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Economia

8 marzo, sondaggio Swg-Amazon: “Per otto intervistate...

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8 marzo, sondaggio Swg-Amazon: “Per otto intervistate su 10 ci sono freni allo sviluppo della carriera”

È questa la fotografia del percepito femminile nel nostro Paese che emerge dal sondaggio 'Essere donna: un percorso ad ostacoli'

8 marzo, sondaggio Swg-Amazon:

Il divario di genere condiziona ancora profondamente il livello di realizzazione delle donne in Italia. Dalla scelta del percorso di studi a quello professionale, dalle esperienze in fase di colloquio di lavoro, fino a quando il desiderio di formare una famiglia e la cura delle persone può tramutarsi in ostacolo per la carriera. Le donne dichiarano di avere la sensazione di essere prese poco sul serio professionalmente e di essere spesso retribuite meno rispetto a colleghi di pari livello. È questa la fotografia del percepito femminile nel nostro Paese che emerge dal sondaggio 'Essere donna: un percorso ad ostacoli' realizzato da SWG e commissionato da Amazon.

La ricerca ha indagato le sfide che le donne devono superare ancora oggi nei percorsi formativi, nella carriera professionale e nelle scelte di vita: 8 intervistate su 10, infatti, dichiarano di percepire freni al proprio sviluppo di carriera, siano essi legati a fattori endogeni (preparazione e carattere) che esogeni (come estrazione sociale, territorio, condizioni familiari), sentendosi quindi in ritardo o disallineate rispetto ai loro obiettivi professionali originari.

“La motivazione per cui abbiamo deciso di promuovere questa ricerca è stata guidata dalla nostra aspirazione a diventare il miglior datore di lavoro al mondo”, commenta Mariangela Marseglia, country manager Amazon per Italia e Spagna. “Per fare questo è fondamentale ascoltare, non solo i nostri dipendenti, ma anche il contesto locale in cui ci troviamo ad operare”.

In generale, 6 donne su 10 si dicono ‘spettatrici’ della propria vita, con la sensazione di uno scarso margine di intervento su di essa. Un dato peggiore rispetto a quello, pur allarmante, degli uomini che si attesta al 52%. Se osserviamo gli spaccati dei profili delle donne coinvolte nel sondaggio, quasi il 20% delle laureate sottolinea come un ostacolo importante di carriera sia stato un blocco ai vertici, che non ha concesso loro spazi di crescita professionale. Significativo e coerente con la situazione socioeconomica italiana anche il dato che emerge dalla provenienza geografica: ben il 35% delle intervistate del Sud Italia e il 29% di chi abita in piccoli borghi identifica infatti nel territorio di origine un impedimento alla propria realizzazione professionale.

“Essere donna nel mondo del lavoro non può e non deve diventare in alcun modo uno svantaggio. Il sondaggio Swg, purtroppo, ci consegna un quadro della società italiana ancora troppo squilibrato”, prosegue Marseglia. “In Amazon -continua- crediamo fortemente nel ruolo attivo delle aziende come portatrici di cambiamento e di valori. Un cambiamento che parte sempre dall’ascolto delle persone e dall’analisi delle loro esigenze, dentro e fuori dai nostri uffici e centri logistici. La nostra responsabilità come datori di lavoro è fornire a ciascuno gli strumenti per andare incontro alle diverse necessità, così che tutti abbiano le giuste opportunità. Ogni giorno cerchiamo di mettere in pratica questo paradigma, che è a fondamento della nostra cultura aziendale, per essere promotori di equità”.

L’ascolto e l’analisi sono stati elementi essenziali di un percorso intrapreso da Amazon Italia lo scorso anno che ha permesso all’azienda di conseguire la certificazione di parità di genere prevista dal Pnrr per tutte le sue linee di business nel nostro Paese: gli uffici corporate, il centro assistenza clienti, Amazon Logistics e Amazon transportation.

Tra le coppie, per il 54% delle donne - contro il 29% degli uomini - un fattore che ha inciso negativamente sulle proprie opportunità di carriera e sul ritardo nel raggiungere gli obiettivi professionali è la presenza di figli o altri membri della famiglia che richiedevano un’attività di cura, condizione che spesso ha imposto delle scelte al ribasso. Inoltre, l’impegno nel lavoro a scapito del tempo per la famiglia genera tra le donne un senso di colpa non trascurabile (47% delle intervistate) che conferma la ancora forte pervasività delle tradizionali costruzioni di genere.

Un esempio controcorrente è Martina, oggi senior operations manager presso il centro di distribuzione Amazon di Novara che racconta come la maternità non abbia mai rappresentato un blocco per la sua carriera in azienda: “Ho avuto la possibilità di ricoprire ruoli di responsabilità sempre maggiori, prendendo fiducia delle mie capacità e consolidando le mie doti professionali e manageriali. Una professionalità che non è mai stata messa in discussione anche dopo la mia maternità”.

Il supporto alla genitorialità in Amazon si traduce in azioni concrete pensate appositamente per andare incontro alle esigenze dei genitori, per qualunque tipo di coppia. Nei centri logistici, per esempio, sono stati introdotti strumenti come il “Turno Famiglia” o lo “Swap and Switch” che consente di scambiare un giorno lavorativo con un giorno di riposo e viceversa, oppure di scambiare il turno di una intera settimana con quello di un altro o un’altra collega. Motivo d’orgoglio è poi il congedo parentale rivolto a tutte le coppie sposate, conviventi e di fatto che prevede fino a 6 settimane di assenza retribuita, per figli naturali e adottivi.

Per quanto riguarda il background formativo, l’essere donna è percepito come un ostacolo rilevante per le lavoratrici con profili tecnico-scientifici: tra queste, 1 su 4 dichiara di sentirsi discriminata nella sua possibilità di carriera in quanto donna. Mentre appena il 57% delle lavoratrici tout court (contro il 74% dei lavoratori) ritiene di svolgere un lavoro coerente con il proprio percorso di studi.

Un esempio di chi ha fatto del proprio percorso accademico una carriera è Alessia, 28 anni, laureata in Economia e oggi manager del team Made in Italy di Amazon. “Mi occupo di supportare le pmi che vendono su amazon.it nella loro crescita. Obiettivo è esportare il Made in Italy all’estero” spiega Alessia, “in azienda si incentiva l’approccio 'learning by doing' che permette di modellare la propria carriera in base alle proprie attitudini e aspirazioni professionali”.

Argomento ancora delicato in Italia è il tema dell’equità retributiva, tra i fattori scatenanti dei processi di segregazione verticale. I dati Swg confermano questa tendenza in negativo: 2 donne su 5 segnalano infatti uno stipendio più basso rispetto ai propri colleghi di pari livello, verosimilmente uomini. Ed è sulle politiche per garantire l’equità retributiva che Amazon si attesta modello virtuoso. La modalità di gestione delle retribuzioni dell’azienda si basa su linee guida trasparenti e fasce retributive per ciascuna famiglia professionale. Il pay gap in azienda è infatti inferiore al 5%, come previsto dalla recente Direttiva (UE) 2023/970.

Amazon si dedica costantemente al miglioramento dell’ambiente lavorativo, offrendo uno dei luoghi di lavoro più innovativi al mondo per il settore, con salari competitivi, processi e sistemi che assicurano il benessere e la sicurezza di tutti i dipendenti.

Da ottobre 2023 lo stipendio di ingresso per gli operatori di magazzino è stato fissato a 1.764 euro lordi al mese, moltiplicati per 14 mensilità nell'arco di un anno. Si tratta di un incremento del 21% rispetto al 2019 e le retribuzioni di ingresso sono superiori dell'8% rispetto ai livelli salariali previsti dal 5° livello del Ccnl logistica, trasporto merci e spedizioni. A ciò si aggiungono benefit quali assicurazioni sanitarie e cure mediche private, sconti sugli acquisti su Amazon.it e buoni pasto per tutti i dipendenti. Amazon offre inoltre ai propri dipendenti ulteriori opportunità come l’innovativo programma Career Choice, che copre fino al 95% del costo delle rette e dei libri di testo per chi desidera specializzarsi in un ambito specifico frequentando corsi professionali, per un importo fino a € 8.000 in quattro anni.

Porsi l’ambizioso obiettivo di essere il miglior dato di lavoro al mondo implica un impegno costante nell’offrire ai propri dipendenti l’ambiente più inclusivo possibile perché, solo potendo essere sempre sé stessi, si può davvero dare il meglio. Amazon lavora ogni giorno affinché la valorizzazione delle diversità rappresenti sempre uno dei suoi valori fondanti. L’azienda offre lavoro a persone di qualsiasi origine ed età: nelle sedi italiane sono rappresentate più di 100 nazionalità; l’età media dei dipendenti è di 34 anni. Inoltre, offre opportunità di lavoro anche a persone in età più avanzata: l'8% dei dipendenti ha più di 50 anni e il dipendente più anziano ne ha 64. Le donne rappresentano il 53% della popolazione aziendale presso gli uffici corporate a Milano, Torino, Roma e del customer service di Cagliari. All'interno della nostra rete logistica sono il 35%, una percentuale superiore rispetto alla media nazionale del settore del trasporto e magazzinaggio che, secondo gli ultimi dati Istat, è pari al 21,8%.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Clima, Confindustria e Deloitte: costo emissioni gas serra...

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l’evento B7 “G7 Industry Stakeholders Conference”in programma a Torino il 28 aprile

Clima, Confindustria e Deloitte: costo emissioni gas serra nel G7 penalizza competitività

Sulle sfide per la competitività B7 pesano il costo dell’energia e delle emissioni di gas serra. Nello specifico i costi elevati dell'energia elettrica costituiscono un ulteriore onere, in particolare per le aziende e i consumatori europei che sostengono prezzi tra i più alti a livello internazionale, doppi rispetto al mercato cinese. Tra gli svantaggi competitivi vi è l’elevato costo delle emissioni di gas serra nel G7 rispetto ai Paesi che non hanno ancora adottato efficaci politiche di sostenibilità, con il prezzo Europeo delle quote diemissione di gas serra nel 2023 pari a 90,26 $/tCO2e, dieci volte superiore al prezzo cinese. A evidenziarlo è il B7 Flash, la nota di Confindustria e Deloitte elaborata in occasione dell’evento B7 “G7 Industry Stakeholders Conference” in programma a Torino il 28 aprile e della riunione ministeriale G7 su “Energia, ambiente e clima” in agenda il 28, 29 e 30 aprile nel capoluogo piemontese. Il B7 Italy 2024, di cui Deloitte Italia è l'unico Knowledge Partner, è guidato da Confindustria e presieduto da Emma Marcegaglia.

Un altro costo da considerare è quello dei cosiddetti “stranded assets”, ovvero di tutti quegli investimenti che, in ragione del loro legame con le fonti fossili, sono destinati a perdere valore nei prossimi anni. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), includendo le risorse finanziarie, le infrastrutture, le attrezzature, i contratti e i posti di lavoro, le stime globali degli asset legati ai combustibili fossili non recuperabili al 2035 ammontano cumulativamente ad almeno mille miliardi di dollari. Questa cifra aumenterà fino a superare i 4 mila miliardi di dollari nel momento in cui saranno applicate politiche climatiche in grado di raggiungere l’obiettivo dei 1,5°C. A questi numeri andranno aggiunti i potenziali costi dovuti alla dismissione anticipata di parte delle reti di trasporto e distribuzione elettrica non compatibili con il mix di generazione rinnovabile e degli apparati industriali e civili basati sull’utilizzo di combustibili fossili. I beni e le risorse non recuperabili per obsolescenza anticipata nel contesto della transizione verde diventeranno quindi un onere economico per le imprese e per i consumatori.

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Lavoro, ecco 6 consigli per affrontare al meglio un...

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La lista di Edusogno, la startup di English learning online fondata da 3 giovani under 30

Colloquio di lavoro - (Fotogramma)

L'inglese si conferma una delle lingue più utilizzate nel mondo del lavoro, tanto che la sua conoscenza è ormai richiesta in quasi tutti gli annunci. È quanto emerge da uno studio recente di EF su più di 10.000 annunci di lavoro, che ha identificato i settori in cui la padronanza dell'inglese è più ricercata, in quanto competenza diventata quasi implicita in alcune aree di mercato (come le vendite e l'accoglienza), e le professioni innovative (per esempio: supporto all’amministrazione, sviluppatore, tecnico, addetti vendita) che ne richiedono una solida padronanza. Ed Edusogno, la startup di English learning online fondata da 3 giovani under 30, ha messo a punto una lista di 6 consigli per affrontare al meglio un colloquio in inglese.

Primo - essere trasparenti. Onestà e precisione circa la propria capacità di esprimersi in lingua inglese sono fondamentali per affrontare il colloquio serenamente. Per questo è importante riportare correttamente il proprio livello sul curriculum in base al Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, e non mentire su eventuali certificazioni e soggiorni all’estero durante il colloquio: sono in gioco la nostra serietà e senso di responsabilità. Inoltre, condividere con il recruiter la volontà di intraprendere un percorso volto al miglioramento della lingua, può essere un gesto molto apprezzato.

Secondo - studiare l’interlocutore. Arrivare al colloquio dopo aver fatto una ricerca sulla realtà per cui ci si candida – in particolare guardando sito e pagine social – è importante perché permette di arrivare preparati ed essere più pronti nel discutere in inglese delle aspettative o dei dubbi legati alle prospettive di lavoro in quella posizione.

Terzo - il cv in inglese è importante. Anche se si sta cercando lavoro in Italia, avere una copia del proprio cv in lingua inglese è un plus irrinunciabile, tanto che molte aziende chiedono di ricevere esclusivamente questa versione, anche quelle con sede in Italia. È importante quindi essere in grado di esporlo parlando della propria istruzione e delle esperienze lavorative con la stessa fluidità con cui siamo in grado di farlo in Italiano.

Quarto - preparare le risposte. Stilare una lista di domande e risposte in inglese permette di non essere colti di sorpresa se posti di fronte ai tipici quesiti di un colloquio. Oltre alle domande sul proprio percorso di studi e background professionale, è bene prepararsi a rispondere anche in merito a passioni e attitudini personali, e alle domande più insidiose come 'Tre pregi e tre difetti?' o 'Dove vorresti essere tra 5 o 10 anni?'. Esercitarsi a essere fluenti nelle risposte può davvero fare la differenza.

Cinque - proattività. In genere, all’inizio del colloquio l’intervistatore pone al candidato qualche domanda più 'leggera' per rompere il ghiaccio. Preparare un breve argomento a piacere su un tema di natura personale (per esempio circa i propri interessi, il viaggio più recente, etc.) evita l’imbarazzo di non saper da dove cominciare e trasmette molta più sicurezza di sé.

Sei - fare una simulazione. Perché non chiedere a un amico madrelingua o particolarmente fluente di fare le veci del recruiter e darci un supporto in una breve sessione di allenamento? Simulare il colloquio in un ambiente protetto ci permetterà di analizzare i nostri punti deboli e intervenire tempestivamente. Questo esercizio è utile per chi ha un inglese particolarmente arrugginito.

“La maggior parte dei ruoli professionali richiede una competenza linguistica intermedia, situata tra il livello B1 e B2 del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue. Per posizioni più specializzate e di livello più alto, come ingegneri e professionisti del marketing, è necessario un livello avanzato d’’inglese, almeno C1 o C2. Questi dati dimostrano l'importanza di investire nella formazione linguistica per tutti coloro che aspirano a carriere di successo", commenta Marco Daneri, director of education di Edusogno.

“È questo il motivo che ci ha spinto a condividere dei consigli per affrontare al meglio un colloquio di lavoro in lingua inglese. Crediamo fortemente che investire in corsi di lingua caratterizzati da metodologia e insegnanti altamente qualificati sia cruciale per rimanere competitivi sul mercato del lavoro e per sfruttare appieno le opportunità professionali, siano esse in Italia o all'estero", conclude.

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Economia

Bce: “Inflazione Eurozona continua a decelerare,...

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Nel Bollettino economico: "Aspettative a lungo termine al 2%"

Sede della Bce - (Afp)

Mentre l’inflazione complessiva nell'Eurozona "continua gradualmente il suo percorso disinflazionistico, di riflesso al calo dei tassi di crescita per beni alimentari e beni industriali non energetici", emergono "timidi segnali di una ripresa graduale della crescita nel prosieguo dell’anno". Lo rileva il Bollettino economico della Bce, pubblicato oggi.

Il minor tasso di crescita per i beni industriali non energetici, spiegano gli economisti della banca centrale, "è determinato dalla perdurante attenuazione delle pressioni inflazionistiche, nonostante il lieve aumento dell’inflazione dei beni energetici riconducibile in larga misura a effetti base". Nell'Eurozona le misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine (per il 2028) si collocano per lo più "intorno al 2%", mentre quelle delle aspettative a più breve termine "sono diminuite".

Il ritmo di espansione del Pil in termini reali dovrebbe rimanere "modesto" nel primo trimestre del 2024, a causa del "perdurare di uno scostamento tra il settore manifatturiero, in difficoltà, e quello dei servizi, che mostra invece "maggiore capacità di tenuta". Emergono, tuttavia, "timidi segnali di una ripresa graduale della crescita nel prosieguo dell’anno".

Nei prossimi mesi, prevede ancora il Bollettino, ci si attende che l’inflazione oscilli "intorno ai livelli attuali", per poi diminuire "fino a raggiungere l’obiettivo del 2% il prossimo anno, "per effetto della più debole crescita del costo del lavoro, del dispiegarsi degli effetti della politica monetaria restrittiva perseguita dal Consiglio direttivo e del venir meno dell’impatto della crisi energetica e della pandemia".

 

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