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Sostenibilità

Greenwashing, ok del Parlamento Ue alla Direttiva Green...

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Greenwashing, ok del Parlamento Ue alla Direttiva Green Claims: cosa prevede

La posizione sarà vincolante anche per la prossima legislatura

Greenwashing - Canva

Con la direttiva Green Claims, l’Ue fa un ulteriore passo verso un’informazione trasparente e veritiera nell’ambito delle comunicazioni sostenibili.

Il voto favorevole dell’Europarlamento alla Direttiva Green Claims (“Dichiarazioni ambientali”) contro il greenwashing è avvenuto martedì 12 marzo con un ampio margine di consenso (467 favorevoli, 65 contrari e 74 astensioni).

La nuova posizione mira a porre fine alla diffusione di dichiarazioni ecologiche fuorvianti e a promuovere pratiche di sostenibilità autentiche. Con questo voto, l’Europarlamento invia un chiaro segnale alle imprese affinché assumano un approccio più responsabile e trasparente nei confronti dei consumatori, in modo che la transizione verso un’economia verde e sostenibile non sia solo di facciata.

Cosa prevede la direttiva Green Claims

La proposta presentata un anno fa dalla Commissione Europea ha messo in luce un problema diffuso: la presenza di dichiarazioni green fuorvianti da parte di molti operatori economici.

Ecco cosa prevedono le nuove norme approvate dall’Europarlamento:

- Nessuna etichetta senza prova: sicuramente la novità più impattante del testo. Le scritte come “biodegradabile”, “meno inquinante” o “a risparmio idrico” non saranno più ammesse a meno che le aziende non possano fornire prove scientifiche e verificate da enti terzi indipendenti circa la loro veridicità. Non solo: le aziende dovranno fornire queste prove prima di poter commercializzare i propri prodotti con le relative “dichiarazioni green”;

- Tempi certi: le autorità nazionali avranno 30 giorni per valutare le dichiarazioni ambientali e le relative prove, con la possibilità di procedure semplificate per i casi più semplici;

- Limiti al “carbon neutral”: le aziende non potranno fare dichiarazioni ecologiche basate esclusivamente sugli schemi di compensazione delle emissioni di anidride carbonica. Le imprese potranno utilizzare tali schemi solo dopo aver ridotto al minimo le proprie emissioni. In particolare, i crediti di carbonio degli schemi dovranno essere certificati, come già stabilito dal Carbon Removals Certification Framework;

- Sostanze pericolose: le dichiarazioni verdi sui prodotti contenenti sostanze pericolose saranno permesse temporaneamente, ma la Commissione valuterà se debbano essere vietate del tutto.

Sotto il profilo sanzionatorio, le aziende che utilizzano dichiarazioni ambientali non verificate potrebbero essere soggette a multe fino al 4% del fatturato annuale o all’esclusione da appalti pubblici o sussidi per un anno. La direttiva Green Claims prevede che le microimprese (meno di 10 dipendenti e fatturato annuo al di sotto dei 2 milioni di euro) siano esentate dalle nuove norme, mentre le Pmi (meno di 250 dipendenti e fatturato annuo inferiore ai 50 milioni di euro o bilancio inferiore ai 43 milioni di euro) avranno un anno in più per adeguarsi.

Quanto è diffuso il greenwashing

Come riporta economiacircolare.com, già dal 2014 almeno il 75% dei beni sul mercato conteneva dichiarazioni green. Tuttavia, secondo la Commissione Ue, nel 2020 almeno il 53,3% delle informazioni su ambiente e clima presenti in etichetta su un campione esteso di prodotti era ingannevole, il 40% completamente prive di fondamento. Tipica fattispecie di greenwashing.

Nel 2022, sono stati identificati 18 casi di greenwashing che hanno coinvolto importanti brand internazionali.

L’uso di affermazioni ambientali da parte delle aziende per promuovere un’immagine di sostenibilità che non corrisponde alla realtà è cresciuto di pari passo con la maggiore sensibilità dei consumatori verso la sostenibilità dei prodotti e servizi acquistati.

Le dichiarazioni di greenwashing più frequenti riguardano l’uso improprio di termini come “sostenibile”, “eco-friendly”, “verde”, o l’abuso di certificazioni ambientali poco chiare o ingannevoli. Queste affermazioni possono variare dalla presunta neutralità carbonica di un’azienda, all’utilizzo di materiali riciclati o biologici nei loro prodotti, fino a promesse di contributi alla riduzione dell’inquinamento o alla conservazione della biodiversità, che in realtà non trovano riscontro nelle pratiche aziendali.

La consapevolezza dei consumatori riguardo al greenwashing è in crescita, grazie all’aumento dell’attenzione mediatica e alla diffusione di informazioni tramite organizzazioni ambientaliste e piattaforme di divulgazione. Questo ha portato a una maggiore vigilanza da parte dei consumatori, che si mostrano sempre più critici e informati riguardo alle affermazioni ambientali delle aziende.

Il green hushing

La crescente consapevolezza dei consumatori può anche generare un effetto paradossale: il green hushing, quando le aziende non comunicano il proprio impegno sostenibile per paura di cadere nel…greenwashing.

Le aziende possono “optare” per il green hushing per il timore di essere criticati o accusati di greenwashing se le azioni sostenibili non sono sufficienti o coerenti con il settore di appartenenza; l’incertezza sull’efficacia e sulla misurabilità delle proprie politiche ambientali; la scarsa consapevolezza o importanza attribuita al tema della sostenibilità, considerato come un costo e non come un investimento; la volontà di mantenere un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti, evitando di rivelare le proprie strategie e i propri risultati.

Eppure, il green hushing è una (non) scelta che non fa bene a nessuno: le aziende perdono l’opportunità di migliorare la reputazione e la fiducia dei consumatori, mentre le buone pratiche e i benefici che la sostenibilità può portare in termini di efficienza, risparmio, qualità e differenziazione restano celati. È innegabile, infatti, che le politiche responsabili adottati da aziende più o meno grandi, spesso diventino un modello da seguire per le altre imprese del settore, contribuendo così a creare uno standard migliore per la sostenibilità.

Competitività leale e prossimi step

Il focus della Direttiva Green Claim è, chiaramente, la protezione dei consumatori, perché mira a fornire informazioni più accurate e affidabili per permettere agli utenti di effettuare scelte consapevoli.

Il provvedimento, però, non mira solo a proteggere i consumatori da affermazioni ingannevoli, ma anche a realizzare una competizione leale tra le imprese che adottano effettivamente pratiche sostenibili.

Con l’evolversi del contesto normativo e sociale, adottare pratiche ambientali trasparenti e verificabili non solo è in linea con le richieste dell’Ue, ma potenzia anche la fiducia dei consumatori nell’autenticità delle dichiarazioni di sostenibilità.

L’iter della Direttiva Green Claim non è ancora concluso, ma il voto dello scorso 12 marzo sarà legalmente vincolante anche per la prossima legislatura. Dopo l’elezione degli eurodeputati del 6-9 giugno, i nuovi rappresentanti riprenderanno il testo da questo punto per passare al trilogo con Consiglio e Commissione, dopo che anche i rappresentanti dei governi nazionali avranno approvato la propria posizione negoziale presso il Consiglio.

Nel frattempo, il relatore della commissione Ambiente dell’europarlamento Cyrus Engerer (S&D) ha evidenziato la natura del provvedimento: “La nostra posizione – ha spiegato a margine del voto – pone fine alla proliferazione di dichiarazioni ecologiche fuorvianti che hanno ingannato i consumatori per troppo tempo. Faremo in modo che le aziende dispongano degli strumenti giusti per adottare pratiche di sostenibilità autentiche. I consumatori europei vogliono fare scelte sostenibili. Tutti coloro che offrono prodotti o servizi devono garantire che le loro dichiarazioni siano verificate scientificamente”.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

Sostenibilità

Rosario Scuteri e la missione di Greenforlife: visione...

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Rosario Scuteri e la missione di Greenforlife: visione green e ecosostenibilità nell' immobiliare

In collaborazione con Wonize.it

GreenforLife nasce dall'incontro tra tradizione e innovazione. Trent'anni di esperienza nel settore immobiliare si fondono con una visione pionieristica del fare impresa. Dove l'ecosostenibilità e il benessere collettivo diventano i pilastri fondamentali. La storia di GreenforLife è una narrazione di passione, dedizione e resilienza, costellata da centinaia di appartamenti realizzati e venduti. Testimoni di un impegno ininterrotto verso l'eccellenza e l'innovazione.

Rosario Scuteri, la mente visionaria dietro a GreenforLife, porta con sé un bagaglio di esperienze unico. Imprenditore dal 1998, Scuteri ha navigato attraverso le tempeste del settore immobiliare, affrontando le sfide con coraggio e trasformando le avversità in opportunità di crescita personale e professionale. La crisi del mattone del 2010 non ha fermato la sua sete di innovazione. Al contrario, ha segnato l'inizio di un viaggio di riscoperta che, attraverso la pratica dello yoga e viaggi spirituali, ha portato alla nascita di un nuovo modo di concepire l'impresa immobiliare.

GreenforLife si distingue per la sua filosofia aziendale unica, che pone al centro la selezione scrupolosa dei lotti e l'artigianalità delle costruzioni, mantenendo un controllo diretto e personale su ogni fase del progetto. Questo approccio permette di lavorare con margini adeguati, assicurando solidità e qualità superiore ad ogni opera. Ma GreenforLife è molto più di questo. È l'espressione tangibile di un sogno, quello di riforestare la Lombardia. Obiettivo al quale l'azienda si dedica con passione, reinvestendo il 10% dei propri utili in laboratori e iniziative green.

L'impegno di Scuteri e del suo team va oltre la semplice realizzazione immobiliare. È un impegno verso la comunità, la natura e il futuro del pianeta. GreenforLife rappresenta un nuovo capitolo nel mondo dell'immobiliare, dove ogni progetto è un passo avanti verso un futuro più sostenibile e armonioso.

L'impegno di Greenforlife per la sostenibilità

Greenforlife incarna una rivoluzione nel settore immobiliare. Trattasi di un impegno incondizionato per l'ecosostenibilità che va ben oltre la costruzione di semplici edifici. Questa visione pionieristica mira a reinventare il modo in cui viviamo, trasformando i nostri spazi abitativi in esempi tangibili di rispetto e cura per l'ambiente che ci circonda. Al cuore di questa rivoluzione verde c'è un obiettivo audace ma profondamente ispiratore: piantare un milione di alberi in Lombardia in soli 8 anni.

Il motivo? Un desiderio ardente di incrementare il verde nelle aree urbane, ridurre l'inquinamento, e sostenere la biodiversità locale attraverso pratiche come l'agroforestazione e l'agricoltura urbana. Greenforlife non si limita a costruire; aspira a creare ecosistemi urbani in cui la vitalità delle piante è massimizzata, dove ogni albero piantato contribuisce a un cambiamento significativo verso un ambiente più sano e un equilibrio ecologico a lungo termine.

Ma come si traduce questa visione nel concreto? Attraverso l'adozione di principi di bioedilizia e l'integrazione di tecnologie all'avanguardia nelle proprie costruzioni. Greenforlife sceglie materiali e metodologie che rispettano l'ambiente, come l'utilizzo del legno da filiere certificate. Non lo fa solo per il suo impatto positivo sul pianeta ma anche per i benefici che offre in termini di benessere abitativo e resilienza strutturale.

Le pratiche di agroforestazione vanno oltre il semplice piantare alberi. Rappresentano un sistema diverso. Una strategia per ricreare ecosistemi autosufficienti che imitano la complessità e la ricchezza delle foreste naturali. Questo approccio, che include policolture e stratificazione vegetale, non solo esalta la produttività e la diversità biologica ma promuove anche la conservazione delle acque e riduce la necessità di interventi chimici.

Progetti chiave di Greenforlife

Al centro della missione di Greenforlife c'è un doppio impegno che rivoluziona il concetto di spazio abitativo. Da un lato, l'azienda si dedica al recupero e alla rigenerazione degli edifici esistenti, trasformando quello che una volta era trascurato in qualcosa di vivente e respirante, un omaggio alla storia e al futuro. Dall'altro, propone l'edificazione di nuove costruzioni ecosostenibili, vere e proprie incarnazioni della filosofia green che Greenforlife porta avanti con fervore.

Il recupero degli edifici non è semplicemente una questione di estetica. È un atto di cura verso le città e le loro comunità. Un modo per ridare vita a spazi dimenticati e, contemporaneamente, ridurre l'impatto ambientale che nuove costruzioni potrebbero avere. Greenforlife vede nel recupero un'opportunità di creare ambienti abitativi unici. Dove il passato e il presente si fondono in armonia con la natura circostante.

Quando si tratta di nuove costruzioni, Greenforlife sceglie la via della bioedilizia. Utilizzare il legno, una risorsa rinnovabile e a basso impatto ambientale, non è una scelta casuale. È il simbolo dell'impegno di Greenforlife verso la sostenibilità. Per ogni albero utilizzato, ne vengono piantati altri, in un ciclo continuo di vita che rafforza l'impegno dell'azienda a un futuro più verde.

Le nuove costruzioni non sono solo ecosostenibili. Sono anche avanguardia pura. Abitazioni in legno di classe Oro, A e Passive House non solo rispettano l'ambiente, ma offrono anche un benessere abitativo senza precedenti, grazie all'uso di impiantistica di ultima generazione e alla loro natura antisismica. E non è tutto: i cantieri in bioedilizia di Greenforlife si distinguono per la loro efficienza, completando le opere in tempi notevolmente inferiori rispetto al tradizionale.

Il primo progetto: il cantiere di Via Rismondo 91 a Baggio

Il cantiere di Via Rismondo 91 a Baggio segna un capitolo entusiasmante nella storia di Greenforlife. Un edificio dimenticato, destinato a rinascere.

L'acquisto di questa palazzina è solo l'inizio. La trasformazione coinvolge ogni angolo. Dal negozio abbandonato al piano terra al sottotetto inutilizzato, rivitalizzandoli in cinque residenze moderne, due delle quali vengono arricchite da giardini privati. Un tocco di verde in città.

Questo progetto non è solo una ristrutturazione. È una dichiarazione d'intenti. Greenforlife vuole dimostrare come il recupero urbano possa rigenerare quartieri interi, offrendo benefici ambientali tramite l'incremento di spazi verdi e rafforzando il senso di comunità tra i residenti.

10, 11 e 12 Maggio: unisciti al cambiamento green

Il 10, 11 e 12 maggio 2024, Greenforlife estende un caloroso invito a chiunque desideri essere parte di un evento rivoluzionario: il suo primo laboratorio di agroforestazione. L'obiettivo è ambizioso: piantare almeno 1000 piante, un'azione collettiva che vede i partecipanti lavorare fianco a fianco, seguendo le preziose indicazioni di Giuseppe Sannicandro, un tecnico esperto di agroforestazione responsabile del progetto.

Questo è un appello a partecipare attivamente al cambiamento ecologico, un'opportunità per imparare direttamente sul campo come l'agroforesta possa essere un motore potente per la rigenerazione e la trasformazione del nostro pianeta.

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Sostenibilità

Il 78% della generazione Alpha è preoccupato per l’ambiente

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Lo studio di GoStudent sottolinea la richiesta di supporto degli studenti italiani sull’acquisizione di competenze trasversali per il proprio futuro

Giovani guardano l'ambiente  - - Canva

In Italia, il 78% dei ragazzi si dice preoccupato per l’ambiente e il 76% vuole contribuire attivamente nella costruzione di una società più equa e sostenibile per tutti. Sostenibilità e educazione climatica occupano infatti il secondo posto tra le principali dieci aree tematiche che gli studenti vorrebbero approfondire, posizionandosi appena dopo lo sviluppo tecnologico.

Questo è quanto è emerso dal GoStudent future education report 2024, l’annual report elaborato in collaborazione con Edelman data e intelligence e condotto su oltre 5000 genitori o tutori e più di 5000 giovani tra i 10 e i 16 anni, in 6 diversi Paesi: Austria, Germania, Francia, Spagna, Italia e Regno Unito.

La Gen Alpha

Per gli studenti italiani sono “Matematica” e “Inglese” le materie preferite. Sebbene il dato possa sorprendere, i dati hanno rilevato due materie che storicamente erano quelle detestate e che dimostrerebbero un cambio radicale nella cultura e nel tessuto sociale nazionale.

Un mondo sempre più interconnesso, globale e digitalizzato ha richiesto alla Gen Alpha di apprendere velocemente l’importanza di acquisire competenze scientifiche e linguistiche. La matematica, infatti, è stata considerata la disciplina fondamentale per il futuro delle professioni orientate alla tecnologia e alla sostenibilità. Le materie Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) occupano un ruolo cruciale nell’offrire le competenze necessarie per affrontare le sfide globali e cogliere opportunità nel mondo moderno.

Il futuro dei giovani

I giovani italiani chiedono un maggior supporto nella scelta della giusta direzione per il proprio futuro (74% dato nazionale rispetto al 70% dato medio europeo). Per affrontare le sfide future, però, sorprende l’esigenza di coltivare competenze come trasversali, tra cui problem solving, creatività e resilienza allo stress. Appena un terzo dei giovanissimi in Italia ritiene che la scuola stia fornendo gli strumenti necessari per intraprendere la carriera dei propri sogni.

Eppure, la questione delle competenze è più che mai cruciale, considerando le esigenze del mercato del lavoro: secondo la Commissione europea, il 77% delle imprese dell'Ue trova difficoltà nell'assumere lavoratori con le capacità richieste. Non a caso, 8 genitori italiani su 10 - tra quelli intervistati da GoStudent - ritengono che sia essenziale stabilire una maggiore interdipendenza tra le materie studiate a scuola e la realtà quotidiana (83% contro l'81% della media europea) e chiedono per i propri figli un’istruzione olistica, che riesca a coniugare le materie didattiche con attività extracurricolari come sport, musica o volontariato (82%).

"Abbiamo ascoltato le opinioni di migliaia di ragazzi e dei loro genitori, oltre che degli insegnanti di tutta Europa, che sono desiderosi di vedere l'apprendimento evolversi per adattarsi al mondo di oggi e del futuro – ha affermato Felix Owshald, ceo e co-fondatore di GoStudent -: In Italia, ad esempio, è emerso che matematica e inglese siano le materie preferite dagli studenti, desiderosi di non farsi trovare impreparati di fronte alle sfide che saranno chiamati ad affrontare. Quello che abbiamo capito è che, se aiutati e guidati nelle sfide quotidiane, i ragazzi hanno il potenziale per rendere il mondo un posto migliore, attento ai temi dell'inclusività, della sostenibilità e dell'equità sociale".

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Sostenibilità

Nasce “MindTheGap”, tra priorità e policy: il manifesto in...

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Digitalizzazione, sicurezza informativa e pubblica amministrazione: il manifesto per un futuro sostenibile e inclusivo

Donna al cellulare - - Canva

Un Paese sempre più digitalizzato richiede strategie mirate, maggiore accessibilità e innovazione. La Fondazione Italia Digitale ha stilato un manifesto in 11 punti e presentato alla Camera dei Deputati con al centro opportunità, potenzialità e policy per la Nazione. “Mind The Gap” vuole essere un monito per “restare al passo dell’Europa, anche con i recenti importanti investimenti sul futuro del digitale, in particolare sull’intelligenza artificiale, restando al tempo stesso ferma la volontà di tutelare la sicurezza delle persone e di garantire a tutti l’accesso al digitale e alla tecnologia. In questa fase di grandi cambiamenti è fondamentale non perdere l’orientamento, mantenendo la bussola nella direzione della centralità della persona e del cittadino”, ha spiegato il presidente della Fondazione Francesco Di Costanzo.

Ma scopriamo insieme in cosa consiste “Mind the Gap” e perché è importante per un mondo digitale più sostenibile.

Digitale popolare

L’83% degli italiani ha ritenuto importante l’uso del digitale nella propria vita di tutti i giorni. A riportarlo sono i dati dell’Istituto Piepoli per la Fondazione Italia Digitale. Per questo motivo si propone di valutare un digitale che sia “popolare. L’accessibilità deve riguardare tutti ed essere presente nei luoghi del quotidiano, come scuole, supermercati, musei, ospedali, università, istituzioni, teatri, stadi, società sportive. “Deve essere semplice, spontaneo, concreto e sicuro – si legge nel manifesto – Accessibile come servizio universale, alla portata di tutti, conosciuto e utilizzato al meglio”.

Maturare una cultura digitale

Il 90% degli italiani chiede alle istituzioni un grande piano di cultura digitale che coinvolga cittadini, amministrazioni e imprese. È per questo motivo che, secondo la Fondazione, risulta fondamentale “scongiurare il rischio di non applicare fino in fondo tutti i programmi pubblici che mirano a colmare i gap di competenze a vari livelli con anche un monitoraggio dei risultati. Una necessità, quella di intervenire nelle competenze digitali del Paese, certificata proprio dai dati”.

Educazione al digitale in Costituzione

La cultura digitale e l’educazione al digitale devono essere inserite in Costituzione. Questo è ciò che è sostenuto con forza dal manifesto e che è confermato anche dal sondaggio condotto dalla Fondazione che vedrebbe la maggioranza degli italiani interessati all’introduzione di un’educazione al digitale nel testo fondamentale alla base del nostro sistema legislativo. “Inoltre – continua il manifesto – il digitale in tutte le sue forme dovrebbe essere materia di studio a partire dalla scuola primaria. Le opportunità e anche “le storture” della rivoluzione digitale da gestire vanno affrontate senza paura e freni, ma con una forte conoscenza, consapevolezza, competenza a tutti i livelli”.

Investire e modernizzare il mercato del lavoro

Formazione, incremento delle competenze e istruzione: più della metà della popolazione, con una spiccata maggioranza dei giovani, vede gli strumenti digitali al servizio di questi processi quotidiani. Per questo motivo, il manifesto propone di “lavorare perché i talenti decidano di restare in Italia rendendo competitive con l’estero la retribuzione e la gratificazione delle competenze. Modernizzare il mercato del lavoro, riconoscendo i nuovi trend in atto – può essere utile – per dare maggiori opportunità ai lavoratori e ai nuovi imprenditori che investono su tecnologia ed economia della conoscenza”.

Un ministero per il digitale

Otto italiani su 10 ritengono che il futuro dell’economia del pianeta sarà orientato dal digitale. Digitalizzare il Paese equivale a renderlo competitivo nella sfida globale. Risulta quindi necessario prevedere anche a livello governativo una figura che si occupi di questo obiettivo, cioè “dare una governance dedicata a questo settore e semplificare i riferimenti istituzionali sia per le politiche nazionali ed europee, sia per il rapporto con gli enti locali. Sarebbe necessario anche superare la dicotomia tra la parte digitale che tocca le imprese, ad oggi compito del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e quella relativa ad altri temi ad oggi assorbita dal Dipartimento Innovazione e Trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri”.

Una nuova politica industriale

“Serve promuovere un quadro legislativo e regolatorio armonico a livello degli Stati membri e rimuovere le barriere non necessarie che limitano l’innovazione e la digitalizzazione delle Pmi. Questo riguarda l’Ai e in generale tutto il settore dell’innovazione”, si legge nel manifesto. La Fondazione, però, ha sottolineato quanto l’Ai Act, per quanto avanguardistico in relazione alla regolamentazione della materia, trova incerti tanti italiani. Manca una “spinta propositiva che aiuti a credere e investire anche nella capacità propulsiva dell’Ue sulle sfide dell’innovazione”.

Pa e wallet europeo

La digitalizzazione della Pubblica amministrazione è vista come una delle grandi priorità del Paese. Lo pensa quasi il 90%. Tra i giovani, addirittura, sembrerebbe una priorità assoluta per vivere in Paese competitivo. È per questo motivo che il manifesto invita a “continuare e accelerare il lavoro per un’identità digitale sempre più semplice e a portata di cittadino, con accesso facile, sempre maggiori servizi e sicurezza. Continuare e accelerare il lavoro per il portafoglio digitale, il wallet europeo che garantirà semplificazione e affidabilità per una vera cittadinanza digitale europea. Alimentare la filiera del Govtech e creare nuovi standard da esportare per avere player di mercato competitivi e performanti che possono rispondere alla domanda di digitale della PA. Creare un nuovo paradigma di competitività pubblico privato senza alimentare una futura spesa corrente per gli enti locali, grazie anche a figure come il Public Innovation Manager.

Inclusione, diritti e sostenibilità

Un capitolo non poteva non essere dedicato al tema della sostenibilità. La Fondazione Italia Digitale, infatti, ha sottolineato proprio l’importanza di produrre innovazione in modo sostenibili, tenendo conto dei temi dell’inclusività e dei diritti sociali. “L’esplorazione di tecnologie a basse emissioni di carbonio e soluzioni eco-friendly deve diventare una priorità per garantire un futuro digitale rispettoso dell’ambiente, così come la crescente adozione di nuovi modelli di lavoro digitali e di mobilità”, si legge nel manifesto. Interessante è il risultato ottenuto dal sondaggio della Fondazione che vedrebbe due italiani sul tre convinti che il digitale possa aiutare a vivere città più sostenibili.

Legge digitale per comunicazione pubblica

La comunicazione della pubblica amministrazione del futuro sarà soprattutto digitale. I mezzi prevalenti dovranno essere social network e chat. Per questo motivo, riconoscere la figura professionale dell’Esperto in Comunicazione e Informazione digitale e promozione di nuovi modelli organizzativi da redazione unica risulta indispensabile. “Serve inserire nei bandi pubblici una previsione dedicata alla comunicazione pubblica, in particolare alle professionalità digitali di comunicazione e informazione”.

Ai e metaverso

Intelligenza artificiale e metaverso occupano un posto di prim’ordine nel nostro imminente futuro. Il presente, spesso fatto di tali strumenti ma utilizzati con incertezze o paure, richiede un intervento che inventivi sviluppo e adozione di pratiche al fine di promuovere incentivi e investimenti per lo sviluppo. Il metaverso si rivolge a un pubblico composto da un italiano su due, interessati a fare nel metaverso esperienze di formazione, servizio al pubblico e intrattenimento.

“Fondazione Italia Digitale è interessata ed impegnata per un utilizzo sempre più di utilità di queste tecnologie, l’obiettivo è renderle affidabili, semplici e sicure per sfruttarne tutte le potenzialità. Serve una previsione – si legge nel manifesto – dedicata e annuale di sostegno, monitoraggio, sensibilizzazione e diffusione delle best practices creando un percorso virtuoso nel mondo dell’economia, del lavoro, del sociale e del servizio pubblico”.

Cybersecurity e privacy

La sicurezza del digitale è una priorità. Sempre più spesso, attacchi hacker o dati privati violati, mettono in difficoltà la gestione delle mansioni quotidiane. Per questo motivo “serve introdurre la formazione cyber obbligatoria per le imprese: non solo contribuirà a contenere i rischi ma aumenterà la fiducia delle Pmi negli strumenti digitali. Serve promuovere anche una educazione, formazione e divulgazione alla sicurezza cyber diffusa anche nella Pubblica amministrazione e tra i cittadini”.

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