

Cultura
Premio Fondazione Primoli a Corneli, Messina e Masia

Giorgiomaria Cornelio per la poesia italiana, Marine Messina per il romanzo francese e Giorgia Masia per la fotografia sono i vincitori dei premi Primoli 2022. La Fondazione Primoli, presieduta da Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia dei Lincei, è impegnata sin dal 1928 nella promozione della cultura letteraria e artistica fra Italia e Francia, assegna ogni anno tre premi internazionali dedicati alla figura del suo fondatore Giuseppe Primoli: un premio per la fotografia, nell’intento di ricordare l’opera fotografica di Giuseppe Primoli e di promuovere la ricerca e la produzione di giovani fotografi (in ogni edizione il premio è dedicato a un tema differente); due premi letterari, per il romanzo e per la poesia, nell’intento di promuovere le opere prime di giovani autori, sotto i 35 anni, di lingua italiana e francese, e incoraggiare così giovani talenti.
Le commissioni esaminatrici si fanno un punto d’onore nell’essere totalmente indipendenti da logiche editoriali o accademiche: ne è garante l’autorevolezza della Fondazione, che svolge la sua attività da quasi un secolo, sempre impostata sulla qualità scientifica delle sue iniziative e dei suoi organi scientifici, presieduti dai più celebri studiosi italiani, da Mario Praz a Ettore Paratore a Massimo Colesanti. I vincitori dell’edizione 2022 sono per la Poesia italiana Giorgiomaria Cornelio con la raccolta La consegna delle braci pubblicata da Luca Sossella editore. Per il Romanzo francese Marine Messina con Le vertige des acrobates pubblicato da Presses Universitaires de Vincennes “Singulières migrations”. Per la Fotografia: Giorgia Masia con il progetto Barcellona ogni angolo è arte.
Menzione speciale a Irene Carnevale con il progetto Io vengo dalla luna // MAAM edition. Sarà possibile visitare presso la Fondazione, via Zanardelli 1, la mostra dei due progetti fotografici premiati fino al 16 giugno.
Cultura
Trio di capolavori di Cezanne all’asta a New York

Arrivano a Christie's dalla collezione del Museo Langmatt di Baden, in Svizzera

Tre capolavori del pittore francese Paul Cezanne (1839-1906), due nature morte e un paesaggio, andranno all’asta da Christie’s a New York il prossimo 9 novembre. Si tratta di “Fruits et pot de gingembre”, “Quatre pommes et un couteau” e “La mer à L’Estaque”. Questo eccezionale trio arriva a Christie’s dalla collezione del Museo Langmatt di Baden, in Svizzera, sede di una delle più straordinarie collezioni di arte impressionista in Europa, assemblata con cura e passione all’inizio del XX secolo dai famosi collezionisti Sidney e Jenny Brown.
Il pezzo forte del trio all’asta è l’eccezionale “Fruits et pot de gengembre” (stima 35 milioni – 55 milioni di dollari). Questo dipinto iconico fa parte di un gruppo selezionato di tele che Cezanne dipinse tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta dell’Ottocento. Con quest’opera, Cezanne raggiunse un nuovo livello di raffinatezza nel trattamento della natura morta, esibendo una ricca complessità nel suo approccio formale al colore e allo spazio. Questo dipinto proviene dall’ambita e importante serie di composizioni di nature morte di Cezanne, ora celebrate come i suoi successi artistici distintivi, insieme alla serie delle “Bagnanti” e alle vedute di Mont Sainte-Victoire. I soggetti all’interno di “Fruits et pot de gingembre” dialogano tra loro, assumendo caratteristiche quasi umane. Quest’opera è stata molto probabilmente dipinta nello studio che Cezanne teneva nella tenuta dei suoi genitori, alla periferia di Aix-en-Provence, lo stesso luogo in cui dipinse la sua celebre serie “Giocatori di carte”.
La seconda opera in offerta, “Quatre pommes et un couteau” (7 milioni – 10 milioni di dollari) esplora uno dei soggetti preferiti e più famosi di Cezanne: la mela. Essendo stato in gran parte assente dalla sua opera negli anni Sessanta dell’Ottocento, il frutto, ormai indissolubilmente legato all’identità dell’artista francese, cominciò ad apparire nelle composizioni di Cézanne con maggiore frequenza negli anni Settanta dell’Ottocento, poi per tutto il resto della sua carriera, in tutti i tipi di arrangiamenti e ambientazioni. Allontanandosi dalla spontaneità e dal tocco spezzato della classica tecnica impressionista che aveva dominato il suo lavoro fino a quel momento, qui l’artista utilizza uno stile pittorico distinto e strettamente costruito, abbracciando una tecnica e un approccio più strutturati alla resa formale.
Il dipinto finale del trio, “La mer à l’Estaque” (3 milioni – 5 milioni di dollari) è una veduta paesaggistica dipinta alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento, raffigurante il golfo di Marsiglia. L’olio su tela racchiude la crescente audacia dello stile di Cézanne durante il tempo trascorso a guardare i panorami di L’Estaque, un pittoresco villaggio di pescatori sulla costa mediterranea che ha fatto da cornice ad alcuni dei paesaggi più innovativi della carriera del pittore.
Max Carter, vice presidente 20th/21st Century Art di Christie’s, sottolinea in una dichiarazione: “Cézanne è il padre dell’arte moderna e molte delle sue opere maggiori furono viste per l’ultima volta sul mercato entro trent’anni dalla sua morte. Il trio di Cezannes proveniente dal Museo Langmatt fu acquisito in quel periodo vitale e rappresenta due dei motivi essenziali dell’artista e dei lasciti alle generazioni successive: il suo approccio radicale alla natura morta e la veduta del golfo di Marsiglia da L’Estaque. Non potremmo essere più onorati di trattare questo gruppo storico, soprattutto ‘Fruits et pot de gingembre’, una delle più importanti e raffinate nature morte di Cézanne mai vendute all’asta”.
Cultura
Con “I lupi dentro”, da oggi in libreria, il premio Strega Nesi conclude il suo ciclo di romanzi con Fede Carpini protagonista

Edito da La Nave di Teseo, narra la fine delle avventure iniziate con "Fughe da fermo" dell'esordio

Da oggi in libreria il romanzo conclusivo del ciclo iniziato da Edoardo Nesi nel 1995: si intitola “I lupi dentro” ed è edito da La Nave di Teseo. L’autore torna infatti a raccontare il mondo dimentico e insensato nel quale ci troviamo a vivere e sceglie di farlo con questo romanzo sentito e struggente attraverso il personaggio con cui esordì nella narrativa.
Fede Carpini, già protagonista di “Fughe da fermo”, fu al centro del suo fortunato esordio: adesso insegue il sogno impossibile di vivere ancora una volta una grande giornata, prima di vedersi portar via dagli ufficiali giudiziari la poca roba che gli è rimasta: segno di un patrimonio conquistato dal padre nella fulgida età dell’oro degli anni Ottanta, svanito poi in pochi anni con l’avvento della globalizzazione. Mentre vive quel giorno come fosse l’ultimo, portando allo stremo una sformata figura di ex-bello, ormai sessantenne, e la sua vecchia Porsche 964, saranno i ricordi di un’epoca e d’una vita incomparabilmente migliore ad accompagnarlo. Il riaffiorare del volto di Ginevra, la donna più bella del mondo, lo accarezzerà e, al tempo stesso, lo tormenterà.
Sorridendo amaro, spesso ridendo, si celebrano una vita ineguagliabile, un’epoca perduta e una sconfitta colossale. Ma quest’ultimo giorno dovrà essere eclatante, sfrontato e eccessivo, come lo è stata tutta la vita del Carpini. Accelerato, incalzante, comico e tragico, instillato della forza vitale che ci costringe a guardare avanti anche quando una lacrima di commozione inevitabilmente si affaccia. Nesi ha ricevuto il Premio Strega nel 2011 con “Storia della mia gente” sulla realtà tessile di Prato, dove lo scrittore è nato il 9 novembre 1964.
Cultura
Sangiuliano: “Tutelare identità storico-culturali alla base dell’Europa”

Oggi a Caceres in Spagna riunione dei ministri della Cultura

“Più siamo forti e consapevoli della nostra identità storico-culturale, delle nostre radici, meglio sapremo aprirci al dialogo con gli altri”. Lo ha detto il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, concludendo il suo intervento alla riunione dei Ministri della Cultura dell’Unione europea, convocata a Caceres dalla presidenza spagnola. Nella sessione dedicata al tema della cultura come bene pubblico globale, il Ministro ha citato il filosofo e saggista Ortega y Gasset, secondo cui, nel modernizzare la società e la cultura, si deve tener conto dell’esperienza storica e dell’identità nazionale di ciascun popolo.
“È’ necessario che l’Unione tuteli e promuova le lingue e le tradizioni europee, il patrimonio materiale e immateriale, in definitiva i valori e gli ideali europei”, ha aggiunto il Ministro il quale, insieme all’omologa tedesca Claudia Roth, ha ricordato che l’Unione europea deve sostenere l’Ucraina nella difesa del suo patrimonio culturale dall’invasione russa, che è anche una “guerra culturale”.
“Forti della propria identità, le istituzioni culturali europee devono promuovere la creatività contemporanea”, ha sottolineato Sangiuliano che, al riguardo, ha illustrato i progetti della “Capitale italiana dell’Arte Contemporanea” e della “Capitale del Libro” e gli altri programmi sviluppati dal Ministero della Cultura per sostenere le industrie culturali italiane.
Cultura
Ken Follett, esce ‘Le armi della luce’: quinto capitolo della saga di Kingsbridge

Porta i lettori tra il 1792 e il 1824, un'epoca di grandissimi cambiamenti, in cui il progresso si scontra con le tradizioni del vecchio mondo rurale e il governo dispotico è determinato a fare dell’Inghilterra un potente impero commerciale

Esce martedì 26 settembre, in contemporanea mondiale (in Italia da Mondadori) ‘Le armi della luce’, il nuovo romanzo dello scrittore britannico Ken Follett, uno degli autori di bestseller più letti e amati al mondo (con 36 libri pubblicati e più di 188 milioni di copie vendute), che rappresenta il q.
Follett, che vive in Inghilterra, nell’Hertfordshire, con la moglie Barbara, in ‘Le armi della luce’ porta i lettori tra il 1792 e il 1824, un’epoca di grandissimi cambiamenti, in cui il progresso si scontra con le tradizioni del vecchio mondo rurale e il governo dispotico è determinato a fare dell’Inghilterra un potente impero commerciale.
A Kingsbridge l’industrializzazione si fa rapidamente strada riducendo alla miseria la maggior parte della popolazione dedita alla manifattura tessile, la principale fonte di reddito della città. La vita di un gruppo di famiglie collegate tra loro viene stravolta dalla nuova era delle macchine, mentre imperversa la guerra con la vicina Francia di Napoleone Bonaparte che giunge alla sua epocale conclusione con la battaglia di Waterloo. Scoppiano le rivolte del pane, gli scioperi e la ribellione contro l’arruolamento forzato nell’esercito. Una coraggiosa filatrice, un ragazzo geniale, una giovane idealista che fonda una scuola per bambini disagiati, un commerciante di tessuti travolto dai debiti del padre, una moglie infedele, un operaio ribelle, un artigiano intraprendente, un vescovo inetto, un ricco imprenditore senza scrupoli sono solo alcuni dei personaggi che animano questa storia indimenticabile.
Sin dal primo bestseller (‘La cruna dell’ago’, spy story ambientata durante la Seconda guerra mondiale), Ken Follett (‘I pilastri della terra’ è il suo libro più noto) ha abituato i lettori a eroine ed eroi carismatici, che in questo caso combattono per un futuro libero dall’oppressione, personaggi cattivi e perversi, che in ‘Le armi della luce’ cercano di mantenere a ogni costo i loro privilegi, in un intreccio di dettagli storici accuratamente documentati.
Cultura
Inaugurata mostra dedicata a Rocco Scotellaro nella Galleria nazionale di Roma

L'iniziativa è promossa da Regione Basilicata e Apt, con il patrocinio del Comune di Tricarico e della Fondazione Matera Basilicata 2019
Nella Galleria Nazionale di Roma è stata inaugurata la mostra ”E la mia patria è dove l’erba trema”, inserita nel calendario del centenario della nascita di Rocco Scotellaro, poeta e sindaco socialista di Tricarico (Matera) che portò alla luce la condizione di miseria dei contadini. L’iniziativa è promossa da Regione Basilicata e Apt, con il patrocinio del Comune di Tricarico e della Fondazione Matera Basilicata 2019. La mostra, a cura di Giuseppe Appella, accoglie 45 artisti, pittori e scultori, di sette generazioni: Carlo Lorenzetti, Ruggero Savinio, Mario Raciti, Giuseppe Pirozzi, Paolo Icaro, Giulia Napoleone, Claudio Verna, Emilio Isgrò, Mario Cresci, Assadour, Giancarlo Limoni, Mimmo Paladino, Stefano Di Stasio, Sandro Sanna, Ernesto Porcari, Gregorio Botta, Giuseppe Modica, Giuliano Giuliani, Nunzio, Lucilla Catania, Roberto Almagno, Claudio Palmieri, Giovanna Bolognini, Giuseppe Salvatori, Gianni Dessì, Marco Tirelli, Felice Levini, Enrico Pulsoni, Salvatore Cuschera, Andrea Fogli, Franco Fanelli, Giuseppe Caccavale, Elvio Chiricozzi, Elisabetta Benassi, Giuseppe Capitano, Ciro Vitale, Giuseppe Ciracì, Pierpaolo Lista, Francesco Arena, Alberto Gianfreda, Laura Paoletti, Ilaria Gasparroni, Antonio Della Guardia, Veronica Bisesti, Ado Brandimarte.
All’inaugurazione hanno partecipato la direttrice della Galleria, Cristiana Collu, il presidente della Regione Vito Bardi, il direttore generale di Apt Basilicata, Antonio Nicoletti, il curatore Appella, e agli artisti. Per Bardi la mostra è ”un’altra importante tappa del viaggio intrapreso dalla Regione Basilicata per celebrare autorevolmente i cento anni dalla nascita di una personalità ricca e complessa come quella del sindaco poeta di Tricarico, Rocco Scotellaro”. Il presidente lucano ha ringraziato tutti coloro che hanno contributo alla realizzazione della collettiva con cui ”attraverso le diverse forme della creatività artistica e i suoi molteplici linguaggi, possiamo infatti leggere ed esplorare più in profondità e senza schemi e pregiudizi l’anima di questo figlio della Basilicata, e il suo originale sguardo sul mondo, non solo su quello contadino, ma anche sul mondo della cultura in generale”.
Cultura
Premi: Estense, vince Gaia Tortora con ‘Testa alta, e avanti’ (Mondadori)


La giornalista Gaia Tortora con “Testa alta, e avanti” (Mondadori), in cui racconta la vicenda dell’arresto neo 1983 del padre Enzo Tortora, vittima di un clamoroso errore giudiziario visto con gli occhi della sua famiglia, ha vinto la 59esima edizione del Premio Estense. Il verdetto è arrivato alla quinta votazione con 22 preferenze, al termine di un appassionante testa a testa con Paolo Borrometi e il suo “Traditori. Come fango e depistaggio hanno segnato la storia italiana” (Solferino). La votazione è stata caratterizzata da un confronto vivace e partecipato tra la giuria tecnica, presieduta da Alberto Faustini, e quella popolare.
Le due giurie oggi, sabato 23 settembre, si sono riunite al Teatro Comunale ‘Claudio Abbado’ di Ferrara per discutere e votare il vincitore all’interno della quartina finalista composta oltre che da Gaia Tortora e Paolo Borrometi, da Ezio Mauro con “L’anno del fascismo. 1922. Cronache della Marcia su Roma” (Feltrinelli) e Marcello Sorgi con “Mura. La scrittrice che sfidò Mussolini” (Marsilio).
Il presidente Alberto Faustini – portavoce della giuria tecnica composta da Michele Brambilla, Luigi Contu, Tiziana Ferrario, Paolo Garimberti, Jas Gawronski, Giordano Bruno Guerri, Agnese Pini, Venanzio Postiglione, Alessandra Sardoni e Luciano Tancredi – ha osservato: “La cosa bella di questa edizione è stata la competizione vera fino all’ultimo. I quattro libri finalisti sono individuali e collettivi perché parlano di storie che riguardano il nostro Paese, esattamente come quella raccontata da Gaia Tortora. E’ certamente la storia di una famiglia, un’autobiografia emotiva, ma anche e soprattutto la storia di un Paese che si è confrontato con la mala giustizia, paradossalmente anche grazie alla popolarità del protagonista, diversamente non ci saremmo mai interrogati così tanto sul tema. Ancora una volta è emerso quanto sia libera la giuria, nessuno di noi riesce a fare previsioni alla vigilia e non riesce a farlo nemmeno un giurato popolare”.
Gian Luigi Zaina, presidente della Fondazione Premio Estense, ha dichiarato: “Non era facile prevedere l’esito finale perché i quattro libri sono tutti di alto valore. Il titolo di Gaia Tortora è senz’altro d’impatto perché racconta una storia familiare dal punto di vista di chi l’ha vissuta in prima persona, dovendo convivere con il trauma causato da un clamoroso errore giudiziario”.
Gaia Tortora con “Testa alta, e avanti” (Mondadori) racconta la sua storia, nella consapevolezza che non sia solo sua: ogni giorno tre innocenti finiscono in carcere per errore, più di mille cittadini l’anno. E i media continuano a comportarsi come fecero con suo padre: titoloni per additare i presunti colpevoli e, quando va bene, trafiletti seppelliti nelle ultime pagine a segnalare l’assoluzione, il proscioglimento, l’errore giudiziario. Condividere il proprio intimo dolore, allora, diventa un modo per combattere contro l’ingiustizia, per impedire che tutto ciò si possa ripetere. E andare avanti, come le diceva suo padre, a testa alta.
Gaia Tortora ha commentato così il risultato che l’ha vista vincitrice: “Nel mio cuore considero la vittoria al fotofinish con il mio amico Paolo Borrometi un ex aequo, sono due libri che raccontano la storia d’Italia seguendo filoni paralleli, sui quali ci sarebbe ancora molto da dire. Dedico questo riconoscimento a quella ragazza di terza media e quindi ai ragazzi delle scuole e delle carceri dove continuo ad andare, soprattutto in quelle minorili. Vorrei che i ragazzi, attraverso il mio libro, comprendessero che giudicare subito è sbagliato e che utilizzassero la loro testa per farsi una propria idea”.
Al termine della votazione è intervenuto il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che ha dichiarato: “Sono felice di aver assistito ad una parte del lavoro delle due giurie che attesta la piena democraticità del Premio Estense. Gaia Tortora, una grande donna che racconta la storia di un grande padre, un uomo che è stato l’emblema di tutti quelli che hanno patito per una cattiva giustizia”.
Sempre al Teatro Comunale ‘Claudio Abbado’ si è svolta la cerimonia di premiazione, condotta da Cesara Buonamici, con la consegna dell’Aquila d’Oro a Gaia Tortora e del 39° “Riconoscimento Gianni Granzotto. Uno stile nell’informazione” al giornalista Federico Rampini. Il riconoscimento è stato assegnato dalla giuria presieduta dal presidente della Fondazione Premio Estense, Gian Luigi Zaina. e composta da sette imprenditori dei territori di Bologna, Ferrara e Modena (Patrizia Bauer, Luca Cimarelli, Maria Rita Giberti, Paolo Golinelli, Paolo Moscatti, Silvia Pasquali e Giorgio Piacentini).
Il Premio Estense, che dal 1965 premia l’eccellenza del giornalismo italiano, quest’anno con 69 titoli ha registrato il più alto numero di volumi candidati della storia della manifestazione.
Da quest’anno main sponsor del Premio Estense è Azimut Holding. Monica Liverani, Ad di Azimut Capital Management e Managing Director di Emilia-Romagna, Marche e Umbria, nonchè Chief Sustainability Officer di Azimut Holding, ha dichiarato: “Siamo profondamente onorati di aver portato il contributo di Azimut al Premio Estense, in un’edizione straordinaria per qualità espresse e adesioni. Il nostro sostegno al Premio, che da quasi sessant’anni continua ad incoraggiare e celebrare l’eccellenza nel giornalismo italiano favorendo un dibattito costruttivo su temi di attualità spesso complessi, nasce dal comune impegno per la promozione della cultura e l’importanza del dialogo secondo i valori di responsabilità sociale d’impresa che da sempre guidano il nostro Gruppo nel contribuire al progresso economico e sociale delle comunità in cui operiamo”.
Cultura
Pompei, via libera all’ampliamento della ‘Buffer Zone’ del sito Unesco

L'iter durato 10 anni, ora l'area raggiunge un'estensione complessiva di 17,26 kmq: dieci i comuni coinvolti. Sangiuliano: "Risultato importante"

Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha approvato la proposta di ampliamento della cosiddetta Buffer Zone (zona cuscinetto) del sito Unesco 829 “Aree Archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata”, al termine di un iter durato circa 10 anni. Dieci sono i Comuni coinvolti e gravitanti nel territorio della nuova Buffer Zone, che oggi raggiunge un’estensione complessiva di 17,26 kmq comprendente Portici, Ercolano, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Terzigno Trecase, Pompei e Castellammare di Stabia a fronte degli originari 0,24 kmq che interessavano i soli Comuni di Pompei, Torre Annunziata ed Ercolano nel 1997.
La revisione della Buffer Zone consentirà di proseguire in modo ancor più incisivo nell’azione avviata tra istituzioni e Comuni, finalizzata a promuovere lo sviluppo sostenibile del territorio, nel pieno rispetto dell’Eccezionale Valore Universale (OUV) del sito.
La proposta approvata fu avanzata nel corso del 2021 e la sua formulazione nasce dal lavoro coordinato condotto dal Parco archeologico di Pompei e dal Parco archeologico di Ercolano, in sinergia con l’Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura. La nuova perimetrazione della zona cuscinetto tiene conto di una serie di richieste e suggerimenti avanzati da parte del Comitato del Patrimonio Mondiale, e nasce dal condiviso intendimento di potenziare le strategie di protezione del sito seriale e di ispirare a queste le attività di riqualificazione e rigenerazione dei territori circostanti. Centrale nella proposta presentata dal Ministero è stata la tutela del paesaggio e delle visuali da e sui siti archeologici, valori che sono stati ritenuti fondamentali per lo sviluppo culturale, sociale ed economico dell’area.
Il territorio di riferimento è stato, nel frattempo, interessato da un piano strategico, elaborato dall’Unità Grande Pompei (UGP) in condivisione con gli enti locali coinvolti e approvato nel 2018 dal suo Comitato di Gestione (che riunisce i Sindaci dei Comuni che oggi ricadono nella nuova Buffer Zone) i cui obiettivi sono il potenziamento dell’attrattività turistica dell’area, il miglioramento dell’accessibilità ai siti della cultura, il recupero ambientale dei paesaggi degradati e compromessi e la riqualificazione urbana.
Per la realizzazione del piano strategico nel corso del 2022 è stato sottoscritto il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) “Vesuvio-Pompei-Napoli” che prevede l’impiego, per la realizzazione di interventi già programmati che trovano una cornice unitaria nella nuova Buffer Zone, il finanziamento di 20 progetti per un totale di 156 milioni di euro e di ulteriori 14 interventi, valutati ad alta priorità dal Ministero della Cultura e direttamente finanziati per un totale di oltre 70 milioni di euro.
Allo stato attuale si sta procedendo alla redazione e all’aggiornamento del piano di gestione relativo al Sito UNESCO, orientato a una governance partecipata mediante intese con enti territoriali, partnership con soggetti privati, associazioni, fondazioni e imprese, coinvolgendo attivamente i cittadini che sono chiamati anch’essi alla protezione e alla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio di questo luogo.
Per il Direttore Generale Musei, Massimo Osanna, “La definizione della Buffer Zone di uno dei più importanti siti archeologici del mondo rappresenta allo stesso tempo un successo e una sfida per il futuro non solo per Pompei, Ercolano e Oplontis, ma per l’intero sistema museale italiano. La Direzione generale Musei è impegnata nello sviluppo di modalità di gestione sempre più avanzate e coerenti con i valori riconosciuti dall’UNESCO che sono da tutelare e diffondere. Anche sulla base della mia personale esperienza sono certo che questo felice momento contribuirà a rafforzare nelle comunità locali la consapevolezza dell’eccezionale ed unico valore culturale che pervade e unisce i territori abbracciati dalla Buffer Zone”.
“Siamo felicissimi di aver raggiunto questo successo, frutto di un lavoro di squadra per cui ringrazio il Ministero della Cultura, l’Unità Grande Pompei e i colleghi di Ercolano – ha sottolineato il Direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – Con la nuova Buffer Zone la nostra visione della ‘Grande Pompei’, una rete di siti in cui nei prossimi anni investiremo più di 230 milioni di euro, trova finalmente un’adeguata cornice istituzionale che vede riuniti intorno a un tavolo gli attori principali del territorio. Oggi abbiamo la possibilità, grazie anche al digitale, di fare dei siti intorno a Pompei un grande parco diffuso che consente ai visitatori di scoprire un territorio ricco di cultura e tradizioni, ed è questa la nostra priorità”.
“Non si può che esprimere soddisfazione per questa approvazione che appare come un netto miglioramento rispetto all’impostazione ereditata dai tempi dell’iscrizione del sito a Patrimonio dell’Umanità. – ha aggiunto il Direttore del Parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano. – La proposta discende dal desiderio di condividere e promuovere il comune riconoscimento del meraviglioso e unico rapporto che intercorre tra l’antica città di Ercolano, il territorio e le comunità intorno, aprendo la prospettiva verso le ricchezze culturali e paesaggistiche ai piedi del vulcano che mappano la storia di questo luogo prima e dopo l’eruzione del 79 d.C. Mi pare di potere sperare che anche grazie a questa Buffer Zone si possa avanzare nel lavoro di coinvolgimento e consapevolezza che portiamo avanti anche grazie al più che ventennale partenariato pubblico privato con la fondazione filantropica Packard Humanities institute: Ercolano antica non è un’isola nel mare del tempo passato e remoto, ma parte di un paesaggio vivente con molti strati di storia, di cultura, di vite e personalità umane.”
“L’approvazione della proposta di ampliamento della Buffer Zone testimonia il deciso impegno dello Stato e delle sue istituzioni per garantire non solo la tutela più ampia del patrimonio archeologico dell’area ma anche per promuovere lo sviluppo del suo tessuto sociale ed economico, in coerenza con le esigenze di conservazione e valorizzazione del sito UNESCO – ha affermato il Gen. B. Giovanni Capasso, Direttore della struttura di supporto attuazione e programmi – Unità Grande Pompei – Tale decisione è destinata a consolidare ulteriormente la cooperazione tra Amministrazione centrale ed enti locali per il rilancio socio-economico e turistico dei territori della Buffer Zone. La realizzazione del piano strategico, le cui linee di indirizzo rappresentano un solido riferimento anche per le attività di programmazione e pianificazione dei singoli attori istituzionali, sarà adesso la grande sfida che saremo chiamati ad affrontare per il rilancio e la riqualificazione ambientale e urbanistica di tutto il territorio interessato”.
“L’approvazione da parte dell’UNESCO dell’ampliamento della zona cuscinetto Pompei-Ercolano-Torre Annunziata è un risultato importante e il raggiungimento di un obiettivo fondamentale nel percorso di continua valorizzazione, protezione e sviluppo sostenibile di un territorio ricco di straordinarie testimonianze storiche dal valore universale di sito Patrimonio dell’Umanità – ha dichiarato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano -. Si tratta della conferma della lungimiranza del progetto che adesso riceve un’ulteriore spinta alla realizzazione di quella grande area archeologica che supera i confini delle singole città per riunirle in un grande sito, unico nel suo genere. Il mio ringraziamento per il lavoro svolto va ai sindaci dei Comuni coinvolti, ai Direttori dei Parchi archeologici di Pompei ed Ercolano, Gabriel Zuchtriegel e Francesco Sirano, all’Ufficio UNESCO del Ministero e a tutti coloro i quali si sono impegnati. Ora, grazie ai finanziamenti del ‘Contratto Istituzionale di Sviluppo Vesuvio-Pompei-Napoli’ e agli ulteriori fondi messi a disposizione dal Ministero, è il momento di realizzare quei progetti che porteranno ulteriore linfa e crescita in tutta la zona”.
Cultura
‘Sordi e il suo tempo’, una mostra che racconta un secolo a 20 anni dalla sua scomparsa

L'esposizione nella sua casa-museo sul Celio, una statua ricorderà 'Albertone' a Villa De Sanctis adiacente a Cinecittà

Sordi e il cinema, Sordi e Roma, Sordi e l’Italia: in breve: ‘Alberto Sordi e il suo tempo’, come indica il titolo della mostra curata da Alessandra Maria Sette, promossa dalla Fondazione Sordi e organizzata dal 22 settembre al 26 novembre proprio a Villa Sordi, la casa-museo dell’attore e regista romano scomparso vent’anni fa – posta sul Colle del Celio, all’inizio dell’Appia Antica, sullo sfondo delle Terme di Caracalla – dalla Fondazione Sordi con il patrocinio di Roma Capitale e in collaborazione con Cinecittà, l’Archivio Luce e Rai Teche. Una vita che sarà onorata e ricordata anche con la collocazione il prossimo anno di una statua nel parco di Villa De Sanctis adiacente a Cinecittà, per la quale è stato già indetto un concorso di idee riservato ai giovani.
L’esposizione si articola in senso cronologico, dal primo dopoguerra e dunque dalla nascita di ‘Albertone’ a Trastevere il 15 giugno del 1920, fino al giorno della sua scomparsa il 24 febbraio del 2003 e ai suoi funerali nella cattedrale di San Giovanni in Laterano. Accanto alla storia artistica di Sordi scorre anche la storia dell’Italia, un po’ sullo stile della televisiva ‘Storia di un Italiano’ andata in onda sulla Rai, ripercorsa attraverso le foto e i ciak dei suoi film, da ‘La Grande Guerra’ a ‘I vitelloni’, da ‘Polvere di stelle’ a ‘Bello, onesto, emigrato…’, da ‘Il medico della mutua’ a ‘Un borghese piccolo piccolo’, da ‘Detenuto in attesa di giudizio’ a ‘Tutti dentro’, da ‘Le vacanze intelligenti’ a ‘In viaggio con papà’, dal ‘Marchese del Grillo’ al ‘Tassinaro’ e a ‘Nestore ultima corsa’.
“Questo luogo non è e non dovrà essere un museo – afferma Walter Veltroni, ex vicepremier e sindaco di Roma, ora presidente onorario della Fondazione Sordi – E’ un luogo vivo, perché qui Albertone pensava, immaginava, inventava; e tutto ciò che si farà, servirà a mantenere l’idea di un laboratorio creativo. La mostra segna un meritorio intreccio fra la storia italiana, la storia del cinema e la storia artistica di Alberto Sordi: tutti i suoi film, in varia misura, hanno coperto l’intera storia del Novecento italiano, con la caratteristica unificante di rivolgersi, parlare e arrivare al grande pubblico. E noi vogliamo celebrare questo rapporto fra Sordi e l’Italia e fra Sordi e la sua Roma, legame indissolubile, al punto che non era lui a ‘fare’ il romano ma sono stati i romani ad omologarsi al suo accento, ai suoi modi, alle sue espressioni”.
Per l’assessore capitolino alla cultura, Miguel Gotor, “è importante mantenere questo luogo intatto evitando al tempo stesso una ‘musealizzazione’ del personaggio Sordi, perché non ci sarebbe nulla di più lontano dall’animo di Albertone, che si può dire stia vivendo ora una seconda stagione, grazie alle pillole sui social che hanno il merito di farlo conoscere alle generazioni più giovani, che non hanno avuto la fortuna di apprezzarlo quando era in vita. E si potrebbe pensare – anticipa -anche a organizzare nel piazzale davanti alla villa Sordi un’arena per rassegne di cinema all’interno dell’Estate Romana”.
(di Enzo Bonaiuto)
Cultura
Libri, ‘I malarazza’ di Barbara: epopea di una famiglia che incrocia la grande storia

Dalla Sicilia a New York per ambizione non per la fame

C’è una foto scattata dal fotografo danese Jacob A. Riis nel 1888 che è entrata nell’immaginario collettivo dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti. Raffigura un gruppo di ceffi poco raccomandabili in un vicolo buio del Lower East Side quando era uno dei peggiori ‘slum’ di Manhattan. Quell’immagine fu pubblicata in un volume dal titolo esplicativo: “Come vive l’altra metà”: una denuncia delle condizioni di vita negli affollatissimi e fatiscenti condomini in cui famiglie di 10 persone condividevano un’unica stanza. Ma se quella che ci è stata consegnata dal lavoro di Riis è la metà meno fortunata, da chi era composta l’altra metà?
La letteratura e il cinema ci hanno consegnato tantissime storie di miseria e di emancipazione – spesso criminale – dell’emigrazione italiana, ma tendono a dimenticare un’altra realtà, quella degli italiani che lasciarono i porti di un Paese dilaniato dalle guerre di indipendenza non per miseria, ma per far fruttare i propri talenti in un luogo che offriva opportunità leggendarie: l’America.
E la storia di una di queste famiglie, i Montalto, è raccontata nel romanzo ‘I Malarazza’, di Ugo Barbàra (Rizzoli, 496 pagine, 19 euro) nella parabola che li porta da Castellammare del Golfo, in Sicilia, fino nella New York della seconda metà dell’Ottocento.
È il maggio del 1860 e mentre Garibaldi si prepara a sbarcare in Sicilia, Antonio Montalto ha un’intuizione: cedere parte delle terre che hanno fatto la fortuna della sua famiglia – che da sempre produce olio e vino – in cambio di un piccolo veliero. Al paese intero pare un folle ma a lui non interessa; ha capito prima di tutti dove sta soffiando il vento del cambiamento e non può restare a guardare. Sa che se vuole realizzare le proprie ambizioni deve staccarsi dalla terra dei suoi padri per guardare oltreoceano.
Inizia così l’avventura che, tra l’arsura di Castellamare e il fragore di New York, incrocerà la grande Storia e darà vita a un impero fondato sulle imprese visionarie di Antonio, ma soprattutto sulla caparbietà della moglie Rosaria, capace di gettare le basi per un progetto che travalica il loro tempo: la fondazione di una banca americana con una presidente donna. Intorno a loro e ai sei figli, si intrecciano le esistenze di una schiera di figure memorabili, tra cui la giovane Bianca che, lasciata la sua esistenza siciliana per seguire la padrona Rosaria, si rifà una vita come speziale nella città americana. E Nicola, suo segreto amore, che scopre come i fantasmi possano inseguirlo anche di là dal mare.
Quella narrata da Barbàra è finzione, ma è frutto di una approfondita ricerca e di uno scavo nelle personalità dei protagonisti che la trasformano in una storia paradigmatica di quelle di tanti che lasciarono l’Italia spinti non dalla fame e dalla miseria, ma dalle proprie ambizioni e dalla capacità di immaginare un altrove dove dare concretezza ai propri sogni. Una narrazione che, incrociando i grandi della Storia, da Garibaldi a Lincoln, e vicende che hanno plasmato i popoli, dallo sbarco dei Mille alla Guerra Civile americana, cesella in un ritmo incalzante una vicenda che ha in sé gli ingredienti di ogni grande romanzo: personaggi umanissimi, amori e destini da sovvertire.
Cultura
In Mostra a Roma i ‘Mondi intessuti’ di

Dal 22 settembre negli spazi della storica Galleria Fidia Arte Moderna

Venerdì 22 Settembre 2023 sarà inaugurata a Roma, alle ore 18.30, presso gli spazi della storica Galleria Fidia Arte Moderna, la mostra personale di Petra Scognamiglio, dal titolo “Mondi intessuti”, a cura di Giulia Linari. Saranno esposti 18 lavori dell’artista, dal ciclo dei “corpi segnici” in cui ad emergere è l’essenza della figura, la sua natura lirico-evocativa di mondi legati alla letteratura, alla storia dell’arte, e a tutto ciò che mette in risalto le forze dionisiache della vita, come potenza creativa spirituale e fisica. La direzione artistica dell’evento è affidata a Luigi D’Agostino della Samo Collection.
Petra Scognamiglio da anni si muove sul panorama artistico nazionale, con i suoi progetti legati alla pittura, al fashion design e alla storia dell’arte raccontata sul web, ed è conosciuta per questo come “art influencer” e come “ritrattista dei vip”.
“La Ragazza con l’orecchino di Petra” è il suo progetto che nasce con l’intento di raccontare la storia dell’arte in maniera semplice e talvolta ironica, attraverso dei brevi video pubblicati sui principali canali social. La mostra sarà visitabile mattina e pomeriggio (domenica esclusa), presso la Galleria Fidia Arte Moderna, di via Angelo Brunetti 49, a Roma.
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