Esteri
Strage a Odessa, attacco Russia con missile Iskander: 16...
Strage a Odessa, attacco Russia con missile Iskander: 16 morti
Il raid ha provocato la morte di numerosi soccorritori
Sono almeno 20 i morti a Odessa e oltre 70 i feriti ricoverati in ospedale, come conferma via Telegram il governatore Oleh Kiper, dopo l'attacco missilistico sferrato dalla Russia. Il procuratore generale ucraino, Andri Kostin, ha definito l'attacco un nuovo "crimine di guerra" commesso da Mosca, che "non smette di terrorizzare Odessa". Tra "i morti e i feriti ci sono residenti, medici e personale di soccorso", ha scritto su Facebook.
Secondo il comando meridionale ucraino, citato da Ukrainska pravda, la Russia ha usato un missile ipersonico Iskander nell'azione di oggi. Gli Iskander sono missili tattici balistici a corto raggio, progettati per eludere le difese aeree grazie alla loro velocità ipersonica.
Domani sarà una giornata di lutto nella regione della città portuale. Tra le vittime, come ha riportato The Kyiv Independent, vi sono soccorritori arrivati subito dopo una prima esplosione e colpiti nuovamente dalle forze russe durante le operazioni di soccorso.
"Il terrore russo a Odessa è un segnale della debolezza del nemico, che combatte i civili ucraini in un momento in cui non può garantire la sicurezza delle persone sul proprio territorio. Il regime del terrorismo e il terrorista...", ha scritto così in un post su X Andriy Yermak, capo dell'ufficio del presidente ucraino.
"Oggi la Russia ha attaccato ancora una volta Odessa, uccidendo civili innocenti e prendendo di mira i soccorritori. Questo attacco crudele sottolinea che la Russia non fermerà la sua aggressione sfrontata in Europa. Dobbiamo aiutare l'Ucraina a fermare la Russia adesso. Non c'è un attimo da perdere", si legge in un messaggio su X dell'ambasciatrice americana Bridget Brink.
La testimonianza
"E' il giorno più sanguinoso dall'inizio della guerra per Odessa'', dove oggi un duplice attacco missilistico russo lanciato con ''una strategia diabolica'' ha causato la morte di almeno 19 persone, mentre altri 76 feriti restano ricoverati i ospedale, di cui 10 in condizioni critiche. ''Un attacco in pieno giorno'' che a Odessa ''non ci aspettavamo'', ma che ''non è casuale'' perché rientra ''nel marketing politico di Putin nel primo giorno delle elezioni russe per far vedere che è temibile. E' un linguaggio da gangster: mi faccio rispettare perché attacco i miei nemici''. Lo spiega ad Adnkronos Ugo Poletti, direttore del giornale online in lingua inglese 'The Odessa Journal, sottolineando che mentre Odessa piange i suoi morti, allo stesso tempo rafforza la determinazione a resistere, perché ''drammi come quelli di oggi non porteranno gli ucraini ad alzare bandiera bianca, ma aumenteranno la loro volontà di non essere sottomessi''.
Poletti ricorda in particolare ''l'ex vice sindaco della città che a novembre aveva rinunciato all'incarico da funzionario pubblico e si era arruolato per aiutare la popolazione''. E' stato tra le vittime del secondo attacco, quello sferrato contro i soccorritori. ''Odessa non ha mai avuto un bagno di sangue così elevato'', afferma Poletti spiegando che la tragedia è stata esasperata dal fatto che, ''dopo un primo attacco con missili lanciati dalla Crimea contro un quartiere residenziale a sud del centro storico, dove c'era un'alta probabilità di provocare vittime, ce n'è stato un secondo nello stesso posto. Una tattica terroristica da manuale per colpire anche i soccorritori''. E così è stato, ''tra i morti ci sono medici, paramedici e persone del servizio di emergenza'', spiega l'imprenditore.
Esteri
Ucraina, Crosetto: “Italia ha fornito tutto quello...
"Noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno"
"Noi domani avremo una incontro, una call, a cui presumo ci sarà lo stesso Zelensky, per fare il punto" sugli aiuti all'Ucraina. "Mi pare che l'Europa e l'Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare". Lo ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, intervenendo all'incontro promosso da PwC Italia in collaborazione con il gruppo editoriale Gedi, dal titolo 'Il ruolo della ricerca militare nello sviluppo economico italiano'.
"Il problema - ha spiegato - è che noi veniamo da 40 anni con l'idea che la difesa fosse qualcosa di cui non avevamo bisogno, che le scorte e gli investimenti per la difesa non servissero, per cui non abbiamo magazzini pieni con cui possiamo aiutare. Quello che potevamo dare fino ad adesso l'Italia lo ha dato quasi integralmente. La parte che non ha ancora dato la darà prossimamente", ha detto il ministro.
"Sono talmente arrabbiato che dico una cosa pubblicamente: l'Italia ha ordinato alcuni sistemi di difesa aerea Samp-T due anni fa, l'industria che ha la commessa mi dice che li consegnerà tra tre anni. Un ordine di Samp-T per la difesa italiana fatto due anni fa, l'industria mi dice che lo consegna tra tre anni", ha proseguito.
"Voi pensate che uno possa fare il ministro della difesa o difendere un Paese con questi tempi? Non riesco a capire come sia possibile metterci tre anni per costruire una qualunque cosa, anche la più complessa che esiste al mondo", ha osservato Crosetto, spiegando che il problema è che "noi abbiamo un'industria che si era tarata su una capacità produttiva in cui lo Stato fa l'appalto, dà i soldi, quando li dà si inizia a costruire e poi quando si riesce, si consegna. Invece viviamo tempi in cui avremmo bisogno delle cose subito". Il problema - ha riferito il ministro - "non è solo italiano, ma europeo. Lo ha anche il ministro francese, con cui stiamo facendo una battaglia a due".
A differenza di quanto accade in Europa, "in Russia, in Cina e in Iran alzano il telefono e l'azienda che prima faceva frigoriferi" viene convertita per la produzione della difesa. "Noi invece ci confrontiamo con regole costruite in tempi di pace e in tempi normali in tempi che non sono di pace e non sono normali".
Esteri
India al voto, Armellini: “Grande democrazia? Con...
L'ex ambasciatore a Nuova Delhi: "Il Paese è cresciuto, ma stretta autoritaria sempre più opprimente"
L'India resta un grande Paese, ma non è detto che resterà una grande democrazia. Alla vigilia della prima tornata elettorale nel gigante asiatico - dove da domani al primo giugno poco meno di un miliardo di elettori andrà a votare in 28 Stati federali e otto territori - l'ex ambasciatore italiano a Nuova Delhi, Antonio Armellini, parla con l'Adnkronos dell'India di Narendra Modi, che si avvia al suo terzo mandato, dopo dieci anni già al governo.
Con il leader del Bjp "l'India è molto cambiata, è cresciuta economicamente, è migliorata al suo interno, il programma di investimenti sulle infrastrutture ha portato risultati ed il sistema finanziario è stato ammodernato", riconosce Armellini. Che tra i 'meriti' cita "la presa sull'elettorato, che si è ampliato e non è più solo quello tradizionale del Bjp", il partito dei commercianti e degli imprenditori.
Parallelamente, osserva l'ex ambasciatore, "la stretta autoritaria del governo Modi è diventata sempre più opprimente, figlia di un controllo e di un meccanismo del consenso molto sofisticati", mentre l'opposizione divisa e frammentata "è in difficoltà nel trasmettere un qualche tipo di messaggio che possa essere recepito dagli elettori".
L'India cresce "ma crescono anche le diseguaglianze", sottolinea ancora Armellini, mentre si avvia a diventare "una democrazia autoritaria sempre più lontana dal modello che ne aveva fatto un unicum nel continente asiatico, una grande democrazia liberale, figlia del pensiero politico del 19mo secolo, che aveva avuto anche Giuseppe Mazzini tra gli ispiratori della lotta per l'indipendenza". "L'India laica, tollerante, multietnica, rispettosa dello stato di diritto non è l'India di Modi, fortemente identitaria - ragiona l'ex ambasciatore - L'India è un grande Paese, ma che resti una grande democrazia è un punto interrogativo".
Quanto alla politica estera di Nuova Delhi, che "ha una percezione di sé come grande potenza sullo stesso piano di Stati Uniti e Cina, il punto da cui partire è che l'India non ha alleanze, ma relazioni, è partner di molti, ma nel proprio interesse". Che è quello di "grande potenza autonomia con due punti di riferimento imprescindibili: il contrasto con la Cina e il conflitto con il Pakistan", spiega Armellini. E chi, "come a tratti cercano di fare gli Stati Uniti, pensa di poterla legare in una vera e propria alleanza, rischia di restare fortemente deluso".
Infine l'ex ambasciatore si dice convinto che Nuova Delhi abbia "una maggiore capacità di attrazione per diventare il punto di riferimento del Sud globale", in particolare rispetto a Pechino, che agli altri Paesi "richiede di schierarsi", laddove l'India ha un approccio meno identitario.
Esteri
G7, Tajani: “Tutti insieme dobbiamo dare messaggio di...
Le parole del ministro degli Esteri al summit di Capri
"Tutti insieme credo che dobbiamo dare un messaggio di pace". Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, nel corso del G7 Esteri a Capri.