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Stacca a morsi un orecchio durante una lite, 59enne...

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Stacca a morsi un orecchio durante una lite, 59enne arrestato ad Andria

L'aggressione scattata per un'auto parcheggiata male

Auto polizia

A causa di una lite per un parcheggio ha staccato a morsi un orecchio al contendente: è accaduto qualche giorno fa, di pomeriggio, ad Andria. Agenti delle Volanti della Polizia di Stato hanno arrestato un uomo di 59 anni per lesioni personali gravissime. I poliziotti sono intervenuti dopo una telefonata sulla linea di emergenza 113. Una donna ha riferito di aver assistito, nei pressi di piazza Catuma, il luogo più conosciuto della città, ad un litigio tra due persone, nell’ambito del quale uno dei due aveva perso un orecchio (che l'utente al telefono diceva di aver raccolto e riposto all’interno di una scatola). Una pattuglia della Questura si è recata sul posto, dove ha trovato uno dei due contendenti, il 59enne, e la donna che aveva chiamato il 113, e ha riscontrato tracce di sangue in corrispondenza del punto dove era avvenuta l’aggressione.

L’altro contendente era stato dapprima portato all’Ospedale 'Bonomo' per poi, subito dopo, essere trasferito d’urgenza nell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica di Bari per cercare di riattaccare l’orecchio staccato. Gli agenti intervenuti hanno ricostruito, tramite le testimonianze e la visione dell’impianto di videosorveglianza, la dinamica dell'accaduto: un uomo di 59 anni aveva ingaggiato una lite per un’auto parcheggiata male, che gli impediva di fare agevolmente manovra, con un uomo di 46 anni.

Dopo qualche schiaffo reciproco, quando lo scontro sembrava finito, il 59enne ha legato alle spalle la vittima, stringendo l’orecchio sinistro tra i denti talmente forte da staccarglielo di netto. L’aggressore è stato arrestato e sottoposto a temporanea detenzione in carcere per lesioni gravissime aggravate dai futili motivi. Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani.

Un team di giornalisti altamente specializzati che eleva il nostro quotidiano a nuovi livelli di eccellenza, fornendo analisi penetranti e notizie d’urgenza da ogni angolo del globo. Con una vasta gamma di competenze che spaziano dalla politica internazionale all’innovazione tecnologica, il loro contributo è fondamentale per mantenere i nostri lettori informati, impegnati e sempre un passo avanti.

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Ucraina, la sveglia sulla guerra e il rapporto...

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Il professore francese spiega la relazione tra Francia e Italia attraverso quattro leader. E mette in guardia chi pensa di fidarsi di Putin: "Se l'Ucraina perde, rischia l’Europa"

Giorgia Meloni e Emmanuel Macron  - Fotogramma /Ipa /Afp

Mai come ora la relazione tra Italia e Francia passa dai rapporti tra le figure politiche dei due Paesi: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Se tra Meloni e Macron gli animi sono più sereni di un anno fa, non si può dire lo stesso tra la leader della destra francese e la presidente del Consiglio. Le Pen, nel suo video-messaggio al summit sovranista organizzato dalla Lega a Roma, ha chiesto a Meloni, in tono di sfida, se appoggerà un eventuale secondo mandato di Ursula von der Leyen. In Europa, i tre partiti della maggioranza italiana appartengono a tre gruppi diversi, e Salvini vuole creare una distanza con Fratelli d’Italia per provare a riconquistare parte dell’elettorato euro-scettico che nel 2019 lo aveva proiettato fino al 34% dei consensi.

Gli scenari di Darnis

Per un’analisi dei rapporti tra Italia e Francia, e per capire come mai Macron si è trasformato in un “falco” anti-Putin, parlando apertamente di truppe Nato in Ucraina, l’Adnkronos ha contattato Jean-Pierre Darnis, professore e direttore del Master in Relazioni franco-italiane dell’Université Côte d'Azur.

“Innanzitutto bisogna distinguere tra il rapporto Meloni-Macron in quanto capi di governo e quello in quanto leader di due partiti che a breve si sfideranno alle elezioni europee”, esordisce Darnis. “Sul primo fronte, sebbene il Trattato del Quirinale firmato durante il governo Draghi non sia pienamente attuato – in particolare nell’organizzazione dei summit intergovernativi – il rapporto tra i due Paesi è positivo e costruttivo. L’incontro tra i due a margine del Consiglio europeo è andato molto bene, e hanno trovato un terreno comune: sostegno all’Ucraina, non cedere davanti al ricatto russo, coordinamento su determinate politiche comunitarie”.

E come leader di due partiti politici di gruppi contrapposti? “Sia Macron che Meloni stanno facendo un gioco di sponda con il Ppe, per costruire un ruolo e un peso nella futura coalizione. Oggi la premier italiana esprime un’identità che ricorda i partiti post-gollisti e non ha nessun interesse a presentarsi come una candidata di rottura in Europa. Non le serve, con il tipo di consenso che ha. Ci possono essere tatticismi ma Macron non fa campagna contro Meloni e viceversa, diversamente da quanto accadde nel 2019, quando il presidente francese metteva in guardia contro Orban e Salvini e il leghista si scagliava contro ‘L’Europa dei Macron’”, spiega Darnis all’AdnKronos.

Ora i ruoli, e i pesi, si sono ribaltati. Cinque anni fa la Lega era il partito più votato d’Europa, stavolta è Madame Le Pen a viaggiare intorno al 30% dei consensi. “Se questi sondaggi saranno confermati, sarà lei, con il suo capolista Jordan Bardella, a guidare la partita dentro al gruppo Id, Identità e democrazia. Salvini potrebbe beneficiare dall’alleanza con colei che al momento è la favorita anche per le prossime presidenziali francesi. Ma si parla del 2027, dunque uno scenario più che futuribile, su cui è inutile ricamare adesso”, aggiunge il docente.

C’è qualcos’altro di francese, oltre alle relazioni frastagliate tra questi quattro leader, che ha fatto rumore in Italia: le frasi di Macron sulla possibilità di inviare soldati francesi a sostegno di Kiev. Lui che alla vigilia dell’invasione su larga scala dell’Ucraina aveva più volte cercato di ingaggiare Putin in una de-escalation, e anche dopo l’aggressione aveva chiesto agli alleati di “non umiliare” il presidente russo, cercando a tutti i costi una exit strategy. Un atteggiamento conciliante che aveva attirato l’ira dei Paesi dell’Est Europa.

Cosa è cambiato nel frattempo? “Quella di Macron è una discontinuità positiva”, rileva Jean-Pierre Darnis nel suo colloquio con l’Adnkronos. “Tra Russia e Francia c’è un legame storico e culturale centenario. Come molti francesi fino al 2022, Macron aveva una posizione dialogante con Mosca nonostante nel 2017, in occasione della sua prima elezione a presidente, fu vittima di campagne massicce di troll russi, a favore della sfidante Le Pen. Lui si scagliò duramente contro Putin ma poi nel 2019 lo invitò nel forte di Brégançon, residenza estiva dei presidenti francesi, dunque un contesto informale e amichevole, per cercare di tenere la Federazione Russa dentro l’architettura di sicurezza europea. Ci ha provato in tutti modi, in quegli anni e anche dopo l’invasione. Ma a un certo punto ha capito di non aver raggiunto nessun risultato: il regime russo è inaffidabile, non rispetta le regole della diplomazia e il valore del negoziato, anzi li considera una debolezza da usare contro i Paesi democratici. Credo che i francesi e Macron abbiano capito la lezione: l’unica lingua che Putin capisce è quella della determinazione e della forza. Questa analisi è ormai condivisa a livello internazionale, anche tra i generali e gli esperti di difesa italiani con cui ho parlato, persino tra chi non ama Macron (e sono molti). Non si tratta di essere guerrafondai, ma di avere una posizione di forza, e di mostrare di essere determinati a usarla, se necessario”.

Ma le frasi di Macron hanno scosso l’opinione pubblica italiana, che non è pronta all’ipotesi di un conflitto tra Nato e Federazione Russa. “Capisco che il pacifismo italiano, che ha radici sia politiche che religiose, possa credere che la vittoria di Putin e la distruzione dell’Ucraina non avrebbero conseguenze per l’Europa occidentale, e che una volta conquistata Kiev, Putin si metterebbe tranquillo, senza toccare i baltici o la Moldavia. Purtroppo si tratta di una favola, peraltro smentita dalla storia recente. Putin sta testando la nostra capacità di rispondere e di far rispettare il diritto internazionale. Se lo conteniamo ora, evitiamo una crisi ancora più grave sul piano militare, economico e sociale. Chi ha a cuore il benessere e la democrazia liberale che hanno garantito decenni di pace dopo secoli di guerre, non può che schierarsi al fianco dell’Ucraina”.

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Consigli Fantacalcio: 5 nomi per la 30a giornata

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Cinque nomi consigliati, uno per reparto e uno Mantra

Consigli Fantacalcio: 5 nomi per la 30a giornata

Torna il campionato di Serie A e si riparte con la 30a giornata. Ovviamente riprende anche il Fantacalcio: tocca schierare la formazione in vista di domani con Napoli-Atalanta in programma alle 12.30 come primo match della giornata. Di seguito troverete un nome consigliato per ogni reparto, oltre anche ad un profilo intrigante per chi gioca al Mantra.

 

Il portiere - Svilar: E' in grande forma e contro un Lecce che tende ad attaccare tanto potrebbe portare a casa più di qualche parata interessante. Inoltre, non è da escludere che possa arrivare anche la porta inviolata.

 

Il difensore - Calafiori: Sta riprendendo ad esprimersi sui livelli visti ad inizio stagione. Sempre affidabile e alla ricerca ancora del suo primo gol in campionato.

 

Il centrocampista - Gaetano: Sembrerebbe essere il punto di riferimento offensivo del Cagliari in questo momento. Leader tecnico pronto a fare ancora una volta la differenza.

 

L'attaccante - Soulè: Nelle ultime 6 giornate ha collezionato 0 bonus e 3 insufficienze. Resta però il primo in Serie A per dribbling riusciti, nonchè decimo per tiri totali e quindicesimo per big chance create. 

 

Il nome Mantra - Ndoye (W/A): Non ha ancora segnato e quale occasione migliore del match casalingo contro una Salernitana ormai in grandissima difficoltà.

 

Fantacalcio.it per Adnkronos

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Sport

Atletica, Tortu: “Agli Europei voglio la medaglia,...

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(Fotogramma/Ipa)

Filippo Tortu è uno di quelli che affronta la sconfitta senza cercare scuse: "se ci si riferisce alla staffetta d’argento agli ultimi Mondiali ungheresi non sono d’accordo, non può essere una delusione un secondo posto ai Campionati del mondo quando fino al 2020 non eravamo nemmeno nei radar degli altri Paesi", spiega a “La Ragione”. "Metterci alle spalle tutti eccetto gli Stati Uniti lo considero un risultato epocale, in linea con la medaglia conquistata alle Olimpiadi di Tokyo".

Il riferimento era però alla mancata finale sui 200 metri agli Europei dello scorso agosto: "mi ha lasciato l’amaro in bocca e anche parecchio. C’è stato più di un errore da parte mia nell’approccio alla corsa e nell’ultimo anno ho lavorato molto per non ricaderci. Vedremo già dalle prime competizioni della nuova stagione se sono riuscito a lasciarmi dietro le scorie, ma sicuramente sarà così", promette Tortu.

"Quest’anno sarà fondamentale, ricco di appuntamenti importantissimi a cui voglio presentarmi al meglio delle mie possibilità. Ho fatto questa scelta insieme al mio allenatore, crediamo che allenarci con competitor più forti di me possa darmi degli stimoli nuovi e più adatti alle gare. Misurarsi con gli altri è importante e non voglio più che questa cosa sia circoscritta alle gare", spiega il 25enne sprinter milanese a La Ragione. La sua determinazione lascia intendere davvero che la seconda parte della sua carriera sia a un punto di svolta: "se fai sempre le stesse cose non potrai mai essere migliore di ciò che sei, da qui la necessità di crearsi nuovi ostacoli e difficoltà per cercare di uscirne più forti. Allenarmi con atleti migliori e cercare giorno dopo giorno di avvicinarmi a loro è indice di volontà di miglioramento. Arriverà un giorno in cui mi renderò conto di essermi messo tutti gli avversari dietro le spalle".

Infine, gli obiettivi. Messi in fila senza preferenze, senza nascondersi: "agli Europei voglio la medaglia. Non importa con quale tempo, andare sotto i 20 secondi nei 200 metri va bene ovunque, ma alle Olimpiadi punto alla finale e al podio. A Tokyo abbiamo dato un segnale, a Budapest l’abbiamo confermato: ormai come staffetta siamo una delle squadre da battere", conclude Tortu.

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