Cronaca
Lorenzo Biagiarelli: “Non chiedo scusa per morte...
Lorenzo Biagiarelli: “Non chiedo scusa per morte ristoratrice, non torno in tv”
Il lungo intervento su Instagram: "Accuse e minacce a me e Selvaggia Lucarelli, ogni cittadino ha diritto di fare debunking"
"Non chiedo scusa per la morte di Giovanna Pedretti. Non torno in tv a E' sempre mezzogiorno". Lorenzo Biagiarelli, compagno di Selvaggia Lucarelli, rompe il silenzio con un lungo video su Instagram e torna sulla vicenda legata alla morte di Giovanna Pedretti. La ristoratrice di Lodi, finita sotto i riflettori per la replica perentoria alla celeberrima recensione omofoba e abilista, si è tolta la vita pochi giorni dopo la diffusione delle news che hanno avuto ampio risalto. Biagiarelli sui social è stato tra i primi a mettere in dubbio la veridicità della recensione - e quindi dell'intera vicenda - e ha anche contattato la ristoratrice che, il giorno dopo, è stata trovata morta.
"Ho lasciato che nelle ultime settimane venisse detto e scritto tutto contro di me, che mi venisse rivolta qualsiasi accusa, anche la più infame, senza rispondere. Ora che la tempesta si è un po' affievolita mi prende ristabilire un principio di verità, che poi è il cuore di questa vicenda. Questo non è un video pensato da una task force, nei limiti del possibile sto bene e non sono qui per piangersi addosso", dice Biagiarelli aprendo il lungo intervento.
Quindi, la ricostruzione dei fatti, partendo dalla recensione da cui è partito tutto. "Il 12 gennaio tutti danno rilevanza nazionale ad una notizia dal traballante profilo di verità, quella della recensione omofoba e abilista alla pizzeria. Se ne parla ovunque, io ne vengo a conoscenza: vedo la recensione, mi sembra falsa e lo scrivo, avendo cura di censurare il nome della pizzeria, quello della titolare e anche l'ubicazione. Il senso di fare debunking è smontare una notizia e criticare l'operato della stampa quando si alimenta di notizie non verificate monetizzando, non esporre al pubblico ludibrio una persona comune".
"Mi viene dato del bugiardo e del cattivo sulla stampa nazionale, ho telefonato alla titolare per ascoltare la sua versione, concederle il diritto di replica o addirittura ritrattare se il mio lavoro fosse stato smentito. Ma così non è stato. La telefonata ha avuto toni cordiali, la signora ha ribadito più volte che il pomeriggio era andata in Questura per parlare di questi fatti. Io per questa telefonata sono stato aspramente criticato: vorrei chiarire che è diritto di ogni cittadino chiedere informazioni di qualsiasi sorta e l'articolo 21 della Costituzione tutela il diritto di ciascuno di esprimere il proprio pensiero con parola, scritto o altro mezzo di diffusione", prosegue.
"Il giorno dopo si scopre che Giovanna Pedretti si è tolta la vita. Io e la mia compagna veniamo sommersi da messaggi di odio, minacce di morte scatenati da stampa, tv e radio che per 2 settimane hanno sostenuto, a volte in modo esplicito, che solo il nostro operato fosse responsabile della morte di Giovanna Pedretti. Questo perché i miei due post avrebbero creato una gogna social di cui, in realtà, non c'è traccia secondo l'analisi di un'agenzia. A me e Selvaggia è stato detto di tutto", mentre altri giornalisti non vengono citati.
"Lo stigma infame dell'istigazione al suicidio viene riservato solo a me e alla mia compagna, nonostante l'assenza della gogna social sia stata appurata. Né io né Selvaggia ci siamo mai addentrati nella discussione sul suicidio, mentre in tv si continuava a entrare nella mente e nella vita di questa persona, contravvenendo anche alle indicazioni deontologiche. Noi venivamo accusati, mentre chiunque - attori, ballerine, modelle - era lì a parlare di qualcosa che doveva riguardare al massimo gli inquirenti e gli psicologi", prosegue.
Biagiarelli chiude con una "piccola considerazione personale": "Molti mi hanno rimproverato scarsa umanità. Ma io non posso né voglio chiedere scusa, come pure molti mi hanno suggerito di fare, per la morte di Giovanna Pedretti. Il suicidio ovviamente mi addolora come essere umano. Se lo facessi, sarei l'ennesimo che utilizza la sua morte per il proprio vantaggio, nel mio caso per riabilitarmi cospargendomi il capo di cenere e implorando la clemenza della pubblica piazza. Preferisco tenermi lo stigma, il dubbio, il sospetto piuttosto che tentare la via della pietà e affermare qualcosa che non penso. Accetterò con tranquillità tutte le conseguenze di questa scelta". Quindi, l'annuncio relativo al rapporto con la tv e in particolare con la trasmissione E' sempre mezzogiorno condotta da Antonella Clerici: "Non ci sono più le condizioni perché io riprenda il mio ruolo a E' sempre mezzogiorno, quindo non mi vedrete più in onda. Ci tengo a ringraziare tutti quelli che non hanno mai smesso di manifestarmi affetto, sono stati tanti. Il tentativo di distruggermi è stato quasi un successo, mi tengo stretto quel 'quasi' e la solidarietà dei tanti che hanno capito quale gioco sporco si stesse facendo".
Cronaca
Premio Sarzanini, tra i premiati Antonietta Ferrante...
Il riconoscimento anche al regista Marco Bellocchio
Un premio alla passione e al rigore. La terza edizione del premio Mario Sarzanini, specialista della cronaca giudiziaria morto tre anni fa, è stato assegnato al regista Marco Bellocchio per il film e la serie tv su Aldo Moro, a Francesca Fagnani (nella foto con il direttore dell'Adnkronos, Davide Desario) per le interviste da belva su Rai2; a Fabio Tonacci del quotidiano La Repubblica per i reportage in Israele.
Tra gli otto vincitori del premio patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio la giornalista dell’Adnkronos Antonietta Ferrante per le agenzie di stampa, Giuseppe La Venia del Tg1 per la tv, Fabiana Cofini (RaiNews.it) per il web, Sara Graziani della Casa internazionale delle donne per la categoria degli uffici stampa e Simone Spetia (Radio24) per la radio.
Cronaca
Mafia, Rando (Pd): “Orgogliosa di Roma Tre che...
‘Importante far capire senso responsabilità’
“Credo che sia una cosa lodevole quando un’università attenziona il fenomeno della mafia e ne dà conoscenza. Dedicare alle vittime delle mafie le aule dell’ateneo, significa dare nome e cognome a delle storie per la cultura della legalità”. Lo ha detto la senatrice del Partito democratico e componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, Vincenza Rando, a margine dell’evento ‘Roma Tre contro le mafie’ tenutosi presso l’Aula Magna del Rettorato dell’ateneo romano.
“Io sono orgogliosa di Roma Tre perché è importante far capire il senso di responsabilità”, ha concluso la Senatrice.
Cronaca
Mafia, Borrometi (Articolo21): “Roma Tre ci ricorda...
‘Non giratevi dall’altra parte’
“Io sono veramente contento di essere qui oggi perché ho partecipato lo scorso anno ad un’iniziativa con Paolo Siani, fratello di Giancarlo, nella quale nacque la promessa del Rettore di Roma Tre di intitolare 12 aule alle vittime di Mafia. Sono orgoglioso soprattutto perché, oggi, un liceo di Partinico ha negato l’intitolazione a Peppino Impastato. Oggi Roma Tre ci ricorda quanto è importante la memoria”. Così il presidente di Articolo21, Paolo Borrometi, a margine dell’evento ‘Roma Tre contro le mafie’ tenutosi presso l’Aula Magna del Rettorato dell’ateneo romano.
“Quando 12 anni fa ho iniziato a denunciare la mafia nel mio territorio, mi sono reso conto quanto sia importante che i giornalisti non girino lo sguardo altrove - ha concluso il presidente di Articolo21 - Dobbiamo ricordare che l’articolo 21 della nostra Costituzione non è soltanto il diritto e il dovere del giornalista di informare, ma anche il diritto del cittadino ad essere informato, così da poter permettergli di scegliere da che parte stare".