunciato le prime consegne in Italia della EX30, l’auto più compatta e sostenibile mai realizzata dal marchio svedese. A fine vita (che si annuncia lunga, come da tradizione Volvo), infatti, questo Suv compatto sarà riciclabile al 95%, in pratica senza lasciare dietro di se' scarti pericolosi o ingombranti. La percentuale di materiali riciclati nell'EX30 è la più alta di tutte le Volvo prodotte fino ad oggi: circa un quarto dell'alluminio e quasi un quinto dell'acciaio sono costituiti da materiale riciclato. Inoltre, circa il 17% di tutte le plastiche presenti nell'auto, dai componenti interni ai paraurti, proviene da fonti riciclate.

Ma le cose - dal punto di vista ambientale - vanno ancora meglio nel suo ciclo di vita: infatti la EX30 vanta l'impronta di carbonio più bassa di qualsiasi altra Volvo completamente elettrica prodotta finora, pari a 23 tonnellate per 200.000 km, ovvero circa il 60% in meno rispetto alla XC40 con motore termico (a benzina). La valutazione dell' 'impronta' - che per la EX30 include ricariche effettuate grazie a energia elettrica di origine eolica- identifica i principali materiali e processi che contribuiscono alle emissioni dell'auto.

Concentrandosi esclusivamente sulle emissioni di gas a effetto serra, il rapporto analizza il ciclo di vita dell'auto, a partire dall'estrazione e dalla raffinazione delle materie prime fino al termine del suo utilizzo. E - dopo avere prodotto la sua auto più 'pulita' - Volvo non si ferma, visto che ha in programma un'ulteriore riduzione dell'impatto di CO2 dell'EX30 attraverso un'ampia collaborazione con i fornitori dell'intera catena del valore. Ad esempio, entro il 2025 i suo fornitori di batterie si impegnano a ridurre del 20% le emissioni derivanti dalla produzione della batteria LFP e del 46% nel caso della batteria NMC.

Potenza di 272 cv già nella versione 'base' ma in gamma è disponibile una Dual Motor da 0-100 in 3,6 secondi

Ma i dati di sostenibilità non devono naturalmente far perdere di vista le qualità 'funzionali' del Suv Volvo, che traduce in pratica ed evolve la filosofia del marchio svedese.La EX30 resta infatti una vettura gradevole da vivere - con un bagagliaio di 320 litri e interni spaziosi, nonostante una lunghezza di 4,23 metri, ed eleganti nel minimalismo di stile scandinavo - e da guidare, con una estrema stabilità in marcia e una progressione interessante, anche nella versione di partenza.

In gamma la prima ad arrivare (e chiaramente la best seller) è infatti la versione a motore unico, trazione posteriore e autonomia normale oppure Extended Range: con i suoi 200 kW (272 CV) e una coppia di 343 Nm assicura una accelerazione 0-100 km/h in 5,3 secondi, ma con velocità massima autolimitata a 180 km/h. L'autonomia stimata può andare da 350 fino a 480 km ( nel ciclo WLTP) ma si sa che il dato è fortemente condizionato dalle condizioni di utilizzo e dallo stile di guida. Per gli intenditori, invece la versione Twin Motor Performance, a trazione integrale: la batteria NMC da 69kWh accoppiata a una potenza di 315 kW (428 CV) e una coppia esuberante di 543 Nm le permette uno 0-100 da 3,6 secondi, mai visto su una Volvo stradale.

Sul fronte ricarica servono dalle 6 a 8 ore a casa (con AC da 11 kW) mentre il tempo necessario per passare dal 10 all'80% oggi è poco sotto i 30 minuti in DC fast charging a 175kW ma si aspettano i frutti delle partnership su batterie e sistemi ricariche: cruciale, ad esempio, l'accordo con Breathe, che permette al brand svedese di utilizzare l'ultima versione del software di ricarica brevettato, che sulle Volvo completamente elettriche di nuova generazione, potrà abbattere ridurre fino al 30% il tempo necessario per passare dal 10 all'80%.

Ottima accoglienza livello globale, in Italia è fra le bestseller aspettando gli incentivi

L'arrivo della EX30 - che è stata finalista al Car of the Year e ha già raccolto una serie di riconoscimenti internazionali - cade in un momento in cui a parità di vendite (più di 50 mila gli esemplari venduti a livello globale a febbraio) la quota di modelli elettrificati è, proprio grazie al Suv compatto, la più alta di sempre, il 44%, mentre le BEV sono il 22 % del totale (con un balzo in Europa del +31%).

Nei primi due mesi dell'anno sono state vendute 5.863 unità di EX30, ma con consegne ai clienti iniziate solo in Europa, Giappone e Brasile. Facile prevedere che questo Suv possa entrare nella top tre dei modelli Volvo più venduti a livello globale, come già avvenuto nel nostro Paese: dopo le 2.050 unità di prevendità del 2023 sono già più di 600 gli ordini ricevuti da inizio 2024 con la previsione di 4.550 consegne a pieno anno, il 20% del totale.

Al momento gli esemplari venduti sul nostro mercato sono prodotti da un impianto cinese ma - come ha spiegato l'ad di Volvo Jim Rowan - "vista la forte domanda nei confronti di questo modello" dal prossimo anno la EX30 inizierà ad essere prodotta anche in Europa, per l'esattezza nell'impianto belga di Gent, da cui già escono XC40 e C40. L'origine cinese - con una qualità, inutile dirlo, inconfondibile rispetto ai modelli 'continentali' - ha comunque permesso di mantere il listino a livelli competitivi per il settore. Si parte da 35.900 euro, ma l'obiettivo - quando finalmente gli incentivi 2024 saranno ufficializzati - di potere offrire il Suv a meno di 25 mila euro. E a questi prezzi, e con queste qualità, l'elettrico per molti automobilisti cominciare a diventare una certezza e non solo una possibilità.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sostenibilità

Lazio, arrivato il primo sì per un parco eolico off-shore a...

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Spazio all’uso delle rinnovabili a largo delle coste del Centro Italia e soddisfazione da parte dei sindacati: quali vantaggi?

Impianto eolico offshore - - Canva

Aumenta l’attenzione da parte delle istituzioni ed enti coinvolti nelle realizzazioni di strumenti e mezzi per la produzione di energie rinnovabili. Come richiesto dai goal europei, ogni Stato membro deve raggiungere un certo livello di efficientamento energetico, riducendo le emissioni di Co2 e contribuendo, così, al miglioramento della salubrità dell’ambiente.

Per questo motivo, grande soddisfazione è espressa dall’annuncio che ieri ha espresso il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica che ha concesso l’autorizzazione per la valutazione di impatto ambientale relativa al progetto di realizzazione di un parco eolico off-shore al largo di Civitavecchia.

A esprimere il proprio entusiasmo è anche il Segretario Regionale Ugl Lazio Armando Valiani e la responsabile territoriale Fabiana Attig.

Il progetto

Il progetto prevede l'installazione di 27 turbine eoliche galleggianti collocate a oltre venti chilometri dalle coste locali, per una produzione energetica complessiva di 540 megawatt.

Il sindacato ha sottolineato l'importanza di avviare fin da ora la progettazione dell'hub produttivo per la produzione in loco di tutti i componenti necessari, considerando la continuazione del processo procedurale: “È imperativo – hanno spiegato Valiani e Attig – coinvolgere le istituzioni locali nelle questioni sindacali; in tale contesto, si auspica un segnale concreto dalle alte cariche politiche, alla luce della delicata situazione dei lavoratori metalmeccanici a rischio di perdere il lavoro a causa della transizione energetica. Si attendono a livello nazionale l'implementazione di provvedimenti che favoriscano la realizzazione delle infrastrutture necessarie. Tuttavia, fino ad oggi, si è assistito solamente a dibattiti riguardo a tale questione”.

Cosa comporta?

Ma quali effetti potrebbe avere un parco eolico off-shore al largo di Civitavecchia? Prima di tutto, un impatto occupazionale marginale: un primo passo questo, notevolmente distante dalle garanzie precedentemente offerte dalle attività lavorative locali: “L'unico sviluppo economico tangibile per la comunità – concludono Valiani e Attig – è strettamente legato alla creazione dell'hub, della logistica e della cantieristica dove saranno fabbricati e assemblati i vari componenti degli impianti, il che richiederà anche un adeguamento strutturale del porto e del territorio del Comune”.

E dal punto di vista ambientale? L'energia eolica non produce alcuna emissione di Co2, Nox e So2. Si tratta di un tipo di energia priva di tutti gli elementi inquinanti che caratterizzano le centrali a combustibile fossile e quelle nucleari.

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Sostenibilità

Eventi estremi, la ‘mappa’ delle aree più a...

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Uno studio Enea pubblicato sulla rivista Safety in Extreme Environment ha permesso di identificare le aree del nostro Paese più a rischio di mortalità per eventi climatici estremi

Alluvione - (Fotolia)

Trentino-Alto Adige in testa, seguita da Lombardia, Sicilia, Piemonte, Veneto e Abruzzo. Uno studio Enea pubblicato sulla rivista Safety in Extreme Environment ha permesso di identificare le aree del nostro Paese più a rischio di mortalità per eventi climatici estremi, che dal 2003 al 2020 hanno causato complessivamente 378 decessi, di cui 321 per frane e valanghe, 28 per tempeste e 29 per inondazioni.

Le regioni più a rischio

Le regioni con il maggior numero di decessi e di comuni coinvolti sono risultate: Trentino-Alto Adige (73 decessi e 44 comuni), Lombardia (55 decessi e 44 comuni), Sicilia (35 decessi e 10 comuni), Piemonte (34 decessi e 28 comuni), Veneto (29 decessi e 23 comuni) e Abruzzo (24 decessi e 12 comuni), con un alto numero di comuni a rischio riscontrato anche in Emilia-Romagna (12), Calabria (10) e Liguria (10). Tra le regioni ad alto rischio c’è anche la Val d’Aosta con 8 decessi, un numero elevato se si tiene conto degli abitanti complessivi.

“La mortalità è l’unico indicatore sanitario immediatamente disponibile per tutti i comuni italiani e la Banca Dati Epidemiologica dell’Enea consente di effettuare studi sull’intero territorio nazionale utilizzando la mortalità per causa come indicatore di impatto”, spiega Raffaella Uccelli, ricercatrice del Laboratorio Enea Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme alla collega Claudia Dalmastri.

Dallo studio emerge inoltre che circa il 50% dei 247 comuni italiani con almeno un decesso è costituito da centri montani o poco abitati, dove il rischio di mortalità associata a eventi meteo-idrogeologici estremi potrebbe essere connesso alla loro fragilità intrinseca e alle difficoltà degli interventi di soccorso.

“A livello demografico le vittime sono state 297 uomini e 81 donne. La ragione di questa disparità fra i sessi potrebbe essere collegata, almeno in parte, a diversi stili di vita, alle attività svolte, agli spostamenti casa-lavoro e ai tempi diversi trascorsi all’aperto”, sottolinea Claudia Dalmastri.

Eventi estremi in aumento

Nel nostro paese, oltre il 90% dei comuni e oltre 8 milioni di abitanti sono a rischio a causa di eventi climatici estremi, in particolare frane (1,3 milioni di abitanti) e inondazioni (6,9 milioni di abitanti). Da gennaio a maggio 2023, si sono verificati 122 eventi meteorologici estremi rispetto ai 52 registrati nello stesso periodo del 2022 (+135%)(dati Legambiente 2023) e le regioni più colpite sono state Emilia-Romagna, Sicilia, Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana. Tutte queste aree, eccetto il Lazio, sono state identificate come a rischio anche nello studio Enea.

“Gli eventi meteo estremi stanno aumentando di frequenza e intensità a causa dei cambiamenti climatici, con conseguenze drammatiche su territori e popolazioni, in particolare sugli over 65, la cui percentuale in Italia è aumentata del 24% in 20 anni. Conoscere le aree a più alto rischio anche per la mortalità associata diventa quindi fondamentale per definire le azioni prioritarie di intervento, allocare risorse economiche, stabilire misure di allerta e intraprendere azioni di prevenzione e di mitigazione a tutela del territorio e dei suoi abitanti”, conclude Raffella Uccelli.

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Piantare alberi nel modo giusto, la scienza in soccorso del...

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Piantare alberi nel modo giusto, la scienza in soccorso del policy-making

Non c’è organizzazione, governo nazionale o locale che negli ultimi anni non abbia promesso di piantare degli alberi per combattere il riscaldamento globale. Gli esperti di The Nature Conservancy, ente non profit con sede ad Arlington, negli Stati Uniti, li mettono in guardia: non tutte queste iniziative contribuiscono al benessere del Pianeta. I progetti che non tengono conto dell’albedo, il potere riflettente di una superficie, rischiano di sovrastimare i loro effetti positivi del 20-80%. Lo riporta Agence France-Presse.

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