Esteri
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Ucraina, annuncio della Svizzera: il 15 e 16 giugno conferenza di pace, la Russia non ci sarà
Questa settimana partiranno gli inviti a oltre 100 Paesi. Il ministro degli Esteri svizzero Cassis: "Non ci può essere un processo di pace senza la Russia, anche se non ci sarà a questo primo incontro"
La conferenza di pace sull'Ucraina si terrà in Svizzera il 15 e 16 giugno, nel Burgenstock resort di Lucerna. Lo ha reso noto il governo di Berna, secondo cui Mosca non sarà presente all'appuntamento.
Nel corso di una conferenza stampa a Berna, il ministro degli Esteri svizzero Cha detto: "Il primo Paese con il quale abbiamo parlato, dopo naturalmente l'Ucraina, è stato la Russia, perché non ci può essere un processo di pace senza la Russia, anche se non ci sarà a questo primo incontro". Secondo una nota del governo di Berna, "al momento c'è un sufficiente sostegno internazionale per una conferenza di alto livello che lanci il processo di pace".
Nello stesso comunicato si riconosce che ci sono ancora "alcune incognite" in vista della conferenza, "ma in considerazione della lunga tradizione diplomatica e dell'incoraggiante feedback ricevuto durante la fase esplorativa, la Svizzera ritiene di avere la responsabilità di contribuire al processo di pace in Ucraina". Le incognite a cui si riferisce il governo elvetico riguardano anzitutto la partecipazione della Cina, che ha sempre detto di essere a favore di una conferenza alla quale siano presenti sia Kiev che Mosca, e non sarebbe questo il caso, come degli altri grandi Paesi del cosiddetto 'Sud globale', tra cui India e Brasile.
Secondo Cassis, già questa settimana partiranno gli inviti a oltre cento Paesi. Tra questi gli Stati Uniti, la cui presenza è "essenziale", ma è presto per dire se saranno rappresentati dal presidente Joe Biden, che in quei giorni sarà in Europa per partecipare al vertice del G7 in Puglia (13-15 giugno).
Zelensky: "Chi vuole pace giusta partecipi"
"Ogni leader e ogni Paese che desidera che l'aggressione russa si concluda con una pace veramente giusta ha l'opportunità di unirsi ai nostri sforzi globali e di partecipare al primo Summit della pace, che si terrà in Svizzera a giugno", scrive su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, affermando che "la pace non ha alternative: tuttavia, perché ciò avvenga e perché il terrore russo venga sconfitto, abbiamo bisogno di forza fisica".
E questo, insiste Zelensky, "include la difesa aerea, le capacità al fronte, la capacità di ottenere i risultati necessari nel Mar Nero, la nostra produzione interna di armi, la resilienza economica dell'Ucraina, la pressione dei partner sulla Russia e il massimo consolidamento globale. Non abbiamo il diritto di fallire in nessuno di questi aspetti".
Mosca: "Noi non invitati"
La conferenza di pace sull’Ucraina che si terrà in Svizzera a metà giugno sarà inutile senza la partecipazione di Mosca, che non è stata invitata. In una nota, l’ambasciata russa a Berna sottolinea che “l’incontro risulterà in un altro round di consultazioni inutili incapaci di produrre alcun risultato concreto”. Secondo la rappresentanza, “organizzando un evento che ovviamente non mantiene la promessa di un vero accordo del conflitto, il governo svizzero ha ancora una volta dimostrato che è disposto a tenere conto solo della posizione ucraina”.
Tajani: "No della Russia non è bel segnale, ma mai arrendersi"
L'annuncio che la Russia non parteciperà in Svizzera alla conferenza di pace in Ucraina "vuole dire che la Russia non vuole la pace, non è un bel segnale - commenta il ministro degli Esteri Antonio Tajani - . Non bisogna mai demordere, non bisogna mai arrendersi ma la Russia si mette sempre dalla parte sbagliata: ha aggredito l'Ucraina, se non vuol discutere della pace non credo che i problemi si risolvono con l'uso delle armi, con la violazione del diritto internazionale e con la regola del più forte che soffoca i più deboli. Non è questo il modo di risolvere i problemi internazionali".
Esteri
Usa, l’allarme dell’Fbi: “Hacker cinesi...
Il direttore Wray: "Sono riusciti a infiltrarsi in diverse società americane che operano in settori critici, come quello energetico o idrico"
Il direttore dell'Fbi, Christopher Wray, ha lanciato l'allarme sul fatto che hacker legati al governo cinesi stanno aspettando "solo il momento giusto per un devastante attacco" ad infrastrutture critiche negli Stati Uniti. Durante un discorso alla Vanderbilt University, Wray ha rivelato che un gruppo di hacker cinesi, Volt Typhoon, è riuscito ad infiltrarsi in diverse società americane che operano in settori critici, come quello energetico o idrico, secondo quanto riporta l'International Business Times.
Nel suo discorso, Wray ha sottolineato quindi che la Cina possiede la capacità di infliggere danni sostanziali a infrastrutture critiche Usa, e che il piano degli hacker è quello di "attaccare infrastrutture civili per cercare di indurre il panico". Un portavoce del ministero degli Esteri cinesi ha dichiarato, all'inizio della settimana, che Volt Typhoon non ha nessun contatto con il governo cinese ma fa parte di un gruppo criminale specializzato in "ransomware".
Esteri
Biden e la gaffe sullo zio mangiato dai cannibali
Il presidente e l'omaggio allo zio morto nella Seconda guerra mondiale
"Mio zio forse è stato mangiato dai cannibali". Parola di Joe Biden. Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti somigliano ad una nuova gaffe e non passano inosservate. Biden si è espresso durante una visita a Scranton, Pennsylvania, la città che - come sanno gli appassionati di serie tv - è diventata celebre anche perché è la sede di The Office, lo show Nbc che dal 2005 al 2013 ha avuto un enorme successo.
Biden ha reso omaggio allo zio, Ambrose Finnegan, pilota morto durante la Seconda guerra mondiale. "E' stato abbattuto in Nuova Guinea e non hanno mai trovato il corpo. In quella parte della Nuova Guinea c'erano molti cannibali", le parole del presidente. Secondo i registri militari, in realtà, l'aereo su cui volava Finnegan precipitò davanti alle coste della Nuova Guinea: l'apparecchio e il corpo non vennero mai trovati.
Esteri
G7, Tajani: “Convergenza su tutte le questioni...
A Capri il vertice dei ministri degli Esteri
"Grande unità d'intenti e convergenza su tutte le questioni internazionali". Così Antonio Tajani nella conferenza finale del vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi del G7 a Capri. Ribadito il no all'operazione militare israeliana a Rafah, per il Medio Oriente va perseguita la de-escalation. Ok alle sanzioni all'Iran ma la porta del dialogo resta aperta.