

Esteri
Slovenia, 3 morti in una sparatoria a Lubiana
Un uomo avrebbe colpito due persone per poi togliersi la vita
E’ di tre morti il bilancio di una sparatoria avvenuta questo pomeriggio nella parte orientale della capitale slovena Lubiana. Secondo le prime ricostruzioni della polizia un uomo avrebbe colpito due persone per poi successivamente togliersi la vita. Per il momento la polizia non è stata in grado di fornire ulteriori informazioni in merito la causa della sparatoria e le indagini sono in corso. Le sparatorie sono rare in Slovenia, secondo le statistiche si tratta di uno tra i Paesi più sicuri d’Europa. I cittadini possono solo possedere armi da fuoco registrate e devono ottenere un permesso speciale se desiderano acquistare un’arma da fuoco.
Esteri
Migranti, prove di intesa Meloni-Macron: resta distanza con Germania

La presidente del Consiglio: "Berlino non deve fare solidarietà con i confini degli altri"

Sul tema dei migranti e della gestione europea a Malta, dove si reca la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, non si riduce la distanza tra Italia e Germania. Anzi. Ma tra Roma e Parigi invece il clima sembra volgere decisamente al sereno. A tenere banco al termine del Med9 con i paesi europei del Mediterraneo sono le parole del premier italiano, che dopo aver avuto un incontro a tre con il presidente francese Emmanuel Macron e la numero uno della commissione Ue, Ursula von Der Leyen, torna a criticare la posizione tedesca.
Ma pesano pure le parole di grande apertura che arrivano dal presidente francese che sposa la linea di Roma sul tema della “gestione che spetta a tutti noi” dei flussi migratori “dando solidarietà all’Italia”.
Con Berlino resta aperta la querelle sulle Ong. Dietro la battuta (“I tedeschi la dovrebbero smettere di fare solidarietà con i confini degli altri”) Giorgia Meloni ribadisce la diversità di posizioni con il cancelliere Scholz.
“Io capisco -dice ai cronisti- il governo tedesco, ma se loro vogliono tornare indietro sulle regole delle Ong, allora noi proponiamo un altro emendamento in forza del quale il Paese responsabile dell’accoglienza dei migranti che vengono trasportati sulla nave di una Ong è quello della bandiera della nave”. Il premier italiano a proposito dello stallo sul Patto europeo sui migranti, registrato giovedì a Bruxelles, tiene il punto: “Ognuno si assumerà le sue responsabilità”.
Meloni aggiunge: “Noi siamo stati molto cooperativi” in Europa e con i tedeschi “sul tema del patto di migrazione e asilo, lo abbiamo votato anche perché migliorava per noi le condizioni rispetto alle regole precedenti, poi la Germania è arrivata con alcuni emendamenti, uno in particolare che per noi rappresenta un passo indietro sul tema delle organizzazioni non governative”.
“Vediamo – conclude- quale sarà la soluzione di questo problema. Noi abbiamo la nostra linea, altri ne hanno un’altra, il problema è non scaricare la linea di uno sugli interessi dell’altro”.
Macron ha parole di sostegno per l’Italia: “Viviamo una situazione eccezionale, specialmente quella che ha toccato Lampedusa, e ora ci deve essere una risposta europea unica, tutti dobbiamo dare solidarietà all’Italia e ai primi porti di approdo”.
Poi rispetto al trilaterale tenuto con il premier italiano e con von der Leyen fa sapere che si cerca un’intesa per dare contenuto ai dieci punti di Lampedusa: “Abbiamo proposto ai nostri colleghi di mettere in atto e implementare questi 10 punti, spero che a livello europeo potremo migliorare il nostro funzionamento interno, per lavorare insieme sulla questione dell’immigrazione, migliorando il partenariato con i paesi di origine, e per contrastare in modo concreto i trafficanti di esseri umani”.
Parole che ricalcano quanto detto poco prima dal leader italiano, anche sulla richiesta di estendere il memorandum con la Tunisia a modello per altri paesi come la Libia. “Dal nostro punto di vista sono contenta per la convergenza trovata -sintetizza Meloni- è tempo di affrontare in modo concreto, strutturale e definitivo il problema dei flussi migratori. Rischiamo di essere la prima nazione a venire travolta, ma poi tutti faremmo quella fine”.
Nella dichiarazione congiunta di fine Med9 invece emergono “convergenze totalmente condivise” con gli altri paesi presenti al vertice della Valletta. Francia, Spagna, Grecia, Cipro, Slovenia, Croazia, Portogallo e Malta fanno sapere che serve una linea comune sul fronte della gestione dei flussi, enfasi viene data poi dal padrone di casa Robert Abela, premier della Valletta, alla “firma della dichiarazione di Malta, una vera road map per un hub energetico e verde del Mediterraneo”.
Nel testo con le dichiarazioni finali approvate dal gruppo in dieci punti, alcune delle posizioni italiane vengono adottate, come si legge al punto 3 del documento. “Chiediamo ai co-legislatori di intensificare le negoziazioni sul Patto sulla Migrazione e sull’Asilo per raggiungere un accordo su tutti i dossier prima della fine dell’attuale legislatura. Questo accordo deve fornire le necessarie garanzie che le esigenze dei paesi di prima linea saranno adeguatamente soddisfatte”, vale a dire a partire dall’Italia.
Anche la richiesta di “un approccio rinnovato per ridurre efficacemente i movimenti primari e prevenire le partenze” e “migliorare il tasso di rimpatri dei richiedenti asilo respinti e di altri cittadini di paesi terzi che non hanno un diritto legale di permanenza nell’Unione”, trova posto nel documento finale di Malta.
Linea dura prevista per gli scafisti: “Occorre intensificare il lavoro per rafforzare gli aspetti legali e operativi della sorveglianza delle frontiere esterne, smantellare le reti di contrabbando, interrompere la catena di approvvigionamento delle reti criminali e impedire la partenza di imbarcazioni che non rispettano gli standard internazionali di sicurezza, contemporaneamente continuando a promuovere una migrazione sicura, ordinata e legale”.
Esteri
Ucraina, Zelensky: “Oggi news importanti”. Russia: altri 130mila soldati

Il presidente ucraino preannuncia novità. Putin firma la chiamata alla leva per 130mila uomini

Oggi “ci saranno importanti news per l’Ucraina: per i nostri soldati, per la nostra intera nazione”. Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, si rivolge così alla popolazione nel messaggio affidato ai canali social. “Questa settimana ha rafforzato enormemente il nostro paese e il nostro popolo. Stiamo lavorando affinché nelle prossime settimane daremo ulteriore forza all’Ucraina, forza interna e cooperazione necessaria con il mondo, affinché tutti ci ascoltino, capiscano e ci sostengano”, dice Zelensky facendo riferimento ai nuovi pacchetti di armi forniti dall’Occidente e in particolare dagli Stati Uniti.
La controffensiva, intanto, prosegue lungo la direttrice meridionale nella regione di Zaporizhzhia e sul fronte orientale, nell’area di Bakhmut, dove la Russia sta dislocando nuovamente uomini della Wagner. Per Kiev, le due fasi della guerra sono inscindibili.
Il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa ucraino, Oleksi Danilov, evidenzia la necessità di una strategia unica per garantire la riconquista della penisola di Crimea e della regione del Donbass, annesse dalla Russia nel 2014 e nel settembre 2022. “Non sono favorevole a scrivere una pagina separata per la liberazione della regione di Donetsk, della regione di Luhansk e della Crimea. Dovrebbero rientrare in una strategia generale”, dice oggi l’alto funzionario ucraino durante un’intervista riportata all’agenzia di stampa Ukrinform.
Il segretario alla Sicurezza e alla Difesa dell’Ucraina respinge la possibilità che la guerra nel suo paese diventi un conflitto prolungato e ha sostenuto la necessità di continuare a combattere le truppe russe. “Ci dicono – afferma – ‘Vi sosterremo fino a’, e poi non vedo da nessuna parte la parola ‘vittoria'”.
Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato il decreto per dare il via alla coscrizione autunnale fra il primo ottobre e il 31 dicembre. La chiamata alla leva riguarda 130mila uomini fra i 18 e i 27 anni di età, come riferisce l’agenzia stampa russa Ria Novosti.
In Russia vi sono tradizionalmente due chiamate annuali per la leva, una in primavera e l’altra in autunno. Il servizio di leva dura 12 mesi. Il contrammiraglio Vladimir Tsimlyansky, numero due del dipartimento organizzazione e mobilitazione dello Stato Maggiore russo, ha precisato che i nuovi coscritti verranno dispiegati sul territorio russo ma nessuno di loro andrà nelle cosiddette “nuove regioni”, ovvero nelle zone occupate degli oblast ucraini di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson.
Esteri
New York, emergenza pioggia: “Pericolo di morte”

Precipitazioni record, città in ginocchio

La pioggia torrenziale manda in tilt New York: in città la situazione è definita “pericolosa” con rischi per l’incolumità e la vita delle persone. In 3 ore, in particolare a Brooklyn, è caduta la pigogia che normalmente si registra in un mese. Le precipitazioni cominciate durante la notte tra il 28 e il 29 settembre non sembra destinate a ridursi in queste ore. “E’ una situazione drammatica e non è finita”, ha detto oggi il sindaco di New York, Eric Adams. “Non voglio che le interruzioni nelle precipitazioni diano l’impressione che sia tutto finito: non è così”, aggiunge.
Il governatore di New York, Kathy Hochul, ha dichiarato lo stato di emergenza per New York City, Long Island e la Hudson Valley. “Sono eventi meteo estremi, che mettono in pericolo la vita delle persone”, dice. I pompieri sono in azione senza sosta, con azioni di salvataggio in particolare nei seminterrati.
L’acqua ha invaso stazioni della metro, arrivando fino ai binari e creando problemi alla gestione del servizio. Per garantire i trasporti pubblici, nonostate lo stop della metro, sono state predisposti bus straordinari.
Esteri
Qatargate, Panzeri torna libero

Dovrà rispettare, però, una serie di condizioni: non potrà lasciare il Belgio né avere contatti con gli altri sospettati
L’ex eurodeputato del Pd e di Articolo Uno Antonio Panzeri, accusato in Belgio nell’ambito dell’inchiesta per presunti fatti di corruzione tesa ad influenzare i meccanismi decisionali delle istituzioni Ue, denominata Qatargate, è tornato in libertà. La camera di consiglio, informa il quotidiano Le Soir, ha deciso ieri di togliergli il braccialetto elettronico. Panzeri ha passato quattro mesi rinchiuso nel carcere di Saint-Gilles, per poi essere messo agli arresti domiciliari, con il braccialetto. Panzeri è libero, ma dovrà rispettare una serie di condizioni: in particolare, non potrà lasciare il Belgio né avere contatti con gli altri sospettati.
Esteri
Migranti Lampedusa, Musk contro la Germania

Il magnate commenta un video senza conferme sulle news, Berlino replica

Elon Musk ‘litiga’ con la Germania in una discussione sui migranti e sugli sbarchi a Lampedusa. Sul social X, di proprietà del magnate, viene diffuso un video che – senza alcuna conferma – rimanderebbe alle generiche operazioni di 8 navi di Ong tedesche che, finanziate dal governo della Germania, raccoglierebbero migranti nel Mediterraneo per trasferirli in Italia. Musk retwitta il post con una domanda: “L’opinione pubblica tedesca è al corrente di tutto questo?”. A rispondere è il ministero degli Esteri tedesco, con un post perentorio: “Sì, si chiama salvare vite”.
Nei giorni scorsi, sempre in relazione all’argomento migranti, Musk ha attaccato George Soros, accusando la fondazione del filantropo americano di “volere niente di meno della distruzione della civiltà occidentale”. Il commento di Musk è apparso in risposta al post di un utente sui massicci arrivi di migranti a Lampedusa, in cui si parlava di “invasione guidata da George Soros”.
Il tema dei migranti viene trattato da Musk in una giornata particolare: il magnate in queste ore è al confine tra Stati Uniti e Messico, come dimostra il video pubblicato. “L’immigrazione illegale deve cessare, ma sono assolutamente favorevole all’ampliamento e alla semplificazione dell’immigrazione legale”, scrive. “Chiunque dimostri di essere un lavoratore, una persona di qualità e onesta dovrebbe avere la possibilità di diventare americano. Punto”, aggiunge.
Esteri
Sparatorie Rotterdam, procura avvertì università su pericolosità aggressore

La procura olandese aveva segnalato il suo caso all'ospedale universitario dove l'uomo era studente

L’uomo arrestato per la duplice sparatoria di Rotterdam mostrava da tempo segni di una personalità disturbata, tanto che la procura olandese aveva segnalato il suo caso all’ospedale universitario Erasmus dove era studente, invitando a valutare se fosse il caso di dargli la laurea in Medicina. Lo riferiscono i media olandesi, dopo che il 32enne, Fouad L., è stato arrestato per aver ucciso una donna e la figlia 14enne in un appartamento vicino al suo e aver poi freddato un medico mentre teneva una lezione all’ospedale universitario Erasmus.
Nella lettera del dipartimento della procura all’università, di cui non si conosce la data, si ricordava che Fouad L. ha ricevuto una condanna per maltrattamento di animali e aveva mostrato segni di un comportamento disturbato, fra cui giacere seminudo su una pila di foglie nel suo giardino lanciando forti grida. Nel suo telefono cellulare erano state trovate immagini di simboli di estrema destra e foto di persone accoltellate. La procura spiegava che lo scopo della missiva era di fornire “sostegno” all’università nel suo impegno di conferimento delle lauree perché prendesse “se necessario, appropriate misure”. “Siamo fiduciosi che le informazioni di cui sopra vi aiuteranno nel decidere se la persona è qualificata per il diploma base di medico”, concludeva la lettera.
Il rettore dell’università ha spiegato oggi che l’ateneo aveva “preso sul serio” l’avvertimento della procura e stabilito che il 32enne, malgrado avesse passato tutti gli esami, dovesse sostenere un test psicologico prima di potersi laureare. La decisione era stata comunicata allo studente, che se ne era lamentato su una chat in un post dello scorso maggio.
Lo scrivente, che si ritiene sia proprio Fouad L., si vantava di essere molto intelligente, ma di essere considerato strano dagli altri studenti, e di non essere capace di relazionarsi con il 99% degli esseri umani ‘normali’. Nel post lamentava la decisione dell’università e affermava di essere stato condannato per torture ad un coniglio a causa del video di un vicino.
A quanto riferiscono i media, Fouad L. aveva ricevuto un avvertimento dalle autorità nel 2018 per aver ucciso un pesce con una balestra. Nel 2021 era stato denunciato per aver scaraventato un coniglio contro un albero. Gli agenti avevano trovato la sua casa sporca, con molte feci animali. Ed erano state rinvenute due balestre.
Fouad L. era un vicino di due delle sue vittime, una 39enne e la figlia di 14. La donna, raccontano amici e conoscenti, aveva denunciato più volte l’uomo per i maltrattamenti inflitti ai suoi animali, un cane e diversi conigli. Alcuni media riferiscono che la 39enne aveva due gemelle di 14 anni. La figlia sopravvissuta si trovava fuori casa al momento della sparatoria. Testimoni riferiscono che l’adolescente ha avuto un malore quando ha appreso la notizia. La terza vittima era un medico di famiglia di 43 anni che insegnava anche all’università. Lascia una moglie e una figlia. Al momento non è chiaro in quali rapporti fosse con Fouad L.
Esteri
Libia, Haftar da Putin: ‘Senza la Wagner generale non resiste’

Missione a Mosca per l'uomo forte dell'est, ricevuto al Cremlino per la prima volta dal 2019

Missione a Mosca per il generale libico Khalifa Haftar, uomo forte dell’est, che, per la prima volta dal 2019, è stato ricevuto al Cremlino da Vladimir Putin. “Hanno discusso la situazione in Libia e nella regione in generale”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dando notizia dell’incontro di ieri. Haftar, che ha incontrato anche il ministro della Difesa, è da martedì a Mosca, dove ha visto anche il vice di Shoigu, Yunus-Bek Yevkurov, per la terza volta in un mese. Un intensificarsi di contatti, mentre il generale dopo il disastro di Derna prova a riposizionarsi al centro del ‘Grande gioco’ africano, che conferma come Haftar non abbia alcuna intenzione di fare a meno della Wagner, nonostante le pressioni degli americani.
Senza il gruppo di mercenari russi inviati in Cirenaica per sostenerlo nella fallita offensiva contro Tripoli nel 2019 e che restano lì (circa 1.500) per ‘curare’ gli interessi del Cremlino nella regione “Haftar non resiste”, sottolineano all’Adnkronos fonti libiche. Che mettono in risalto la tempistica della visita a Mosca: appena qualche giorno dopo aver ricevuto nel suo quartier generale di Bengasi il generale Michael Langley, a capo dell’Us Africa Command, e l’inviato speciale degli Stati Uniti in Libia Richard Norland.
Gli americani portavano un carico di aiuti umanitari dopo ‘l’11 settembre’ di Derna, dove migliaia di persone sono morte a causa delle inondazioni, come avevano già fatto i russi qualche giorno prima. “La visita a Mosca è un dito nell’occhio degli americani”, commentano le fonti, secondo cui evidentemente Haftar non ha ottenuto quello che voleva: le decine di miliardi che, in un continuo gioco al rialzo, chiede, ufficialmente, per il controllo dei confini meridionali. Soldi e aiuti che esige da tutti, anche dall’Italia e dalla Francia, ormai anche lei molto fredda con il generale.
In realtà il riavvicinamento a Mosca era già iniziato molto prima dell’apocalisse di Derna ed è legato al post golpe di Prigozhin di giugno ed al destino dei mercenari della Wagner in tutta l’Africa. Tra l’altro, per una strana coincidenza del destino, il primo incontro con Yevkurov è avvenuto il 24 agosto – all’indomani della morte del capo di Wagner in quello che è stato definito un ‘incidente aereo’ – giorno in cui il vice ministro della Difesa russo, dopo aver promesso aiuti e sostegno, ha regalato ad Haftar una pistola.
E ancora Yevkurov, noto ormai come l”Africano’, incaricato di gestire il post-Prigozhin nel continente, ha rivisto il generale il 17 settembre a Bengasi. Due giorni prima, il Wall Street Journal aveva rivelato che la Russia sta cercando un accesso per le sue navi da guerra nell’est della Libia, a Bengasi o Tobruk. Tutti pezzi di un mosaico che confermano quanto Mosca non abbia intenzione di mollare la presa sulla Libia e soprattutto da che parte voglia continuare a stare Haftar.
A Derna intanto tra una decina di giorni si potrebbero capire alcune cose: la conferenza sulla ricostruzione del 10 ottobre convocata dal governo dell’est del premier Osama Hammad potrebbe essere “un momento della verità” per vedere se si stanno creando nuovi equilibri in Libia, dicono le fonti. E se ci sarà spazio per una ricomposizione tra l’est e l’ovest per arrivare poi ad un accordo sulle elezioni: “Unitevi per rispondere a questa crisi”, è l’idea dell’inviato dell’Onu Abdoulaye Bathily.
Che qualcosa si stia muovendo, in un contesto in cui il governo di unità nazionale di Abdul Hamid Dbeibah è sempre più fragile, lo dimostra che alla conferenza del 10 potrebbero partecipare anche rappresentanti turchi, da sempre sponsor di Tripoli. Ma al di là del riavvicinamento a Mosca, a est resta sempre aperta la partita tra Emirati ed Egitto, che in casa Haftar viene giocata da due dei cinque figli del generale, Saddam, che ha al momento un ruolo più attivo, e Belkacem.
Esteri
Haftar da Putin, l’esperto: “Il Cremlino fa leva su migranti e energia”

Arturo Varvelli (Ecfr): "Per controbilanciare i problemi in Ucraina, una strategia per far crescere la tensione in altre zone. Crea ansie a noi italiani"

Mosca non rinuncia alla sua presenza e alla sua testa di ponte in Libia, Paese dell’Opec e Paese strategico nel cuore del Nord Africa. Il Cremlino ha fatto sapere dell’incontro tra Vladimir Putin e Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica. Hanno parlato della “situazione in Libia e nella regione”. Sarebbe il primo faccia a faccia dal 2019, stando ai media di una Libia in cui si perpetua la divisione tra l’est e Tripoli dalla fine, nel 2011, dell’era Muammar Gheddafi. Haftar avrebbe bisogno di Putin quanto Putin ne avrebbe di Haftar. Arturo Varvelli, responsabile della sede di Roma dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr), ragiona con l’Adnkronos sulle notizie delle ultime ore e parla di quella che “potrebbe essere una strategia” di Putin “per controbilanciare i problemi in Ucraina”.
“Non l’apertura di un secondo fronte”, puntualizza, evidenziando però il rischio che “il coinvolgimento nel conflitto tra Europa e Usa da una parte e Russia dall’altra si allarghi ad altre aree”. Quindi, “non un confronto militare diretto, ma far crescere la tensione in altre zone per creare problemi e poi ottenere qualcosa in cambio”, una “strategia di Putin che crea ansie a noi europei, italiani in particolare, sul fronte migranti ed energia”.
Varvelli constata “la situazione difficile in cui è Putin, dal momento che la guerra in Ucraina non sta andando come era previsto e anche alla luce dei contrattacchi dell’Ucraina”. Quindi, osserva, per Mosca è importante “avere un avamposto in Libia e consolidare le relazioni con la Libia, con tutta una parte di mondo che per noi è così importante”, con un Paese che è “la porta d’ingresso verso l’Africa”, dove “nell’ultimo periodo si è consolidata la presenza russa”, anche con il ricorso alla “leva dell’anticolonialismo”.
Capo dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) sostenuto per anni dal capo della Wagner Yevgeny Prigozhin (morto nel ‘misterioso’ incidente aereo di agosto in Russia), il maresciallo è arrivato in Libia martedì dove ha incontrato anche il ministro russo della Difesa, Sergei Shoigu, secondo quanto hanno fatto sapere dall’Lna, senza molti dettagli. Haftar avrebbe parlato anche con il vice ministro della Difesa di Mosca, Yunus-Bek Yevkurov, che nella seconda metà di agosto era stato in Libia, dove in passato la Russia ha negato di avere una presenza militare ufficiale.
Lo scorso 17 settembre ad accompagnare Yevkurov nella Derna devastata dall’alluvione è stato – stando a fonti libiche – il figlio di Haftar, Khaled. Il 21 settembre poi l’ambasciata americana dava notizia di un incontro a Bengasi tra il maresciallo e il generale Michael Langley, comandante di Africom. Tutto dopo che a inizio anno era stato in Libia il capo della Cia, William Burns.
E’ questo il contesto in cui secondo Varvelli, “non bisogna esagerare sui contatti con Haftar”, ma sia il maresciallo che il Cremlino “hanno bisogno di un nuovo rapporto perché l’intermediario era Prigozhin” e dopo la sua morte “era necessario per Haftar come per Mosca avere una relazione diretta e ripristinare un rapporto diretto”.
Haftar, dice Varvelli, “sta ancora giocando una partita per la sua forza in Libia” perché “nonostante sia stato sconfitto nel 2019”, con il fallimento della sua controffensiva per prendere Tripoli e il ritiro in Cirenaica, “continua comunque ad avere velleità di comando su tutto il Paese”. E “non rinuncia ad avere un ruolo internazionale”. Con una “forza” che, “negli ultimi anni, è cresciuta di pari passo con il supporto internazionale ricevuto da Mosca”. Una Mosca che resta “un punto di riferimento”, pur se forse “nell’ultimo periodo” Haftar era “stato anche molto vicino al gruppo Wagner e a Prigozhin che aveva investito su di lui”. Così il viaggio a Mosca potrebbe “servire a Haftar – continua l’analista – per ricreare una credibilità agli occhi di Mosca e continuare ad averne il supporto”.
Da parte russa potrebbero esserci altri interessi. “C’è chi pensa che Mosca sia interessata a una seconda base sul Mediterraneo”, rileva ancora Varvelli, ricordando come i russi “siano sempre stati interessati a Bengasi” e come Mosca sia “interessata anche a costruire infrastrutture per accogliere navi”. Uno sviluppo che “per noi italiani sarebbe molto pericoloso, anche perché il nostro ruolo è stato un po’ rilanciato” dopo l’alluvione di Derna con la “capacità di risposta rapida” assicurata ai libici. “In qualche modo – conclude l’esperto – il ruolo italiano ed europeo era stato rilanciato in quanto rapporto molto positivo di aiuto e soccorso dopo la tragedia di Derna, mentre i russi non sanno fare questo, fanno solo sicurezza in termini stretti”.
Esteri
Spagna, no definitivo a fiducia Feijoo: verso nuovo incarico a Sanchez

Si è chiuso il tentativo del leader del Pp di formare un governo di centrodestra

Il Parlamento spagnolo ha confermato il suo no, questa volta definitivo, all’investitura come premier di Alberto Nunez Feijoo. Con 177 no e 173 sì – uno in più rispetto a mercoledì perché il deputato di Junts Eduard Pujol si è sbagliato a votare – si è chiuso quindi il tentativo del leader del Pp, arrivato primo alle elezioni di luglio, di formare un governo di centrodestra, con la partecipazione del partito di estrema destra Vox.
Si va quindi verso un nuovo incarico del premier Pedro Sanchez, che dovrebbe essere convocato dal re Felipe VI la prossima settimana. Feijoo, intanto, ha lanciato un duro attacco al leader socialista, accusandolo di voler formare “un governo di bugie e inganni”, in coalizione con i separatisti catalani.
Una volta ricevuta l’investitura, Sanchez avrà fino al 27 novembre per formare un nuovo governo, altrimenti si dovrà andare a nuove elezioni.
Per riuscire ad avere la maggioranza per governare, Sanchez ha bisogno del sostegno dei due partiti indipendentisti catalani, Junts e Erc, che pongono come condizioni irrinunciabili una legge di amnistia per i condannati per il tentativo di secessione nel 2017 e un referendum per l’indipendenza catalana. Si prevedono, dopo l’investitura ufficiale di Sanchez, giorni e settimane di duri negoziati per il leader socialista.
Da parte sua, Feijoo ha detto che gli spagnoli hanno davanti “il governo della menzogna o il ritorno alle urne”. “Amnistia sì o no? Referendum sì o no? Io dico no, cosa dice lei signor Sanchez?”, ha aggiunto il leader popolare sfidando il premier socialista a “dire senza mezzi termini alla Spagna quello che dovrà sopportare se tornerà ad essere presidente del governo”.
Esteri
E’ morta la senatrice Dianne Feinstein, aveva 90 anni: cosa cambia al Senato Usa

Era stata eletta la prima volta nel 1992

E’ morta a 90 anni Dianne Feinstein, la democratica che per tre decenni ha rappresentato la California al Senato. Ex sindaca di San Francisco, Feinstein al momento era la decana dei senatori democratici, anche se negli ultimi mesi era stata spesso assente a causa dei problemi di salute, tornando quando riusciva in aula in sedia a rotelle.
Era stata eletta la prima volta nel 1992, in quello che era stato soprannominato “l’anno delle donne” al Senato, con l’elezione insieme a lei delle colleghe democratiche, Patty Murray, Carol Moseley Braun e Barbara Boxer, quest’ultima sempre eletta in California.
La morte di Feinstein riduce la maggioranza al Senato a 50 seggi, fino a quando il governatore della California, il democratico Gavin Newsom, non nominerà la sua sostituzione temporanea.
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