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Finanza

Premio BancaFinanza 2023, Patuelli e i grandi banchieri premiati a Torino

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Premio BancaFinanza 2023, Patuelli e i grandi banchieri premiati a Torino

Si è svolta nei giorni scorsi, con grande successo e partecipazione di pubblico, presso la magnifica cornice del Salone delle Feste di Palazzo Madama a Torino, la cerimonia di premiazione del Premio BancaFinanza 2023, la storica rivista nazionale specializzata che ogni anno pubblica le graduatorie delle banche italiane, classificate secondo gli indici di solidità, redditività e produttività. Il prestigioso riconoscimento è andato ai gruppi bancari e agli istituti primi classificati nelle nove categorie. L’evento, che è stato presentato dal professor Giuseppe Ghisolfi, banchiere, scrittore e direttore di BancaFinanza e da Eleonora Pedron, già Miss Italia e noto volto televisivo, è stato organizzato dall’editore della rivista insieme alla «Rina Prime Value Services», in collaborazione con lo Studio notarile e legale torinese «Leading Law» e la Sim «Cuniberti & Partners».

Ospite d’onore il presidente dell’Abi Antonio Patuelli anch’egli premiato con una targa «per le sue indiscusse qualità professionali ed umane e per il contributo, come presidente Abi, allo sviluppo economico del Paese e per aver promosso il protocollo di intesa tra Associazione Bancaria Italiana, Protezione Civile e Associazioni dei consumatori per i sostegni delle banche alle popolazioni colpite da calamità naturali».

A premiare il presidente Patuelli il sindaco di Torino Stefano Lo Russo che, pochi minuti prima ha aperto la cerimonia portando alla platea i saluti della Città di Torino. Tra il pubblico numerosi banchieri, imprenditori, professionisti e professori universitari. Nel suo intervento, Lo Russo ha sottolineato con orgoglio l’importanza storica di una rilevante presenza finanziaria a Torino, che nel corso delle stagioni ha supportato la città, sia nei momenti di crescita che in quelli di difficoltà economico-finanziaria. «C’è sempre stato un rapporto dialogico tra istituzioni e mondo bancario – ha spiegato – anche perchè la Città di Torino è un grande cliente delle banche italiane». «Un cliente che paga – ha precisato il primo cittadino – i rimborsi delle rate dei mutui, che sono molto onerose». «Torino – ha aggiunto – ha fatto tanti investimenti nei decenni passati, che hanno fatto cambiare pelle alla città: ad esempio, ha costruito la metropolitana, il passante ferroviario». Ciò è stato possibile grazie al ricorso alla leva del credito e quindi agli istituti bancari che hanno investito nella strategia di sviluppo della Città di Torino e hanno erogato risorse finanziare importanti, che hanno permesso al capoluogo piemontese di trasformarsi radicalmente. Si è trattato di investimenti fondamentali, che però gravano ancora sulle casse d Palazzo Civico. «Quest’anno – ha dichiarato il sindaco Lo Russo – la Città rimborsa 252 milioni di euro di mutui contratti tra il 2003 e il 2005 e pagherà altri 700 milioni di euro tra capitali e interessi nel prossimo triennio».

ll primo cittadino ha quindi ringraziato gli istituti di credito torinesi e piemontesi che hanno sempre creduto nello sviluppo di Torino e hanno anche saputo restituire al territorio le ricchezze derivanti dai profitti delle attività svolte. «Il territorio – ha affermato – ha una enorme rete di solidarietà sociale, che ha permesso di affrontare, gestire e superare le crisi, tra cui l’ultima pandemia, grazie anche alle banche che sono sempre state estremamente attente a questo tipo di situazioni. Dopo l’intervento del sindaco Lo Russo è iniziata la cerimonia di premiazione con la consegna dei premi «BancaFinanza 2023».

Il professor Gian Luigi Gola ha premiato il presidente di Banca Mediolanum SpA, Giovanni Pirovano, istituto classificatasi al primo posto nella categoria «Gruppi Maggiori».

L’architetto Piercarlo Rolando, ha premiato Paola Garibotti, regional manager Nord-Ovest di Banca Unicredit SpA, istituto risultato primo classificato tra le «Banche Maggiori».

La dottoressa Rosaria Ravasio, giornalista economica, ha premiato Gian Maria Gros-Pietro, presidente del Gruppo Intesa Sanpaolo, classificatosi al primo posto per solidità nella categoria «Gruppi Maggiori». Il notaio torinese Andrea Ganelli ha premiato il dottor Michele Seghizzi, direttore marketing di Gruppo Banca Generali, classificatosi al primo posto nella categoria «Grandi Gruppi». Il professor Stefano Bresciani ha premiato il dottor Gianni Debernardi, responsabile dell’area private banking di San Paolo Private Banking Fideuram, istituto primo classificato tra le «Banche Grandi».

La professoressa Irene Bertucci ha premiato Alberto Merchiori, amministratore delegato di Santander Consumer Bank, istituto primo classificato nelle categorie «Gruppi Medi» e «Banche Medie». Il dottor Luca Delfino ha premiato Piermarco Alciati, vice direttore generale di Banca Psa ora Stellantis Financial Services, istituto primo classificato nella categoria «Banche Piccole». Infine L’ingegner Stefano Bongiovanni ha infine premiato Gian Luigi Bertini e Francesco Guarnieri, rispettivamente vice presidente e amministratore delegato di Guber Banca, prima classificata tra le «Banche minori».

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Bce, Lagarde: “So che è dura se hai un mutuo a tasso variabile”

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"L'inflazione raggiungerà l'obiettivo entro fine del 2025"

Christine Lagarde (Afp)

“Abbiamo bene in mente quanto dolore infliggono” i tassi d’interesse a questi livelli nell’area euro, “quanta sofferenza c’è”. “Per esempio il 30% delle famiglie negli Stati membri hanno mutui a tasso variabile. E’ dura, lo sappiamo” sottolinea la presidente della Bce Christine Lagarde, rispondendo agli eurodeputati della commissione Econ a Bruxelles. “Sappiamo anche – aggiunge – che il prezzo della benzina alla pompa e i prezzi dell’energia in generale pesano fortemente sulle famiglie a basso reddito. Lo sappiamo, ma sappiamo anche che la nostra missione, il nostro dovere è
riportare l’inflazione all’obiettivo in maniera tempestiva. Più rapidamente ci tornerà e più stabili torneranno i prezzi, meno dura sarà andare avanti, sia per coloro che hanno investito sia per coloro che si sono indebitati”.

La Bce concluderà la revisione del quadro operativo la gestione dei tassi a breve entro primavera 2024. Lo staff dell’Eurosistema, afferma, “sta analizzando la dimensione e la composizione ottimali di lungo periodo del nostro bilancio e, di conseguenza, il livello adeguato di liquidità in eccesso. Non si tratta di una questione banale, poiché ha implicazioni sul modo in cui attuiamo la politica monetaria. Si tratta, inoltre, di una questione rilevante per tutte le principali banche centrali, poiché l’ambiente in cui operiamo ha subito cambiamenti fondamentali negli ultimi dieci anni”. “A questo fine – aggiunge – stiamo conducendo una revisione completa del quadro operativo per la gestione dei tassi di interesse a breve termine, valutando i costi e i benefici dei regimi alternativi. Il nostro obiettivo è concludere questa revisione entro la primavera del 2024 e, ovviamente, riferiremo a questa commissione sui risultati”.

“Vi pregherei di valutare che cosa accadrebbe se lasciassimo semplicemente correre l’inflazione” nell’area euro. “Quanta fiducia, quale certezza avrebbero gli investitori sul fatto che progetti a cinque, sei, dieci anni alla fine producano un rendimento, se non sanno a quale livello sarà ancorata l’inflazione o se verrà lasciata libera di correre? E’ questo ciò che ci guida”. L’inflazione core (al netto di cibo, energia, tabacchi e alcolici) nell’Eurozona “è attualmente al 5,3%, e veniamo dal 5,5% e prima da numeri più elevati. C’è un trend declinante nell’inflazione core: è un forte indicatore di cui teniamo conto come parte degli indicatori sottostanti l’inflazione”. “Non è l’unico indicatore che guardiamo”, ma “anche l’inflazione core dovrebbe muoversi in calo” nei prossimi anni, al “2,2%” nel 2025.

Le “ultime” previsioni della Bce per l’area euro “indicano che le pressioni inflazionistiche dovrebbero moderarsi e che l’inflazione è orientata a raggiungere il nostro obiettivo entro la fine del 2025”. L’inflazione dovrebbe “calare dal 5,6% nel 2023 al 3,2% nel 2024 e al 2,1% nel 2025”. “Sulla base della nostra ultima valutazione, riteniamo che i nostri tassi ufficiali abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo”.

“In ogni caso – aggiunge – le nostre decisioni future garantiranno che i tassi di interesse di riferimento della Bce saranno fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario. Continueremo a seguire un approccio dipendente dai dati, basando le nostre decisioni sulla nostra valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, delle dinamiche dell’inflazione di fondo e della forza della trasmissione della politica monetaria”, conclude.

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Economia

Crescita globale in calo: Ocse sveglia tutti, Italia Inclusa

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Ecco le brutte notizie: secondo l’Ocse, sembra che stiamo tutti andando un po’ più piano. Globalmente parlando, il treno dell’economia sta rallentando, e l’Italia è nel vagone di coda. Se fino a poco tempo fa speravamo in una ripresa robusta, è tempo di mettere i piedi per terra e pensare a cosa fare.

E ora cosa succede?

La frenata della crescita globale è un segnale che non può essere sottovalutato. Il passaggio dal 3,3% al 2,7% in appena due anni potrebbe sembrare marginale, ma in un’economia interconnessa come quella attuale, tali variazioni possono avere effetti a cascata. Questo rallentamento preoccupa anche perché ci allontana dalle aspettative positive che ci eravamo fatti solo qualche mese fa. Se in estate speravamo in una marcia spedita verso la ripresa, ora dobbiamo fare i conti con una realtà che ci impone di rimaneggiare i nostri piani. In questo contesto, diventa cruciale interrogarsi su quali leve possiamo ancora azionare per invertire la tendenza.

Europa, sveglia!

Il caso dell’Eurozona è particolarmente emblematico. La transizione da un tasso di crescita del 3,4% a cifre sensibilmente più basse è più che un campanello d’allarme: è un sintomo di fragilità intrinseca. Questo deciso calo getta un’ombra su quegli entusiasmi iniziali che avevano alimentato speranze di una ripresa rapida e solida. Se prima potevamo essere tentati di interpretare i dati positivi come un ritorno alla normalità, ora ci troviamo di fronte all’evidenza che la strada per la stabilità economica è tutt’altro che lineare. Di fatto, è un monito per le istituzioni europee che non è tempo di cedere a un ottimismo ingiustificato. La situazione richiede, piuttosto, un’attenta riflessione su come sostenere una crescita che si mostra ora più precaria.

Italia, si gira in cerchio

In Italia, il quadro che emerge è alquanto preoccupante, se non addirittura stagnante. Dopo aver iniziato con un promettente 3,8% nel 2022, ci ritroviamo ora con previsioni decisamente più modeste di 0,8% per i prossimi due anni. Questo non è solo un rallentamento, ma quasi una battuta d’arresto che ci posiziona in una zona di rischio. Clare Lombardelli dell’Ocse non ha usato mezzi termini: l’Italia ha bisogno di azioni concrete, non solo di buone intenzioni. Le riforme strutturali, specialmente in ambiti come innovazione e concorrenza, non sono più opzionali ma necessarie. Non si tratta solo di accelerare la crescita, ma di evitarne il declino, che in questo contesto è una minaccia sempre più palpabile.

E l’inflazione?

Ah, l’inflazione. La brutta parola che nessuno vuole sentire. Sì, secondo l’Ocse calerà, ma ci sono tanti “se” e “ma”. Matthias Cormann avverte che potremmo dover stringere la cinghia con politiche monetarie più dure se la situazione non migliora.

Come se non avessimo abbastanza problemi, c’è anche la Cina che potrebbe rallentare. E se la Cina rallenta, a tutti noi potrebbe venire un bel mal di testa.

Le nuove stime dell’Ocse sono un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Ci dicono che la situazione è complicata, ma ci danno anche un pungolo per agire. Meglio farlo ora, quando forse c’è ancora tempo per correggere la rotta, piuttosto che pentirci più avanti.

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Finanza

Campari, il ceo Bob Kunze-Concewitz lascia dopo 18 anni: arriva Matteo Fantacchiotti

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Nominato Deputy Ceo con effetto immediato

Bottiglia Campari - ()

Dopo 18 anni in azienda, Bob Kunze-Concewitz, Ceo di Campari Group, ha informato il consiglio di amministrazione della propria decisione di ritirarsi, per coltivare le sue passioni, a partire dall’Assemblea degli Azionisti dell’11 aprile 2024. Bob è stato Ceo negli ultimi 16 anni. Nominato Deputy CEO con effetto immediato Matteo Fantacchiotti.

”In questo periodo -si sottolinea in una nota- il contributo di Bob a Campari è stato senza pari, avendo egli fatto crescere l’azienda circa 3 volte in termini di vendite nette e redditività, grazie a una combinazione di crescita organica ed esterna, con 27 acquisizioni dal 2007, per un investimento complessivo di 3 miliardi di euro. Nel corso degli anni, Bob ha costruito un leadership team forte, coeso e altamente motivato, composto da top manager provenienti da aziende leader del largo consumo, con una profonda esperienza nel settore, acume strategico e forti competenze operative”.

”Insieme, hanno definito una strategia di brand building di grande successo, focalizzata sui brand globali prioritari ad alta marginalità e sui principali marchi regionali. Grazie alla visione a lungo termine di Bob, sono stati sviluppati con successo marchi chiave nella categoria aperitivi, come Aperol, che ha aumentato le vendite nette 12 volte dal 2007, diventando il marchio più importante del Gruppo; Campari è stato rilanciato con grande successo, ed è oggi tra i brand più apprezzati e consumati al mondo, con il cocktail Negroni. Nella categoria chiave della premium tequila, Espolòn è diventato uno dei marchi più importanti e in più rapida crescita negli Stati Uniti. Inoltre, sotto la guida di Bob, la presenza internazionale del Gruppo è cresciuta da 6 a 25 reti di distribuzione negli ultimi 16 anni, che coprono il 93% delle vendite, e da 9 a 23 impianti di produzione nel mondo. Sotto la guida di Bob, il Gruppo ha progettato e implementato con successo un modello scalabile di sistemi e processi, grazie al quale è oggi pronto a perseguire e integrare nuove opportunità di M&A. Da maggio 2007, la capitalizzazione di mercato è aumentata di oltre 6 volte fino a raggiungere oggi 13,8 miliardi di euro, generando un valore eccezionale per gli azionisti, con un TSR (Total Shareholder Return) del 13% annualizzato”.

”Guidare Campari Group -dice Bob Kunze-Concewitz- è stato un onore, il percorso professionale più emozionante della mia carriera. Abbiamo raggiunto risultati straordinari, di cui sono estremamente orgoglioso, ma nessuno di questi sarebbe stato possibile senza il contributo straordinario, la passione e l’impegno di tutti i Camparisti nel mondo. Sono grato per la fiducia e il sostegno che ho sempre ricevuto dal management team e dal Consiglio di Amministrazione, in particolare dal Presidente. Abbiamo lavorato a stretto contatto con il Presidente e il Board per prepararci attentamente a questo momento, come previsto dalla corporate governance della società, consentendo una transizione fluida, ordinata e graduale. Ho detto più volte che questa azienda è fatta di marchi e di persone: ora disponiamo di un portafoglio composto da alcuni dei brand più ammirati nel settore degli spirit, curato da uno straordinario gruppo di professionisti in tutto il mondo”.

”L’ottima salute dei nostri marchi e la nostra solida organizzazione mi consentono di ritirarmi per dedicarmi alla famiglia e coltivare le mie passioni. Sono molto felice di passare il testimone a Matteo, un top manager che ho reclutato personalmente e che ha già contribuito in modo significativo a Campari, grazie alle sue capacità di leadership e alla profonda esperienza nel settore degli spirit, in particolare nella fascia super premium. Sono sicuro che Matteo, un vero Camparista capace di guidare con passione team articolati e raggiungere ottimi risultati, continuerà a costruire la nostra azienda, coerentemente con la nostra visione a lungo termine, permettendo a Campari Group di continuare nel suo percorso di crescita accelerata”.

In conformità al processo di pianificazione della successione del Gruppo, il Consiglio di Amministrazione, sentito il parere del Comitato per la Remunerazione e le Nomine, ha selezionato Matteo Fantacchiotti, Managing Director Business Unit Asia-Pacific, come nuovo Ceo. Per garantire un passaggio di consegne fluido, ordinato e graduale, Matteo è stato nominato Deputy CEO con effetto immediato. Dopo il ritiro, si prevede che Bob diventi amministratore non esecutivo della Società; a questo proposito il board proporrà alla prossima Assemblea degli Azionisti dell’11 aprile 2024 di nominare Bob Kunze-Concewitz amministratore non esecutivo.

In conformità alla politica di remunerazione, dopo il ritiro Bob avrà diritto a ricevere il last mile incentive bonus come dettagliato nella relazione sulla remunerazione. Lo schema degli obiettivi del last mile incentive presuppone la chiusura dell’anno fiscale 2023 e il raggiungimento degli obiettivi sarà verificato dal Comitato Remunerazione e Nomine e approvato dai membri non esecutivi del Consiglio di Amministrazione.

A oggi Bob Kunze-Concewitz detiene 500.170 azioni ordinarie Campari.

Il neo nominato Deputy CEO Matteo Fantacchiotti è Managing Director Business Unit Asia Pacific. Sotto la sua guida, questa regione strategica si è sviluppata con successo grazie al potenziamento della route-to-market del Gruppo in Asia, tramite l’internalizzazione della distribuzione diretta in mercati chiave come Corea del Sud, Giappone, Nuova Zelanda e India, in combinazione con la creazione di un forte hub regionale a Singapore, nonché un focus sul portafoglio di marchi premium e ultra-premium, rivolti a high net worth individual in tutta la regione.

Dopo la laurea in Economia e Commercio, Matteo ha iniziato la sua carriera nel settore cosmetico. Ha poi trascorso più di 20 anni nel settore beverage in Nestlé Waters, Diageo, dove ha ricoperto ruoli chiave nello sviluppo della Global Luxury Division, e Carlsberg Group in varie posizioni manageriali con responsabilità crescenti che vanno dalla gestione dei mercati, alla guida di attività globali di vendite e marketing, apertura di nuove business unit e lancio di nuove attività sia nei mercati emergenti che in quelli sviluppati in tutte le geografie.

Ai sensi della normativa e dello Statuto della Società, il Consiglio di Amministrazione proporrà alla Assemblea degli Azionisti dell’11 aprile 2024 la nomina di Matteo Fantacchiotti quale nuovo Amministratore Esecutivo, che si aggiungerà agli altri due Amministratori Esecutivi Paolo Marchesini (Chief Financial and Operating Officer) e Fabio Di Fede (General Counsel e Business Development Officer). La designazione di Matteo a CEO di Campari Group sarà successivamente deliberata dal Consiglio di Amministrazione.

Matteo Fantacchiotti, Deputy CEO: ”Sono onorato e orgoglioso della nomina. Bob lascia Campari Group in una posizione fenomenale. Gli straordinari risultati ottenuti dal Gruppo sotto la leadership visionaria di Bob sono per me fonte di ispirazione per continuare questo viaggio, facendo leva sulla nostra comprovata strategia di crescita, in continuità con il passato, combinando una forte attività di brand building con acquisizioni finalizzate alla generazione di valore. Campari Group è oggi un’organizzazione molto solida, costruita su infrastrutture a livello globale, marchi fortissimi e Camparisti di talento. Non vedo l’ora di continuare a lavorare con il management team di Campari Group, che avrò il privilegio di guidare e con il quale porteremo la nostra azienda alla fase successiva del suo percorso di crescita accelerata”.

Luca Garavoglia, Presidente del Gruppo dal 1994 e rappresentante degli azionisti di maggioranza tramite Lagfin S.C.A., Société en Commandite par Actions sottolinea: ”A nome del Consiglio di Amministrazione e personalmente, vorrei ringraziare Bob per lo straordinario lavoro svolto in Campari Group. Nel corso del suo mandato, Bob ha guidato la nostra azienda facendole raggiungere risultati straordinari, rendendo Campari Group un gioiello globale nel settore degli spirit. La sua grande passione e dedizione sono state determinanti anche per creare un team globale di Camparisti dal talento unico, e lascia il Gruppo in una posizione ideale per cogliere le future opportunità di crescita. In questa transizione, pianificata da tempo, insieme al Consiglio di Amministrazione, sono lieto di vedere il passaggio del testimone a Matteo, leader con grande esperienza nel settore degli spirit, che potrà continuare il percorso intrapreso da Campari, in continuità con la nostra strategia di crescita”.

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Economia

Gli effetti dell’inflazione sul carrello della spesa: l’indagine di Altroconsumo

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L’inflazione. La parola stessa può evocare immagini di prezzi crescenti e salari che faticano a stare al passo. Descritta spesso come una “bestia silenziosa”, questa forza economica ha il potere di erodere il potere d’acquisto delle famiglie con una subdola persistenza. E, nonostante gli sforzi di molte istituzioni per contenerla, nel 2023 ha trovato un nuovo e prospero habitat: i supermercati.

Un tempo, i supermercati erano visti come un baluardo, una sorta di rifugio sicuro in cui le famiglie potevano fidarsi della stabilità dei prezzi. Eppure, proprio questo pilastro delle economie domestiche ha iniziato a mostrare segni di crepe, diventando il nuovo epicentro di fluttuazioni e tensioni economiche.

Ma perché questo drammatico cambiamento? Quali forze sono all’opera dietro queste dinamiche? La risposta a queste domande ci viene fornita da una fonte insospettabile: Altroconsumo. Quest’organizzazione, da sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei consumatori, ha deciso di indagare, conducendo un’analisi meticolosa e approfondita del fenomeno. E ciò che hanno scoperto, come evidenziato nei loro ultimi report, è una realtà che ha il potere di farci riflettere sull’attuale situazione economica, spingendo a una maggiore consapevolezza e attenzione nella gestione delle risorse domestiche.

Occhi fissi sui supermercati: Un anno sotto la lente di Altroconsumo

Da marzo 2022 a marzo 2023, mentre molte persone facevano la spesa con la speranza che i prezzi rimanessero stabili, Altroconsumo era impegnata in una missione molto più grande. Osservando con meticolosità un campione impressionante di 1200 punti vendita, l’organizzazione ha cercato di tracciare un quadro chiaro delle tendenze inflazionistiche. La domanda era semplice: dove stava andando il nostro mercato?

E le risposte, ahimè, sono state una sveglia brusca per molti. Una crescita dei prezzi del 12,6%. Lasciate che questo numero affondi per un momento. Si tratta di una cifra che ha superato ogni aspettativa, soprattutto se messa a confronto con l’aumento molto più tenue del 2,6% dell’anno precedente. Questo non è solo un dato: è un grido d’allarme. Una crescita così rapida e inaspettata ha gettato una fredda doccia su molti, costringendo famiglie intere a rivedere e, in alcuni casi, ristrutturare i loro bilanci.

In un clima già carico di incertezze e sfide economiche, questi nuovi dati rappresentano una prova tangibile dell’urgenza di strategie economiche adeguate. Per molte famiglie italiane, non si tratta solo di cifre e percentuali, ma di realtà quotidiane e scelte sempre più complesse.

L’Inflazione: Un fiume in piena che travolge ogni formato di vendita

Entrando in un negozio, spesso diamo per scontato ciò che vediamo sugli scaffali, concentrando la nostra attenzione sul prezzo del carrello finale. Tuttavia, dietro ogni prodotto esposto, c’è una storia, una catena di fornitura, e una rete di scelte economiche. In quest’ottica, Altroconsumo ha voluto esaminare come diversi formati di vendita abbiano risposto all’ondata inflazionistica.

Gli ipermercati, quei giganteschi centri commerciali che spesso diventano mete per intere giornate di shopping, vantano superfici imponenti che superano i 2500 m². Eppure, nonostante la loro vastità e varietà di prodotti, non sono stati immuni, registrando un incremento dell’11% nei prezzi.

Passando ai supermercati, quei negozi familiari posizionati al centro delle nostre comunità, che variano tra i 400 e i 2500 m², la situazione non è stata migliore. Con un aumento del 12%, hanno dimostrato che l’inflazione non guarda alle dimensioni.

Ma la vera sorpresa emerge quando si guardano i discount. Questi negozi, solitamente più piccoli e senza il fascino delle grandi marche, sono spesso visti come l’ancora di salvezza per le famiglie attente al budget. Ma nel tumulto inflazionistico, sono stati quelli che hanno sofferto di più. Con un salto vertiginoso dei prezzi del 15%, i discount sono diventati il simbolo di come, in tempi turbolenti, nessun settore può sentirsi al sicuro.

Un’analisi dettagliata che spalanca le porte alla verità dei prezzi

Quando si parla di ricerca e analisi, la superficialità non ha spazio. Altroconsumo lo sa bene. Con una diligenza degna dei migliori detective, l’organizzazione ha scavato in profondità, mettendo sotto la lente ben 125 categorie di prodotti in ogni singolo punto vendita analizzato. Non si tratta di un semplice elenco, ma di un microcosmo che rispecchia le vere abitudini d’acquisto e le esigenze quotidiane dei consumatori.

Questo approccio puntiglioso non solo dà peso alla ricerca, ma fornisce una vera e propria bussola ai consumatori. I numeri, infatti, non sono astratti, ma raccontano storie tangibili. Ma come decifrare questo codice?

Ecco che entra in gioco l’indice creato da Altroconsumo. Se si pensa ad una catena con un indice di 110, non si sta semplicemente guardando un numero. Si sta osservando una realtà in cui i prezzi sono gonfiati del 10% rispetto all’insegna che offre i prezzi più vantaggiosi. Un faro nel buio dell’inflazione, questo indice guida i consumatori verso le scelte più sagge, indicando chiaramente dove si celano i veri affari.

Alla ricerca del miglior rapporto qualità-prezzo

Nel vasto universo della spesa, la categoria “Spesa mista” risulta cruciale per la maggior parte delle famiglie. Ed è qui che Famila Superstore si è distinta, raggiungendo l’apice con un punteggio invidiabile di 100. Un traguardo che rappresenta l’ideale per ogni consumatore attento al portafoglio.

Ma non tutti possono vantare lo stesso successo. Prendiamo Esselunga e Esselunga Superstore. Pur essendo tra i colossi del settore, hanno registrato un aumento compreso tra il 13% e il 14%. In termini concreti, ciò si traduce in una spesa maggiore per il consumatore, fino al 14% in più rispetto all’anno passato, per gli stessi articoli. Una variazione che può pesare significativamente sul budget mensile di una famiglia.

Eppure, il panorama cambia quando si focalizza l’attenzione sui “Prodotti di marca”. In questa nicchia, Esselunga Superstore rivela un altro volto, emergendo come vero e proprio baluardo del risparmio. Accanto a Famila Superstore, ha dimostrato di mantenere i prezzi al guinzaglio, assicurando così un autentico valore aggiunto per i clienti che non vogliono rinunciare alla qualità.

Un occhio di riguardo alle Regioni: Dati cruciali per i consumatori

Altroconsumo non si è fermata al quadro generale. Ha scavato più in profondità, illuminando le peculiarità regionali del panorama inflazionistico. E qui emergono delle sorprese.

Mentre molti potrebbero pensare che le grandi città o le regioni centrali dominassero in termini di convenienza, è il Nord-Est a riscrivere questa narrativa. Città come Vicenza e Venezia brillano come autentiche gemme per il risparmio, rivelandosi come le opzioni più vantaggiose per chi desidera far rendere al meglio ogni euro della spesa.

Queste rivelazioni sono d’oro, non solo per gli abitanti di queste aree, ma anche per chi, in un momento di riflessione, sta valutando l’idea di un trasferimento. Avere a portata di mano queste informazioni può influenzare una decisione, mettendo in primo piano l’aspetto economico nella scelta del luogo in cui vivere.

L’armatura contro l’inflazione: Informazione e preparazione

Viviamo in un’epoca in cui il rumore sottile dell’inflazione risuona costantemente nelle orecchie dei consumatori. In questo scenario, la conoscenza non è solo potere, ma è una vera e propria salvaguardia. La ricerca condotta da Altroconsumo non è solo un ammasso di dati, ma una bussola che guida in un mare tumultuoso di prezzi al dettaglio.

Ogni cifra, ogni percentuale, ogni trend rivelato serve a un unico scopo: dotare il consumatore di strumenti per navigare con saggezza in queste acque turbolente. Con questa mappa dettagliata alla mano, non si tratta più solo di sopravvivere all’inflazione, ma di affrontarla con una strategia chiara, cercando le opportunità e le soluzioni per massimizzare il proprio potere d’acquisto. E in fondo, è questo il tipo di proattività e previsione che fa davvero la differenza.

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Finanza

Assicurazioni Generali completa collocamento green bond per 500 mln

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Ai sensi del proprio Sustainability Bond Framework

Grattacielo delle Assicurazioni Generali a City Life

Assicurazioni Generali ha collocato un nuovo titolo Tier 2 per 500 milioni di euro con scadenza settembre 2033, emesso in formato ‘green’ ai sensi del proprio Sustainability Bond Framework. L’operazione è in linea con l’impegno di Generali in materia di sostenibilità. Un importo corrispondente ai proventi netti dei titoli sarà utilizzato per finanziare/rifinanziare ‘Eligible Green Projects’.

In fase di collocamento dei titoli, sono stati raccolti ordini superiori a 1,1 miliardi di euro, oltre due volte l’offerta, da una base altamente diversificata di circa 180 investitori istituzionali internazionali, compresa una presenza significativa di fondi con mandati sostenibili/Sri. L’emissione ha suscitato un forte interesse da parte degli investitori internazionali, che hanno rappresentato circa il 90% degli ordini collocati, confermando la forte reputazione di cui gode il Gruppo sui mercati internazionali. Il 39% dei titoli è stato allocato ad investitori francesi, il 14% ad investitori in Germania e Austria, seguiti da Gran Bretagna e Irlanda con il 13%.

“Il successo del collocamento del nostro quinto green bond – il Group cfo di Generali, Cristiano Borean – testimonia ancora una volta la nostra solida posizione finanziaria e la fiducia degli investitori verso il piano strategico ‘Lifetime Partner 24: Driving Growth’. L’operazione, coerente con il nostro approccio proattivo nella gestione del profilo delle scadenze obbligazionarie, prolungherà̀ ulteriormente la vita media del nostro debito, e consentirà̀ a Generali di finanziare progetti green, in linea con il nostro impegno per la sostenibilità”.

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Finanza

Taglio del cuneo fiscale anche nel 2024: quanto vale lo sconto in busta paga

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Verso la proroga del taglio al cuneo fiscale nella Legge di Bilancio 2024. L’obiettivo è tutelare i titolari di redditi medio-bassi e fino alla soglia di 35.000 euro verrebbe garantito il bonus in busta paga già previsto dal mese di luglio

Taglio del cuneo fiscale anche nel 2024: quanto vale lo sconto in busta paga


Taglio del cuneo fiscale con conferma anche nel 2024 la Legge di Bilancio in fase di definizione avrà tra le priorità la proroga del bonus in busta paga per i lavoratori dipendenti. Consiglio dei Ministri del 28 agosto prima occasione per fare il punto delle misure attese dalla Manovra.

L’obiettivo del Governo è confermare il taglio del cuneo fiscale, che rappresenta un “provvedimento concreto che arriva ogni mese nella busta paga dei lavoratori”.

Questo quanto affermato dalla Presidente del Consiglio e quindi anche per il 2024 sugli stipendi dei titolari di redditi fino a 35.000 euro sarà garantito lo sconto contributivo che, ad oggi, porta al riconoscimento di una somma aggiuntiva fino a 100 euro circa.

Nel cantiere appena inaugurato sulla messa a punto della Legge di Bilancio 2024 la conferma del taglio del cuneo fiscale sembra essere per il momento una delle poche certezze .Il Governo è intenzionato a stanziare le risorse necessarie per la conferma dell’agevolazione in busta paga dei lavoratori dipendenti anche per il prossimo anno, per scongiurare il rischio di una riduzione degli stipendi causata dello stop alla misura.

Si tratta dell’ esonero contributivo in busta paga riconosciuto a decorrere dal 1° gennaio 2023 e che per la seconda metà dell’anno è stato potenziato, passando al 2% al 6% per le retribuzioni fino a 2.692 euro mensili e dal 3% al 7% per quelle fino a 1.923 euro.

Ad averne diritto sono i titolari di redditi non superiori alla soglia di 35.000 euro, tetto sul quale non dovrebbero essere previste modifiche dalla Legge di Bilancio 2024. Il valore del taglio contributivo è più alto per chi percepisce retribuzioni di importo fino a 25.000 euro.

A definire in maniera chiara il perimetro delle misure previste per i lavoratori dipendenti sarà il testo della Legge di Bilancio 2024 ed è quindi ancora presto per parlare di certezze. Se tuttavia venisse confermato il taglio del cuneo fiscale così come previsto ad oggi, il beneficio in busta paga arriverebbe fino a 100 euro mensili circa. Il calcolo del beneficio spettante è effettuato mensilmente dal datore di lavoro, che applica il taglio contributivo in base alla retribuzione corrisposta.

Secondo le simulazioni fornite dai Consulenti del Lavoro, lo sconto in busta paga è pari a circa 108 euro al mese per i titolari di redditi fino a 2.692 euro mensili. In caso di redditi di valore inferiore, il valore del taglio al cuneo fiscale scende, essendo collegato alla quota di contributi dovuti mensilmente dal lavoratore, passando a circa 75 euro complessivi per le retribuzioni fino a 1.500 euro e a 50 euro per i titolari di redditi fino a 1.000 euro.

Questi gli importi previsti dal 1° luglio al 31 dicembre dell’anno in corso, per i quali si attende dunque una conferma anche per l’anno prossimo.

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Finanza

Borsa, Piazza Affari maglia nera in Europa con extraprofitti

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L'indice Ftse Mib archivia gli scambi lasciando sul terreno il 2,12% a 27.942 punti

(Foto Fotogramma)

La Borsa di Milano è la peggiore tra le piazze europee e all’indomani del decreto ‘Asset’ varato dal governo che prevede, tra le altre misure, la tassa sugli extraprofitti delle banche, chiude la seduta odierna in forte ribasso. L’indice Ftse Mib archivia gli scambi lasciando sul terreno il 2,12% a 27.942 punti. Nel Vecchio Continente fanno meglio Francoforte (-1,12%), Parigi (-0,69%), Londra (-0,36%), e Madrid (-0,59%).

Tra i titoli peggiori spiccano quelli del comparto bancario: Mps (-10,83%), Bper Banca (-10,59%), Finecobank (-9,91%) e Banco Bpm (-9,09%) mentre chiudono la seduta in positivo Recordati Ord (+2,49%), Tim (+2,17%), Hera (+1,93%) e A2a (+1,82%).

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Finanza

PayPal lancia la sua stablecoin ed entra nel mondo delle criptovalute: come funziona

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E' ancorata al dollaro

(Foto )

PayPal entra nel mercato delle criptovalute lanciando la sua stablecoin: PayPal USD (PYUSD). Ancorata al dollaro con un rapporto di parità, è emessa dalla società fiduciaria Paxos Trust Company e viene “garantita al 100% dai depositi in dollari Usa, nonché dai buoni del tesoro a breve termine e da equivalenti simili in contanti”.

Gli utenti di PayPal potranno acquistarla, trasferirli su altri portafogli digitali, convertirli in altre criptovalute, utilizzarli per pagare online o per pagare denaro ai propri cari, ha affermato il gruppo californiano in un comunicato stampa.

Il token basato su Ethereum sarà presto disponibile per gli utenti PayPal negli Stati Uniti. E’ la prima volta che una grande società finanziaria emette la propria stablecoin.

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Finanza

Borsa, crollano titoli banche

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Dopo il via libera ieri del Cdm al prelievo sugli extraprofitti

(Afp)

Crollano in borsa i titoli bancari, dopo il via libera ieri del Cdm al prelievo sugli extraprofitti. Intesa Sanpaolo registra -6,84%, Mps -6,39%, Unicredit -5,90%, Finecobank -5,23%, Banca Mediolanum -4,80%, Mediobanca -2,86% e Banca Generali -2,59%.

Profondo rosso per Piazza Affari, che a pochi minuti dall’avvio delle contrattazioni è sprofondata a -1,89% con il Ftse Mib a 28.007 punti. In territorio negativo anche le altre borse europee: Francoforte cede lo 0,39%, Londra lo 0,15% e Parigi lo 0.34%.

Sulla piazza asiatica, Tokyo ha chiuso a +0,27% con il Nikkei a 32.353 punti.

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Finanza

Rivoluzione Gucci, finisce l’era Bizzarri

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Con il manager al timone la griffe aveva raggiunto 10 miliardi di vendite. Ora il testimone passa al braccio destro di Pinault, Jean-François Palus, che assieme al direttore creativo Sabato De Sarno dovrà inaugurare un nuovo capitolo per la maison della doppia G

Marco Bizzarri (a destra) assieme all'ex direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele

Per gli addetti ai lavori la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Cosa succederà a Gucci ora che anche Marco Bizzarri, presidente e amministratore delegato, nonché membro del comitato esecutivo di Kering dal 2012, lascerà il marchio ammiraglio del colosso francese del lusso? Domanda lecita, visto che per il polo guidato da François-Henri Pinault, la rivoluzione annunciata oggi giunge inaspettata e a meno di 10 giorni dalla presentazione dei risultati di gruppo relativi alla prima metà dell’anno (il 27 luglio prossimo) e a una manciata di mesi dalla sfilata della griffe, che andrà in scena a Milano sotto la nuova direzione creativa di Sabato De Sarno, dopo l’addio di Alessandro Michele.

Una prima risposta arriverà sicuramente il 23 settembre prossimo, quando Bizzarri dirà ufficialmente addio al board di Gucci, a ridosso dello show milanese. Al suo posto entrerà in campo il braccio destro di Pinault, Jean-François Palus, attualmente direttore generale del Gruppo Kering, che assumerà le redini del marchio in qualità di presidente e amministratore delegato per un periodo transitorio. “Avrà il compito di rafforzare i team e le operazioni di Gucci, mentre la maison ricostruisce la sua autorevolezza e momentum, definendone la leadership e organizzazione del futuro” assicura il polo del lusso in una nota. Palus dunque lascerà il suo incarico nel cda di Kering e si trasferirà a Milano.

Nella riorganizzazione interna del gruppo, che prevede anche una promozione di peso per Francesca Bellettini, presidente e amministratore delegato di Yves Saint Laurent dal 2013, nominata responsabile della guida di tutte maison del gruppo, l’uscita di Bizzarri appare tuttavia inverosimile per gli addetti ai lavori, soprattutto alla luce dei risultati messi a segno dal manager negli ultimi 8 anni. Con Bizzarri al timone di Gucci, la griffe ha raggiunto livelli di fatturato da record, toccando quota 10 miliardi. Manager apprezzato in tutto il mondo, un passato come ceo di Stella McCartney e Bottega Veneta, grazie alla sua visione strategica Bizzarri ha rappresentato un unicum nel sistema della moda.

E’ a lui che si deve, fresco di nomina, la decisione controcorrente (e risultata in seguito vincente) di assumere al timone creativo di Gucci un allora sconosciuto Alessandro Michele, facendolo subentrare a Frida Giannini. Sotto la guida di Bizzarri-Michele, Gucci è stato protagonista di un rilancio a tutto tondo, grazie a un’estetica cross-gendered e a una nuova strategia che hanno trasformato il brand nella ‘gallina dalle uova d’oro’ di Kering. Orfano del duo Bizzarri-Michele, il marchio dovrà dimostrare di saper camminare con le proprie gambe, inaugurando un nuovo capitolo creativo che gli consenta di restare tra i leader indiscussi del sistema moda. Del resto, come aveva assicurato lo stesso Bizzarri a chi gli chiedeva quale sarebbe stato il corso della maison nell’era post Michele, “si va avanti: gli uomini passano, i brand restano”. (di Federica Mochi).

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