Ruslan Baginskiy è un marchio sinonimo di haute couture, famoso in tutto il mondo. I suoi cappelli hanno conquistato passerelle internazionali, copertine prestigiose e clienti come Madonna, Bella Hadid, Miley Cirus, Erin Wasson. E la first lady ucraina Olena Zelenska, perché questa griffe è nata ed è sempre rimasta a Kiev. Finora. Ma poi ha dovuto fare armi e bagagli e spostarsi a Leopoli, nel tentativo di proseguire l’attività anche in un Paese in guerra. Anche quando, racconta all’AdnKronos uno dei co-fondatori e dei proprietari, Petro Yasinskyi, “suonano gli allarmi dei raid aerei”. Perché, dice, “la nostra missione è dimostrare al mondo che la nostra nazione è forte e indistruttibile”. E dall’Ucraina, Ruslan Baginskiy lancia un appello: sostenere il Made in Ukraine per sostenere l’Ucraina.
“Le vite di tutti noi sono cambiate radicalmente il 24 febbraio – racconta Petro Yasinskyi – Il mio team e il nostro marchio si trovavano a Kiev, ma con l’inizio della guerra abbiamo dovuto portare la nostra gente in un posto più sicuro, a Leopoli”. Una scelta dettata dalla necessità di sopravvivere e che non è stata semplice. “Alcuni membri del nostro staff hanno voluto rimanere con le proprie famiglie, alcuni lavorano a distanza, altri ancora sono andati temporaneamente fuori dal Paese. Dopo un mese siamo riusciti a riprendere in parte il lavoro del nostro negozio online e ora siamo in grado di effettuare ordini per i nostri clienti”.
Un lavoro che se prima guardava alle passerelle, ora guarda alle truppe e che oggi sposa la causa ucraina con tutto l’impegno che può mettere in campo. “Siamo riusciti a trasferire la nostra produzione, in modo da poter lavorare e avere la possibilità di aiutare le persone e il nostro esercito”. Come? “Per il nostro brand, Instagram è stata sempre una delle principali piattaforme di marketing, ma fin dall’inizio del conflitto abbiamo deciso di dedicarlo a una delle missioni più importanti: diffondere la verità e informare le persone sulla situazione in Ucraina”.
“Per noi era importante che molti designer seguissero il nostro esempio, e ora la nostra missione è mostrare al mondo che la nostra nazione è forte e indistruttibile; che lavoriamo, che siamo in grado di riprendere il lavoro anche quando si sentono gli allarmi dei raid aerei ogni poche ore”, sottolinea Petro Yasinskyi.
Il flagship store a Kiev è fermo dal 24 febbraio. “La situazione a Kiev era critica – racconta il co-proprietario di Ruslan Baginskiy – fino al 60% dei cittadini ha perso la propria casa e la maggior parte delle attività commerciali, ad eccezione delle infrastrutture critiche, è stata chiusa. Ad oggi non sappiamo quando potremo tornare e riaprire il nostro spazio a ospiti e clienti. Per ora, è ancora molto pericoloso tornare a Kiev e il nostro governo impedisce alle persone di farlo. Poco prima che tutto iniziasse, ci eravamo organizzati per aprire un nostro showroom a Parigi, che pensavamo di poter rendere operativo il 26 febbraio. Ma ovviamente siamo rimasti in Ucraina e abbiamo fatto tutti gli incontri online”.
Per fortuna, la solidarietà internazionale non è mancata. “I nostri partner ci hanno dato tutto il supporto possibile e la maggior parte di loro ha ordinato la nuova collezione Autunno/Inverno 2022. Ora, con la nostra produzione forzatamente delocalizzata, tutto questo supporto e questa fiducia in noi ci danno tanta forza e la motivazione per continuare a lavorare”. E infatti, i cappelli Ruslan Baginskiy possono essere ordinati presso i più grandi rivenditori di tutto il mondo: NeimanMarcus, Browns, Kadewe, MatchesFashion, Luisaviaroma, Revolve, Globus, HoltRenfrew, Mytheresa, ModaOperandi, Antonioli, Lane Crowford.
Una forza di volontà che diventa un appello, quello a vestire ucraino, e in generale a sostenere il Made in Ukraine, per sostenere il Paese. “Durante la guerra lo abbiamo detto ad alta voce molte volte e continueremo a parlare dei marchi ucraini e di come sia importante supportarli ora – sottolinea Petro Yasinskyi – Il Made in Ukraine oggi è anche un simbolo di coraggio, coraggio e responsabilità. I nostri amici e i loro team continuano a lavorare, assumendosi tutti i rischi. Voglio che i loro nomi siano conosciuti in tutto il mondo e credo che ci saranno tante persone che indosseranno con orgoglio i marchi ucraini. Quando la guerra è arrivata nel nostro paese, la Russia non ha solo attaccato le nostre città e la nostra gente, ma anche ciò che ognuno di noi costruisce da anni. Supportare i marchi ucraini è il modo per tenerli a galla in questi tempi terribili”.
di Stefania Marignetti

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