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Salute e Benessere

Schillaci, ‘al via tavolo per un’ora su corretti stili di vita dalle elementari’ 

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“Abbiamo avviato un tavolo di lavoro insieme ai ministeri dell’Istruzione, Agricoltura e Sport per arrivare ad inserire già a partire dalle scuole elementari un’ora dedicata all’insegnamento dei corretti stili di vita. Perché è proprio dalle scuole che bisogna iniziare, dai più giovani, per trasmettere loro la cultura della prevenzione, per far capire sin da piccoli quanto sia fondamentale avere cura della propria salute”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel suo intervento alla presentazione a Roma della Settimana della prevenzione oncologica promossa dalla Lilt-Lega italiana per la lotta contro i tumori. 

Con il lavoro congiunto interministeriale “vogliamo far capire ai bambini fin dall’inizio quanto è importante avere una corretta alimentazione, quanto è importante avere una vita non sedentaria, fare sport, evitare attività che possono essere nocive una volta adulti – ha precisato – Comunicare, informare correttamente e sensibilizzare è essenziale per raggiungere quante più persone possibili: prevenendo anche le bufale, come si lege nell’opuscolo che sfata falsi miti sul rapporto tra alimenti, attività fisica e i tumori, che inondano soprattutto il web”. 

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Fondazione Artemisia, 100 Pap test e 27 Ecg per giornate controlli gratuiti

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(Adnkronos) – Più di 100 Pap test e 27 Ecg. Sono i controlli gratuiti eseguiti nei centri Artemisia per la Festa della donna tra l’8 e il 12 marzo e in occasione della Festa del Papà del 19 marzo. “Gli screening, promossi e realizzati per rendere accessibile e favorire la prevenzione e la diagnosi precoce, attraverso il sistema della medicina del territorio e medicina di prossimità (approccio indispensabile alla tutela della salute del singolo e della collettività) – spiega la presidente della Fondazione Artemisia, Mariastella Giorlandino – hanno fornito dati e segnali importanti, tra cui i seguenti: su più di 100 Pap Test per area territoriale, circa il 5% è risultato positivo; mentre su 27 Ecg, eseguiti solo nella sede Artemisia Lab di Guidonia, 3 hanno rivelato anomalie con necessità immediata di ulteriori approfondimenti diagnostici”.  

Alla luce di tali rilevazioni, Mariastella Giorlandino torna a sottolineare “l’urgenza di sensibilizzare la popolazione sull’importanza dei controlli clinici costanti e dell’adozione di stili di vita sani, sin da bambini, secondo le indicazioni e i consigli personalizzati degli specialisti”. Contestualmente, la presidente della Fondazione Artemisia ricorda e ribadisce “il valore rappresentato dal complesso delle strutture sanitarie private per i cittadini e per il Sistema sanitario italiano: una più ampia e sistematica cooperazione tra sanità pubblica e sanità privata può rapidamente efficientare il Servizio sanitario regionale e nazionale, in termini di medicina appropriata, tempestiva e inclusiva”. 

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Giannini (UniPd), ‘necessario sanare problema dell’ipovitaminosi D’

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(Adnkronos) – “E’ la prima occasione in cui parliamo tutti insieme, in un convegno composito, del problema dell’ipovitaminosi D, ancora molto importante dal punto di vista quantitativo e con evidenze sempre robuste che questo problema, quantitativamente importante, corrisponde a patologie di vario tipo e genere. Non c’è dubbio che ancora oggi esista la forte necessità di sanare il problema dell’ipovitaminosi D”. Così Sandro Giannini, professore di Medicina interna dell’Università di Padova, a margine dello Skeletal Endocrinology Meeting 2023, decimo appuntamento storico e tradizionale dedicato alle malattie dello scheletro, organizzato a Stresa dal Gioseg – Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group, riguardo la carenza di vitamina D come causa di varie patologie.  

Il mese scorso l’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) con la revisione della Nota 96 ha modificato le modalità di prescrivibilità a carico del Ssn dei farmaci classificati in fascia A a base di colecalciferolo, colecalciferolo/sali di calcio e calcifediolo per la prevenzione e il trattamento della carenza di vitamina D nella popolazione adulta (maggiore di 18 anni). 

La nuova Nota 96 “consente il trattamento di pazienti che sono in terapia per l’osteoporosi – sottolinea Giannini – e indica quale sia il livello minimo di vitamina D sierica da ottenersi tramite il trattamento con vitamina D per un beneficio totale dal punto di vista dell’impiego dei farmaci per l’osteoporosi. Tuttavia, lascia aperti diversi punti su cui si dovrà discutere ancora”.  

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Napoli (Ucbm), ‘importante valutare caratteristiche pazienti con ipovitaminosi D’

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(Adnkronos) – “E’ indispensabile che i pazienti che hanno valori bassi di vitamina D siano trattati. I dati dimostrano che non è tanto il tipo di somministrazione, ma” conta “la quantità di dose cumulativa di vitamina D che viene somministrata, ed è soprattutto importante valutare le caratteristiche e la possibile aderenza del paziente, altrimenti il trattamento è inutile”. Sono le parole di Nicola Napoli, professore ordinario di Endocrinologia dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, a margine dello Skeletal Endocrinology Meeting 2023, decimo appuntamento storico e tradizionale dedicato alle malattie dello scheletro, organizzato a Stresa dal Gioseg – Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group. 

Napoli si anche espresso sulla nuova Nota 96 diffusa lo scorso mese dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che modifica le modalità di prescrivibilità a carico del Ssn dei farmaci classificati in fascia A a base di colecalciferolo, colecalciferolo/sali di calcio e calcifediolo per la prevenzione e il trattamento della carenza di vitamina D nella popolazione adulta (maggiore di 18 anni): “Ha ulteriormente ridotto la soglia di trattabilità, portandola ancora più in basso rispetto alla precedente. Resta tuttavia garantita, in rimborsabilità, ai pazienti che utilizzano farmaci per l’osteoporosi o che presentano delle altre osteopatie”.  

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Investimenti da 32 milioni di euro per il sito di Novartis a Torre Annunziata

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(Adnkronos) –
Un investimento da 32 milioni di euro per ampliare il sito produttivo di Novartis Italia a Torre Annunziata, Napoli. Il piano, che ha ricevuto l’approvazione del commissario per la Zes (Zona economica speciale) campana Giuseppe Romano, prevede “la creazione di uno spazio dedicato allo sviluppo, all’innovazione e alle nuove tecnologie nel campo delle Life Science, che permetterà di raggiungere sempre più pazienti nel mondo puntando su tecnologie all’avanguardia e potenziando la capacità produttiva del sito”, spiega la filiale italiana del gruppo farmaceutico svizzero.  

Oggi – sottolinea l’azienda in una nota – il Campus Novartis di Torre Annunziata rappresenta uno dei poli industriali più importanti del Sud Italia, specializzato nella produzione di farmaci salvavita principalmente nelle aree oncologia, cardiovascolare e neuroscienze per tutto il mondo, con un valore strategico per il gruppo a livello globale. “Il sito di Torre Annunziata rappresenta per noi un fiore all’occhiello – dichiara Valentino Confalone, amministratore delegato e Country President di Novartis Italia – Questo nuovo traguardo ribadisce l’importanza di creare collaborazioni virtuose con le istituzioni locali a beneficio dell’attrattività e della crescita produttiva di aree ad alto potenziale di sviluppo tecnologico, che possono contribuire all’innovazione del nostro settore”. Afferma Sabino Di Matteo, Ad del Campus di Novartis Torre Annunziata: “Lo stabilimento rappresenta uno dei siti più strategici al mondo del gruppo per le produzioni solide orali. La qualità e la competenza delle risorse umane del sito, unite agli ingenti investimenti in tecnologia e infrastrutture, accresceranno la nostra capacità di raggiungere con medicamenti essenziali e innovativi sempre più pazienti al mondo”. 

Nel 2021 – ricorda Novartis – il sito di Torre Annunziata è stato certificato dall’Agenzia americana del farmaco Fda e nel 2022 le autorità regolatorie hanno approvato la produzione per il mercato cinese, andando a consolidare la capacità produttiva del polo che nell’ultimo anno ha superato i 100 milioni di confezioni all’anno e che si prevede raggiunga prospetticamente quasi 150 milioni di confezioni annue afferenti a più di 118 mercati al mondo. Grazie al nuovo piano di investimenti Novartis Italia – che nel 2022 ha realizzato un fatturato di oltre 1,7 miliardi di euro, 78 milioni dei quali ottenuti grazie all’export – rafforza ulteriormente il suo impegno nel generare valore e innovazione nelle principali aree terapeutiche in cui opera. 

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Ipofosfatemia legata all’X, Aifa approva burosumab anche in adulti

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(Adnkronos) – Si allargano le cure per i pazienti adulti affetti da ipofosfatemia legata all’X (Xlh). L’Agenzia italiana del farmaco ha approvato in regime di rimborsabilità il trattamento con burosumab di questa rara malattia metabolica delle ossa (GU n.71 del 24 marzo). Fino ad ora in Italia il trattamento era disponibile soltanto per i bambini di età pari o superiore a un anno e negli adolescenti con apparato scheletrico in crescita, mentre per tutte le altre categorie l’unica opzione era la terapia convenzionale che porta con sé diversi effetti indesiderati. Da oggi, invece, potranno accedere a burosumab sia gli adulti che non sono mai stati trattati sia i ‘futuri adulti’ che hanno già avuto accesso alla terapia durante l’infanzia. Lo annuncia in una nota la società farmaceutica Kyowa Kirin. 

Gli adulti con Xlh – spiega l’azienda – sperimentano un dolore importante, rigidità, affaticamento e compromissione delle funzioni fisiche e deambulatorie. L’incidenza dell’Xlh è di circa 1 su 20.000 nati vivi. La maggior parte dei casi è ereditata secondo un modello dominante legato all’X, mentre il 20-30% dipende da mutazioni spontanee. L’insieme della storia familiare, delle manifestazioni cliniche e dei risultati biochimici portano alla diagnosi di Xlh. Come dimostrano i risultati degli studi registrativi (UX023-CL303 e UX023-CL304) condotti su adulti affetti da Xlh, la terapia comporta un miglioramento generale della salute dell’osso, con un impatto positivo sui parametri clinici di rigidità, dolore e capacità funzionale. 

“La rimborsabilità di burosumab in Italia – afferma Maria Luisa Brandi, presidente Osservatorio fratture da fragilità (Off) – rappresenta un passo in avanti positivo per le persone affette da Xlh. Fino ad oggi le opzioni terapeutiche a disposizione di questi pazienti erano limitate. L’ipofosfatemia è una patologia rara, cronica, che può manifestarsi nell’infanzia, ma i suoi effetti perdurano fino all’età adulta. L’adulto tende a mostrare tutte le sintomatologie del bambino, ma amplificate. Poter finalmente avere accesso ad una terapia che riduce il dolore e le fratture ossee è una grande opportunità”. Sottolinea Gianni Lombardi, presidente Associazione italiana dei pazienti con disordini rari del metabolismo del fosfato (Aifosf): “I pazienti adulti hanno sintomatologie come il dolore muscolo scheletrico, la riduzione della capacità di fare le attività correlate ad una vita normale, ed in più spesso sorge la necessità di chirurgie articolari complesse, senza scordarsi una riduzione delle capacità sensoriali. La terapia rappresenta una reale possibilità per i pazienti di ottenere una migliore qualità di vita”. 

L’impatto della Xlh sui pazienti e sulle loro famiglie può essere molto pesante soprattutto perché, trattandosi di una malattia genetica, è frequente che in una famiglia ci siano più casi di Xlh. “Come associazione dal 2014 ci siamo messi a disposizione di famiglie e pazienti con Xlh, fornendo informazioni e supporto attraverso il nostro Centro aiuto-ascolto e li rappresentiamo nei tavoli tecnici di lavoro – evidenzia Manuela Vaccarotto, presidente Associazione sostegno malattie metaboliche ereditarie (Aismme) – Sono pazienti che, oltre a dover affrontare forti dolori fisici, per i quali riteniamo che questa terapia sia una grande opportunità, sono spesso isolati e chiusi in se stessi e per questo abbiamo ritenuto fondamentale fornire un servizio di supporto psicologico a distanza al paziente ed alla sua famiglia aprendo, nel 2022, il nostro progetto Aurora+XLH in tutta Italia. Per i piccoli abbiamo creato invece il toolkit ‘Il Diario della mia terapia’, per affrontare attraverso un gioco iniezioni ed infusioni per il trattamento della loro patologia”. 

“Si tratta di un traguardo che ci rende molto orgogliosi ed è un segno tangibile del nostro impegno per i pazienti affetti da patologie rare come l’Xlh – dichiara Debora Lazzerini, Southern Cluster Medical Director Kyow Kirin – Garantire la continuità terapeutica per questi pazienti è fondamentale, poiché l’Xlh è una malattia progressiva, debilitante ed invalidante che dovrebbe essere diagnostica e curata prima possibile al fine di migliorarne gli outcome clinici. Noi di Kyowa Kirin per migliorare la qualità della vita di questi pazienti lavoriamo ogni giorno con costante dedizione, ponendoci obiettivi sfidanti e rimanendo sempre in ascolto dei loro bisogni”.  

Burosumab è ora indicato per il trattamento dell’ipofosfatemia X-linked nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra 1 e 17 anni, con evidenza radiografica di malattia ossea, e negli adulti. E’ un medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, vendibile al pubblico su prescrizione di centri ospedalieri o di specialisti – centri di riferimento autorizzati alla diagnosi e al trattamento dell’ipofosfatemia X-linked (Xlh), individuati dalle Regioni e Province autonome (Rrl). 

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Medicina, evento Gioseg su ‘vitamina D, una terapia ormonale sostitutiva’

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(Adnkronos) – Malattie dello scheletro al centro del decimo Skeletal endocrinology meeting in corso a Stresa e organizzato dal Gioseg (Glucocorticoid induced osteoporosis skeletal endocrinology group). Tra le diverse sessioni, in evidenza il simposio ‘Vitamina D: una terapia ormonale sostitutiva’, un’occasione di per fare il punto sulla molecola dopo la recente pubblicazione della revisione della Nota 96 dell’Aifa. 

L’evento raduna “un numero straordinario di società scientifiche, di diversa estrazione, italiane e internazionali; relatori che sono icone in ambito osteo-metabolico” e che “raramente si vedono tutti assieme nel nostro Paese”. Prevede inoltre “sessioni sulle terapie di frontiera, in grado di coniugare gli aspetti clinici quotidiani con altri più di nicchia, per rispondere a interessi scientifici e clinici di varia natura”. Sono le principali caratteristiche dell’edizione 2023, sintetizzate da Andrea Giustina, primario dell’Unità di Endocrinologia dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, professore ordinario di Endocrinologia e Malattie del metabolismo all’università Vita-Salute San Raffaele, e presidente del Gioseg.  

In apertura della due giorni, il simposio ‘Vitamina D: una terapia ormonale sostitutiva’ si inserisce opportunamente nell’attuale dibattito sull’aggiornamento della Nota 96 che regola la prescrizione a carico del Ssn dei farmaci a base di vitamina D), pubblicata lo scorso mese dall’Agenzia italiana del farmaco. “Questo simposio – sottolinea Giustina – è l’occasione per fare il punto su livelli, dosaggio e supplementazione di vitamina D, nonché sugli aspetti regolatori alla luce della recente revisione della Nota 96”. 

Il meeting di Stresa dedica poi spazio al tema delle fratture – che ha sia valenza ortopedica che osteometabolica – e in particolare agli sviluppi nella valutazione del rischio di frattura grazie a nuove tecnologie e metodologie sempre meno invasive, passando in rassegna le novità sul fronte diagnostico. Altre sessioni sono incentrate sull’iperparatiroidismo (aspetti clinici e trattamenti alternativi rispetto a quello standard) e sulle malattie ossee rare. “I progressi in questo campo sono giganteschi – precisa Giustina – grazie soprattutto alle terapie mirate ai difetti molecolari che contraddistinguono le patologie rare dell’osso, malattie che fino a poco tempo fa non avevano una terapia di riferimento”. 

Le due sessioni conclusive, organizzate in collaborazione con l’International osteoporosis foundation (Iof) e la Società italiana dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro (Siomms), ruotano rispettivamente attorno alle tematiche osteo-muscolari e alla terapia per l’osteoporosi, con analisi dei farmaci tradizionali e innovativi. 

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Al Neuromed di Pozzilli addestramento unico in neurochirurgia

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(Adnkronos) – Uno dei primi corsi di addestramento al mondo, e primo in Italia, che coniuga l’attività dei neurochirurghi e dei neuroradiologi, si è appena concluso nel Centro di medicina necroscopica ‘Giampaolo Cantore’ dell’Irccs Neuromed di Pozzilli (Is).  

“Questa volta il nostro gruppo ha pensato di proporre, in aggiunta ai corsi classici per i neurochirurghi, anche quello per i neuroradiologi – spiega Nicola Gorgoglione, neurochirurgo Neuromed che insieme ai colleghi Paolo di Russo, Arianna Fava e Michelangelo De Angelis, e al professor Vincenzo Esposito che gestisce le attività del Centro di Medicina Necroscopica – credo sia la prima volta nel mondo che colleghi neuroradiologi partecipano ad un corso nel quale c’è una componente di dissezione anatomica che vedono con il nostro ausilio. Questa attività permette loro di approfondire da un punto di vista diverso l’anatomia neurovascolare del cervello”. 

“Neurochirurgo e neuroradiologo hanno un rapporto sinergico in sala operatoria – spiega di Russo – spesso quest’ultimo è la prima persona che vede il paziente per poi indirizzare il lavoro dei neurochirurghi sulla base del tipo di patologia da trattare che sia un tumore, una patologia spinale o vascolare. Abbiamo quindi pensato di organizzare il corso per potenziare questo rapporto di stretta collaborazione e stiamo già pensando di promuoverne un altro, sempre sulla stessa tipologia, in cui mostriamo l’anatomia cerebro-vascolare dall’interno anche ai neurologi che sono un’altra figura professionale con la quale abbiamo una forte collaborazione sempre nell’ambito della gestione dei pazienti”. 

“Il neuroradiologo ha una visione completamente diversa rispetto a quella del neurochirurgo – prosegue Marcello Bartolo, a capo della Neuroradiologia diagnostica e interventistica del Neuromed – loro aprono il cranio e hanno una visione anatomica delle diverse regioni del cervello; il neuroradiologo ha sempre avuto una visione indiretta del sistema nervoso e dell’anatomia. Risonanza magnetica e studio angiografico rappresentano i nostri strumenti di indagine ma non abbiamo una visione diretta dell’anatomia bensì bidimensionale. Spesso, infatti, andiamo a vedere gli interventi in sala operatoria laddove il neurochirurgo va ad operare delle lesioni che abbiamo studiato con i sistemi di imaging. L’opportunità di avere un Centro di medicina necroscopica, che permetta ai colleghi che vengono da tutta Italia di approfondire le patologie in sala anatomica, è molto importante”. 

“Oggi è fondamentale il dialogo tra neurochirurghi e neuroradiologi interventisti – sottolinea Salvatore Mangiafico, specialista in Neurologia, radiodiagnostica e neurochirurgia – perché trattiamo spesso patologie di confine e in comune. Bisogna avere una conoscenza comune anche delle strutture anatomiche sul campo operatorio e sulle difficoltà che il chirurgo può trovare di fronte ad una situazione anatomica particolare che noi possiamo descrivere e affrontarla diversamente. Noi neuroradiologi, poi, acquisiamo tutta una serie di conoscenze chirurgiche che non fanno parte del bagaglio culturale della radiologia ma importanti allo stesso modo”.  

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Il Viagra compie 25 anni, andrologi: “Fu una rivoluzione, ma oggi ci sono altre terapie”

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(Adnkronos) –
La ‘pillola blu’ che ha cambiato la sessualità maschile compie 25 anni. Il 27 marzo 1998 la Food and Drug Administration (Fda) riconosceva il Viagra* (Pfizer) come la prima terapia medica orale per il trattamento delle disfunzioni erettili. Un quarto di secolo che ha visto il farmaco dominare le vendite mondiali nel settore e aprire la strada ad altre molecole arrivate dopo e recentemente ai generici. Imitata e falsificata, è la compressa più gettonata online, la ‘pillola blu’ non ha influenzato solo le fantasie sotto le lenzuola, ma anche il costume finendo protagonista di film e canzoni. L’ultimo rapporto Osmed (2022) indica i farmaci per la disfunzione erettile tra le categorie “a maggior spesa”, con i residenti in Campania “tra i maggior utilizzatori”.  

“Prima della ‘pillola blu’ per la disfunzione erettile c’eano solo le iniezioni o le terapie ormonali, mi ricordo nei primi anni da medico che nei congressi scientifici si diceva che chi avrebbe inventato una pillola contro la disfunzione erettile avrebbe vinto il Nobel. E infatti chi ha scoperto l’ossido nitrico ‘come molecola segnale per il sistema cardiovascolare’, alla base poi del meccanismo del Viagra, ha vinto il Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 1998 – racconta all’Adnkronos Salute Alessandro Palmieri, presidente della Sia, la Società italiana di Andrologia – L’arrivo di questo farmaco ci ha dato un valido strumento per aiutare i pazienti e ha fatto uscire dall’ombra l’andrologia, dando risalto alla nostra specialità e a come sia necessaria per la salute globale dell’uomo. Faremo infatti un congresso sul Monte Bianco per affrontare gli effetti del cambiamento climatico sulla salute maschile, dalla disfunzione erettile alla fertilità”. 

L’arrivo del Viagra ha dato anche via ad un filone di ricerca scientifica che prima non esisteva, “sono arrivate nuove molecole e terapie orali e poi è cambiato l’approccio con il paziente – prosegue Palmieri – In passato si agiva sul sintomo, ma ora riusciamo a curare la disfunzione erettile, ad esempio si usano le onde d’urto sui corpi cavernosi. Un approccio che migliora la qualità dell’erezione: in una alta percentuale di casi possiamo risolvere il problema. Abbiamo terapie mediche completamente differenti rispetto alla Viagra che si sciolgono in bocca simili ad un francobollo. Oppure, ci sono validissimi integratori vasodilatatori. Negli ultimi anni – osserva il presidente degli andrologi – sono stati fatti passi avanti in questo settore e possiamo dire che oggi la ‘pillola blu’ e quelle venute dopo si usano sempre meno, spesso le possono consigliare i medici di medicina generale e i farmacisti ma gli specialisti hanno altri strumenti”.  

C’è infine il capitolo della chirurgia delle protesi peniene. “C’è stato anche qui un boom: siamo passati in pochi anni da 3-400 dispositivi impiantati a oltre 1.500 – conclude Palmieri – Sono sempre più tecnologiche e sicure”.  

“Ma quello a cui teniamo è la prevenzione e come società scientifica puntiamo ora a coinvolgere altre categorie: le forze armate, la Croce rossa italiana e le scuole guida. Il 21 giugno ci sarà un villaggio dell’Andrologia a Roma, alla terrazza del Pincio, dedicato proprio alla prevenzione”, conclude.  

“Ricordo bene quando il Viagra arrivò in Italia nel 1998, ero un giovane medico e l’impatto fu enorme. Fondamentalmente allora l’andrologia non esisteva ancora, quindi avere a disposizione una pillola è stata una rivoluzione per la specialità. Ma soprattutto ha allungato la vita sessuale di milioni di uomini. A fine anni ’90 accadeva di ascoltare molti 60enni che si arrendevano alla disfunzione erettile e diciamo che appendevano ‘le scarpe’ al chiodo, con l’arrivo del Viagra per loro è cambiata la vita. C’è stata una svolta importante anche sulle malattie legate alla disfunzione erettile”, spiega Gabriele Antonini, chirurgo e urologo-andrologo dell’Asl Roma 2, intervenendo sui 25 anni dall’arrivo del Viagra.  

Prima della ‘pillola blu’ “c’erano le punturine con fentolamina, ma erano scomode perché andavano praticate quasi al momento del rapporto – continua – Con la compressa è cambiato tutto e la qualità dei rapporti sessuali è tornata a essere centrale per l’uomo. Ma soprattutto l’andrologia ha iniziato a essere presa sul serio, la difficoltà nell’erezione è un campanello di allarme di altre malattie e la prevenzione è diventata centrale. Gli uomini hanno capito che dovevano avere un loro specialista di riferimento che li aiutasse nell’affrontare i problemi della sfera sessuale, oltre che la salute della prostata. Non va dimenticato – conclude il chirurgo – che dove non arriva la terapia farmacologica o dopo un intervento importante sulla prostata, ci sono le protesi al pene, che oggi sono sempre più ‘hi-tech’ e con impianti meno invasivi che davvero risolvono il problema”.  

 

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Italiani bocciati in prevenzione, solo 19% mangia verdura e 49% non fa sport

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Alimentazione, prevenzione, comportamenti virtuosi continuano a confermarsi come i principali fattori in grado di incidere sullo stato di salute e di benessere delle persone. Gli italiani ormai lo sanno, ma non sempre lo fanno. Solo il 19% consuma le 5 porzioni raccomandate di frutta e verdura al giorno, solo il 17% mangia i legumi e solo il 16% il pesce. Uno sparuto 11% limita l’uso di grassi animali. E ancora, appena il 51% ha praticato sport nell’ultimo mese. Tra le motivazioni che impediscono farlo, la più citata è la mancanza di tempo (49%).  

Questo il quadro che emerge dal report “Abitudini alimentari e stile di vita” realizzato da Fondo Asim – Fondo di assistenza sanitaria integrativa dedicato a lavoratrici e lavoratori delle imprese esercenti servizi di pulizia, servizi integrati/multiservizi – in collaborazione con la Fondazione Airc e presentato oggi nella sede del Fondo Asim a Roma. Sono 2.608 gli intervistati, il 73% donne.  

La maggioranza dei partecipanti (il 70%) è consapevole del fatto che mantenere uno stile di vita attento, attraverso una serie di comportamenti e atteggiamenti virtuosi, possa aiutare, ma pensa anche che non metta davvero al riparo da problemi e disturbi e, dunque, che nella quotidianità non sia poi così urgente adottare alcune accortezze. Dalle risposte emerge la fatica di cambiare abitudini nonostante la consapevolezza dell’importanza di doversi nutrire diversamente. “Sbaglio e infatti vorrei cambiare”, ma poi non ce la fanno.  

Se la maggioranza non segue stili di vita salutari, anche sul fronte della prevenzione non va meglio. Tra i programmi di screening che hanno coinvolto il maggior numero di persone ci sono quelli dedicati all’Hpv (73%); tumore della cervice uterina (57%); tumore al seno (51%). Tra le motivazioni più citate da chi ha ammesso di non aver eseguito questi controlli, c’è “perché nessuno mi ha mai raccomandato di farlo” e “perché non c’ho pensato”.  

“Di qui l’obiettivo di comprendere i comportamenti messi in atto rispetto a una selezione di tematiche – spiega Massimo Stronati, presidente del Fondo Asim – per individuare le cause di questo gap. Il 70% sostiene che mantenere uno stile di vita attento può aiutare, ma non evita i problemi di salute. E sulla base di questo nella quotidianità non presta attenzione a pratiche che invece potrebbero essere impattanti. Insomma, è evidente come la semplice informazione non si traduca necessariamente in un comportamento migliore, perché intervengono barriere pratiche e psicologiche che indeboliscono il legame tra i nostri valori, le nostre intenzioni e le nostre azioni. E’ necessario fare un ulteriore sforzo – sottolinea – nella direzione di un maggior coinvolgimento delle persone rispetto all’urgenza di adottare determinate pratiche nel quotidiano”. 

“Bisogna intervenire sulla cultura della prevenzione e veicolare l’importanza di compiere quotidianamente gesti concreti per la nostra salute – afferma Niccolò Contucci, Chief Fundraising Officer Fondazione Airc – Oggi sappiamo, grazie ai progressi della ricerca, che abitudini più salutari potrebbero evitare la comparsa di circa un tumore su tre. La prevenzione è fondamentale – rimarca – per ridurre la probabilità di sviluppare un cancro ed è alla nostra portata ogni giorno attraverso l’adozione di buone pratiche come: l’adesione agli screening raccomandati, un’alimentazione equilibrata, un’attività fisica regolare, e soprattutto la rinuncia al fumo, il maggiore fattore di rischio per i tumori polmonari e per altre innumerevoli altre malattie”. 

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Coronavirus

Schillaci: ‘Lavorare insieme per far tornare Ssn punto di riferimento’

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“Dobbiamo lavorare tutti insieme per far sì che il nostro sistema sanitario nazionale torni ad essere un punto di riferimento per tutti i cittadini e possa riuscire a rispondere nel miglior modo possibile alle richieste di sanità”. Lo ha dichiarato il ministro della Salute Orazio Schillaci, che ieri sera ha ricevuto uno dei premi speciali dei Life Science Excellence Awards 2022, promossi da Sics – Società italiana di comunicazione scientifica e sanitaria (Consulcesi Group) per riconoscere, e far conoscere, i migliori progetti che hanno contribuito all’eccellenza e alla trasformazione del settore della salute.  

“Il nostro Servizio sanitario nazionale vanta professionisti di altissimo livello – ha sottolineato il ministro – che hanno dimostrato tutto il loro valore durante i tre anni di pandemia. E’ giunto ora il momento di riformare il sistema sanitario nell’interesse di tutti i cittadini, affinché possa mantenere il suo carattere universalistico e per continuare a garantire le migliori cure a tutti i pazienti”. 

Oltre al riconoscimento al ministro Schillaci, sono stati assegnati altri due premi speciali. Sul palco Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e prodotti terapeutici contro il Covid dell’Agenzia europea del farmaco Ema, per aver contribuito a mantenere rigore scientifico e serietà comunicativa circa il ruolo fondamentale che i vaccini hanno avuto nel mitigare le conseguenze della pandemia, e Monica Spada, Head of Research & Technological Innovation di Eni, che ha ritirato il premio conferito all’impegno dell’azienda anche in ottica One Health con il supercomputer HPC5, il supercalcolo al servizio dell’energia, dell’ambiente e della salute. 

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