Esteri
Trump, la frase shock: “Hitler ha fatto anche cose...
Trump, la frase shock: “Hitler ha fatto anche cose buone”
Le rivelazioni in un libro di un giornalista della Cnn: "Pensava che Putin fosse un tipo a posto e anche Kim"
La sua passione per gli uomini forti di oggi è nota: Viktor Orban, appena incontrato a Mar-a-Lago, è "fantastico", Xi Jinping "brillante", Kim Jong Un "un tipo a posto". Ma le parole più allarmanti Donald Trump le avrebbe pronunciate su Adolf Hitler, "ha fatto alcune cose buone", secondo quanto rivela il giornalista della Cnn Jim Sciutto, sulla base delle dichiarazione raccolte da ex consiglieri del tycoon intervistati per il suo libro 'The Return of Great Powers'.
"Pensava che Putin fosse un tipo a posto e anche Kim, che noi avessimo messo la Nordcorea in un angolo", ha dichiarato il generale a riposo John Kelly, che è stato capo dello staff del presidente Trump, scrive in un articolo pubblicato sul sito della Cnn Sciuto. "Per lui eravamo noi a provocare questi tipi, 'se non avessimo la Nato, allora Putin non farebbe queste cose'", ha aggiunto Kelly ricordando le parole di Trump, che lui e altri consiglieri descrivono come un uomo che costantemente loda gli autocrati, anche quelli che si oppongono agli interessi Usa.
Trump e "l'ammirazione per l'uomo forte"
Le dichiarazioni più inquietanti sono quelle che Trump avrebbe fatto sul dittatore nazista, sempre secondo quello che ha raccontato Kelly: "Mi disse 'Beh, ma Hitler ha fatto delle buone cose' e io gli ho detto 'si quali?' e lui ha risposto 'ha ricostruito l'economia', ma cosa ha fatto con l'economia ricostruita, la rivolta contro il suo stesso popolo e il mondo".
L'ex generale ricorda anche di aver detto a Trump: "Signore, non può mai dire nulla di buono su di lui". "E' difficile credere che non tenesse in conto l'Olocausto, difficile capire che non tenesse in conto i 400mila soldati americani che hanno perso la vita - continua Kelly ricordando quanto rimase sconvolto dalle parole di Trump -, ma credo che anche il quel caso di trattasse dell'ammirazione per l'uomo forte". Kelly ricorda, infatti, come Trump abbia espresso ammirazione per il modo cui Hitler imponeva la "lealtà" ai suoi più alti ufficiali, lamentandosi che lui non poteva contare su questa.
Non è la prima volta che emergono rivelazioni riguardo all'ammirazione di Trump per Hitler e nel 2021 un portavoce dell'ex presidente le ha smentite. Ora il portavoce della campagna di Trump Steven Cheung non è entrato nel merito delle rivelazioni limitandosi ad attaccare Kelly e John Bolton. "La mia teoria sul perché ami i dittatori così tanto è il fatto che è quello che lui è - conclude Kelly - ogni presidente che si insedia è scioccato nel vedere quanto poco potere ha senza il Congresso, che è una cosa buona: è la separazione dei poteri".
Esteri
G7, Tajani: “Convergenza su tutte le questioni...
A Capri il vertice dei ministri degli Esteri
"Grande unità d'intenti e convergenza su tutte le questioni internazionali". Così Antonio Tajani nella conferenza finale del vertice dei ministri degli Esteri dei Paesi del G7 a Capri. Ribadito il no all'operazione militare israeliana a Rafah, per il Medio Oriente va perseguita la de-escalation. Ok alle sanzioni all'Iran ma la porta del dialogo resta aperta.
Esteri
Israele-Iran, l’esperto Litvak: “Da Tel Aviv...
Se ci sarà la rappresaglia di Teheran? La Repubblica islamica "non è uno Stato monolitico, le opzioni sono diverse"
Con l'attacco 'limitato' della scorsa notte contro l'Iran, Israele ha mandato il messaggio di "non essere interessato all'escalation", quanto ad una possibile rappresaglia di Teheran, le opzioni "sono diverse", perché diverse sono le voci nella Repubblica islamica, che "non è uno stato monolitico". E' l'interpretazione che Meir Litvak, professore di storia del Medio Oriente all'Università di Tel Aviv, dà dell'operazione della scorsa notte, scattata in risposta all'attacco iraniano del 13 aprile contro Israele.
"Credo che Israele abbia voluto inviare a Teheran il messaggio che non è scoraggiato dal recente attacco iraniano, che l'Iran è vulnerabile e che Israele dispone di una buona intelligence, e che quindi continuerà a impegnarsi per cercare di interrompere le forniture di armi avanzate a Hezbollah", spiega Litvak all'Adnkronos. Per il quale poi è "altrettanto importante la portata e il modo con cui è stato condotto l'attacco", perché così Israele "ha anche inviato il messaggio di non essere interessato a un'escalation, dando all'Iran il modo di minimizzare l'attacco e il suo significato, in modo che Teheran non debba rispondere di nuovo", sostiene l'esperto.
Litvak dice poi di "non avere idea se ci sarà o meno un'escalation: molto dipende da quale sarà la reazione iraniana". "L'Iran non è uno Stato monolitico - sottolinea il professore dell'Università di Tel Aviv - Una fonte potrebbe negare la necessità di rispondere, mentre i Pasdaran potrebbero cercare di spingere la Guida Suprema Khamenei a vendicarsi in qualche modo".
"Non so come reagirà l'Iran se Israele dovesse attaccare in Siria un altro convoglio di armi consegnate a Hezbollah", l'affermazione di una fonte anonima di Teheran secondo cui "non ci saranno ritorsioni potrebbe essere autentica, ma potrebbe anche essere una disinformazione deliberata - conclude Litvak - Non lo so davvero, e ci sono molte opzioni diverse".
Esteri
Israele Iran, Blinken: “Usa non coinvolti in...
L'attacco attribuito a Israele nella zona a Isfahan, in Iran, è stato al centro dei lavori dell'ultima giornata del G7 degli Esteri a Capri. I ministri hanno invitato alla prudenza e convenuto sulla necessità di evitare una escalation nell'area dove va avanti il conflitto tra Israele e Hamas. Le parole del segretario di Stato americano Antony Blinken:"Non siamo coinvolti in alcuna operazione offensiva".