Politica
Europee 2024, sondaggio Porta a Porta: con Meloni e Schlein...
Europee 2024, sondaggio Porta a Porta: con Meloni e Schlein in campo Fdi al 30% e Pd al 20,5%
Aumenta anche partecipazione al voto. Se la presidente del Consiglio si candida, Forza Italia supera Lega
Con le candidature della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della leader Dem Elly Schlein alle elezioni Europee 2024 crescerebbero i consensi per i rispettivi partiti di appartenenza. Fdi salirebbe infatti al 30% e il Pd arriverebbe al 20,5%. E' quanto emerge dal sondaggio Porta a Porta, realizzato dall’istituto demoscopico Noto sondaggi, relativo alle intenzioni di voto alle prossime Europee.
Nel caso di non candidatura di Meloni, Fdi arriverebbe al 27,5%, la Lega all'8% tallonata a uno solo punto da Forza Italia che si fermerebbe al 7%. Considerando il 2% di Noi Moderati, la coalizione del centrodestra totalizzerebbe il 44,5% dei consensi.
Il Pd rimane al 19,5% mentre Alleanza Verdi-Sinistra e +Europa si avvicinano al 4%. E' da notare la tenuta del M5S che in questo scenario arriva al 18%, quindi a solo 1,5 punti dal Pd.
Con le candidature dei leader le cose invece cambiano, anche in maniera significativa. Fdi passerebbe dal 27,5 al 30% mentre la Lega scenderebbe dall'8 al 7% e sarebbe superata dagli azzurri che invece raggiungerebbero l'8%. In totale la coalizione del centrodestra aumenterebbe di due punti, dal 44,5 al 46,5%.
Con Schlein capolista nel centrosinistra il Pd arriverebbe al 20,5%, mentre calerebbero sia Alleanza Verdi-Sinistra che +Europa, allontanandosi dalla soglia del 4%. Complessivamente, però, questo schieramento rimarrebbe al 26,5%. Anche il M5S potrebbe subire una flessione e indietreggiare al 17%. Italia viva al 3,0% sia con la candidatura di Renzi che senza. E' da notare che con la candidatura dei 4 leader l'affluenza potrebbe passare dal 50 al 54%.
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Caso ‘Agenda’, interrogazione Gasparri a...
Dopo la Lega si muove anche Forza Italia e chiede di far luce sui finanziamenti alla no profit vicina al Pd: "Verificare se è stata rispettata la legge"
Dopo la Lega, che ieri in Aula alla Camera ha invocato l'intervento del Copasir, anche Forza Italia si muove sul caso dell'associazione 'Agenda'. In un'interrogazione presentata al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e firmata dal capogruppo azzurro al Senato Maurizio Gasparri, Fi chiede di fare chiarezza sui finanziamenti (oltre un milione di euro in due tranche, tra il 2022 e il 2023) arrivati ad 'Agenda', l'associazione fondata nel 2022 dall'ambientalista americana ed ex guru elettorale di Barack Obama, Jessica Shearer, e da altre tre esponenti del Pd, da parte della Democracy & Pluralism, fondazione svedese presieduta dall'imprenditore Daniel Sachs, 'vice chair' della Open Society del magnate George Soros. I fatti erano emersi da un'inchiesta condotta nei giorni scorsi dall'Adnkronos.
Per il presidente dei senatori di Forza Italia "sarebbe utile approfondire i legami ed i condizionamenti della sinistra italiana in riferimento a Soros e alle sue attività estese in tutto il mondo", e per questo - si legge nel testo dell'interrogazione, che l'Adnkronos ha potuto visionare - viene chiesto al titolare del Viminale se i fatti esposti siano avvenuti "nel rispetto delle procedure e della normativa vigenti". Gasparri, tra le altre cose, sottolinea come le comunicazioni dei versamenti della fondazione svedese ad 'Agenda' siano state trasmesse al Parlamento italiano "soltanto il mese scorso, cioè il 27 marzo del 2024" sebbene i due bonifici risalgano "uno al 2022 e l'altro al 2023".
Nel corso della seduta di ieri a Montecitorio è stato il deputato della Lega Stefano Candiani a intervenire sul caso 'Agenda'. "Il fatto che ci sia un'intromissione da parte di uno straniero o di una fondazione straniera che mette soldi nella politica italiana per condizionare la vita democratica del Paese, credo sia un tema su cui il Parlamento si deve interrogare, perché il meccanismo con cui arrivano questi finanziamenti è opaco e va chiarito", ha rimarcato Candiani, chiamando in causa sia il Copasir che l'esecutivo: "Deve intervenire il Comitato per la sicurezza della Repubblica e il governo si deve interessare della questione. Perché non è ammissibile che certe informazioni passino sui giornali e restino come acqua che scorre sul marmo", le parole del parlamentare leghista.
Politica
Medicina, verso stop a numero chiuso: sì a testo base in...
Crisanti (Pd): "Testo base per accesso a medicina approvato con nostre riserve". Dem lavorano a emendamenti
Si va verso lo stop al numero chiuso nelle facoltà di Medicina. “Esprimo molta soddisfazione per l’adozione, da parte del comitato ristretto, del testo base che verrà ora esaminato in commissione Istruzione al Senato. È stato un lavoro intenso che ha trovato la massima convergenza di tutte le forze politiche. L'odioso numero chiuso che abbiamo conosciuto negli ultimi 25 anni non ci sarà più". Così in una nota il senatore della Lega Roberto Marti, presidente della commissione Istruzione a Palazzo Madama.
Si tratta, rivendica Marti, di "un impegno che la Lega aveva preso in campagna elettorale. Un mandato chiaro che ha rappresentato uno stimolo anche nella decisione di assumere l’incarico di presiedere la commissione. Offriremo così ai nostri ragazzi la possibilità di iscriversi liberamente alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria, e di iniziare un percorso che gli permetterà di avere tempo e modo per orientarsi nel mondo universitario, che costituisce per ognuno una grande novità. Gli studenti avranno modo di verificare anche la propria vocazione e di dimostrare le competenze acquisite con lo studio delle discipline di base di questi corsi di laurea. Finalmente, non più una roulette russa: affidiamo al governo una piena delega per restituire al Paese un sistema di buonsenso”.
A mostrare perplessità sul testo è il senatore del Pd Andrea Crisanti, segretario della commissione Cultura a Palazzo Madama. “Questo testo accoglie alcuni dei suggerimenti portati dal Partito democratico durante la discussione, tuttavia contiene ancora delle criticità che sono state espresse in sede di conclusione dei lavori e che verranno portate nella discussione in Commissione. Il testo licenziato prevede l’iscrizione libera a Medicina per i primi sei mesi, superando le procedure di selezione attuali. Il proseguimento degli studi è subordinato al conseguimento, da parte del candidato, di crediti formativi", spiega.
"In particolare, il Partito democratico ha evidenziato come le procedure proposte non permettano agli studenti che non abbiano raggiunto i requisiti per proseguire gli studi a Medicina di ripetere la procedura di ammissione. Inoltre, il testo identifica solo dei criteri minimi di accesso al corso di laurea, senza chiarire come venga stilata la graduatoria che deve necessariamente stabilire gli studenti che possono proseguire il percorso di studio in base al numero programmato. Inoltre, rimangono delle incertezze sulle modalità di accesso ad altri corsi di esame per coloro che non sono stati ammessi a Medicina. Il Gruppo del Pd ha svolto un ruolo importante per migliorare la proposta iniziale e giungere a una sintesi preliminare, ma confida che in sede emendativa il testo possa essere ulteriormente migliorato”, conclude.
Il Partito democratico lavora dunque ad emendamenti, fa sapere la senatrice Cecilia D'Elia, capogruppo nella Commissione Scuola, università e ricerca. "Il Partito Democratico in commissione settima ha condiviso la necessità del superamento delle modalità di accesso ai corsi di laurea di medicina e chirurgia, e in generale di superare gli attuali test per l'accesso a quei percorsi di studi, contribuendo alla discussione anche con un proprio disegno di legge. Abbiamo lavorato con serietà nel comitato ristretto, ed oggi la settima commissione ha adottato il testo base frutto di questo lavoro, ma per noi rimangono numerose criticità".
"Si tratta di questioni fondamentali, a partire dalla delega, troppo larga e vaga sugli aspetti che riguardano esattamente le nuove modalità di accesso, la definizione di una graduatoria nazionale dopo aver frequentato solo un semestre, e aver acquisito Cfu senza che sia definito come e con quali criteri si compone graduatoria. Abbiamo più volte sottolineato la necessità di un'offerta di qualità e di liberare ragazzi e famiglie dall'enorme spesa che oggi sono i corsi di preparazione al test. Ma la delega sull'orientamento nelle scuole superiori e i percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento è anch'essa vaga e confusa. Sono alcune questioni di primaria importanza, che saranno oggetto dei nostri emendamenti", conclude.
Politica
“Lei è ebrea?”, bufera su giornalista Rai per...
Fratelli d'Italia solleva la polemica domanda di Giorgio Zanchini, conduttore di Radio Anch’io su Radio Uno. L'ad Sergio chiama la senatrice per porgere le scuse
"Lei è ebrea?". E' bufera sulla domanda fatta dal conduttore Giorgio Zanchini alla senatrice FdI Ester Mieli durante la trasmissione Radio Anch’io su Radio 1. A sollevare la polemica i componenti di Fratelli d’Italia nella Commissione di Vigilanza sulla Rai. L’Amministratore Delegato della Rai Roberto Sergio - a quanto apprende l'Adnkronos - ha contattato telefonicamente la Senatrice per porgere le proprie scuse.
“Esprimiamo solidarietà alla senatrice Ester Mieli, che questa mattina in apertura del suo collegamento alla trasmissione Radio Anch’io si è vista chiedere dal conduttore, Giorgio Zanchini, se lei fosse ebrea. Una richiesta che, oltre riportare alla mente lugubri ricordi, è inaccettabile e intollerabile specie in un momento quale questo pervaso da un antisemitismo sempre più dilagante, alimentato all’interno delle Università da estremisti di sinistra verso cui ancora attendiamo parole di condanna da parte della sinistra e in particolare del Pd e di Elly Schlein. Alla collega Mieli rinnoviamo la nostra solidarietà, e ci auguriamo che queste nostre parole siano seguite da quelle di tutte le altre forze politiche”, si legge in una nota degli esponenti di Fratelli d’Italia.