Spettacolo
La “Storia di una capinera” dal romanzo di...
La “Storia di una capinera” dal romanzo di Verga al palcoscenico del teatro Quirino
L'attore catanese Enrico Guarneri con Nadia De Luca, diretti da Guglielmo Ferro
La 'Storia di una capinera' lascia le pagine del romanzo di Giovanni Verga, scritto prima della sua svolta verista - che portò poi al ciclo dei vinti con 'I Malavoglia' e 'Mastro-don Gesualdo' - per approdare sulle tavole del palcoscenico del teatro Quirino di Roma, dove sarà in scena fino al 3 marzo, con l'attore catanese Enrico Guarneri coprotagonista assieme a Nadia De Luca, per la regia di Guglielmo Ferro.
La capinera evocata dal titolo è la giovane figlia di un padre divenuto vedovo alla nascita di lei, per la quale l'unico orizzonte intravisto dal genitore è la sua chiusura come novizia in un vicino convento benedettino.
L'apertura insperata delle porte del monastero, dovuta al decreto regio dopo lo scoppio del colera a Catania, regala alla giovane - che vi era rinchiusa dall'età di sette anni, pur priva di vocazione - una breve stagione di libertà e di amore, prima di rientrare nella 'gabbia' per la volontà paterna di farle espiare i 'peccati della carne', condannandola a una perenna infelicità.
"Attraverso questa messinscena - spiega il regista Guglielmo Ferro - la narrazione passionale verghiana trova un nuovo codice drammaturgico, per far emergere il rigido impianto culturale e umano delle famiglie dell'epoca". Il padre, per amore o per paura o soltanto per rispetto delle convenzioni, porta la figlia a una morte nel suo corpo e nel suo spirito, anche se fra dubbi e tormenti, autocritiche e sensi di colpa.
Osserva ancora il regista, figlio del grande attore siciliano Turi Ferro: "Il convento per la giovane donna è una prigione di cui il padre è l'autentico carceriere, entrambi dolorosamente vittime e carnefici. E' il racconto di legami infelici, di dinamiche familiari che oggi per noi sono impossibili da immaginare e comprendere, ma che Verga racconta come una condanna inesorabile, perché la redenzione - sottolinea Guglielmo Ferro - non appartiene al suo orizzonte letterario".
(di Enzo Bonaiuto)
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Fedez in lacrime a ‘Belve’, il rapper smentisce...
A quanto apprende l'Adnkronos il rapper si è commosso fino alle lacrime parlando di moglie e figli
Fedez in lacrime durante la registrazione della puntata di 'Belve'. A quanto apprende l'Adnkronos, il rapper si sarebbe commosso fino alle lacrime durante l'intervista con Francesca Fagnani, registrata ieri negli studi del centro Rai Nomentano intitolato a Fabrizio Frizzi. Fedez avrebbe parlato della crisi della relazione con la moglie e dell'amore per i figli Leo e Vittoria.
Il rapper avrebbe spiegato che proteggerli è la sua priorità di questa fase e che la decisione di non mostrarne più il volto sui social sarebbe stata concordata con la moglie. Il rapper avrebbe inoltre smentito ogni illazione su suoi presunti flirt e tradimenti. L'intervista andrà in onda nella puntata del 9 aprile, in onda in prima serata su Rai2 e non, come inizialmente previsto, nella puntata d'esordio della nuova edizione di 'Belve' il 2 aprile, che ospiterà invece Matteo Salvini, Carla Bruni e Loredana Bertè.
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Arnold Schwarzenegger dopo l’intervento al cuore:...
L'attore 76enne rassicura i fan sul suo stato di salute e anche sulla serie Tv di Netflix
Nonostante il recente intervento chirurgico al cuore, Arnold Schwarzenegger, è "pronto a girare" la seconda stagione di 'Fubar' già da aprile. All'inizio del mese l'attore ha subito un intervento al cuore per mettere un pacemaker e, intervenendo al podcast 'Arnold's Pump Club', aveva scherzato: "Sono diventato un po' più una macchina".
La star di Terminator, 76 anni, su Instragram ha, quindi, rassicurato i fan sul suo stato di salute e anche sulla produzione della serie targata Netflix che non subirà interruzioni: "Ho ricevuto tanti messaggi gentili da tutto il mondo, ma molte persone mi hanno chiesto se il mio pacemaker causerà problemi con la seconda stagione di Fubar". E aggiunge: "Assolutamente no".
"Sarò pronto per girare già ad aprile", assicura. L'attore di Hollywood nella serie ‘Fubar’, disponibile su Netflix, interpreta il ruolo di Luke Brunner, un agente della Cia prossimo al pensionamento, che a causa di un segreto di famiglia, è costretto a tornare sul campo per un ultimo lavoro.
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Depeche Mode a Milano, notte grandiosa che attraversa...
Al Forum di Assago la band britannica regala due ore di show con pezzi del nuovo album come 'Ghosts again' e 'Wagging Tongue' ed evergreen come 'Enjoy the Silence', 'Stripped' e 'Just Can't Get Enough'
I Depeche Mode tornano a Milano e il Forum di Assago si trasforma in un santuario per gli appassionati di musica quando la leggendaria band elettronica onora il palco per un concerto che celebra una carriera di oltre quattro decenni. A differenza di altre band coeve ancora in attività, il duo inglese non ha mai imboccato la via del revival nostalgico, con il pubblico in costante attesa delle hit del periodo d'oro ma in tutti questi anni ha saputo essere ancora rilevante. L’ultimo album ‘Memento Mori’ è qui a testimoniarlo, degno capitolo di una discografia a dir poco eccezionale, che è entrata in risonanza con un pubblico multigenerazionale di ogni latitudine nel mondo, come i biglietti inceneriti in poche ore dell’intero tour italiano dimostrano.
L'atmosfera all'interno del Forum di Assago è quella delle grandi occasioni quando le luci si abbassano e le note solenni di ‘My Cosmos Is Mine’ iniziano a risuonare. Non fa in tempo a salire sul palco, accolto da un boato di applausi, che Dave Gahan, osannato frontman, ancheggia e seduce gli spalti, con presenza e movenze ormai iconiche, come l'aura mistica del più defilato (ma non per questo meno presente) Martin Gore, unici superstiti della formazione originale dopo l’improvvisa scomparsa del compianto Andy Fletcher, avvenuta nel 2022, quando il profetico titolo dell’album, in quel momento non ancora uscito, era già stato deciso.
Il duo sembra più affiatato che mai, con un’intesa ormai cementata dal secondo anno consecutivo di tour mondiale che aveva già toccato l’Italia con le date negli stadi del 2023. Intesa sul palco che scaccia definitivamente i timori di chi li dava per spacciati e temeva il loro scioglimento dopo la scomparsa di 'Fletch', da sempre discreto collante e paciere tra le ingombranti personalità del frontman Dave e dell’autore Martin. Sui ritmi pulsanti di ‘Wagging Tongue’ eccoli intonare la loro 'musica per le masse'. Anche stavolta basta poco alla band di Basildon per infiammare il Forum, alternando pezzi del nuovo lavoro discografico a brani evergreen. In oltre due ore di concerto, i pionieri dell’elettronica restituiscono al popolo milanese la stessa energia dell’estate scorsa. Stavolta però l'enfasi è triplicata.
Ogni brano della scaletta risuona profondamente con il pubblico, suscitando ora applausi ora cori. I Depeche Mode, con la loro ormai fedele e ultra-rodata formazione dal vivo, dominano il palco su cui troneggia una enorme ‘M’ e le video installazioni supervisionate dall’inseparabile e geniale fotografo-regista-amico-di-sempre, Anton Corbijn. La platea apprezza e ringrazia. Hit come ‘It's No Good’, ‘In Your Room’ e ‘Walking in My Shoes’ mostrano la caratteristica miscela della band di paesaggi sonori oscuri e atmosferici e groove contagiosi; seguono le classiche ‘Policy of Truth’ ed ‘Everything Counts’, che trasportano i fan indietro nel tempo. E poi ‘Precious’ e l’ultimo singolo 'Before We Drown’, a testimoniare l’evoluzione sonora e stilistica della band, dalle hit pop alle sonorità più complesse e dark di fine anni 90’ e degli anni 2000.
Segue un'affascinante performance acustica di ‘Strangelove’, cantata da Martin Gore, la cui tenera voce e l'arrangiamento essenziale aggiungono una nuova dimensione all'amato classico. Man mano che il concerto si sviluppa, la band si tuffa nel suo sterminato catalogo, spaziando dalla malinconica ‘Ghosts Again’ primo singolo dall’ultimo album, alla ipnotica ‘I Feel You’, fino alla minacciosa ‘A Pain That I'm Used To’ e alla pulsante ‘Behind the Wheel’, dedicata a Fletcher. Ciascuna canzone a dimostrare l'impareggiabile visione artistica della band, fatta di suoni sintetici e linee vocali che rimangono addosso per sempre, impreziosite dalle chitarre bluesy e minimaliste e dalle armonie vocali di Martin Gore.
Dave Gahan è in gran spolvero, tiene il palco come nessun altro e non sembra possibile stia per festeggiare 62 anni, con i suoi ormai iconici gilet, portati rigorosamente a petto nudo, le movenze sinuose e i tatuaggi che gli coprono braccia e petto. Lo show è un susseguirsi di inni anni ‘80 come ‘Black Celebration’ e ‘Stripped’, sempre cantate a squarciagola dai presenti, come in un rito liberatorio collettivo che culmina inevitabilmente con il capolavoro ‘Enjoy The Silence’ a chiudere la scaletta.
Ma è durante il bis che la magia raggiunge il suo apice, quando la band rientra con ‘Waiting for the Night’, seguita dai brani-monumento che tutti conoscono come ‘Just Can't Get Enough’ e poi l’ondata travolgente di braccia e mani che si piega, come da rito, al ritmo di 'Never let me down again'. E sembra davvero che non ci siano versi più adatti per congedare il pubblico. "Non voglio più tornare giù, non voglio più mettere i piedi a terra" urlano gli spettatori.
Sembra finita ma è solo un'illusione. La degna conclusione è sulle note dell'iconica ‘Personal Jesus’, il cui incedere contagioso e il ritornello-inno cantato all’unisono dal Forum sono il finale perfetto per una serata indimenticabile di musica eccezionale e ricordi che inevitabilmente ciascuno di noi ha legato a queste canzoni. La festa è rimandata a sabato, quando il duo farà il bis al Forum di Assago.
Ora le luci si accendono e la band saluta con un inchino. Resta un senso di euforia per le anime fortunate che hanno assistito alla trascendente performance della band britannica, portando con sé un’altra notte da custodire. Raramente si troverà infatti un fan del gruppo che ha visto solamente un concerto, anzi non è raro scovare persone che seguono ogni data per interi tour, sobbarcandosi spesso trasferte oltre i confini nazionali. Un’ulteriore testimonianza del potere duraturo della musica e dell'esperienza live dei Depeche Mode. (di Federica Mochi)