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Politica

Saviano e il “saluto romano a parata 2 giugno”: la replica di Crosetto

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Lo scrittore riprende il post di Murgia: "Gravissimo è il gesto di La Russa che fa segno di vittoria dopo che sente celebrare la Decima"

(Foto Fotogramma)

“Riprendo il post di Michela Murgia per segnalare che ieri alla sfilata del #2giugno è accaduto un episodio inquietante. Stavano marciando gli incursori in basco verde del COMSUBIN quando giunti alla tribuna autorità gridano: #DECIMA!”. Inizia così il post su Twitter di Roberto Saviano che interviene sull’argomento.

“Decima? Fare un omaggio durante la festa della Repubblica democratica al corpo militare #fascista #XMas! Chi lo ha autorizzato? Il corpo militare X Mas comandato da Junio Valerio Borghese combatté a fianco dei nazisti con il compito di rastrellare i partigiani e fronteggiare gli alleati. Gravissimo è il gesto di Ignazio #LaRussa che fa segno di vittoria dopo che sente celebrare la Decima”, prosegue lo scrittore aggiungendo: “È prioritario che il Contrammiraglio Giurelli comandate della Marina Militare prenda le distanze ufficialmente da questo omaggio e che lo faccia formalmente anche il contrammiraglio Massimiliano Rossi da cui dipendono gli incursori del COMSUBIN”.

Riprendo il post di Michela Murgia per segnalare che ieri alla sfilata del #2giugno è accaduto un episodio inquietante. Stavano marciando gli incursori in basco verde del COMSUBIN quando giunti alla tribuna autorità gridano: #DECIMA!

Decima? Fare un omaggio durante la festa… pic.twitter.com/WV5Gktw1Gb

— Roberto Saviano (@robertosaviano) June 3, 2023

“Alla fine del video vedrete la foto del 22enne Ferruccio Nazionale partigiano ucciso dai fascisti della Decima Mas, impiccato in pubblica piazza a Ivrea. Tra i vari numerosi crimini di guerra della Decima, a Crocetta del Montello nel ‘45 torturarono sei partigiani con stracci infuocati usati come frusta. Viene fatto omaggio ai torturatori, resterà in silenzio il ministro della Difesa Crosetto, come sempre”, conclude Saviano.

“Si guardi i filmati delle parate degli ultimi decenni e vedrà che il passaggio davanti alla tribuna presidenziale è sempre stato identico in tutto, a quello di quest’anno. Per i COMSUBIN come per gli altri”, replica al tweet il ministro della Difesa Guido Crosetto che conclude: “Poi si informi sul significato di quel motto”.

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Giorgio Napolitano, i funerali alla Camera – Diretta

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In Aula Mattarella, Macron e Steinmeier. Fontana: "Tra le figure più rilevanti storia Repubblica". La Russa: "Ha sempre rivendicato con orgoglio propria storia politica"

Feretro Napolitano a Montecitorio

Ultimo saluto in forma laica e funerale di Stato per il presidente emerito Giorgio Napolitano, morto venerdì scorso a 98 anni, oggi martedì 26 settembre a Montecitorio. Le esequie vengono trasmesse in diretta televisiva su Rai 1 e un maxi schermo è stato allestito davanti al Colonna Palace Hotel in piazza Montecitorio.

Il feretro di Napolitano è arrivato Piazza Montecitorio poco dopo le 11.30. A rendergli gli onori militari, sulle note dell’Inno di Mameli, uno schieramento Interforze, poi all’interno del palazzo un reparto di Corazzieri. Successivamente il feretro, accolto in Transatlantico dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dalle altre autorità istituzionali italiane e straniere e accompagnato dai familiari, è stato condotto nella Sala dei ministri, per ricevere l’omaggio dei rappresentanti degli Stati esteri.

I banchi del governo sono al completo. Alla spicciolata, i ministri hanno preso posto tra gli scranni. Il primo è stato Matteo Salvini, poi l’altro vice premier Antonio Tajani e via via i colleghi Guido Crosetto, Francesco Lollobrigida, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio, Adolfo Urso, Gilberto Pichetto-Fratin, Lucà Ciriani, Anna Maria Bernini, Raffaele Fitto, Giancarlo Giorgetti e tutti gli altri. La premier Giorgia Meloni, intanto, è a Montecitorio.

La coda di esponenti politici e ministri per entrare alla Camera per la celebrazione è iniziata alle 10. Fra i primi ad arrivare, Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Beppe Sala, i ministri Giorgetti, Piantedosi, Bernini.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è giunta a Montecitorio intorno alle 10.45. Pochi minuti dopo è arrivato Mattarella.

Presenti alla cerimonia anche il capo dello Stato francese Emmanuel Macron, arrivato a Montecitorio, intorno alle 11.20, e il presidente della Repubblica di Germania Frank Walter Steinmeier (che siedono in poltrone disposte a semicerchio al centro dell’Aula).

Quella di oggi è una prima volta per un funerale nell’Aula di Montecitorio, mentre non è la prima volta che si svolgono esequie di Stato laiche di rappresentanti delle istituzioni. Prima di Napolitano a scegliere il rito laico furono gli ex presidenti della Camera Nilde Iotti e Pietro Ingrao, i cui funerali furono celebrati all’aperto, in Piazza Montecitorio. Per Iotti il 5 dicembre del 1999 tra chi prese la parola ci fu lo stesso Giorgio Napolitano.

Il cerimoniale per i funerali di Stato ha un protocollo molto rigido. L’ufficialità della cerimonia funebre – come si legge sul sito del governo – prevede: il feretro contornato da sei carabinieri in alta uniforme, o appartenenti allo stesso Corpo dello scomparso; onori militari al feretro all’ingresso del luogo della cerimonia e all’uscita; la presenza di un rappresentante del governo; un’orazione commemorativa ufficiale; altri adempimenti eventualmente disposti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La formula del funerale laico non prevede invece una particolare procedura, ma viene concordata con le persone vicine allo scomparso. Al momento sembra assodato che prenderanno per primi la parola, per circa tre minuti, i presidenti dei due rami del Parlamento, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, seduti sugli scranni della presidenza, come capita nelle sedute comuni di Camera e Senato. A seguire interventi leggermente più lunghi per gli altri oratori scelti dalla famiglia di Napolitano: Anna Finocchiaro, Gianni Letta, Giuliano Amato (che chiude) Paolo Gentiloni e il cardinale, e biblista, Gianfranco Ravasi. A intervenire anche il figlio di Napolitano Giulio e la venticinquenne nipote Sofia, figlia di Giovanni, l’altro figlio dello scomparso.

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Politica

Giorgio Napolitano, oggi funerale alla Camera. Mattarella, Macron e Steinmeier in Aula

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I funerali laici del presidente emerito, scomparso venerdì scorso a 98 anni, si terranno alle 11.30

Giorgio Napolitano (Fotogramma)

Oggi a Montecitorio ultimo saluto in forma laica e funerale di Stato per il presidente emerito Giorgio Napolitano, scomparso venerdì scorso a 98 anni. La Camera ospita i funerali che si celebrano alle 11.30 di martedì 26 settembre nell’emiciclo – termine previsto entro le 13 – con le esequie, trasmesse in diretta televisiva su Rai 1 e su maxi-schermi appositamente predisposti in Piazza del Parlamento.

Una cerimonia alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di quella annunciata ieri del Capo dello Stato francese Emmanuel Macron e del presidente della Repubblica di Germania Frank Walter Steinmeier (che troveranno posto in poltrone disposte a semicerchio al centro dell’Aula).

Quella di oggi sarà una prima volta per un funerale nell’Aula di Montecitorio, mentre non è la prima volta che si svolgono esequie di Stato laiche di rappresentanti delle istituzioni. Prima di Napolitano a scegliere il rito laico furono gli ex presidenti della Camera Nilde Iotti e Pietro Ingrao, i cui funerali furono celebrati all’aperto, in Piazza Montecitorio. Per Iotti il 5 dicembre del 1999 tra chi prese la parola ci fu lo stesso Giorgio Napolitano.

Il cerimoniale per i funerali di Stato ha un protocollo molto rigido. L’ufficialità della cerimonia funebre – come si legge sul sito del governo – prevede: il feretro contornato da sei carabinieri in alta uniforme, o appartenenti allo stesso Corpo dello scomparso; onori militari al feretro all’ingresso del luogo della cerimonia e all’uscita; la presenza di un rappresentante del governo; un’orazione commemorativa ufficiale; altri adempimenti eventualmente disposti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La formula del funerale laico non prevede invece una particolare procedura, ma viene concordata con le persone vicine allo scomparso. Al momento sembra assodato che prenderanno per primi la parola, per circa tre minuti, i presidenti dei due rami del Parlamento, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, seduti sugli scranni della presidenza, come capita nelle sedute comuni di Camera e Senato. A seguire interventi leggermente più lunghi per gli altri oratori scelti dalla famiglia di Napolitano: Anna Finocchiaro, Gianni Letta, Giuliano Amato (che chiude) Paolo Gentiloni e il cardinale, e biblista, Gianfranco Ravasi. A intervenire anche il figlio di Napolitano Giulio e la venticinquenne nipote Sofia, figlia di Giovanni, l’altro figlio dello scomparso.

Il feretro, poco dopo le 11 verrà accompagnato fuori dalla camera ardente di Palazzo Madama dal presidente del Senato Ignazio La Russa. Su corso Rinascimento il carro funebre e i familiari accompagneranno il defunto a Palazzo Montecitorio. Preso in carico dalla Camera il feretro sarà portato a spalla da una rappresentanza interforze, dei circa cento pubblici ufficiali che saranno presenti, per essere collocato nella sala dei ministri intorno alle 11.30, poco prima del via dei funerali. Già alle 11 alla Camera dei deputati sono attese le prime cariche istituzionali, il presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra, poi il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il premier Giorgia Meloni e infine, ultimo a varcare Montecitorio prima del feretro di Napolitano, il capo dello Stato Sergio Mattarella.

Tra le autorità presenti si contano anche i reggenti di San Marino, la duchessa di Edimburgo e il presidente albanese Bajram Begaj. Tra gi ospiti stranieri anche il nuovo ambasciatore americano Jack Markell, che proprio tre giorni fa ha presentato le sue credenziali al Quirinale. E l’ambasciatore russo Alexey Paramanov, che su X, sabato, aveva ricordato “il contributo personale” di Napolitano “per avvicinare i popoli della Russia e dell’Italia”. Un messaggio arrivato dopo che Vladimir Putin aveva definito Napolitano “uno statista eccezionale e un vero patriota”. Alla Camera, secondo stime dell’ultima ora, ma ancora provvisorie, dovrebbero assistere alla cerimonia poco meno di mille persone. Moltissimi gli ex parlamentari previsti, e anche circa cento persone indicate dalla cerchia di Napolitano. In tribuna posti contati per i giornalisti e per gli operatori, con 36 postazioni riservate alla carta stampata.

Due maxi schermi saranno allestiti: uno in piazza Montecitorio, l’altro nell’adiacente piazza Capranica. Lo prevedono le misure disposte dalla Questura di Roma. Il carro funebre sarà scortato anche dai corazzieri per un tratto del percorso che porterà il feretro del presidente emerito da Palazzo Madama, che ha ospitato ieri e oggi la camera ardente, a Montecitorio, passando per corso Rinascimento, Piazza Argentina, piazza Venezia e via del Corso.

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Politica

Giorgio Napolitano, il programma dei funerali di oggi

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Alle 11.45 al via commemorazione con intervento Fontana

Giorgio Napolitano (Fotogramma)

I funerali del Presidente emerito Giorgio Napolitano, scomparso venerdì scorso, si svolgono oggi 26 settembre con diretta tv su Rai 1. Ecco il programma, ancora passibile di integrazioni, per le ‘Esequie di Stato con Commemorazione solenne del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano’ che si terranno nell’Aula di Montecitorio.

Ore 10.50 – Il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, accompagnato dal Segretario generale Fabrizio Castaldi, si reca all’Ingresso principale per accogliere il Presidente della Repubblica.

Ore 10.55 – Arrivo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dal Segretario generale Ugo Zampetti. Il Presidente della Camera Lorenzo Fontana, con il Segretario generale Fabrizio Castaldi, accompagna il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il Segretario generale Ugo Zampetti, nella Sala dei Ministri, ove sono convenuti il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e la Presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra, con i rispettivi Segretari generali, per accogliere i Capi di Stato esteri.

Ore 11.05-11.15 – Arrivo dei Capi di Stato esteri presso l’Ingresso principale di Palazzo Montecitorio, accolti dal Cerimoniale e dagli assistenti parlamentari: Presidente della Repubblica federale di Germania Frank-Walter Steinmeier; Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron; Presidente Emerito della Repubblica François Hollande; Presidente della Repubblica d’Albania Bajram Begaj; Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino Alessandro Scarano e Adele Tonnini, accompagnati dal Ministro degli esteri Luca Beccari; Presidente emerito della Repubblica d’Austria Heinz Fischer con la consorte Signora Margit Fischer; Presidente emerito della Repubblica del Portogallo Aníbal Cavaco Silva, con la consorte Signora Maria Alves da Silva Cavaco; Presidente Emerito della Repubblica di Slovenia Borut Pahor; Duchessa di Edimburgo, membro della Famiglia Reale del Regno Unito. I Capi di Stato esteri, ciascuno con un proprio accompagnatore e con il supporto degli assistenti parlamentari e del personale dell’Ufficio del Cerimoniale, convengono negli studi del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Ministro per i rapporti con il Parlamento, per ricevere il saluto del Presidente della Repubblica e delle altre Autorità costituzionali, con i rispettivi Segretari generali.

Ore 11.15 – Il corteo con il feretro del Presidente emerito della Repubblica, dopo il commiato del Presidente del Senato Ignazio La Russa, lascia il Senato. A seguire Il Presidente del Senato Ignazio La Russa si reca a palazzo Montecitorio (ingresso di Via dell’Impresa 63) e raggiunge le altre Autorità costituzionali.

Ore 11.25 -Il Presidente della Repubblica, con il Segretario Generale, i Capi di Stato esteri e le Autorità costituzionali, con i rispettivi Segretari Generali, si trasferiscono in Transatlantico.

Ore 11.30 – Il Feretro del Presidente emerito della Repubblica, provenendo da piazza Colonna, giunge a Piazza Montecitorio e si posiziona sul lato sinistro della Piazza (davanti all’Hotel Colonna Palace). Onori militari al feretro. Inno nazionale. Il Feretro, seguito dai familiari, viene condotto nella Sala dei Ministri. I Capi di Stato esteri si avvicendano nella Sala dei Ministri per un momento di raccoglimento e raggiungono l’Aula. Il Presidente della Repubblica, con il Segretario generale, accompagnato dal Presidente della Camera, dal Presidente del Senato, dal Presidente del Consiglio dei ministri e dalla Presidente della Corte Costituzionale, con i rispettivi Segretari generali, rende omaggio alla Salma. Fa, quindi, ingresso in Aula – preceduto dai familiari e dalle altre Autorità costituzionali – il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il Presidente della Camera Lorenzo Fontana e il Presidente del Senato Ignazio La Russa. Il Presidente della Repubblica prende posto al centro della fila di poltrone collocate nell’emiciclo. Il Presidente del Senato Ignazio La Russa e il Presidente della Camera Lorenzo Fontana prendono posto sul banco di presidenza. Siedono al banco di presidenza, altresì, i Vicepresidenti della Camera e i Deputati Questori, nonché i relatori. I Ministri e il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano siedono nei banchi del Governo.

Ore 11.45 – Inizio della Commemorazione. Il Presidente della Camera Lorenzo Fontana svolge un intervento commemorativo. L’Aula osserva quindi un minuto di silenzio. Il Presidente del Senato Ignazio La Russa svolge a sua volta un intervento commemorativo. Intervengono, quindi, dal banco della presidenza: Giulio Napolitano, figlio del Presidente emerito della Repubblica; Sofia May Napolitano, nipote del Presidente emerito della Repubblica; Anna Finocchiaro, Presidente della Fondazione Italiadecide; Gianni Letta, già Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri e presidente di Civita ; Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici e monetari; Cardinale Gianfranco Ravasi; Giuliano Amato, Presidente Emerito della Corte Costituzionale.

Ore 12.50 – Il Presidente della Repubblica, con il Segretario Generale e i familiari del Presidente emerito della Repubblica, lasciano l’Aula, seguiti dai Capi di Stato esteri, dal Presidente della Camera, dal Presidente del Senato, dal Presidente del Consiglio dei Ministri, dalla Presidente della Corte Costituzionale, con i rispettivi accompagnatori e Segretari generali, lasciano l’Aula e sostano in Transatlantico in attesa dell’uscita del feretro dalla Sala dei Ministri. Il Feretro viene trasportato verso l’uscita di Palazzo Montecitorio, seguito in corteo dalle Autorità.

Giunto all’ingresso principale, il Feretro viene posizionato all’interno del carro funebre. Dopo la partenza del Feretro, il Capo dello Stato prende commiato dai familiari, dai capi di Stato esteri e dalle altre Autorità costituzionali convenute e lascia Palazzo Montecitorio. Il Presidente della Camera prende a sua volta commiato dai Capi di Stato esteri e dalle Autorità costituzionali convenute e fa rientro nel proprio studio.

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Politica

Giorgio Napolitano: una vita politica e un’eredità duratura

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La recente scomparsa di Giorgio Napolitano ha lasciato un vuoto profondo nel panorama politico italiano. Con una carriera che ha abbracciato più di sei decenni, Napolitano si è imposto come una figura di riferimento nella storia italiana. In questo articolo esamineremo la vita di Giorgio Napolitano, il suo ruolo come Presidente della Repubblica Italiana e le reazioni del mondo della politica alla notizia della sua morte.

La gioventù di Napolitano

Giorgio Napolitano nacque il 29 giugno 1925 a Napoli, in un’Italia dominata dal regime fascista di Benito Mussolini. Fin dalla giovane età dimostrò un forte impegno politico e una spiccata determinazione nella lotta per la giustizia sociale. Nel 1947 si laurea in giurisprudenza presso l’Università di Napoli. Proprio nel periodo universitario incontra molti degli amici che avrebbero poi costituito di lì a breve la dirigenza del gruppo comunista napoletano.

La carriera politica di Giorgio Napolitano

Nel 1945 Napolitano si unì al Partito Comunista Italiano (PCI), un movimento politico di sinistra. La sua abilità oratoria e la sua intelligenza gli fecero rapidamente guadagnare un posto di rilievo all’interno del partito. Durante gli anni ’60 e ’70, Napolitano ricoprì diversi incarichi di governo, dimostrando la sua competenza nella gestione delle questioni politiche ed economiche. Tra il ’60 e il 62 è responsabile della sezione lavoro di massa, mentre tra il 1966 e il 1969 assume il ruolo di coordinatore dell’ufficio di segreteria e dell’ufficio politico del PCI. La sua carriera nel partito culmina negli anni dal 1976 al 1979, periodo durante il quale diviene responsabile della politica economica del partito. Nel 1992 Napolitano viene eletto presidente della Camera dei Deputati, mentre nel ’96, una volta tornato in Parlamento dopo l’esperienza da presidente della Camera, Romano Prodi lo sceglie come ministro dell’interno del suo governo. Nel 2005, infine, viene nominato senatore a vita dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

La Presidenza di Giorgio Napolitano

Nel 2006, Giorgio Napolitano fu eletto Presidente della Repubblica Italiana, diventando il primo ex membro del PCI a ricoprire questa carica. La sua elezione rappresentò un momento storico per l’Italia e sottolineò la sua capacità di unire le diverse fazioni politiche del paese.

Durante il suo mandato di sette anni, Napolitano si distinse per la sua capacità di affrontare alcune delle sfide più pressanti dell’Italia. Nel 2007 si trova a gestire la crisi di governo in seguito alle dimissioni di Romano Prodi.

Uno dei momenti più critici fu la crisi economica del 2008, che colpì duramente il paese. Napolitano lavorò instancabilmente per promuovere politiche economiche che avrebbero affrontato la recessione e sostenuto la crescita. Nel novembre del 2011, quando il governo Berlusconi IV conferma di non avere più la maggioranza parlamentare alla Camera, Napolitano si accorda con Berlusconi per arrivare alle dimissioni del suo governo.

La sua presidenza fu anche caratterizzata da un forte impegno per l’unità nazionale. Napolitano lavorò per superare le divisioni politiche e favorire il dialogo tra i partiti, cercando di garantire la stabilità politica in un momento in cui l’Italia ne aveva più che mai bisogno.

Le reazioni del mondo della Politica

La notizia della morte di Giorgio Napolitano ha scosso il mondo della politica italiana e internazionale. leader politici e non solo hanno espresso il loro cordoglio per la perdita di questa figura iconica.

Il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha dichiarato: “La sua morte mi addolora profondamente e, mentre esprimo alla sua memoria i sentimenti più intensi di gratitudine della Repubblica, rivolgo ai familiari il cordoglio dell’intera nazione”.

A livello internazionale, i leader europei hanno elogiato Napolitano per il suo ruolo nella promozione della stabilità in Italia e nell’approfondimento dei legami transatlantici. La sua visione progressista e il suo impegno per i valori democratici hanno fatto di lui un punto di riferimento anche oltre i confini italiani. Emmanuel Macron dice di lui: “Figura eminente della politica italiana, europeo convinto, l’ex Presidente Giorgio Napolitano ci ha lasciato. Esprimo le mie più sentite condoglianze al popolo italiano”.

Anche il papa si è espresso in seguito alla scomparsa dell’ex presidente della Repubblica, rivolgendo alla moglie le seguenti parole: “La scomparsa di suo marito ha suscitato in me sentimenti di commozione e al tempo stesso di riconoscenza per questo uomo di Stato che, nello svolgimento delle sue alte cariche istituzionali, ha manifestato grandi doti di intelletto e sincera passione per la vita politica italiana nonché vivo interesse per le sorti delle nazioni”.

L’eredità di Giorgio Napolitano

La morte di Giorgio Napolitano segna la fine di un’era nella politica italiana. La sua eredità è vasta e duratura. Rimarrà nella memoria collettiva come un politico di principi, un leader che ha sempre cercato di servire il bene comune prima di tutto. La sua carriera, che ha attraversato momenti storici cruciali, è un esempio di dedizione, onestà e impegno per il servizio pubblico.

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Politica

Giorgio Napolitano, sepoltura al cimitero acattolico di Roma

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I funerali martedì 26 settembre alle 11.30 nell'aula di Montecitorio

Giorgio Napolitano (Fotogramma)

Ii presidente emerito Giorgio Napolitano, dopo i funerali di martedì 26 settembre alla Camera, verrà sepolto nel cimitero acattolico di Roma.

I funerali del presidente emerito, morto venerdì scorso all’età di 98 anni, si svolgeranno alle 11.30 nell’aula di Montecitorio. Saranno presenti anche anche Emmanuel Macron da Parigi e Frank-Walter Steinmeier da Berlino, i presidenti francese e tedesco saranno a Roma per partecipare alle esequie.

E’ la prima volta che un funerale si terrà nell’Aula di Montecitorio, mentre non è la prima volta che si svolgono esequie di Stato laiche di rappresentanti delle istituzioni. Prima di Napolitano a scegliere il rito laico furono gli ex presidenti della Camera Nilde Iotti e Pietro Ingrao le cui esequie furono celebrate all’aperto in Piazza Montecitorio.

Un funerale laico è un momento di ricordo collettivo, affidato a orazioni funebri e agli interventi di familiari, amici, colleghi e chiunque gli sia stato accanto. Al funerale di Nilde Iotti, fu lo stesso Napolitano a pronunciare una delle orazioni.

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Politica

Governo, Meloni: “Dopo un anno Nazione più credibile e stabile”

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La presidente del Consiglio: "L'Italia cresce più della media europea, di questo ne vado fiera"

Giorgia Meloni (Fotogramma)

“Il 25 settembre di un anno fa dagli italiani arrivava una indicazione chiara: un governo di centrodestra a guida Fratelli d’Italia. Abbiamo dato il massimo per raggiungere la vittoria, consapevoli che quella non sarebbe stata un punto d’arrivo ma un punto di partenza”. Lo scrive sui social Giorgia Meloni, postando una foto dove tiene in mano un cartello con scritto ‘grazie Italia’. “A distanza di un anno non mi sento di fare ancora bilanci, quello spetta ai cittadini – scrive – Ma una cosa la posso dire: avevo promesso di consegnare un’Italia migliore di come l’avevo ricevuta e posso affermare che oggi la nostra Nazione è più credibile, stabile e ascoltata”.

Dopo un anno di governo “sono soddisfatta dei risultati raggiunti, a partire dai dati economici che ci consegnano il record del numero degli occupati e quello dei contratti stabili. Penso anche a tutte le risorse che abbiamo concentrato per aiutare famiglie e imprese e ai provvedimenti che abbiamo attivato in materia di sicurezza e legalità”. “L’Italia – sottolinea – cresce più della media europea e di questo ne vado fiera”.

“Il 2024 sarà un anno molto importante, l’anno delle grandi riforme di cui questa Nazione ha bisogno – sottolinea la premier – la riforma fiscale in primis, ma anche l’avvio della riforma costituzionale e quella sulla giustizia. E poi, la grande riforma del merito, in particolare nella scuola. Di fronte a noi abbiamo un grande lavoro da fare ma questo è ciò che faremo nel rispetto degli impegni presi con gli italiani”. “L’Italia ha scelto noi e noi non la tradiremo”, conclude.

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Politica

Migranti, Giorgia Meloni a Scholz: “Stupita da aiuti Germania a Ong”

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La presidente del Consiglio in una lettera al Cancelliere tedesco: "Si rischiano partenze moltiplicate e nuove tragedie in mare". La replica all'Adnkronos di un portavoce del ministero degli Esteri tedesco

Giorgia Meloni e Olaf Scholz - (Fotogramma)

“Stupore” per l’aiuto del governo tedesco alle ong, con il rischio “di partenze moltiplicate” di migranti e “nuove tragedie” in mare. Ma anche la mano tesa per una soluzione “strutturale”, che è pronta a trovare parlandone di persona. Questi i contenuti della lettera inviata sabato scorso dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Cancelliere tedesco Olaf Scholz.

“Caro Olaf, come sai, in queste settimane il Governo italiano è impegnato in prima linea nel fare fronte ad una pressione migratoria eccezionale -l’incipit della missiva-. Tale impegno si esprime sia sul fronte interno per dare il massimo sostegno alle regioni italiane più coinvolte, a partire dall’Isola di Lampedusa, sia su quello internazionale, dove abbiamo moltiplicato i contatti, da ultimo a New York, con i Partner internazionali ed i Paesi di origine e transito nonché con le Istituzioni e gli Stati membri UE. Particolarmente importanti sono stati la visita della Presidente della Commissione Europea von der Leyen a Lampedusa lo scorso 17 settembre e i progressi concreti nell’attuazione del Memorandum d’intesa UE-Tunisia che ne sono scaturiti”.

“In tale contesto, ho appreso con stupore che il Tuo Governo – in modo non coordinato con il Governo italiano – avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti organizzazioni non governative impegnate nell’accoglienza ai migranti irregolari sul territorio italiano e in salvataggi nel Mare Mediterraneo. Entrambe le possibilità suscitano interrogativi. Innanzitutto, per quanto riguarda l’importante e oneroso capitolo dell’assistenza a terra è lecito domandarsi se essa non meriti di essere facilitata in particolare sul territorio tedesco piuttosto che in Italia. Inoltre, è ampiamente noto che la presenza in mare delle imbarcazioni delle ONG ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze di imbarcazioni precarie che risulta non solo in ulteriore aggravio per l’Italia, ma allo stesso tempo incrementa il rischio di nuove tragedie in mare”, mette nero su bianco la premier.

“Ritengo che gli sforzi, anche finanziari – va avanti Meloni -, delle Nazioni UE interessate a fornire un sostegno concreto all’Italia dovrebbero piuttosto concentrarsi nel costruire soluzioni strutturali al fenomeno migratorio, ad esempio lavorando ad un’iniziativa UE con i Paesi di transito della sponda sud del Mediterraneo, che peraltro necessiterebbe di risorse inferiori rispetto a quella da tempo in essere con la Turchia”.

“Certa della Tua comprensione e collaborazione, mi auguro che gli esatti contorni di queste iniziative del Tuo Governo potranno essere meglio chiariti, e sarò lieta di discutere di persona della questione alla prima occasione utile, a partire dal Vertice CPE e dal Consiglio Europeo di Granada il prossimo 5 e 6 ottobre”, conclude la presidente del Consiglio.

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Politica

Napolitano, camera ardente aperta fino alle 16. Domani i funerali, ci sarà anche Macron

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Oggi secondo giorno di camera ardente: Massimo D'alema e Giuseppe Tornatore tra i primi a rendere omaggio all'ex presidente della Repubblica

Camera ardente di Giorgio Napolitano - (Fotogramma)

E’ stata riaperta alle 10 la camera ardente di Giorgio Napolitano al Senato. Tra i primi a rendere omaggio all’ex presidente della Repubblica, morto venerdì 22 settembre a 98 anni, Massimo D’Alema, il regista Giuseppe Tornatore, Fabrizio Barca. Ma sono tanti i protagonisti politici e non solo che anche oggi sono venuti a rendere omaggio. La camera ardente resterà aperta oggi fino alle 16.

I funerali di Stato di Giorgio Napolitano si terranno domani, martedì 26 settembre, alle 11.30 nell’Aula della Camera dei Deputati a Palazzo Montecitorio. Saranno trasmesse in diretta televisiva su Rai 1 e su maxi schermi appositamente predisposti in Piazza del Parlamento. A quanto si apprende, ci sarà anche il presidente francese Emmanuel Macron.

Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del capo dello Stato francese Macron, prenderanno la parola i presidenti dei due rami del Parlamento, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, nonché Anna Finocchiaro, Gianni Letta, Giuliano Amato, Paolo Gentiloni e il cardinale, e biblista, Gianfranco Ravasi.

Massimo D’Alema è stato tra i primi ad arrivare, questa mattina alle 10, alla riapertura della camera ardente di Giorgio Napolitano al Senato. Tanti i protagonisti politici che anche oggi sono venuti a rendere omaggio all’ex-presidente della Repubblica. Dal ministro Antonio Tajani che ha ricordato gli anni insieme in Europa: “Un grande comune rispetto seppure su fronti politici differenti ma c’era condivisione della scelta europeista”, ha detto il titolare della Farnesina.

E poi D’Alema: “Una grande personalità, a volte un maestro severo e a volte uomo di slanci affettuosi. Ha rappresentato nella forma più alta il senso dello Stato e l’amore per la democrazia nel nostro Paese che è stato un tratto e una caratteristica del comunismo italiano”. Tra le tante personalità che si sono avvicendate questa mattina anche Sergio Cofferati, ex leader della Cgil, accompagnato da Achille Passoni e Valeria Fedeli visibilmente commossa. “Ha fatto cose straordinarie per l’Italia e per l’Europa. Ha sempre difeso le sue idee senza mai farle diventare un ostacolo anche per la soluzione di problemi complessi. Ci siamo sempre confrontati con la massima lealtà”, il ricordo di Cofferati.

Molti i parlamentari del Pd da Walter Verini a Peppe Provenzano, Anna Rossomando, Paola De Micheli. E poi Fabrizio Barca e Livia Turco cofirmataria con Napolitano della legge sull’immigrazione: “Ha scritto una pagina molto bella della storia delle istituzioni. Un servitore della Repubblica, un grande maestro”.

Luigi Di Maio e Carlo Calenda con una delegazione di Azione hanno reso omaggio a Napolitano senza rilasciare dichiarazioni. “Con Matteo Richetti, Maria Stella Gelmini e Alessio D’Amato abbiamo reso omaggio al presidente Napolitano presso la camera ardente. Un grande europeo, che aveva una caratteristica che questo paese non ama particolarmente: la capacità di prendere decisioni difficili in modo netto, senza retorica. Riposi in Pace. Gli dobbiamo più di quanto siamo disposti a riconoscere”, ha poi scritto su Twitter Calenda.

Mentre il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha sottolineato come l’ex capo dello Stato abbia “fatto la differenza nelle istituzioni. Un grande europeista, anche nei momenti più difficili ha ricordato a tutti l’importanza delle istituzioni europee”.

Ma non solo la politica. Stamattina alla camera ardente anche diverse personalità del mondo delle cultura come Massimo Teodori e delle istituzioni con la ex presidente della Corte costituzionale e ministra della Giustizia, Marta Cartabia, Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Consulta, e Franco Gallo anche lui presidente emerito, oltre al giudice costituzionale, Filippo Patroni Griffi. E anche nomi del mondo dello spettacolo come il regista Giuseppe Tornatore e gli attori Giulio Scarpati e Giovanni Ralli.

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Politica

Governo, Giorgia Meloni: un anno da maratoneta a Palazzo Chigi

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La presidente del Consiglio punta a fine legislatura e annuncia fase due su dossier migranti, spina nel fianco del suo esecutivo

Giorgia Meloni - Afp

Un anno da “maratoneta”, come lei stessa si è definita l’estate scorsa, raccontando di sé e dell’avventura vissuta a Palazzo Chigi, prima donna alla guida del Paese. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni compie un importante giro di boa, da tenace ‘underdog’ passata in 10 anni dal 2% dei consensi al 26% dei voti di un anno fa, il 25 settembre 2022. Un risultato messo a segno ‘cannibalizzando’ anche il bacino elettorale degli alleati, e che l’ha condotta al timone di un governo nato da una coalizione rodata, ma non per questo meno travagliata. La dice lunga la gestazione che ne ha portato alla nascita. La formazione del governo avviene infatti in tempi record, meno di un mese, ma non per questo appare meno difficoltosa.

Il solito braccio di ferro tra le forze di maggioranza per la ripartizione delle ‘poltrone’ viene terremotato da un audio ‘rubato’ durante l’assemblea di Silvio Berlusconi con i gruppi di Forza Italia: la lettura e il racconto del leader azzurro della crisi internazionale – dal riavvicinamento a Vladimir Putin al giudizio sul presidente ucraino fino all’analisi sull’origine del conflitto tra Mosca e Kiev – minano la fase embrionale del governo, fino a metterne a rischio la stessa nascita. Meloni mantiene il sangue freddo e lancia l’aut aut: “Atlantisti o l’esecutivo non vedrà la luce”, mette in chiaro. Una linea a cui terrà fede in questo primo anno, senza tentennamenti né sbavature.

La rotta tracciata da Meloni passa infatti dal sostegno convinto all’Ucraina al rapporto confidenziale con Joe Biden e solido con Ursula Von der Leyen, perché il primo obiettivo della premier – che non a caso sceglie Bruxelles per la sua prima missione all’estero, un chiaro messaggio di rassicurazione rivolto a chi tacciava il governo di anti-europeismo – è accreditarsi all’estero, allontanando da sé l’immagine di leader post-fascista nonché di chi rema contro l’Europa.

Più complesso il rapporto con il presidente francese Emmanuel Macron, con cui entra in rotta di collisione per l’emergenza migranti, cavallo di battaglia della sua campagna elettorale e ormai spina nel fianco del governo: “I risultati non sono quelli che speravamo di vedere”, ha ammesso la stessa premier in un’intervista di ieri al Tg1, annunciando una “fase due” e dicendosi comunque fiduciosa: “Ne verremo a capo”. Anche perché Meloni punta ad arrivare col suo governo a fine legislatura: “Il bilancio su di me? Solo tra 5 anni”, ama ripetere, ricordando che quella a Palazzo Chigi è una “maratona e non una sfida da velocisti”.

L’emergenza migranti è per Meloni una partita durissima, giocata anche sul tavolo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove ha invitato l’Onu a “non voltarsi dall’altra parte”, ‘chiamandola’ alla “guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”. Nel suo intervento nell’imponente sala oro e blu del Palazzo di Vetro di New York, la presidente del Consiglio ha rivendicato il ruolo di un’Italia che “dà l’esempio”, con il Piano Mattei per l’Africa con cui la premier -spesso in missione all’estero con la figlia Ginevra al suo fianco- sta rinsaldando i rapporti col Sud del mondo, cercando di arginare il fenomeno migratorio con un approccio improntato alla cooperazione e “non predatorio”.

Una strategia che richiede tempo e pazienza, mentre il partito del suo principale alleato, Matteo Salvini, picchia duro sul tema, ricordando i tempi al Viminale del leader della Lega e strizzando l’occhio all’elettorato di Fdi.

Ma non è questa l’unica incognita che grava sul futuro della premier, alle prese con una manovra che conta su risorse risicate e risposte attese dall’elettorato, mentre il britannico Financial Times scrive di una “luna di miele tra mercati e Meloni finita”, alimentando i timori che agitano Palazzo Chigi. Alle spalle un anno complesso, in cui la faglia più preoccupante è forse legata alla morte di Berlusconi, con tutte i timori del caso sulla sopravvivenza a medio lungo termine di Forza Italia.

Sullo scacchiere nazionale e internazionale Meloni dovrà muovere le pedine con estrema cura, a partire dalla mossa che l’attende sulla Via della Seta, con un addio al Memorandum che non è ancora ufficiale ma nell’aria da tempo, e la partita delle europee che rischia di portare un clima già caldo in ebollizione.

Sempre più complicato, per la presidente del Consiglio, restare fedele a quell’immagine di underdog che le ha permesso di rovesciare i pronostici, conquistare l’elettorato e tagliare il traguardo, in barba a chi la dava perdente ai nastri di partenza. Dopo un anno a Palazzo Chigi è evidente che questa è la sfida più grande che l’attende.

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Politica

Maria Elena Boschi, un figlio e il matrimonio: i progetti

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La parlamentare di Italia Viva e il compagno Giulio Berruti a Verissimo

Maria Elena Boschi pronta a diventare mamma. La parlamentare di Italia Viva e il compagno Giulio Berruti parlano a Verissimo della loro e dei progetti futuri. “Stiamo insieme da più di tre anni ed è un rapporto che migliora con il tempo”, dice l’ex ministra, 42 anni. “Oggi siamo ancora più convinti di voler creare una famiglia. Spero che questa sia stata l’ultima estate in due”. “Siamo pronti”, fa eco l’attore e medico, di 38 anni. C’è anche il matrimonio tra i progetti? “Chiedi a lui”, dice Boschi. “Arriverà. Sarà una sorpresa”, assicura Giulio Berruti.

“Non abbiamo mai avuto delle crisi, però, certo, ci sono anche le discussioni”, affermano “Io, che sono sempre molto diplomatica, non lo sono nelle relazioni di coppia. Sono quella che sbatte la porta e Giulio è bravo a venirmi a riprendere”, spiega l’ex ministra.

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