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Cortei, Boschi all’Adnkronos: “Mattarella...

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Cortei, Boschi all’Adnkronos: “Mattarella unisce il Paese, Meloni cerca di dividerlo”

"Mattarella unisce il Paese, Meloni cerca di dividerlo". Poi sulle Regionali: "In Abruzzo tutti con D'Amico. Basilicata e Piemonte? Ogni regione a sé". Sul governo: "Meloni-Salvini separati in casa, problema per il Paese"

Maria Elena Boschi

"Nessuno vuole fare processi sommari alle forze dell'ordine ma non sono ammissibili nemmeno manganellate sommarie. Io credo che le parole del presidente Mattarella siano state sagge e volte a unire il Paese e non a dividere come sta cercando di fare la presidente Meloni". Così Maria Elena Boschi di Iv ospite del Forum Adnkronos al Palazzo dell'Informazione sui cortei di Pisa e Firenze, ieri al centro dell'informativa del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, in Parlamento.

"Sostegno senza dubbio alle forze dell'ordine ma noi dobbiamo dire ai nostri figli di poterci affidare alle persone in divisa come è sempre avvenuto sentendoci protetti, come è sempre avvenuto, e non avendo paura".

Regionali

Sulla possibilità di accordi, dopo l'Abruzzo, anche nelle prossime regioni al voto, Basilicata e Piemonte, Boschi osserva: "In Abruzzo siamo tutti convintamente a sostegno di D'Amico, ma ogni regione fa storia a sé. Italia Viva decide sulla base dei candidati e soprattutto dei programmi per i territori e quindi vedremo cosa succederà in Basilicata e Piemonte, lì ancora è tutto aperto".

Sardegna

Sottolinea la deputata di Italia Viva: "Il voto in Sardegna ha insegnato, innanzitutto, a Giorgia Meloni ad essere un po' meno arrogante perché indubbiamente, al di là della responsabilità che si è assunto Truzzu, è innegabile che è stato scelto da Meloni e Lollobrigida, Truzzu è uomo di Lollobrigida". "Aver imposto alla coalizione un candidato all'ultimo tuffo non ha premiato - aggiunge - Ma soprattutto hanno sbagliato il candidato perché se il sindaco Cagliari non prende voti nella sua città, è evidente che hai sbagliato candidato".

"Todde è una candidata che ha convinto - prosegue Boschi - Quando lo scarto è di tremila voti di differenza, il candidato ha un suo peso. Se guardiamo al nostro fronte, quello più legato al centro, non ha premiato l'arroganza di Calenda che ha voluto tener fuori Italia Viva. Se ci fosse stata una lista di Italia Viva, con ogni probabilità Soru avrebbe fatto la soglia del 10 per cento per entrare in Consiglio. Quindi, ha avuto un peso tener fuori Italia Viva".

Abruzzo

Tornando al voto in Abruzzo, Boschi spiega: "Sono già stata in Abruzzo e ci tornerò domani a fare campagna. D'Amico è un candidato bravo, una persona capace, in gamba con alle spalle non solo un'esperienza da economista ma anche una grande attenzione all'educazione, a come trattenere i giovani per dare loro opportunità in Abruzzo. Da professore ha lavorato anni all'università e lui dice 'noi li formiamo ma poi sono costretti ad andarsene'. E lui dà risposte molto concrete, sta molto sui temi dell'Abruzzo, sulle risorse sprecate in questi anni da Marsilio, sulla condizione della sanità nella regione".

"Dopodiché credo che la Sardegna abbia dimostrato che la Meloni non è imbattibile, che ci può essere un'alternativa e questo dà una spinta anche emotiva alla partecipazione: non c'è un'ultima settimana di rassegnazione, anzi c'è un'ultima settimana di campagna elettorale per andare a prendersi i voti uno a uno e io credo che possa aumentare la partecipazione. Perché c'è l'idea che sia contendibile, che la partita non sia chiusa e D'Amico ha chances".

Basilicata

"Possibile un accordo anche in Basilicata? Quando ci saranno le candidature valuteremo", risponde la deputata di Italia Viva. Se fosse Roberto Speranza il candidato, lo sosterreste? "Noi abbiamo due consiglieri regionali in Basilicata, bravissimi e faranno le loro valutazioni. Detto questo, che possa essere Speranza l'uomo che unisce la vedo più difficile rispetto a un civico, come D'Amico in Abruzzo. Con un'esperienza civica - rileva - più facile unire".

Europee

Quanto alle europee, "io penso che in vista" del voto "c'è un grande margine su cui lavorare che è l'astensionismo. Io mi auguro che alle europee ci sia partecipazione, vista l'importanza di queste elezioni. C'è uno spazio perché il centrodestra è diventato molto spostato sulla linea sovranista, di certo non moderata, e questo non convince una parte dell'elettorato: i manganelli a Pisa, gli atti di arroganza di Meloni che ha riempito posti di amici e parenti, ormai ha finito l'elenco telefonico della rubrica... questo non piace, non convince. Vedi Truzzu".

"Ieri - spiega - c'è stata una direzione di Più Europa e non so se sia emerso qualcosa di nuovo. Mi sembra che ci sia ancora un confronto aperto. Per quanto ci riguarda, non solo sabato alla convention di Più Europa, ma sin dall'inizio abbiamo detto che noi siamo assolutamente favorevoli a una lista di scopo. E non abbiamo messo nessun veto su nessuno. E Renzi che è già in corsa, è candidato, ha già detto di essere disponibile a qualunque passo di lato che dovesse servire. Più di così...".

Calenda

"Calenda però insiste nel dire che lui non farà mai un accordo che preveda la presenza anche di Italia Viva. Quindi non so se cambierà idea. Io credo che non sia saggio: per le europee servono i voti e non veti. Credo sia un errore politico ma del resto Calenda ha già fatto l'errore politico di rompere il Terzo Polo e di certo non ha il cursus honorum di costruttore visto che ha fatto saltare l'accordo con Letta, con Bonino, con noi...".

"Detto questo ogni scelta è legittima, la facciano senza però mettere in mezzo una presunta superiorità etica o morale. Primo perché è ingiusta e non vera e poi se noi eravamo davvero una comunità così riprovevole dal punto di vista etico, poteva fare a meno di noi e provare a candidarsi da solo alle politiche quando non aveva le firme per presentare la lista: senza di noi oggi non sarebbe in Parlamento".

Centrosinistra

Secondo Boschi, "la grande alleanza Schlein-Conte sposta il Pd sulle posizioni di Conte, non il contrario. Questo però sposta l'asse su una politica basata sui sussidi, sul giustizialismo, su una posizione internazionale che Conte definirebbe 'pacifista' mentre io dico che è più verso la Russia che l'Ucraina. Ci sono nodi che vengono al pettine".

"E soprattutto c'è un tema: i 5 Stelle fanno accordi col Pd solo se sono loro a scegliere il candidato. Io non so fino a quando il Pd e Schlein possano inseguire Conte sui temi e sui candidati. Anche sul terzo mandato: il Pd ha votato contro per rompere l'asse con i 5 Stelle mentre tutti i loro governatori e sindaci erano a favore del terzo mandato. Ci sarà una volta che i 5 Stelle votano per non rompere l'asse con il Pd?", chiede la deputata di Italia Viva.

"Noi in quest'asse con Conte non ci siamo. Abbiamo rischiato l'osso del collo per mandare a casa Conte e portare Draghi, pensare di avere di nuovo Conte come leader del centrosinistra mi pare complicato... non è un tema di persone, ma di contenuti. E non vorrei che il Pd tornasse al Conte o morte, a Conte leader dei progressisti. Conte è quello che ha firmato i decreti Salvini, che non sa scegliere tra Trump e Biden".

Premierato

Poi la questione riforme. "Il premierato? Si sono davvero impegnati a fare la cosa peggiore possibile... Meloni e Casellati hanno presentato questa proposta che ha delle lacune enormi - dice Boschi - Noi siamo d'accordo sulla elezione diretta del premier ma deve anche andare di pari passo con una legge elettorale coerente, altrimenti non funziona, e invece non se ne parla".

E inoltre, "manca completamente una parte: quella che rivede il bicameralismo. Non basta dare stabilità ai governi, occorre anche avere un Parlamento più efficiente perché così rinobiliti anche il ruolo dell'opposizione. Si riequilibra l'elezione diretta del premier se il Parlamento non è privato della sua capacità di incidere. Noi abbiamo presentato emendamenti su questo, sono anche ammissibili ma aspettiamo che la maggioranza dia segnali di vita".

"I lavori parlamentari sono bloccati, gli emendamenti sono sul tavolo ma siccome la maggioranza non ha un punto di incontro al proprio interno, non c'è un accordo nella maggioranza, allora hanno bloccato i lavori in commissione: stanno facendo ostruzionismo alla riforma. E non c'è nessuna interlocuzione con le opposizioni. Qui nessuno fa incontri, riunioni, proposte, l'opposizione non è minimamente coinvolta e questo non è buon viatico per loro. Intanto perché devono avere i voti in Parlamento e, considerati i chiari di luna in maggioranza, non dovrebbero dare per scontato di averli in Parlamento. E poi, 99 su 100, ci sarà da fare il referendum, ci sarà da parlare al Paese e avere questo atteggiamento molto arrogante dentro la maggioranza è un errore".

Jobs act

Parlando del Jobs act, Boschi spiega: ''Non ho una difesa del Jobs act per partito preso ma perché ha funzionato. Il Jobs act, insieme alle misure di sostegno di agevolazioni fiscali alle assunzioni che andavano di pari passo, ha portato ad aumentare di oltre 1 milione di posti di lavoro i numeri in Italia con il nostro governo. Non tutti si ricordano che siamo arrivati al governo con un -1,9% di Pil, i vincoli di bilancio e il patto di stabilità erano in vigore, e la disoccupazione era al 13,8%. In due anni con queste riforme siamo arrivati ad avere un milione di posti di lavoro in più, il Pil in crescita oltre l'1%. Il Jobs act ha funzionato, non ci sono stati licenziamenti perché se fosse stato così oggi non ci sarebbero potuti essere governi, Meloni e Conte, che potevano rivendicare i grandi dati dell'occupazione nel nostro Paese. Il Jobs act non è stato un disastro, ha portato anche molti investimenti stranieri e se lo cancellano vi garantisco che in molti diranno addio al nostro Paese''.

''Tornare indietro sarebbe un segnale pessimo, anche per le tutele dei lavoratori. Si dimentica che il Jobs act è quello che ha tolto le dimissioni in bianco, ha previsto il congedo retribuito per le donne vittime di violenza, ha consentito di avere maggiore flessibilità, insieme al collegato, sullo smart working. E se c'è stata una tutela dei rider è stato per sentenze che hanno applicato il Jobs act. Allora non diciamo che è il male assoluto''.

Quanto ai referendum della Cgil per abrogare il Jobs act e del sostegno politico di Pd e Cgil, Boschi dice: ''Mi sento abbastanza sicura che Conte li appoggerà. Schlein ha già detto che lo farà. Mi chiedo però come possano fare gli amici del Pd, che fanno parte del gruppo dirigente, penso a Franceschini, Guerini, Madia, Orlando, che non solo lo hanno votato in Parlamento ma che lo hanno deciso con noi nel Consiglio dei ministri, e lì nessuno di loro ha avanzato obiezioni, a fare campagna elettorale per i referendum della Cgil contro il Jobs act. Secondo me sono in imbarazzo con loro stessi''.

Violenza sulle donne

"Quasi ogni giorno un nuovo femminicidio e il dolore è costante - dice Boschi ospite del Forum Adnkronos parlando delle donne uccise in Italia - Le norme ci sono, occorre applicarle, occorre la certezza della pena. Ma soprattutto occorre investire in educazione, in cultura. Educare al rispetto tra uomini e donne contro ogni forma di violenza, soprattutto i più giovani e le più giovani a cominciare non soltanto dalla famiglia ma dalla scuola".

Infortuni sul lavoro

Poi gli infortuni sul lavoro. ''Il tema dei morti sul lavoro ci dà un bilancio drammatico tutti gli anni. Tutti gli anni ci stringiamo alle famiglie che perdono i propri cari sul posto di lavoro o anche alle persone che rimangono ferite sul posto di lavoro con invalidità permanenti. Credo che molto dipenda dai controlli, non penso che la soluzione sia aumentare le pene e dare nuove regole - osserva Boschi - Penso ci siano già regole che se applicate veramente consentirebbero di garantire meglio la sicurezza sul lavoro. La ministra Calderone ha annunciato che ci saranno nuovi ispettori del lavoro e maggiori controlli, me lo auguro''.

Ferragni-Fedez

A una domanda su Chiara Ferragni e Fedez, la parlamentare di Italia Viva risponde: ''Quando ci sono dei bambini, dei figli, meno se ne parla e meglio è. E' il motivo per cui non voglio parlare della vicenda Ferragni-Fedez. Non sappiamo nemmeno se si sono separati, sono affari loro, rispetto la loro scelta di privacy. Anche nel caso di altre coppie famose che si sono separate, a cominciare dalla presidente Meloni, non ho mai voluto commentare la loro vita privata''.

''Ci sono coppie invece che hanno scelto di raccontare loro pubblicamente e ampiamente la loro storia, vedi Totti-Blasi. E' una loro scelta, poi è quindi normale che le persone a loro volta commentino. Ferragni e Fedez mi sembra abbiano scelto un profilo diverso e io rispetto la loro scelta e la loro privacy. L'unica separazione che, dal mio punto di vista politico, sarebbe interessante è la rottura Meloni-Salvini''.

"Meloni-Salvini separati in casa"

''Il loro - aggiunge - mi sembra un po' un matrimonio di convenienza e non d'amore. Mi pare difficile che possa rompersi proprio perché la convenienza è stare insieme. Adesso hanno tantissime nomine da fare e questo è un ottimo collante per il governo. Ma se consideriamo le dinamiche politiche già da ora sono separati in casa'' ma ''questo, al di là delle battute, crea un problema per il Paese perché se tre alleati che devono governare l'Italia non si fidano l'uno dell'altro e sono più preoccupati a creare un inciampo all'altro che non a navigare nella stessa direzione per il bene del Paese, il conto poi lo pagano i cittadini''.

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Europee, sondaggio: Fratelli d’Italia si conferma...

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Movimento 5 Stelle scende al 16,8% dopo aver perso lo 0,8% dall'ultima rilevazione

Giorgia Meloni - (Fotogramma)

Fratelli d'Italia si conferma saldamente primo partito nel Paese con il 27,2% dei consensi, in aumento dello 0,3% rispetto alla scorsa rilevazione dell'8 aprile. Lo dice un sondaggio del 24 aprile realizzato da Euromedia Research per Porta a Porta in vista delle prossime elezioni europee. Al secondo posto troviamo il Partito democratico con il 20,3% (+0,6%) seguito dal Movimento 5 Stelle che scende al 16,8% dopo aver perso lo 0,8% dall'ultimo sondaggio. Nelle successive posizioni Euromedia Research colloca gli altri due principali partiti dello schieramento di centrodestra: Forza Italia e Lega Salvini premier, rispettivamente all'8,7 e all'8,5%. La lista Stati uniti d'Europa viene data al 4,4%, mentre Alleanza Verdi Sinistra-Europa Verde-Sinistra italiana al 4%. Sotto la soglia di sbarramento del 4% necessaria per l'ingresso nell'Europarlamento ci sono Azione (3,8%), la lista Libertà di Cateno De Luca (2,5%), Pace terra dignità (2%), altri partiti (1,8%). Gli indecisi o astenuti sono il 38,5%.

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Europee, Salvini conferma candidatura generale Vannacci:...

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"Tra 44 giorni si sceglierà tra Ue o colonia sino-islamica", ha detto il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini alla presentazione del suo libro a Milano

Il generale Vannacci  - (Fotogramma)

“Sono contento che il generale Vannacci abbia deciso di portare avanti le sue battaglie di libertà insieme alla Lega alle prossime elezioni europee”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini intervenendo alla presentazione del suo libro ‘Controvento. L’Italia che non si arrende’, a Milano, ufficializzando la candidatura di Roberto Vannacci alle elezioni europee.

“Tra 44 giorni c’è un referendum sul futuro dell’Europa; si sceglierà se l’Europa esisterà ancora o se quella che lasceremo ai nostri figli sarà una colonia sino-islamica”, ha aggiunto il vicepremier.

Parlando del suo rapporto con Giorgia Meloni, Salvini ha poi ribadito che "più ci conosciamo e più il rapporto diventa personale; non siamo stati quasi mai in guerra, dal momento che i rapporti erano quasi sempre alternativi e competitivi. E da un anno e mezzo, da quando cioè siamo al governo insieme, abbiamo entrambi caratteri tosti, ma sicuramente abbiamo capito che nostro dovere è mantenere la parola con gli italiani e dunque nostro impegno sarà quello di portare a termine la legislatura, il nostro governo durerà 5 anni”. “E poi -aggiunge- il mio successo è il suo successo e viceversa. Fuori da Palazzo Chigi, poi, quando siamo a cena insieme o in viaggio, giochiamo anche lunghe partite a Burraco. Anzi, più che altro sua sorella e la mia compagna, che si ricorda le carte che hai in mano. E allora -conclude- questo per dire che più ci danno per finiti e più ci allungano la vita”.

Salvino ha poi rivelato di fare "sempre più fatica a dire ‘ho piena fiducia in magistratura libera e indipendente’. Detto questo, la cosa peggiore che potrebbe capitarmi è di essere condannato. Mi dispiacerà per i miei figli e per Francesca, spero di riuscire almeno a inaugurare prima il Ponte sullo Stretto o almeno le Olimpiadi di Milano-Cortina. Scherzi a parte, penso che finché non ci sarà una riforma seria e una magistratura libera da correnti politiche, nessun italiano può dirsi tranquillo a casa sua”.

“Per qualche grande ex giudice o pm -afferma Salvini- ci sono solo colpevoli in attesa di essere scoperti, che è una cosa culturalmente folle. Per me invece, chiunque, fino a prova contraria, è un presunto innocente e io lo tratto da persona perbene. Anche perché se parto dal pregiudizio che in questa sala ci sono centinaia di presunti colpevoli e prima o poi li becco, non rendo un buon servizio al mio Paese”.

In ogni caso, riflette, “tornando indietro rifarei la stesa cosa, consapevole che poi un pezzo di Parlamento ha portato a processo una parte politica, che è un precedente pericolosissimo. Perché un domani, chiunque trovi un magistrato consenziente potrà mandare a processo un ministro. Allora -conclude- io dico che la politica deve ritrovare l’orgoglio e l’indipendenza di fare buona politica”.

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25 aprile, Meloni: “Con fine fascismo poste basi...

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La presidente del Consiglio Meloni all'Altare della Patria a Roma con il capo dello Stato: "Con fine fascismo poste basi democrazia. Salvini: "Sempre onorato senza sbandierarlo, questo governo antifascista"

Il presidente Mattarella a Civitella in Val di Chiana - (Quirinale)

"Senza memoria, non c’è futuro". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 25 aprile, celebrando l'anniversario della Liberazione a Civitella in Val di Chiana, in Toscana, dove nel 1944 i nazisti trucidarono 244 persone. "Aggiungo - utilizzando parole pronunciate da Aldo Moro nel 1975 - che 'intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare, senza compromettere d’altra parte la varietà e la ricchezza della comunità nazionale, il pluralismo sociale e politico, la libera e mutevole articolazione delle maggioranze e delle minoranze nel gioco democratico'", ha affermato il capo dello Stato.

"All’infamia della strage di Marzabotto, la più grande compiuta in Italia, seguì un corollario altrettanto indegno: la propaganda fascista, sui giornali sottoposti a controlli e censure, negava l’innegabile, provando a smentire l’accaduto, cercando di definire false le notizie dell’eccidio e irridendo i testimoni. Occorre – oggi e in futuro - far memoria di quelle stragi e di quelle vittime e sono preziose le iniziative nazionali e regionali che la sorreggono. Senza memoria, non c’è futuro".

"Con queste barbare uccisioni, nella loro strategia di morte, i nazifascisti cercavano di fare terra bruciata attorno ai partigiani per proteggere la ritirata tedesca, di instaurare un regime di terrore nei confronti dei civili perché non si unissero ai partigiani, di operare vendette nei confronti di un popolo, considerato inferiore da alleato e, dopo l’armistizio, traditore. Si trattò di gravissimi crimini di guerra, contrari a qualunque regola internazionale e all’onore militare e, ancor di più, ai principi di umanità", ha affermato.

"Nessuna ragione, militare o di qualunque altro genere, può infatti essere invocata per giustificare l’uccisione di ostaggi e di prigionieri inermi. I nazifascisti - ha ricordato il capo dello Stato - ne erano ben consapevoli: i corpi dei partigiani combattenti, catturati, torturati, uccisi, dovevano rimanere esposti per giorni, come sinistro monito per la popolazione. Ma le stragi di civili cercavano di tenerle nascoste e occultate, le vittime sepolte o bruciate. Non si sa se per un senso intimo di vergogna e disonore o per evitare d’incorrere nei rigori di una futura giustizia, o, ancora, per non destare ulteriori sentimenti di rivolta tra gli italiani".

"Una lunga di scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione - ha sottolineato quindi il capo dello Stato - Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l’influenza dell’Italia si sarebbero dispiegate in un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Una aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana. Totalmente sottomessa alla Germania imperialista di Hitler, l’Italia fascista, entrata nel conflitto senza alcun rispetto per i soldati mandati a morire cinicamente, non avrebbe comunque avuto scampo. Ebbe a notare, con precisione, Luigi Salvatorelli: 'Con la sconfitta essa avrebbe perduto molto, con la vittoria tutto…'" .

"Generazioni di giovani italiani, educati, fin da bambini, al culto infausto della guerra e dell’obbedienza cieca e assoluta, erano stati mandati, in nome di una pretesa superiorità nazionale, ad aggredire con le armi nazioni vicine: le 'patrie degli altri' come le chiamava don Lorenzo Milani - ha detto ancora Mattarella - Nella disastrosa ritirata di Russia, sui campi di El Alamein, nelle brutali repressioni compiute in Grecia, nei Balcani, in Etiopia, nelle deportazioni degli ebrei verso i campi di sterminio, nel sostegno ai nazisti nella repressione della popolazione civile, si consumò la rottura tra il popolo italiano e il fascismo. Si verificò -scrisse ancora Salvatorelli- 'una crisi morale profonda, una disaffezione completa rispetto al regime, un crollo disastroso dell’idolo Mussolini'. Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani".

In mattinata Mattarella accompagnato dai presidenti del Senato, Ignazio La Russa, della Camera Lorenzo Fontana, del Consiglio Meloni, della Corte costituzionale Augusto Barbera, dal ministro della Difesa Guido Crosetto, e dalle alte cariche militari, ha reso omaggio all'Altare della Patria, deponendo una corona di alloro sulla tomba del Milite ignoto, in occasione della Festa della Liberazione.

Meloni: "Con fine fascismo poste basi democrazia"

"Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio". Lo scrive su Instagram la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. "Continueremo a lavorare - aggiunge- per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!".

Salvini: "Sempre onorato senza doverlo sbandierare"

“Io ho sempre onorato Il 25 aprile senza doverlo sbandierare e senza politicizzarlo”. Queste le parole del vice premier e ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini arrivando al Sacrario dei Caduti di Milano per la deposizione delle corone di alloro in occasione delle celebrazioni per la giornata della liberazione insieme al sindaco di Milano Giuseppe Sala e al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.

“Non ho detto che sarei venuto qui fino all'ultimo per evitare che ci fossero quelli che invece di celebrare il passato perché non ritorni, vanno in giro a creare problemi”, ha spiegato. Del resto “vedevo stamattina da Roma delle immagini vergognose, scandalose di aggressione alla Brigata ebraica. Ecco - ha concluso - io spero che in un giorno troppo lontano, il 25 aprile sarà una giornata di unità nazionale”.

“Questo è un governo scelto dai cittadini. Poi l’antifascismo sì, mi sembra evidente”, ha aggiunto sottolineando: “Ma poi qualcuno ha nostalgia del fascismo? Spero di no”.

Schlein: "Giusto rinnovare impegno lotta per difesa nostra Costituzione"

“Il 25 aprile è la festa della Liberazione e di tutta la Repubblica, la festa in cui si ricorda chi ha dato la vita e con tanto sacrificio ha costruito le basi per la democrazia e per la libertà di questo Paese e per la difesa dei valori della nostra Costituzione”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein arrivando al corteo milanese per le celebrazioni del 25 aprile. “Questa - aggiunge Schlein - è una giornata in cui va rinnovato l’impegno della lotta per la difesa della nostra Costituzione e per la sua piena attuazione. Per questo dobbiamo ricordare la Resistenza che ci ha liberato dai nazifascisti".

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