“Siamo stati chiusi per il ‘bene comune’ come nessun altro settore, forse solo i ristoranti, le palestre, le scuole di danza. Alla cultura e allo spettacolo dal vivo (99% di perdite economiche tranne i pochi eletti sovvenzionati), il ‘ben comune’ ha stanziato solo il 2% del Recovery plan. Il principio che con la cultura non si mangia è trasversale a qualsiasi governo”. E’ quanto ha dichiarato all’Adnkronos Luciano Cannito, alla guida dell’Accademia Internazionale di Arti Performative Art Village di Roma, sul Recovery plan del Governo.
“A mio avviso – ha continuato Cannito – si è creata una discriminazione sociale per il bene comune. Il Recovery è legato indubbiamente ad una ristrutturazione più moderna della nostra società ed è giustissimo. Ma spero che adesso si riparli di teatro e di spettacolo dal vivo, di lavoratori mandati allo sbaraglio che stanno a casa da oltre un anno. Un tema che dovrebbe essere caro alla sinistra – ha concluso – Da loro, al momento, pochissimi parole e molti, moltissimi silenzi”.

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