

Salute e Benessere
Sanità, ginecologi: “Approvare subito i nuovi Lea, cruciali contro denatalità”
Basta indugi sui nuovi Livelli essenziali di assistenza. I ginecologi italiani della Sigo lanciano il loro appello in una lettera, auspicando che “le istituzioni facciano lo sforzo conclusivo e rendano realmente operativi i nuovi Lea, la cui approvazione permetterebbe di rendere la sanità italiana più vicina alle attuali richieste dell’utenza”. Fra le altre cose, i nuovi Lea contribuirebbero anche a combattere il crollo demografico, sottolineano gli esperti della Società italiana di ginecologia e ostetricia, chiedendo “con forza che non ci siano ulteriori tentennamenti o perplessità, ma si proceda rapidamente alla loro attivazione”.
“In campo riproduttivo si parla tanto di denatalità, di culle vuote, di inverno demografico e contemporaneamente della necessità di un impegno di tutti, ciascuno per il proprio ruolo, per contribuire a invertire il trend – si legge nel testo firmato dal presidente Sigo, Nicola Colacurci – La rapida approvazione dei Lea permetterebbe di omogeneizzare l’offerta pubblica nell’ambito della Pma”, la procreazione medicalmente assistita: “E’ un provvedimento che si attende da anni – ricordano i ginecologi – a cui le società scientifiche e gli esperti hanno contribuito in maniera attiva, che da mesi è in dirittura d’arrivo e che deve essere portato a termine nei tempi più brevi”.
Coronavirus
Covid e scuola, Vaia: “No al ritorno di mascherine e Dad”

Il direttore della Prevenzione del ministero della Salute: "Istituito tavolo tra ministeri. Contagi? Abbastanza contenuti"
“Bisogna evitare assolutamente il ritorno delle mascherine a scuola e della Dad” contro il Covid “per fare questo abbiamo istituito un tavolo interdisciplinare tra ministero della Salute, Istruzione e merito, Pubblica amministrazione e con il ministero del Lavoro per verificare insieme quali misure adottare per dare serenità ai ragazzi, al corpo docente e non docente e ai famigliari a casa”. Lo ha detto al Tg1 il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Francesco Vaia.
“Dai primi dati in nostro possesso – ha aggiunto Vaia – rileviamo un aumento abbastanza contenuto dei contagi da Covid-19, ben al di sotto sia in termini percentuali che assoluti di quanto alcuni temevano”.
Coronavirus
Vaccini, allo studio ‘scudo’ a mRna contro la malattia di Lyme

La ricerca negli Usa contro la malattia trasmessa dalle zecche

Allo studio negli Usa un vaccino a mRna contro la malattia di Lyme, l’infezione trasmessa dalle zecche. Secondo i ricercatori dell’Università della Pennsylvania che lo stanno sviluppando e lo hanno testato per ora su modelli animali, il prodotto – basato sulla stessa tecnologia dei vaccini anti-Covid – può prevenire l’insorgenza della malattia di Lyme e rappresentare “un potente strumento per ridurre il numero di casi”.
Il batterio che causa la malattia di Lyme si chiama Borrelia burgdorferi, viene trasmesso attraverso la puntura di zecche infette e può dare febbre, mal di testa, affaticamento ed eruzioni cutanee. Se non trattata, l’infezione può diffondersi alle articolazioni, al cuore e al sistema nervoso. Benché nella maggior parte dei casi la malattia si risolva con qualche settimana di antibiotici, alcuni pazienti sviluppano la cosiddetta sindrome della malattia di Lyme post-trattamento, che può provocare sintomi persistenti come forti dolori articolari e problemi neurocognitivi. Vaccini anti-Lyme esistono per i cani, ma non ancora per l’uomo. “I batteri sono organismi più complessi dei virus e quindi può essere più difficile sviluppare vaccini efficaci per contrastarli”, spiega il microbiologo Norbert Pardi, autore senior dello studio pubblicato su ‘Cell’. In questo caso “siamo stati in grado di identificare un bersaglio per un vaccino a mRna che mostra risultati promettenti nella prevenzione dell’infezione da B. burgdorferi nei modelli animali”.
Insieme a Drew Weissman, pioniere dei vaccini a mRna, Pardi e colleghi hanno individuato come target una proteina detta OspA, presente sulla superficie di B. burgdorferi e conservata in molteplici ceppi del batterio. Nei test sui modelli animali, dopo una singola somministrazione, il vaccino sperimentale ha indotto “una forte risposta di anticorpi e cellule T antigene-specifici” che potrebbe proteggere dalla Lyme. Il prodotto ha suscitato inoltre “una forte risposta delle cellule B di memoria”, che potrebbe aiutare a prevenire l’infezione da B. burgdorferi anche molto tempo dopo l’inoculo. Il progetto è finanziato dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) americano, dalla Steven and Alexandra Cohen Foundation, dall’Howard Hughes Medical Institute Emerging Pathogens Program e dal Burroughs Wellcome Fund.
Salute e Benessere
Vaccini, Tronzano (Reg. Piemonte): “Su anti-Zoster fatto molto ma si può migliorare”

L'assessore regionale al Bilancio: "Operazione straordinaria con medicina generale, più risorse dalla politica"

“Va dato merito ai medici di medicina generale di aver promosso questo tipo di iniziativa, oggettivamente straordinaria. Chi salva una vita, o potenzialmente la salva, merita il più grande rispetto, ed è per questo che le istituzioni sono qui oggi. L’Herpes zoster è una malattia dolorosa, lunga, ed è molto sottovalutata. In questo senso la prevenzione per noi è importantissima. Abbiamo l’esempio”, in altro contesto, “dell’ospedale infantile Regina Margherita che farà 6mila screening neonatali ai bambini, quando una volta si parlava di 20-30, 40 al massimo. Siamo arrivati a livelli importanti, ma la politica può fare di più, mettere più risorse. Come Regione Piemonte stiamo facendo molto, ma si può sempre migliorare”. Lo ha detto Andrea Tronzano, assessore al Bilancio della Regione Piemonte a margine del convegno ‘I risultati di un progetto di medicina d’iniziativa per la vaccinazione contro Herpes zoster in Regione Piemonte; i protagonisti del territorio nelle vaccinazioni dell’adulto”, che si è svolto a Torino.
La vaccinazione anti-Herpes zoster – si è ricordato all’evento – è decollata nella città della Mole, grazie a un progetto della Scuola piemontese di medicina generale, in sinergia con la direzione generale dell’Asl città di Torino e con il patrocinio della Regione Piemonte. Ideato per avvicinare i pazienti all’ambulatorio del medico di famiglia, l’iniziativa ha contribuito a triplicare le somministrazioni delle vaccinazioni da gennaio ad agosto 2023, rispetto al periodo 2019-2022. “Nello specifico della vaccinazione e contro l’Herpes zoster – afferma Stefano Taraglio, direttore sanitario dell’Asl Città di Torino – abbiamo cercato di potenziare l’offerta vaccinale attraverso il coinvolgimento delle nostre strutture pubbliche, i servizi di igiene di sanità pubblica, i nostri due hub vaccinali del Lingotto e del San Giovanni Bosco”.
“Con il coinvolgimento dei medici di medicina generale – continua – si è avuto un significativo incremento del numero di vaccinazioni, perché i pazienti vengono direttamente visti e segnalati dal proprio medico che può procedere o a vaccinare in proprio, oppure utilizzare le strutture vaccinali per i casi di maggior complessità. Possiamo dire quindi che il sistema messo in atto ha finora consentito il raggiungimento di un valore che rispetto a circa due anni fa è significativamente aumentato, direi addirittura di 7-8 volte – osserva Taraglio – numeri ottimali ma non ancora sufficienti per raggiungere i valori previsti dal piano nazionale di prevenzione vaccinale. L’obiettivo – conclude – è incrementare la sinergia tra medicina generale e strutture pubbliche, proprio per raggiungere il maggior numero di pazienti possibile e garantire la copertura vaccinale necessaria”.
Coronavirus
Pediatria: bronchioliti sempre più gravi causa varianti Vrs, studio Sapienza-Iss

I risultati di uno studio dell'università Sapienza di Roma in collaborazione con il Dipartimento di Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità

Negli ultimi anni sono aumentati i casi gravi di bronchiolite nei bambini, e all’impennata hanno contribuito varianti del virus respiratorio sinciziale (Vrs), responsabile della malattia. Lo suggeriscono i risultati di uno studio condotto dai virologi dell’università Sapienza di Roma, in collaborazione con il Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss), pubblicato dal ‘Journal of Infection’.
La bronchiolite – ricorda una nota congiunta Iss-Sapienza – è una malattia spesso associata all’infezione da Vrs che può causare insufficienza respiratoria soprattutto nei bambini con età inferiore a un anno. È importante riuscire a comprendere perché alcuni di loro sviluppino forme cliniche molto gravi e tali da richiedere l’ospedalizzazione e ricovero in terapia intensiva. La caratterizzazione di questi casi, inclusa l’individuazione di ceppi virali che provocano un decorso severo dell’infezione, è di fondamentale importanza per una migliore gestione clinica e terapeutica dei pazienti e per l’utilizzo mirato di misure profilattiche già disponibili o disponibili a breve, come anticorpi monoclonali e vaccini anti-Vrs. La ricerca, finanziata da un progetto Ccm del ministero della Salute, ha analizzato i casi ospedalizzati per bronchiolite presso i reparti del Dipartimento materno infantile del Policlinico Umberto I nelle stagioni pre-pandemiche, durante e dopo la pandemia, utilizzando i dati della piattaforma di sorveglianza RespiVirNet dell’Iss.
I risultati hanno dimostrato che nell’autunno 2021 si è verificato un numero di ospedalizzazioni per bronchiolite da Vrs quasi doppio rispetto ai periodi pre-pandemici, probabilmente per effetto dell’allentamento delle misure di contenimento del virus. In particolare – dettaglia la nota – la malattia è stata causata principalmente da ceppi di Vrs sottotipo A, che circolavano anche prima della pandemia di Covid, e la gravità è stata simile a quella delle stagioni precedenti. Diversamente, le ospedalizzazioni per bronchiolite del 2022-2023, in numero simile all’anno precedente, sono state principalmente causate da nuove varianti genetiche di Rsv sottotipo B, associate a una maggiore severità della malattia se confrontata a quella delle stagioni precedenti, soprattutto per l’elevata necessità di supporto respiratorio e di ricovero in terapia intensiva.
“Un punto di forza delle nostre ricerche – spiega Guido Antonelli del Dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza – è quello di aver svolto un’analisi virologica dettagliata su un numero elevato di pazienti pediatrici ospedalizzati per bronchiolite durante le ultime sei stagioni invernali dal 2018-2019 al 2022-2023. In tutti i bambini ricoverati è stata eseguita la caratterizzazione molecolare e il sequenziamento del ceppo di Vrs e un’analisi statistica dettagliata dei dati demografici e clinici associati a un maggiore rischio di forme gravi di bronchiolite”.
“Il nostro studio aggiunge nuovi elementi alla comprensione dei meccanismi patogenetici associati alle varianti di Vrs circolanti nel periodo post-pandemico. In effetti sembra che la maggiore severità della patologia e l’aumento degli ingressi in terapia intensiva riscontrato nei casi di Vrs sottotipo B, nel 2022-2023 non sono spiegabili solo dal debito immunitario associato ai periodi di lockdown”, spiegano Alessandra Pierangeli e Carolina Scagnolari, coordinatrici della ricerca condotta in collaborazione con il gruppo di pediatri diretti da Fabio Midulla e il coordinamento del Dipartimento di Malattie infettive dell’Iss diretto da Anna Teresa Palamara.
“Lo studio – sottolinea Palamara – evidenzia la necessità di rafforzare la sorveglianza epidemiologica a livello nazionale di Vrs, così come degli altri virus respiratori circolanti soprattutto nei mesi invernali, e di progetti di sequenziamento genomico integrati da studi che possano monitorare infettività e patogenicità delle varianti virali. Attraverso dati come quelli evidenziati da questo studio è possibile prevedere l’intensità dei picchi stagionali di casi di bronchiolite allo scopo di razionalizzare le risorse sanitarie”.
Coronavirus
Fitness, passato il Covid ‘vade retro’ app, si riparte in palestra e con lezioni all’aperto


“Il Covid è stato un vero e proprio disastro per il settore del fitness, ma nel 2022 i club hanno ripreso, recuperando quello che era stato perso. E nel 2023 c’è stato il recupero sia in termini di numero di clienti che di fatturato. Considerando che l’attività sportiva in palestra è strettamente stagionale, settembre-agosto, anche se siamo solo all’inizio la sensazione è molto positiva e con la speranza che ‘non rompano le scatole con il Covid'”. Lo dice in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia Paolo Menconi, presidente di Ifo – International fitness observatory.
“Sia i gestori delle palestre che le persone-iscritti – sottolinea – non vogliono più sentire parlare di Covid, ci si vuole allenare senza usufruire delle app, ma andando in palestra allenandosi all’aperto. Molti iscritti pensano che nessuno può sostituire un istruttore in carne e ossa, la gente vuole il contatto fisico e la socializzazione che un’app a casa non può certo offrire”.
“Assistiamo infatti a un aumento – fa notare – dell’interesse dell’outdoor cioè un allenamento sempre guidato da un istruttore della palestra, però in un ambiente esterno la mattina e la sera. Questo è un servizio in più che i club, prima del Covid, non era così emerso chiaramente”.
Salute e Benessere
Gallina Toschi (Federfarma), ‘pillola progestinica senza ricetta, farmacisti pronti’

‘Ci sono gli strumenti formativi e le reti con medici e pazienti per dare consulenza adeguata’

In Italia, “lasciando stare l’aspetto politico decisionale, che non spetta al farmacista, se l’evoluzione normativa dovesse andare in questa direzione – cioè la pillola anticoncezionale solo progestinica diventasse un farmaco dispensabile senza obbligo di ricetta (Sop) – credo ci sarebbero tutte le basi per dare al farmacista questo compito”. Lo ha detto, all’Adnkronos, Achille Gallina Toschi, presidente di Federfarma Emilia Romagna e consigliere nazionale della stessa Federazione dei titolari di farmacia, commentando il recente via libera dell’Agenzia americana del farmaco (Fda) alla vendita senza prescrizione medica della prima pillola contraccettiva, a base di solo progestinico (norgestrel).
“Ci sono tutti gli strumenti, sicuramente da espandere, soprattutto sull’aspetto formativo – continua – per far sì che il farmacista possa avere un ruolo fondamentale in questa attività. Già dal 2008 consegniamo dei farmaci urgenti senza prescrizione. Con la pandemia sono stati riconosciuti al farmacista tanti ruoli, il più importate la vaccinazione dopo, ovviamente, la formazione da parte dell’Istituto superiore di sanità (Iss). A fronte di una formazione adeguata e, avvalendosi di strumenti assolutamente già disponibili, come la rete presente tra tutte le farmacie, tra farmacie e medici di medicina generale e tramite il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) – aggiunge Gallina Toschi – credo che il farmacista possa assolutamente, da un lato, fare una consulenza al paziente e, dall’altro, tenere sempre aggiornato il medico prescrittore, attraverso il Fse, della consegna del farmaco”.
La vendita della pillola progestinica senza prescrizione medica, “come avviene in Nuova Zelanda – ricorda Gallina Toschi – nel Regno Unito e, a partire dal 2024, anche dagli Stati Uniti come da recente approvazione dall’Agenzia americana Fda, apre scenari nuovi. Sicuramente però il Paese di riferimento, per noi, è il Regno Unito sia per vicinanza che per caratteristiche. E’ quello il sistema a cui fare riferimento in questa evoluzione normativa in tema di contraccezione, anche in relazione all’attività del farmacista”.
L’attività di consulenza su tematiche legate alla salute sessuale e riproduttiva e, in generale sulla contraccezione, fa già parte delle attività del farmacista. “Penso ad esempio – sottolinea l’esperto – all’attività che viene fatta nella consegna del farmaco contraccettivo d’emergenza che è stato autorizzato qualche anno fa in Italia, alle tantissime attività fatte in occasione delle giornate dell’Aids, sull’utilizzo del profilattico. Di fatto – ribadisce Gallina Toschi – il farmacista ha già un rapporto con i pazienti su questo tipo di tematiche, sia sulla contraccezione con l’utilizzo del profilattico, sia in caso di un evento che richieda la contraccezione di emergenza. Si tratterebbe solo di ampliare la formazione per la consegna della pillola progestinica senza prescrizione. Gli strumenti ci sono – riflette il consigliere di Federfarma – Durante la pandemia, l’Iss ha formato online, in 3-4 mesi, circa 8mila farmacisti alle vaccinazioni. Sicuramente gli strumenti tecnologici ci sono, basta pensare al fascicolo sanitario elettronico che permette il dialogo con il paziente e il medico”.
Da parte delle farmacie “c’è sempre disponibilità a supportare il Servizio sanitario – sottolinea Gallina Toschi – in qualunque evoluzione ci sia, a favore del paziente. Testimonianza ne sono le attività fatte durante la pandemia, con tamponi e soprattutto i vaccini. La decisione non spetta a noi, ma qualora ci fosse un’evoluzione in questo senso, con le caratteristiche che il ministero della Salute vorrà approntare – conclude – le farmacie daranno la loro disponibilità”.
Salute e Benessere
Pillola progestinica senza ricetta? ginecologa Nappi, ‘in farmacia sicura’

'Per garantire la temporanea infertilità ormonale nella donna il solo progestinico è efficace’

“Ogni donna ha diritto ad avere una contraccezione e quella con la pillola progestinica va incontro ai bisogni delle donne che generalmente hanno controindicazioni ad assumere gli estrogeni”. Questa condizione, che “sembra di nicchia, può essere utile anche nelle donne che possono avere bisogno di una contraccezione ormonale immediata, ma non hanno possibilità di rivolgersi al medico per farsi prescrivere, in prima battuta, una pillola con estrogeni, o si trovano nell’impossibilità di rinnovare una ricetta. Questo è il concetto più importante da considerare nella contraccezione solo progestinica, da dispensare senza ricetta, in farmacia, sotto il controllo del farmacista”. Così Rossella Nappi, docente dell’Università di Pavia e membro del direttivo della Società Internazionale di Endocrinologia ginecologica (Isge), all’Adnkronos commenta il recente via libera dell’Agenzia americana del farmaco (Fda) alla vendita senza prescrizione medica della prima pillola contraccettiva a base di solo progestinico (norgestrel).
“La contraccezione ormonale – spiega Nappi – può essere effettuata con pillole che contengono estrogeni e con pillole che non contengono estrogeni, le cosiddette pillole solo progestiniche. Per impedire l’ovulazione in modo adeguato e garantire la temporanea infertilità di una paziente basta un progestinico. Il motivo per cui abbiamo da sempre anche prodotti che contengono anche estrogeni – continua – è perché possono avere effetti positivi nel controllo del ciclo, ma per l’efficacia contraccettiva basta un progestinico che è sicuro perchè non ha un impatto sul sistema cardiovascolare. Le donne che usano una contraccezione progestinica, infatti, sono esposte a un rischio che è assolutamente bassissimo, pressoché nullo”.
La pillola progestinica “è sicura – afferma Nappi – tant’è che può essere assunta, per esempio, anche dalla donna che allatta, ma per l’assenza degli estrogeni, il ciclo mestruale non è regolare, ma è efficace per la contraccezione ed è sicura. Non deve essere assunta nelle pazienti che hanno un tumore ormono-dipendente – ricorda la ginecologa – ma è piuttosto difficile che, in tali condizioni, una paziente assuma ormoni o che qualcuno dispensi una pillola che li contenga. Anche per i rischi cardiovascolari – osserva – piuttosto di avere una gravidanza indesiderata secondo le linee guida dell’Organizzazione mondiale della salute (Oms) la pillola progestinica è sempre più sicura rispetto al dover affrontare una gravidanza indesiderata. E’ fondamentale sapere – sottolinea l’esperta – che la gravidanza non pianificata, nella metà dei casi, in tutte le statistiche che abbiamo in Europa, purtroppo, esita in un aborto volontario, cosa che non vogliamo per le nostre pazienti. Bisognerebbe cancellarlo – riflette Nappi – ma purtroppo questo non è possibile: va comunque sempre garantito alla donna di poter scegliere”.
La proposta è di agire a monte. “Se vogliamo ridurre l’aborto volontario – suggerisce la ginecologa – non dobbiamo restringere la possibilità di accesso, ma allargare la capacità di proteggere la donna. Le donne non sono affatto contente di fare un aborto volontario. Se lo fanno c’è una ragione. Ci sono tante fragilità da considerare. Si può aver dimenticato una pillola, rotto un preservativo: allora entra in campo la pillola del giorno dopo. Questa però – mette in guardia la specialista – non è una risposta ai problemi delle donne perché -ribadisce – sarebbe sempre meglio fare una contraccezione ormonale sicura a monte. E’ per questo che dobbiamo favorirne l’accesso, soprattutto per quelle donne che possono trovarsi in maggiore difficoltà nella fascia adolescenziale e nelle donne adulte che, non sempre hanno la possibilità di rivolgersi allo specialista, o che non sono preparate culturalmente”.
In pratica, la pillola progestinica, anche se “è chiaro che non può rispondere alle esigenze di tutte le donne in tema di salute e benessere, è capace di inibire l’ovulazione. Quindi – chiarisce Nappi – se una donna ha bisogno di iniziare un contraccettivo o ha una condizione in cui prendeva una pillola contraccettiva, ma in quel momento non ha la prescrizione di quella abituale, può farsi dispensare una pillola altrettanto sicura, o anche più sicura, per la salute e la contraccezione e rivolgersi poi per la prescrizione dal suo medico. In buona sostanza – riassume – tutte le persone che si trovano nella necessità di mettere al primo posto l’efficacia contraccettiva hanno la possibilità di acquistare un prodotto senza passare dal medico”
Chiaramente “il farmacista – ricorda Nappi – ha un ruolo fondamentale: può dare informazioni sul tipo di contraccettivo, verificare, in prima battuta che non ci siano controindicazioni, come una patologia ormono-dipendente e indicare di rivolgersi al medico di medicina generale, piuttosto che al ginecologo. Prendere una pillola progestinica in farmacia senza ricetta – conclude l’esperta – deve diventare un elemento di sicurezza per le donne, uno strumento perché le donne si rivolgano sempre con maggiore fiducia a chi si occupa di salute riproduttiva e sessuale, per fare una contraccezione consapevole e il più possibile in linea con i bisogni e la salute delle donne, con meno barriere, date le attese per prendere un appuntamento al Cup, con il ginecologo o con il proprio medico”.
Salute e Benessere
Botox non conosce crisi, anzi: ecco quante ‘punturine’ in un anno in Italia

Un milione le fiale vendute: uso in costante aumento, sempre più diffuso tra uomini e trentenni

Il botox non conosce crisi, anzi. Amato da star e gente comune, e sempre più diffuso tra i giovani, “dal 2004, quando è stato autorizzato in Italia qualche anno dopo gli Stati Uniti, l’utilizzo del botulino a fini estetici è in costante aumento, basti pensare che ogni anno vengono vendute un milione di fiale, per circa 500-600mila trattamenti”, afferma all’Adnkronos Salute Salvatore Fundarò, presidente Aiteb, Associazione italiana terapia estetica botulino.
Una cifra monstre, sottolinea, “se si pensa che fino a 20-25 anni fa si utilizzava in prevalenza il filler a base di acido ialuronico per riempire il vuoto dei tessuti e ridurre così la profondità delle rughe o conferire un maggior volume a labbra o zigomi”. Oggi, invece, “allineandoci agli altri Paesi europei – spiega Fundarò – il botulino ha raggiunto, se non superato, l’utilizzo dei filler”. Così le punturine sono diventate quasi un’abitudine. L’impiego per uso estetico della tossina botulinica “è aumentato perché sempre più persone chiedono di sottoporsi a questo trattamento, in quanto hanno compreso l’efficacia e l’elevata sicurezza”.
Il botulino è diventato un’arma della medicina estetica. Lo sa bene il popolo del botox, sempre più trasversale. A ricorrervi sono “in prevalenza donne, ma anche uomini in forte crescita, over40 e giovanissimi – evidenzia Fundarò – Con i venti-trentenni, però, noi medici siamo molto prudenti, valutiamo sempre il singolo caso fermo restando che, anche in questo periodo della vita, si può intervenire per prevenire l’insorgenza dell’invecchiamento, ovviamente con dosaggi e frequenza minori”.
La tossina botulinica è indicata per il trattamento delle rughe da espressione (dinamiche) della parte superiore del volto: fronte, glabella e regione perioculare. Alcune tossine in commercio hanno l’approvazione per tutte le rughe del terzo superiore del volto, mentre altre solo di alcune aree come la regione tra le due sopracciglia (definita glabella) e perioculare. “Tutte le altre indicazioni non descritte nella scheda tecnica di ogni singola tossina sono off label perché non testate negli studi approvativi”, precisa.
Tuttavia, “oltre alla fronte, contorno occhi e zona delle sopracciglia – racconta il presidente Aiteb – si osserva un’estensione del trattamento anche al terzo inferiore del volto, ovvero il ‘full face’. Estendendo l’utilizzo del botulino anche nella parte bassa del volto si ottiene un’azione globale anti-invecchiamento e un lifting del contorno mandibolare. L’estensione a queste aree di trattamento fuori dalla scheda tecnica del farmaco deve essere sempre eseguita – avverte – basandosi sulla letteratura scientifica internazionale. L’introduzione sul mercato di alcune tossine contenti 100 unità per fiale (e non più le ‘tradizionali’ 50 unità) sicuramente contribuisce ad una progressiva estensione del trattamento”. Le esigenze di chiede le punturine sono le più svariante, “ma bisogna vedere se sono realizzabili. E’ compito del medico spiegare al paziente cosa si può e cosa no, fino a che punto ci si può spingere, e offrire il trattamento più adeguato”.
In vista dei 20 anni di utilizzo in Italia, alla tossina botulinica sarà dedicata una giornata di approfondimento scientifico il 22 settembre nel Dipartimento di scienze del farmaco dell’Università di Padova, dove si terrà un vertice tra i massimi esperti scientifici della tossina e del suo uso in campo estetico e medico. Il congresso è organizzato dall’Associazione italiana terapia estetica botulino, in collaborazione con il Dipartimento scienze del farmaco dell’Ateneo di Padova, e il Vimm, Istituto veneto di medicina molecolare. “In occasione del congresso a Padova inizieremo la serie di eventi celebrativi dedicati alla ricorrenza dei 20 anni”, annuncia Fundarò.
L’evento è dedicato alla memoria di Massimo Signorini, esperto di chirurgia plastica e fondatore dell’associazione, scomparso prematuramente nel 2022. Si parlerà dell’impiego della tossina botulinica nelle patologie vascolari, del trattamento delle cicatrici patologiche, del trattamento della linea mandibolare mediante tossina botulinica e filler, dell’utilità terapeutica della tossina botulinica per la mimica facciale volontaria e involontaria, ma anche della sicurezza e delle complicanze della tossina botulinica. “Verranno presentati i dati del primo studio real-world sull’utilizzo della tossina liquida”, anticipa. Ampio spazio verrà dato alla ricerca di base, “coinvolgendo molti tra i principali ricercatori italiani, per condividere gli ultimi filoni di ricerca e approfondire sempre di più la conoscenza delle molteplici peculiarità della tossina botulinica, grazie al contributo dei massimi esperti nazionali ed esteri”.
Salute e Benessere
Tappa veneta per Dragon Boat contro cancro seno e malattie cardiovascolari

Screening cardiologici gratuiti per chi assiste alla gara amichevole

Partito dal Lazio, arriva in Veneto, e fa tappa a Peschiera del Garda (Verona), sabato 23 settembre, il CardioBreast DragonBoat Festival 2023, iniziativa promossa dall’Istituto nazionale ricerche cardiovascolari (Inrc) per sensibilizzare il grande pubblico sull’importanza della prevenzione cardiovascolare primaria e per spiegare i benefici di uno sport come il Dragon Boat, anche per le donne operate di tumore al seno.
Dal Porto Vecchio di Peschiera del Garda, il pubblico potrà assistere alla gara amichevole di due squadre Dragon Boat femminili costituite da donne operate di tumore al seno che, al termine dell’esibizione, condivideranno le loro esperienze di vita e sportive. Per tutta la durata della manifestazione, dalle 11 alle 15, un camper Incr sarà a disposizione degli spettatori per screening cardiologici gratuiti, con controlli della funzionalità cardiaca, elettrocardiogramma, monitoraggio pressorio e controllo del quadro lipidico. Il percorso proseguirà quindi in Toscana e si concluderà in Puglia. Quattro tappe in tutto che si realizzeranno grazie alla collaborazione della Federazione italiana dragon boat, la partecipazione della Fondazione italiana per il cuore (Fipc) e Onco Beauty Onlus, il patrocinio dell’Associazione nazionale donne operate al seno (Andos) e della Lega Italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), con il contributo incondizionato di Daiichi Sankyo Italia. A questa tappa parteciperanno le atlete del Pink Darsena del Garda – Bardolino.
L’attività fisica – spiega una nota – è un elemento imprescindibile per la salute psicofisica e svolge un ruolo chiave nella prevenzione cardiovascolare. Attività aerobiche come il Dragon Boat, a bassa intensità e di lunga durata sono particolarmente indicate per migliorare la funzionalità cardiaca e, nel tempo, la circolazione sanguigna, l’attività respiratoria, metabolica e l’umore. “Fare attività fisica regolare – ricorda Emanuela Folco, presidente della Fipc – aiuta anche a gestire lo stress. Effettuare controlli periodici e, se necessario, seguire le terapie scrupolosamente, sono passi fondamentali per prevenire gli esiti più devastanti delle malattie cardiovascolari perché la verità è che l’’80% dei decessi dovuti a queste malattie è prevenibile, non dimentichiamoci quindi di prenderci cura di noi stessi e del nostro cuore, perché è anche un modo per prendersi cura di chi ci ama e ci è accanto”.
ll Dragon Boat si pratica su imbarcazioni che a poppa e prua ricordano le sembianze di un drago e possono ospitare fino a 20 atleti. La competizione avviene tra squadre che remano al ritmo di un tamburino che siede a prua, mentre il timoniere, a poppa, mantiene la rotta con una pagaia lungo circa 3 metri, fino a tagliare il traguardo che può arrivare fino a 1000 metri. Nato in Cina, Il Dragon Boat oggi è praticato in tutto il mondo ed è dimostrato esseredi particolare beneficio per le donne che hanno subito una mastectomia. “La prevenzione è l’arma più efficace contro i tumori – sottolinea Stefania Gori, direttore del Dipartimento oncologico dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, Verona- Seguire stili di vita sani (non fumare, non eccedere nell’assunzione di alcol, seguire una dieta mediterranea ricca di frutta e verdura e povera di carne rossa, fare attività fisica regolare, evitare obesità e sovrappeso) può ridurre l’incidenza di tumori del 40% nei prossimi anni. E questa considerazione – aggiunge – viene ripresa anche da Mission Cancer, il programma europeo di lotta al cancro. Inoltre, una attività fisica regolare e il mantenimento del normopeso riduce le riprese di malattia nelle donne che hanno avuto una diagnosi di carcinoma mammario”.
Il movimento della pagaiata promuove il rilascio delle miochine che modulano la risposta infiammatoria sistemica, inibendo la necrosi tumorale e limitando la formazione del linfedema. Si attenuano così alcuni sintomi, si riduce la sensazione di fatica nelle attività quotidiane e aiuta nel complesso la qualità della vita delle pazienti, migliorando la loro salute psicofisica. “Siano molto onorati – commenta Davide Pastorelli, direttore Uoc di Oncologia dell’ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda – di ospitare il secondo appuntamento di questa interessante iniziativa peraltro in accordo con le iniziative della nostra unità operativa che ha fatto propria l’idea di associare gli aspetti ludico-motori a quelli nutrizionali e a quelli squisitamente estetici, al fine di valorizzare al meglio il benessere della donna operata al seno”.
Salute e Benessere
Farmacia dei servizi, la casa della salute più vicina ai cittadini

Gemmato: "Un sostegno alle cure primarie e per la deospedalizzazione"

Entrare in una nuova era della sanità italiana, dove prossimità e prevenzione siano valori primari, grazie anche alla farmacia dei servizi come casa della salute più vicina al cittadino, è possibile. E il terreno della vaccinazione, in particolare riferita alla popolazione adulta, può essere il primo obiettivo concretamente raggiungibile nella collaborazione tra i diversi attori. E’ quanto emerso dal Dialogue Meeting ‘Farmacia dei servizi, primo presidio sanitario di prossimità-Il consolidamento strutturale del ruolo del farmacista: dal counseling alla vaccinazione’, promosso oggi a Roma dalla rivista di politica sanitaria ‘Italian Health Policy Brief’ (Ihpb) in collaborazione con Federazione degli Ordini dei farmacisti (Fofi) e Federfarma. Un evento a cui hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, delle professioni, dei cittadini e dei più autorevoli osservatori del sistema salute.
“Vorrei che nel futuro non si parlasse più di farmacia dei servizi – afferma Andrea Mandelli, presidente Fofi – ma si parlasse di ‘nuova farmacia’, quella in cui il cittadino sa di poter trovare una risposta a quei problemi e bisogni che abbiamo dato prova di poter affrontare e risolvere soprattutto nei 3 anni del periodo pandemico, quando il farmacista è stato il professionista più vicino, raggiungibile e quotidianamente presente”. Infatti hanno garantito “l’importante attività di screening – puntualizza Andrea Cicconetti, presidente Federfarma Roma – che ha permesso a tutti di condurre una vita ‘quasi normale’ e poi di potersi vaccinare comodamente sotto casa e, in ultimo di usufruire, di terapie di farmaci complessi o di tutte quelle prestazioni Ecg, holter, analisi di prima istanza, che normalmente richiedono spostamenti che non erano facilmente possibili”.
Durante l’evento romano è emersa una fotografia aggiornata, e “notevolmente cambiata”, del mondo delle farmacie sul territorio. Oggi “la farmacia di comunità – spiega Maria Diana Naturale, Altems, Osservatorio Farmacia – è un hub multifunzionale presidiato da un professionista altamente qualificato che svolge un ruolo importante per il servizio sanitario nella costante promozione della salute”. In questo scenario Stefania Fregosi, Researcher Ipsos, ha presentato i dati più significativi dello studio sull’evoluzione del ruolo dei farmacisti nel percepito dei cittadini: “Quasi l’80% dei cittadini ha molta fiducia dell’operato dei farmacisti”. Il farmacista “per i cittadini è sempre più una figura di riferimento in area salute, sempre a loro disposizione, e la loro opinione è anche migliorata dopo la pandemia (come affermato dal 48% degli intervistati). La farmacia oggi è diventata un importante presidio di assistenza sanitaria sul territorio, svolgendo sempre più un ruolo di pubblica utilità che le viene riconosciuto da oltre l’80% dei cittadini”.
“Assistenza domiciliare, prevenzione, co-produzione dei servizi, ascolto e partecipazione dei cittadini, telemedicina, attenzione ai malati cronici, medicina di prossimità, continuità terapeutica e aderenza – elenca Teresa Petrangolini, direttore Patient Advocacy Lab, Altems – sono tutte parole d’ordine indicate nel Dm77 sullo sviluppo del territorio in attuazione degli investimenti del Pnrr. La partecipazione allora diventa un must, sia che si tratti di soggetti di advocacy e del Terzo settore, sia di attori nella comunità come le farmacie convenzionate. Un’alleanza tra questi due soggetti, per avere servizi più vicini e più attenti alle esigenze delle persone, è quanto più necessaria”.
La farmacia in un nuovo regime significa uguaglianza e omogeneità dei diritti e dei servizi sul territorio. E “personalmente auspico, e in tal senso mi impegnerò politicamente – dichiara Simona Loizzo, deputato e presidente Intergruppo parlamentare Sanità digitale – che nel corso di questa legislatura vengano poste le basi affinché questo processo di trasformazione possa avvenire in modo virtuoso”. Grazie anche al “coinvolgimento, su base regionale, delle reti di farmacie”, secondo Carlo Signorelli, presidente del Gruppo consultivo nazionale sulle vaccinazioni, questo presidio di salute potrebbe “in futuro contribuire sempre più al raggiungimento degli obiettivi di copertura vaccinale, soprattutto in quelle fasce di popolazione e per quei vaccini dove le coperture non sono ottimali o in calo”. Anche per Silvestro Scotti, segretario nazionale medici di famiglia Fimmg, “l’integrazione tra professionisti, in particolare tra medici di medicina generale e farmacisti, deve realizzarsi con modelli che favoriscono dialogo e collaborazione comune su cui raggiungere gli obiettivi sfidanti di una nuova assistenza territoriale”.
A tale proposito Marco Cossolo, presidente di Federfarma, propone di “ampliare l’offerta dei vaccini somministrabili in farmacia includendo, ad esempio, Hpv, Herpes zoster e anti-pneumococco, al fine di raggiungere gli obiettivi del Piano nazionale entro 3 anni”. Un esempio di “nuovo presidio” è offerto dall’ambito cardiovascolare. “Abbiamo bisogno – conclude Pasquale Perrone Filardi, presidente Società italiana cardiologia (Sic) – di ampliare il network vaccinale proprio tenendo conto della popolazione con rischio o con patologie cardiovascolari. Dunque una alleanza tra cardiologi, e in generale tra medici e farmacisti, è essenziale alla luce degli scenari epidemiologici in crescita presenti e futuri delle malattie cardiovascolari e del ruolo del territorio, fuori dall’ospedale, nella erogazione dei servizi sanitari di prevenzione”.
“La farmacia dei servizi è uno strumento integrativo alle strategie di prossimità e accessibilità nel quadro delle cure primarie e di sostegno alla deospedalizzazione della sanità. Il ruolo del farmacista sta evolvendo verso nuove attività ancora più estese e di natura strutturale, diventando sempre più fondamentale presidio di prossimità per le vaccinazioni, i test diagnostici, attività di screening, dispensazione di nuovi e sempre più complessi farmaci. Tutte potenzialità enormi, che necessitano di percorsi normativi adeguati affinché vengano messe in campo in modo estensivo in tutta Italia. Ben vengano, quindi, iniziative come quella organizzate da Fofi a sostegno di questo importante presidio di prossimità per il cittadino”.
Lo ha detto Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, intervenendo questa mattina al Dialogue Meeting ‘Farmacia dei servizi, primo presidio sanitario di prossimità-Il consolidamento strutturale del ruolo del farmacista: dal counseling alla vaccinazione’, promosso a Roma presso il Nobile Collegio chimico farmaceutico dalla rivista di politica sanitaria ‘Italian Health Policy Brief’ (Ihpb) in collaborazione con la Federazione Ordini dei farmacisti (Fofi) e Federfarma. All’eevento hanno partecipato rappresentanti delle istituzioni, delle professioni, dei cittadini e dei più autorevoli osservatori del sistema salute.
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