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Principe Filippo, Carlo commosso davanti ai fiori in omaggio del padre

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E’ apparso vicino alle lacrime il principe Carlo, mentre osservava i tanti omaggi floreali e tributi lasciati dai cittadini per suo padre, il principe Filippo, che si è spento la scorsa settimana all’età di 99 anni. Carlo, 72 anni, accompagnato dalla moglie Camilla, ha visitato i giardini privati di Marlborough House a St. James’s Palace, dove ogni giorno vengono portati i fiori e i messaggi deposti a Buckingham Palace e in altre residenze reali. Si è trattato della prima apparizione pubblica dell’erede al trono, dopo la scomparsa del duca di Edimburgo.

Ripreso dalle telecamere, Carlo, in abito e cravatta scuri, insieme a Camilla, vestita di nero, ha letto alcuni dei messaggi dedicati al padre e in alcuni momenti è apparso sopraffatto dal dolore. A suscitare l’attenzione della coppia reale, in particolare, un modellino di Land Rover con le parole “Il Duca riposi in pace”, scritte sul tettino.

Sebbene la famiglia reale abbia chiesto ai cittadini di fare donazioni a cause benefiche in memoria del duca di Edimburgo invece di omaggi floreali, in molti hanno preferito ricordare Filippo in maniera tradizionale.

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“Lukashenko ricoverato d’urgenza a Mosca dopo incontro con Putin”

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L'indiscrezione dell'oppositore Valery Tsepkalo

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Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko è stato ricoverato d’urgenza in una clinica a Mosca dopo un incontro a porte chiuse con il presidente russo Vladimir Putin. A darne notizia con un tweet è l’oppositore Valery Tsepkalo, già candidato alla presidenza del Paese ed ex ambasciatore negli Stati Uniti.

“Secondo informazioni preliminari, soggette a ulteriore conferma, Lukashenko è stato trasportato d’urgenza all’Ospedale Clinico Centrale di Mosca dopo il suo incontro a porte chiuse con Putin – twitta -. Attualmente, rimane sotto cure mediche lì. I principali specialisti sono stati mobilitati per affrontare le sue condizioni critiche. Sono state condotte procedure di purificazione del sangue. Gli sforzi orchestrati per salvare il dittatore bielorusso miravano a dissipare le speculazioni sul presunto coinvolgimento del Cremlino nel suo avvelenamento”.

“Indipendentemente dal fatto che si riprenda o meno, i medici mettono in guardia sulla possibilità di ricadute” avverte. “In qualità di rappresentanti del Forum democratico bielorusso della Repubblica di Bielorussia, esortiamo vivamente i leader occidentali a convocare una sessione strategica nei prossimi giorni per discutere l’iniziativa “Elezioni” e altre misure che dovrebbero essere intraprese per garantire il periodo di transizione”.

Lukashenko era scomparso dalle scene pubbliche per circa una settimana dopo aver assistito a Mosca alla parata del 9 maggio. Il presidente bielorusso era rientrato rapidamente a Minsk senza partecipare al pranzo con altri presidenti delle repubbliche ex sovietiche. Il leader bielorusso è riapparso il 15 maggio, quando ha visitato il comando dell’aviazione. Pochi giorni fa, Lukashenko ha rilasciato dichiarazioni alla stampa affermando di aver avuto lievi problemi di salute legati ad un adenovirus: “Non sto per morire”, ha detto.

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Ucraina pronta ad attacco: “Ci riprendiamo tutto”

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Il consigliere presidenziale ucraino Mikailo Podoliak: "E' iniziata la controffensiva"

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“E’ tempo di riprenderci ciò che è nostro”. Queste le parole del comandante in capo delle forze armate dell’Ucraina, Valerii Zaluzhnyi, a commento di un video postato su Telegram che contiene una preghiera per la liberazione dell’Ucraina. “Benedici la nostra offensiva decisiva!”, ha scritto, secondo quanto riporta Ukrinform, che cita poi la pagina Facebook dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, secondo cui nell’ambito della “campagna di supporto informativo” per le Forze Armate è stato diffuso “uno spettacolare video”, dedicato alla liberazione dell’Ucraina dagli invasori russi.

In un’intervista alla Bbc, uno dei più alti responsabili della sicurezza in Ucraina, Oleksiy Danilov segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa, ha intanto annunciato che il Paese è pronto a sferrare la controffensiva, che potrebbe avvenire “domani, dopodomani o tra una settimana”. Il governo ucraino, aggiunge, “non può permettersi di commettere errori” sulla decisione perché si tratta di “un’opportunità storica” che “non possiamo perdere”.

Le operazioni preliminari hanno già iniziato a spianare la strada a una controffensiva contro le forze di occupazione russe. Lo ha detto consigliere presidenziale ucraino Mikailo Podoliak in un’intervista al Guardian, spiegando che si tratta di “un processo complicato e che non è una questione di un giorno o di una certa data o una certa ora”. “È un processo continuo di disoccupazione e in parte è già in atto, attraverso la distruzione delle linee di rifornimento o di depositi dietro le linee”.

“L’intensità sta aumentando, ma ci vorrà un periodo di tempo piuttosto lungo”, ha aggiunto il consigliere di Zelensky, prevedendo che man mano che la controffensiva prenderà slancio, ci saranno più incursioni in Russia da parte di gruppi ribelli russi, come il raid nella regione di Belgorod all’inizio di questa settimana.

“È la pace che lasceremo ai nostri figli e nipoti come eredità della presente generazione. Non abbiamo e non vogliamo altre alternative”. Lo ha scritto su Telegram il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. “Ma per trasmettere la pace in eredità, dobbiamo arrivare al giorno in cui potremo dire che stiamo ponendo fine a questa guerra con la nostra vittoria”.

Per raggiungere una pace “giusta e duratura”, l’Ucraina deve tornare a uno status “neutrale” e “rifiutarsi di aderire alla Nato e all’Ue”. Inoltre “vanno riconosciute le nuove realtà territoriali che si sono sviluppate a seguito della realizzazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione”. Lo ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Galuzin, in un’intervista alla Tass.

Galuzin ha ribadito che gli obiettivi della cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina sono “la protezione degli abitanti del Donbass, la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina e l’eliminazione delle minacce alla sicurezza della Russia provenienti dal suo territorio”.

“Allo stesso tempo, siamo convinti che un accordo sia possibile solo se cessano le ostilità delle forze armate ucraine e la fornitura di armi occidentali”, ha aggiunto, chiedendo garanzie sui diritti dei cittadini di lingua russa e delle minoranze.

I Paesi occidentali sono ogni giorno sempre più coinvolti nel conflitto in Ucraina. Lo ha affermato Dmitry Peskov, portavoce del presidente della Federazione Russa, in un’intervista alla televisione russa. “Difficile dire dove sia il limite – ha detto Peskov -. Il limite, in teoria, dovrebbe guidare la mente dei paesi di tutto l’Occidente, ma, purtroppo, questo non accade. È ovvio che il grado di coinvolgimento diretto e indiretto dei Paesi dell’Occidente in questo conflitto sta crescendo ogni giorno”.

“Tutto ciò – ha detto ancora il portavoce del Cremlino – può allungare il conflitto nel tempo, ma non può cambiare radicalmente la situazione. Non può cambiare affatto la situazione. La Russia continuerà l’operazione militare speciale e garantirà i suoi interessi in un modo o nell’altro, e raggiungerà gli obiettivi dichiarati”.

La Russia ha avvertito che le forniture occidentali di armi all’Ucraina rischiano di intensificare la guerra a livelli mai visti finora. Andrei Kelin, ambasciatore della Russia nel Regno Unito, ha detto alla Bbc che il suo Paese ha “enormi risorse” e deve ancora “agire molto seriamente”. Kelin ha avvertito di una “nuova dimensione” nella guerra, insistendo che Mosca “non ha ancora iniziato ad agire” con tutto il suo potenziale, poiché “la Russia è 16 volte più grande dell’Ucraina”.

La durata del conflitto, ha detto, “dipende dall’escalation della guerra e dalle azioni intraprese dai paesi della Nato, in particolare dal Regno Unito. Prima o poi, ovviamente, questa escalation potrebbe assumere una nuova dimensione di cui non abbiamo bisogno e che non vogliamo. Possiamo fare la pace domani”.

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Ucraina, i Frati di Assisi: “Zuppi inviato in missione di pace può aprire canali”

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"Non ci sono vere iniziative diplomatiche, missione ci dà tanta speranza, se d’intesa con Segreteria Stato può attivare processo"

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Un dialogo sulle questioni umanitarie può contribuire ad aiutare – seppure siano piani diversi -anche quello politico. Ne è convinto fra Giulio Cesareo, portavoce dei Frati di Assisi, pensando alla missione di pace in Ucraina che il Papa ha affidato al cardinale Matteo Zuppi che nel suo background ha svolto con successo il compito di mediatore nel processo di pacificazione che portò alla fine della guerra civile in Mozambico.

“L’importante è cominciare a parlare. Siamo grati al Papa, alla Santa Sede, a Zuppi. Se si comincia a parlare di questioni umanitarie – osserva all’Adnkronos il portavoce del Sacro Convento di Assisi – ben venga. A parte il fatto che le persone vengono sempre prima. Il cardinale Zuppi ha tanta esperienza, penso al Mozambico. Se da questo si possono aprire canali, c’è speranza che si arrivi ad altro. L’annuncio di questa missione ci ha dato tanta speranza”.

Il francescano sottolinea poi l’importanza del fatto che l’azione dell’inviato del Papa sia fatta in sinergia con la Segreteria di Stato del Vaticano: “Ho in mente l’idea del sassolino, che può diventare una valanga. Un’azione sapiente, d’intesa con la Segreteria di Stato che ha una esperienza diplomatica seria, può attivare un processo. Poi, i frutti non saranno domani ma possono diventare importanti. E’ la politica dei piccoli passi”.

Quella del Vaticano, come ha spiegato il cardinale Parolin, non sarà tanto una mediazione in senso stretto quando un aiuto nel percorso per la pace: “Io – osserva il frate francescano – non vedo vere iniziative diplomatiche attorno a questa guerra. Quindi anche la più piccola cosa, se si crea una breccia, un piccolo pertugio, poi, come dire, con un ‘piede di porco’ si possono fare cose più grandi”.

I frati di Assisi, sulla rivista San Francesco patrono d’Italia hanno ospitato una intervista a padre Stanislav Kava, custode di Santa Croce in Ucraina, nella quale il superiore dei Francescani spiega il perché vengano equivocate o sempre non comprese, “a volte anche in ambito cattolico”, le parole del Papa quando parla di “sofferenza dei due popoli” riferendosi a russi e ucraini. Padre Kava dice anche che sarà “vittoria di pace e non militare”. Conclude fra Giulio Cesareo: “Stiamo dando poco spazio alla voce della Chiesa in Ucraina. Parliamo molto noi, anche come cattolici, ma non si ascoltano molte voci della Chiesa cattolica in Ucraina”.

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Ucraina, Zelensky e le trattative: “Pace solo con vittoria”

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Le condizioni di Mosca: "Stop adesione Kiev a Nato e Ue"

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La pace tra Ucraina e Russia arriverà, ma solo con la vittoria di Kiev. Questo il messaggio su Telegram del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, all’indomani della telefonata di Lula a Putin con l’obiettivo di aprire uno spiraglio sull’avvio di trattative tra i due Paesi in guerra.

“E’ la pace che lasceremo ai nostri figli e nipoti come eredità della presente generazione. Non abbiamo e non vogliamo altre alternative. Ma per trasmettere la pace in eredità, dobbiamo arrivare al giorno in cui potremo dire che stiamo ponendo fine a questa guerra con la nostra vittoria”, le parole di Zelensky, nel giorno in cui la Cina torna a ribadire che “compirà sforzi concreti per una soluzione politica alla crisi ucraina” e di essere “fermamente dalla parte della pace e del dialogo”.

E il dialogo per trovare la pace è, nella sostanza, il contenuto della telefonata che c’è stata ieri tra il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva e il presidente russo Vladimir Putin. “Ho appena parlato al telefono con il presidente della Russia, Vladimir Putin”, ha fatto sapere Lula in un messaggio postato su Twitter. “L’ho ringraziato per l’invito a partecipare al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, e gli ho risposto che al momento non potevo andare in Russia, ma ho ribadito la disponibilità del Brasile, insieme a India, Indonesia e Cina, a dialogare con entrambe le parti in conflitto alla ricerca della pace”.

La Russia dal canto suo è aperta “al dialogo e al canale politico e diplomatico” per risolvere la crisi in Ucraina, avrebbe detto Putin nella chiamata avvenuta su iniziativa di Brasilia, secondo quanto riferito dal Cremlino. Dialogo e canali che “sono ancora bloccati da Kiev e dai suoi sponsor occidentali”, avrebbe sottolineato il presidente russo.

Il Cremlino ha riferito inoltre di un “colloquio dal carattere costruttivo e sostanziale”. Putin e Lula “hanno parlato di questioni relative al lavoro congiunto nell’ambito dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e di altri formati multilaterali”, fa sapere ancora il Cremlino, aggiungendo che Lula ha condiviso con il presidente russo le sue valutazioni dopo il G7. I due presidenti hanno parlato anche delle “questioni attuali inerenti la partnership strategica Russia-Brasile” e “manifestato reciproco interesse per il suo ulteriore sviluppo” così come per “l’espansione della cooperazione concreta in vari settori”.

La Cina già ieri aveva affermato di promuove il ripristino della pace in Ucraina e sostenere “l’indipendenza strategica dei paesi europei”. Questo il messaggio portato dall’inviato cinese nei suoi incontri con i rappresentanti europei ieri a Bruxelles, secondo quanto si legge sul sito del ministero degli Esteri cinese. Il testo viene rilanciato dalla Tass. “La Cina ha sempre avuto una posizione equilibrata sulla questione ucraina e promuove attivamente il ripristino della pace e l’avanzamento dei colloqui di pace” – ha detto Li, secondo il sito del ministero degli Esteri cinese – la Cina sostiene l’indipendenza strategica dei paesi europei. Stiamo facendo sforzi per il bene della stabilità dell’Europa a lungo termine”.

Secondo Li vi sono “diverse somiglianze nelle posizioni ” europee e cinesi sull’Ucraina. “La Cina – si legge ancora – è pronta a unire le forze con la parte europea per mettere in pratica l’importante consenso raggiunto fra la Cina e la leadership europea”. Infine, afferma Li, la Cina cerca di assicurare la stabilità nei rapporti sino-europei e di “contrastare l’incerta situazione nell’area internazionale”

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in risposta ha “ribadito” ieri l'”impegno” di Mosca per una “soluzione politico-diplomatica” del conflitto in Ucraina, dopo l’invasione russa iniziata il 24 febbraio dello scorso anno, rende noto il ministero degli Esteri di Mosca dopo il colloquio tra Lavrov e Li Hui, che a metà maggio era stato a Kiev. “Lavrov ha espresso gratitudine alla Cina per la posizione equilibrata sulla crisi ucraina, ha apprezzato molto la disponibilità di Pechino a svolgere un ruolo positivo – ha fatto sapere il dicastero – Il ministro degli Esteri ha ribadito l’impegno di Mosca a una soluzione politico-diplomatica del conflitto, rilevando i grandi ostacoli posti dalla parte ucraina e dai suoi curatori occidentali per la ripresa dei colloqui di pace”.

Per raggiungere una pace “giusta e duratura”, l’Ucraina deve tornare a uno status “neutrale” e “rifiutarsi di aderire alla Nato e all’Ue”. Inoltre “vanno riconosciute le nuove realtà territoriali che si sono sviluppate a seguito della realizzazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione”. Lo ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Galuzin, in un’intervista alla Tass.

Galuzin ha ribadito che gli obiettivi della cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina sono “la protezione degli abitanti del Donbass, la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina e l’eliminazione delle minacce alla sicurezza della Russia provenienti dal suo territorio”.

“Allo stesso tempo, siamo convinti che un accordo sia possibile solo se cessano le ostilità delle forze armate ucraine e la fornitura di armi occidentali”, ha aggiunto, chiedendo garanzie sui diritti dei cittadini di lingua russa e delle minoranze.

“La mediazione della Santa Sede è già stata rifiutata: anche oggi ho visto sulla stampa che uno dei consiglieri più ascoltati di Zelensky ha detto che non ‘ci sarà nessuna mediazione, a meno di un ritiro totale delle truppe russe dai territori occupati, non siamo disposti a cedere di un millimetro del nostro territorio’. Quindi, capisce, che è difficile parlare di mediazione dopo queste prese di posizione. Tuttavia, dobbiamo tentare in tutti i modi di creare le condizioni, un’atmosfera che possa portare a qualche passo in avanti. Questo è il senso della missione”. Così all’Adnkronos il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, a margine della presentazione nella sede dell’Ospedale Gemelli Isola Tiberina del ‘progetto San Bartolomeo’ per facilitare l’accesso alle cure a persone con fragilità.

“Con il cardinale Zuppi – sottolinea Parolin – stiamo ragionando sulle tecnicità, i tempi e i modi. Ma bisogna tener conto della disponibilità degli interlocutori, che in generale c’è. Non escludiamo nessun interlocutore, ci sono i cinesi, gli americani ma si tratterà di vedere. In un primo momento ci sarà un approccio con le due capitali poi si vedrà da questo primo passo cosa potrà nascere. La pace non la esclude nessuno, ma non c’è nulla di concreto” conclude.

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Panico in aereo, apre portellone in volo: “Voglio scendere”

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Paura in Corea del Sud, apre il portello a 200 metri dal suolo

“Voglio scendere”. E apre il portellone dell’aereo prima dell’atterraggio. Panico sul volo della Asiana Airlines diretto da Jeju a Daegu, in Corea del Sud. Prima dell’atterraggio, nella fase finale del volo ad un’altitudine di 200 metri, un uomo di circa 30 anni si è alzato e ha aperto il portellone perché si sentiva “a disagio”. Qualche passeggero ha cercato di bloccare l’uomo, che è riuscito ad aprire parzialmente il portello. Gli altri viaggiatori si sono aggrappati ai sedili, nella cabina sferzata da potentissime raffiche di vento. Nove persone sono state trasportate in ospedale per problemi respiratori e sono state dimesse nel giro di due ore. L’uomo che ha aperto il portellone è stato arrestato. Alla polizia, secondo i media sudcoreani, ha spiegato che intendeva semplicemente ”scendere” dall’aereo. Il giovane, a quanto pare, avrebbe manifestato segni di stress dopo aver perso il lavoro recentemente.

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Russia, attacco droni contro sede oleodotto di Pskov

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Esplosione di un edificio amministrativo nella regione

Un’esplosione ha danneggiato questa mattina un edificio amministrativo in territorio russo, nel distretto di Nevelsky, regione di Pskov. A riferirne è stato il governatore Mikhail Vedernikov. “Una sede amministrativa competente per il vicino oleodotto nei pressi dell’insediamento di Litvinovo, distretto di Nevelsky, è stato danneggiato da un’esplosione questa mattina presto. Nessuno è rimasto ferito”, ha scritto su Telegram. “Secondo le prime informazioni, l’edificio è stato danneggiato dall’attacco di due droni. Le conclusioni finali saranno disponibili dopo che gli inquirenti avranno fornito i loro risultati”, ha concluso Vedernikov, citato dalla Tass.

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Ucraina pronta a controffensiva: “Tempo di riprendere ciò che è nostro”

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Parlano i responsabili di forze armate e sicurezza di Kiev: "Domani, dopodomani o tra una settimana, non possiamo commettere errori". 007 Gb: "Forze Wagner ridispiegate da Bakhmut in altre regioni"

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“E’ tempo di riprenderci ciò che è nostro”. Queste le parole del comandante in capo delle forze armate dell’Ucraina, Valerii Zaluzhnyi, a commento di un video postato su Telegram che contiene una preghiera per la liberazione dell’Ucraina. “Benedici la nostra offensiva decisiva!”, ha scritto, secondo quanto riporta Ukrinform, che cita poi la pagina Facebook dello Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, secondo cui nell’ambito della “campagna di supporto informativo” per le Forze Armate è stato diffuso “uno spettacolare video” dedicato alla liberazione dell’Ucraina dagli invasori russi.

In un’intervista alla Bbc, uno dei più alti responsabili della sicurezza in Ucraina, Oleksiy Danilov segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa, ha intanto annunciato che il Paese è pronto a sferrare la controffensiva, che potrebbe avvenire “domani, dopodomani o tra una settimana”. Il governo ucraino – ha aggiunto – “non può permettersi di commettere errori” sulla decisione perché si tratta di “un’opportunità storica” che “non possiamo perdere”.

Le forze armate ucraine – ha precisato Danilov – sferreranno l’assalto quando i comandanti avranno calcolato che “possiamo ottenere il miglior risultato” in quella precisa fase della guerra. E alla domanda se le forze armate ucraine fossero pronte per l’offensiva, ha risposto: “Siamo sempre pronti. Così come eravamo pronti a difendere il nostro paese in qualsiasi momento. E non è una questione di tempi”. “Dobbiamo capire che questa occasione storica che ci è stata data – da Dio – al nostro paese non possiamo perderla, così potremo davvero diventare un grande paese europeo indipendente”, ha aggiunto.

“Potrebbe succedere domani, dopodomani o tra una settimana”, ha continuato. “Sarebbe strano – ha poi osservato – se dovessi fornire le date di inizio di quello o quegli eventi. Non si può fare… Abbiamo un compito di grande responsabilità rispetto al nostro paese. E comprendiamo che non abbiamo il diritto di commettere errori”.

Quanto alle voci su una controffensiva già in corso, Danilov ha lasciato intendere che non hanno fondamento: “La demolizione dei centri di controllo russi e delle attrezzature militari russe” è compito delle forze armate ucraine dal 24 febbraio dello scorso anno. Non abbiamo giorni liberi in questa guerra”.

L’intervista alla Bbc in cui Danilov ha parlato dell’annunciata controffensiva ucraina per liberare i territori occupati dalle forze russe è stata interrotta da un messaggio telefonico con cui il presidente Volodymyr Zelensky convocava Danilov ad un incontro dedicato proprio alla prevista operazione militare ucraina. E’ quanto riporta l’emittente britannica sul suo sito.

Durante l’intervista, Danilov ha anche confermato che parte dei mercenari di Wagner si stanno ritirando dalla città di Bakhmut, precisando però che si stanno “raggruppando in altre tre località”. Quindi il ritiro “non significa che smetteranno di combattere con noi”. Quanto all’inizio del dispiegamento di armi nucleari russe in Bielorrusia, Danilov si è mostrato tranquillo: “Per noi non è una novità”, ha affermato.

I mercenari di Wagner hanno verosimilmente iniziato a ritirarsi da alcune delle loro postazioni intorno a Bakhmut e verranno probabilmente utilizzati per altre operazioni offensive nella regione del Donbass. A scriverne è l’intelligence britannica nel suo ultimo rapporto quotidiano sulla situazione al fronte divulgato dal ministero della Difesa di Londra.

“Le forze del gruppo Wagner – vi si legge – hanno probabilmente iniziato a ritirarsi da alcune delle loro posizioni intorno alla città di Bakhmut, nel Donetsk. Il 25 maggio scorso, il capo di Wagner, Yevgeny Prigozhin, ha dichiarato che il ritiro delle sue forze da Bakhmut era iniziato e che il passaggio delle posizioni al Ministero della Difesa russo sarebbe proseguito fino al primo giugno. Anche il viceministro della difesa ucraino ha confermato l’avvicendamento di forze alla periferia della città”.

“A partire dal 24 maggio – prosegue il rapporto – le cosiddette forze della Repubblica popolare di Donetsk sono probabilmente entrate in città per avviare le operazioni di sminamento. Nelle ultime settimane, elementi della 31ma brigata delle forze aviotrasportate russe si sono spostate dall’area di Svatove-Kreminna per andare a rafforzare i fianchi di Bakhmut”.

“Al 16 maggio le forze ucraine – conclude – avevano preso 20 chilometri quadrati alla periferia di Bakhmut. È probabile che la rotazione delle forze di Wagner continui per fasi in modo da prevenire il collasso nelle sacche intorno alla città. Nonostante le divergenze tra Prigozhin e il ministero della Difesa russo, le forze di Wagner saranno probabilmente utilizzate per ulteriori operazioni offensive nel Donbass”.

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Default Usa 2023, negoziati su tetto debito: Biden “ottimista”

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Yellen ha spostato al 5 giugno la data di un possibile default in caso di mancato accordo tra dem e repubblicani

“Per quanto riguarda il tetto del debito, le cose si presentano bene. E sono ottimista”. A dichiararlo è stato il presidente americano Joe Biden ieri sera alla Casa Bianca.

La segretaria al Tesoro degli Stati Uniti Janet Yellen ha spostato ieri al 5 giugno la data di un possibile default nel caso di un mancato accordo fra democratici e repubblicani.

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Ucraina, armi nucleari russe a Minsk: la reazione di Biden

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La Russia ha già consegnato alla Bielorussia un sistema di difesa missilistica Iskander

Il presidente americano Joe Biden ha detto di aver avuto una “reazione estremamente negativa” alla notizia del trasferimento di armi nucleari russe in territorio bielorusso. A Mosca, nel quadro del Foro economico eurasiatico, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, aveva reso noto di aver avuto conferma dal suo omologo russo Vladimir Putin dell'”inizio del trasferimento”.

I ministri della Difesa dei due paesi Sergei Shoigu e Viktor Jrenin, hanno firmato giovedì a Minsk una serie di intese per stabilire la procedura da seguire. Il primo luglio è prevista la conclusione della costruzione di una serie di impianti di stoccaggio. Mosca ha già consegnato a Minsk un sistema di difesa missilistica Iskander, che può trasportare testate nucleari.

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Ucraina chiede F-16, Kiev: “48 aerei per battere la Russia”

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Per gli Usa, i caccia non sono "un'arma miracolosa"

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L’Ucraina ha bisogno di 48 caccia F-16 per dare la svolta alla guerra con la Russia. Il numero preciso viene citato espressamente da Kiev: “Quattro squadroni di caccia F-16 (48 aerei in totale ndr) sono esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per liberare il nostro Paese dall’aggressore”, scrive il ministero della Difesa ucraino su Twitter, accompagnando il post con un’immagine che mostra la torre del Cremlino mentre viene grattugiata da una grattugia le cui lame sono disegnate a forma di aereo.

Il governo ucraino spera di assicurarsi presto i caccia di produzione statunitense, che costituirebbero un significativo aggiornamento dell’aviazione di Kiev e sarebbero determinanti per sconfiggere la Russia. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, da tempo ripete che la consegna degli F-16 potrebbe inviare anche un segnale forte, facendo capire che l’invasione russa sta fallendo.

La fornitura di caccia F-16 chiama in causa soprattutto gli Usa. I caccia, magari forniti da paesi che hanno acquistato i velivoli da Washington, non sarebbero “l’arma miracolosa”, secondo il capo degli Stati Maggiori Riuniti, Mark Milley, intervenendo ad un incontro del gruppo internazionale che coordina gli aiuti militari all’Ucraina. “Qualche volta le cose volta le cose vengono etichettate, si dice ‘sarà l’arma magica”, dice, aggiungendo che però “non ci sono armi magiche, nè gli F-16 né altre armi”.

“Faremo tutto il possibile, anche l’impossibile, per accelerare la fornitura di altri sistemi di difesa aerea di alta qualità all’Ucraina”, afferma intanto Zelensky, dopo aver denunciato come “pura atrocità” l’attacco missilistico russo di oggi contro Dnipro in cui sono stati colpiti un ospedale e una clinica veterinaria. Sono “creature malate” aggiunge, riferendosi ai militari russi.

“Due persone sono state uccise in questo attacco,. Le mie condoglianze ai parenti e gli amici. Ancora non sono state rimosse tutte le macerie. Più di 30 persone sono state ferite, fra cui due bambini”, dichiara Zelensky, citato da Ukrainska Pravda.

La giornata si chiude con le news che arrivano da Mariupol. Le forze ucraine hanno attaccato la città controllata dai russi con due missili a lungo raggio, secondo quanto denunciato le autorità della Repubblica popolare di Donetsk citate dalla Tass. Non ci sono conferme indipendenti sulla causa delle esplosioni. Su Telegram, il profilo del deposto consiglio comunale riferisce che è stata colpita l’area dell’acciaieria Azovstal.

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