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Piazza di Siena, Nepi Molineris: “Roma deve entrare nello Slam dell’equitazione mondiale”
"Ci sono tanti eventi internazionali di equitazione e da oggi ci prendiamo l’impegno con la Fise per creare un’azione di sistema che sappia generare maggior valore globale"
La ‘bomba’ dell’event director del 90esimo Concorso di Piazza di Siena, Diego Nepi Molineris, arriva in coda alla conferenza stampa nella quale ha illustrato numeri in impennata: “Roma deve entrare nello Slam dell’equitazione mondiale. Ha tutto per esserci e serve un salto in avanti, deciso, definitivo. Non possiamo più pensare di vincere nel mondo da soli -spiega Diego Nepi Molineris, d.g. di Sport e Salute ed Event Director di Piazza di Siena-. Ci sono tanti eventi internazionali di equitazione e da oggi ci prendiamo l’impegno con la Fise per creare un’azione di sistema che sappia generare maggior valore globale. Dobbiamo entrare nel grande Slam, che comprende i concorsi di Aachen, Calgary, Den Bosch e Ginevra. E’ arrivato il momento di pensare differente, e per farlo vogliamo contribuire alla creazione di un sistema di comunicazione, connessione, opportunità economiche che sappia tramutarsi in energia comune, continuando a sfruttare al meglio le singole caratteristiche dei luoghi che mettono in scena la grande equitazione internazionale. E’ arrivato il momento di lavorare ad un progetto di circuito che abbia un obiettivo comune: arrivare al top a livello mondiale, come avviene già in altri sport”.
Nepi Molineris ha poi elencato i numeri dell’edizione 2023 di Piazza di Siena, che legittimano l’ambizione. “Si sono alternate sul campo di gara 18 Paesi con 10 squadre ufficiali, 85 tra cavalieri e amazzoni e 250 cavalli. Il montepremi è cresciuto fino ad arrivare a un milione di euro: quando siamo arrivati, era meno di un terzo. L’obiettivo è quello di arrivare a 3 milioni. Il campo di gara è stato allargato a 11mila metri quadri e non ha niente da invidiare a campi di altri grandi eventi. Anche senza biglietteria, ma con una visione analitica, abbiamo stimato una presenza di 50mila spettatori, e 1.000 per l’Italia Polo Challenge al Galoppatoio, una scommessa vinta dalla Federazione. E ancora, grazie alla Rai che ha garantito 12 ore di messa in onda, mentre la crescita sui social è stata del 30% rispetto al 2022. Hanno lavorato a questo evento 400 persone, con un’età media di 26 anni che rispetta la mission di Sport e Salute. Il fatturato ha superato i quattro milioni di euro: quando, cinque anni fa, è partito questo progetto, era di 1,6 milioni, meno della metà. Ecco perché Piazza di Siena crede nell’upgrade”.
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Angelini, Marsilio: “Azienda all’avanguardia e con progetti sempre innovativi”

Così il presidente della Regione Abruzzo in visita nello stabilimento di Angelini Technologies e Fameccanica che ha annunciato investimenti per 600 milioni
“Siamo stati sempre vicino a quest’azienda che è un’eccellenza del nostro Made in Italy e continueremo a supportarla. Durante la pandemia, in poco tempo, è riuscita a mettere su 25 linee per la realizzazione di mascherine, di cui poi sono stati realizzati milioni di pezzi. Con questa realtà stiamo portando avanti anche progetti innovativi”. Così il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, in visita, a San Giovanni Teatino (Ch), assieme al ministro delle imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso, nello stabilimento di Angelini Technologies e Fameccanica, che ha annunciato investimenti per 600 milioni.
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Angelini, illustrato a Urso percorso sviluppo: 600 mln per crescere ancora

Marullo di Condojanni : "Possiamo contribuire a rafforzamento leadership tecnologia industriale"

Investimenti per 600 milioni, in Italia, nel sito industriale di San Giovanni Teatino (Chieti) e in Nordamerica, con la costruzione di un nuovo stabilimento. Ci saranno anche nuove assunzioni. E’ già in atto la ricerca di ingegneri da inserire in azienda. Le prospettive di sviluppo di Angelini Industries, in particolare della divisione Angelini Technologies, attraverso la controllata Fameccanica, sono state illustrate oggi dal management in occasione della visita nella sede italiana dell’azienda, a San Giovanni Teatino, del ministro delle imprese e del Made In Italy, Adolfo Urso che, insieme al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e al sindaco di San Giovanni Teatino, Giorgio Di Clemente, ha incontrato il ceo di Angelini Industries, Sergio Marullo di Condojanni, e il ceo di Angelini Technologies e Fameccanica, Alessandro Bulfon.
“L’acquisizione nel 2022 da parte di Angelini Industries della totalità delle azioni di Fameccanica, precedentemente in joint venture con Procter & Gamble – ha commentato Marullo di Condojanni – e la nascita di Angelini Technologies, la cui missione è sviluppare un ecosistema di imprese attive nella tecnologia dei processi industriali, fa parte di un percorso strategico di sviluppo del nostro gruppo. La tecnologia industriale, insieme alla meccanica di precisione, sono settori nel quale il nostro Paese è da sempre un’eccellenza a livello mondiale. Siamo convinti che, come gruppo e come sistema di imprese, possiamo contribuire fattivamente al rafforzamento di questa leadership: nei prossimi dieci anni puntiamo ad aumentare considerevolmente il peso del business tecnologico sul totale”.
“Davanti alle sfide e ai cambiamenti del mondo industriale e produttivo, – ha aggiunto Bulfon – vogliamo offrire una nuova visione tecnologica e innovativa. Se nel settore storico, la produzione di macchine industriali, puntiamo su efficienza, digitalizzazione e sostenibilità, in nuovi ambiti quali l’Automation&Robotics, puntiamo su flessibilità e produttività. Grazie a questi investimenti crediamo di poter costruire un polo tecnologico e ingegneristico italiano riconosciuto nel mondo”.
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Migranti, il dolore del Papa: “Mediterraneo enorme cimitero”

"Molti fratelli e sorelle vengono privati persino del diritto di avere una tomba"

“Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore”. Lo denuncia il Papa in occasione del raccoglimento interreligioso a Marsiglia per ricordare quanti sono morti nel Mediterraneo. “E, così, questo splendido mare è diventato un enorme cimitero – denuncia ancora una volta Bergoglio -, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba e a venire seppellita è solo la dignità umana”. Il Pontefice, ai leader religiosi, osserva: “Amici, anche davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà”.
“Tante volte quando mandano via” i migranti “è per essere imprigionati e torturati”. Lo ha sottolineato a braccio il Papa nel suo intervento davanti ai leader religiosi, a Marsiglia, con i quali è in corso il ricordo dei migranti morti nel Mediterraneo. Sul volo che lo porta a Marsiglia, il Pontefice, commentando coi media al seguito la situazione a Lampedusa, aveva detto: “Spero di avere il coraggio di dire tutto quello che voglio dire”.
”Dinanzi a noi c’è il mare, fonte di vita, ma questo luogo evoca la tragedia dei naufragi, che provocano morte. Siamo riuniti in memoria di coloro che non ce l’hanno fatta, che non sono stati salvati”. Il Papa, a Marsiglia, insieme ai leader religiosi, ricorda i morti nel Mediterraneo. Il tono e’ grave: “Non abituiamoci a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre: no, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti. Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti”. “Prima ancora, però, – dice Francesco- serve umanità: silenzio, pianto, compassione e preghiera. Vi invito ora a un momento di silenzio in memoria di questi nostri fratelli e sorelle: lasciamoci toccare dalle loro tragedie”.
“Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce; non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza” ammonisce il Papa. “Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà!” sottolinea. “Il Cielo ci benedirà, se in terra e sul mare sapremo prenderci cura dei più deboli, se – scandisce Francesco- sapremo superare la paralisi della paura e il disinteresse che condanna a morte con guanti di velluto”. Il Papa chiama in causa, poi, i leader religiosi: “In questo, noi rappresentanti di diverse religioni siamo chiamati a essere di esempio”.
Politica
Ue, Meloni: “Vogliamo che l’Italia sia esempio in spesa fondi europei”

"L'obiettivo è non perdere neppure un euro"

“Vogliamo trasformare l’Italia da nazione che è stata troppo spesso fanalino di coda nella spesa dei fondi europei a nazione virtuosa che possa fare da esempio per le altre”. Così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenendo a Genova alla presentazione dell’accordo con la Regione Liguria per l’utilizzo dei fondi di coesione. “L’obiettivo è non perdere neppure un euro perché l’Italia non se lo può permettere”, ha aggiunto.
“Noi ce la mettiamo tutta, questo accordo che oggi sigliamo con la Liguria è solo il primo esempio di una nuova stagione della capacità che ha l’Italia di spendere i fondi europei” assicura. “Noi vogliamo rappresentare una nazione responsabile, capace, in grado di soprattutto quando attraversa momento di difficoltà di non raccontare al mondo che disperde le risorse, ma che è la prima e la più brava nel spenderle” sottolinea.
“Nella prossima legge di bilancio abbiamo un collegato dedicato all’economia del mare e in quel collegato raccoglieremo le esigenze e le proposte dei vari settori, compreso quello della nautica” conclude.
Politica
Migranti, 5000 euro per evitare il Cpr: opposizione contro governo

Fonti Viminale: "Garanzia per scongiurare il rischio di fuga", La norma in un decreto viene aspramente criticata. Pd: "Governo si comporta da scafista"

Opposizione all’attacco del governo per la norma di un decreto del Ministero dell’Interno relativo ai richiedenti asilo, in base alla quale si introduce una “garanzia finanziaria di 4.938 euro” da versare per evitare la permanenza in un Cpr. La norma finisce nel mirino in particolare del Pd, mentre il tema migranti è sotto i riflettori dopo la raffica di sbarchi a Lampedusa nei giorni scorsi.
Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale riguarda l'”Indicazione dell’importo e delle modalita’ di prestazione della garanzia finanziaria a carico dello straniero durante lo svolgimento della procedura per l’accertamento del diritto di accedere al territorio dello Stato”.
La “garanzia finanziaria” nell’articolo 1 viene definita “idonea quando l’importo fissato e’ in grado di garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, pari a quattro settimane (ventotto giorni), la disponibilita’: a) di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale; b) della somma occorrente al rimpatrio; c) di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona”.
Nell’articolo 2 si specifica che “l’importo per la prestazione della garanzia finanziaria è individuato, per l’anno 2023, in euro 4.938,00. L’aggiornamento dell’importo è avviato a cadenza biennale, di seguito alla definizione del costo medio del rimpatrio”.
Secondo l’articolo 3, “la garanzia finanziaria è prestata in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi. La garanzia finanziaria deve essere prestata entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico”.
Quindi, l’articolo 4 chiarisce che “nel caso in cui lo straniero si allontani indebitamente, il prefetto del luogo ove è stata prestata la garanzia finanziaria procede all’escussione della stessa”.
“La scelta di far pagare una sorta di cauzione per non essere rinchiuso in un Cpr è l’ennesima tappa di uno spettacolo indegno di un governo sconvolgentemente inadeguato. Un governo che si comporta da scafista”, dice Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria nazionale del Pd.
“Un governo che non investe, facendo tesoro delle parole del presidente Mattarella, sull’unica misura utile per evitare gli arrivi irregolari cioè su canali di accesso legali e sicuri. L’idea della cauzione è grave sul piano dei principi, determinando, perfino tra i migranti rimpatriabili, migranti di serie A e migranti di serie B e paradossale su quello degli effetti, perché il migrante da espellere inserito in reti illegali avrà più mezzi del migrante più marginalizzato e privo di tutto. Infine è una strada che insospettisce”, aggiunge.
“Viene infatti il dubbio – prosegue l’esponente dem – che il governo consapevole che quella dei Cpr sia una sorta di soluzione macabra destinata a una estrema minoranza di persone presenti, tenti già di correre ai ripari attraverso questo pericoloso pasticcio”. “Sfidiamo la destra a farla finita con queste operazioni e di scommettere sulla definizione di una strategia che, partendo dalla cancellazione della Bossi Fini e dalla lotta in Europa per imporre l’obbligo alla redistribuzione, scommetta su legalità e accoglienza di qualità”, conclude Majorino.
“La norma del governo che chiede ai richiedenti asilo di versare una somma di 5mila euro per evitare di essere trattenuti all’interno dei Cpr è scafismo di Stato, una tangente discriminatoria, classista e disumana verso chi scappa da fame e guerre. Ci sarebbe da vergognarsi solo per averlo pensato. Ma c’è di peggio: questa norma è illegale in quanto la Corte di giustizia europea nel 2020 ha già sanzionato una misura analoga introdotta dall’Ungheria”, dice il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
“Cinquemila euro per il richiedente asilo che voglia evitare il centro di trattenimento. Non ce la fanno, è più forte di loro: anche la richiesta di asilo diventa una questione di censo”, scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra.
“Chi può permetterselo pagherà 5mila euro per evitare di finire in un centro per il rimpatrio mentre analizzano la sua pratica – prosegue il leader di Si – per i poveri cristi che posseggono solo quello che hanno indosso invece si possono aprire le porte dei centri, dove spesso si dorme per terra e manca tutto”.
“La misura, pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale è oscena e incommentabile. Dicevano di voler dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo e invece si comportano come loro, taglieggiando 5mila euro con fideiussione bancaria”, conclude Fratoianni.
“Dopo aver trasformato i Cpr in luoghi di detenzione, fino a 18 mesi per un illecito amministrativo, adesso hanno anche fissato la cifra per la cauzione”, scrive su X Davide Faraone, deputato di Azione-Italia Viva, a proposito della misura.
Economia
Furia Landini, attacco politico al sindacato: “Esecutivo teme chi non la pensa come lui”


(di Alessandra Testorio) Archivia ogni diplomazia il leader Cgil Maurizio Landini e sferra un attacco frontale al governo. Dopo una settimana in cui il sindacato è finito sotto i riflettori della stampa e delle polemiche legate alla vicenda del licenziamento dell’ex portavoce, Massimo Gibelli, e la riorganizzazione della comunicazione interna a Corso Italia, il segretario generale decide di rispondere colpo su colpo. E in una conferenza stampa convocata dopo l’assemblea aperta della Fiom non usa mezzi termini per denunciare “l’attacco politico” cui è sottoposto il sindacato da parte di un governo “che ha paura di chi non la pensa come lui”.
“Questo governo ha paura sia della manifestazione del 7 ottobre che delle varie mobilitazioni che stanno crescendo in tutto il Paese. Ma soprattutto ha paura anche di tutti quelli che la pensano diversamente”, dice. Un vero e proprio “attacco contro la Cgil e il suo segretario per delegittimare il sindacato. Un fatto gravissimo, mai successo prima”, denuncia ancora Landini mettendo in fila i veri problemi del Paese a cui il governo non da risposta mentre “in appena due giorni si affretta a rispondere ad una interpellanza di Fratelli d’Italia che usa ricostruzioni sommarie e indiscrezioni giornalistiche che cercano di delegittimare il sindacato”: precariato, inflazione, lavoro povero e salari inadeguati, tagli al servizio sanitario nazionale, cancellazione del reddito di cittadinanza, autonomia differenziata.
E al ministro del Lavoro, Marina Calderone che aveva assicurato come il dicastero di via Veneto “vigilerà” sulla vicenda Gibelli, Landini risponde ribaltandone la prospettiva: “saremo noi a vigilare sul governo, su quello che fa e non fa e a difendere gli interessi dei lavoratori e dei nostri 5 milioni di iscritti”. E si comincerà, ribadisce, dalla mobilitazione del 7 ottobre prossimo in difesa della Costituzione, che avvicina a grandi passi quello sciopero generale cui pensa da tempo Corso Italia in mancanza di risposte del governo su fisco, pensioni e salari, nella prossima manovra finanziaria. Una mobilitazione, ammonisce ancora , “che non finirà fino a che non produrrà risultati e fino a che il governo non accetterà di cambiare le proprie politiche e di avviare un confronto e una mediazione vera con i lavoratori”.
Ma il percorso resta accidentato vista la bocciatura da parte della Cgil anche dell’ultimo incontro a palazzo Chigi, oggi, con il ministro Urso sugli interventi anti-inflazione. “Continuano gli incontri finti: si annuncia un possibile accordo con i produttori e la grande distribuzione dove i soggetti possono scegliere se aderire o meno. Si devono invece aumentare i salari in modo strutturale, confermare il taglio del cuneo contributivo, detassare gli aumenti contrattuali, agire sui trasporti pubblici locali e affrontare il tema della casa”, ripete ancora annunciando peraltro anche il ricorso al Tar, con allegata richiesta di sospensiva, contro la rivisitazione effettuata dal governo, sui dati Inps, con cui ha limato la rappresentanza di corso Italia all’assemblea Cnel che a breve si troverà a discutere di salario minimo. “Hanno tolto la rappresentanza a Cgil Cisl e Uil per darla a sindacati che non hanno iscritti, non hanno rappresentanza”, commenta ribadendo come sulla partita del salario minimo sia il governo “a dover sciogliere il nodo”, non il Cnel “che non si può sostituire all’esecutivo e al Parlamento”.
E tornando alla vicenda innescata dal licenziamento dell’ex portavoce, Massimo Gibelli Landini chiarisce: “Gibelli non ha partecipato ad una ridefinizione strategia della comunicazione Cgil ma è stato assunto con qualifica di caporedattore nel 2012 dopo che nel 2003 si era dimesso. Assunzione decisa dal segretario di allora. Nella riorganizzazione fatta in questi mesi abbiamo ritenuto che il ruolo di portavoce non fosse più necessario e quindi che si potesse arrivare alla soppressione della funzione nel rispetto delle leggi del contratto giornalisti”, risponde a chi sottolineava l’uso da parte del sindacato del nuovo articolo 18 a lungo combattuto dalla Cgil. “Si è parlato di jobs act ma non c’entra proprio nulla. C’è la legge 108 sulle associazioni a cui non si applica l’articolo 18. Abbiamo letto ricostruzioni un po’ fantasiose. Pensiamo che i problemi del paese siano altri e che questi processi sommari non funzionano così come non funzionano le interpellanze fatte a uso e consumo dal partito di maggioranza per spostare l’attenzione dai problemi veri del paese. Noi non abbiamo nulla da nascondere”, conclude.
E non si fa attendere la replica del ministro del Lavoro, Calderone: le dichiarazioni del governo, dice in una nota, “sono state rese in risposta ad un atto di sindacato ispettivo e dunque nel rispetto della prerogative del Parlamento”.
Spettacolo
E’ morto all’età di 77 anni l’attore Roberto Sturno

Coppia artistica fissa a teatro con Glauco Mauri - Esequie private solo con i familiari, per sua espressa volontà
E’ scomparso all’età di 77 anni Roberto Sturno. L’AdnKronos lo apprende da fonti vicine all’attore scomparso. Nato nel gennaio del 1946 a Roma, Sturno aveva nel 1981 formato una coppia artistica fissa a teatro con Glauco Mauri. la Compagnia Mauri-Sturno. Roberto Sturno è morto nella sua casa di Tagliacozzo, in Abruzzo. Da qualche tempo era malato, poi le sue condizioni di salute si sono aggravate. Per sua volontà, le esequie si svolgeranno in forma strettamente privata, alla presenza dei soli familiari.
(di Enzo Bonaiuto)
Cronaca
“Non cancellare il numero salvavita 118”

Il presidente Sis118 Balzanelli: "Il tempo è vita! La riforma del Sistema di emergenza territoriale è la più importante degli ultimi 30 anni. Ecco perché"

La riforma legislativa del Sistema di emergenza territoriale 118 è “urgente e necessaria. Può essere senz’altro considerata tra le più importanti riforme sanitarie degli ultimi 30 anni”. Lo sottolinea Mario Balzanelli, presidente della Sis 118, spiegando all’Adnkronos Salute perché serve la riforma legislativa del 118 e come costruirla, mentre fa il punto sullo stato di salute del sistema di emergenza territoriale.
“Il 118 è il sistema salvavita tempo-dipendente che arriva, entro pochi minuti, sul posto in cui qualcuno può trovarsi in imminente pericolo di morte, in qualunque parte del territorio, in qualsiasi contesto, anche il più ostile ed impervio – afferma Balzanelli – e assicura, a qualsiasi ora del giorno e della notte, h 24 e 365 giorni/anno, il soccorso sanitario: in concreto, il Sistema 118 strappa alla morte innumerevoli vite umane che, senza il nostro intervento, in percentuale cospicua, non arriverebbero vive in ospedale. Soprattutto dopo la recente, drammatica, lezione impartita dalla pandemia, la riforma del Sistema 118 può essere considerata tra le più importanti riforme sanitarie degli ultimi 30 anni: questo i cittadini lo sanno molto bene e ce lo riconoscono ogni giorno. Entriamo noi nelle loro case – rimarca – ovunque vi sia bisogno, quando la tragedia improvvisa incombe, noi e nessun altro al nostro posto”.
Ma si può ancora parlare di 118 o è più appropriato parlare di 112? “È indispensabile, oggi più che mai, chiarire che occorre parlare di 118 molto di più che di 112 – risponde Balzanelli – L’Unione europea prevede che i numeri di emergenza nazionali non vengano affatto soppressi, come peraltro si verifica oggi nel 60% dei Paesi membri dell’Unione, come fortemente raccomandato dalle linee guida europee di Erc (European Resuscitation Council) nel 2021, per evitare possibili, catastrofiche perdite di tempo correlato al ‘doppio passaggio’ tra centrali operative (quella del 112 e quella del 118), particolarmente quando si tratti di emergenza sanitaria – avverte – quindi di imminente pericolo di perdere la vita. In caso di arresto cardiaco improvviso, per esempio, ogni minuto che passa determina la perdita di percentuali davvero significative di tornare a vivere. Non a caso, l’Ue si esprime in termini di ‘numero dell’emergenza’ più che di numero ‘unico’, ma, recentemente, con il regolamento 2023/444, varato il 16 dicembre 2022, per evitare ritardi e discrasie nei percorsi funzionali che afferiscono al 112, ha chiarito che la chiamata del cittadino utente deve essere immediatamente veicolata alla Centrale operativa più appropriata per la risoluzione del problema. Questo – in caso di emergenza sanitaria – non può che coincidere, volendo guadagnare al massimo il tempo, con l’accesso diretto della chiamata alla Centrale operativa 118. Il tempo è vita!”
“Un’alternativa – propone Balzanelli – sarebbe quella di consentire, a chi ha chiamato il 112, di premere semplicemente un tasto sul telefono, senza alcun costo aggiuntivo per la comunità, per essere immediatamente indirizzato alla Centrale operativa 118. Su questo occorrerà verificare e confrontare, preliminarmente, i dati raccolti dall’attuazione dei due diversi modelli, oltre a valutare la qualità percepita dai cittadini attraverso le plurime esperienze documentate”.
E’ necessaria piena integrazione tra il sistema di emergenza territoriale e quello ospedaliero. Qual è la posizione della Sis118? “La parola integrazione, dal vocabolario Treccani, significa completamento e non accorpamento, annessione o invasione. Il Sistema di emergenza territoriale 118 è riconosciuto dal legislatore come facente parte della medicina territoriale, in quanto inquadrato nel distretto sanitario, e trattandosi di macrostruttura a dimensione di obiettiva elevata complessità gestionale merita – spiega Balzanelli – il riconoscimento giuridico del massimo livello di complessità, ossia quello della unità operativa dipartimentale del territorio, con la Centrale operativa considerata centro di responsabilità e non mero call center, a livello provinciale, come sancito dal DPR del 27/3/1992, alla pari della configurazione di tutte le istituzioni dello Stato impegnate nella gestione delle emergenze, quali Prefettura, Questura, polizia, carabinieri, Vigili del fuoco, che sono tutti configurati a livello provinciale”.
Balzanelli rileva poi che “il Sistema di emergenza territoriale 118 è già pienamente integrato con il sistema ospedaliero perché provvede ad assicurare i percorsi di rete previsti per le patologie acute tempo dipendenti, a trasportare direttamente i pazienti critici nelle unità operative ultraspecialistiche e perché in numerosi territori, con personale e mezzi dedicati, assicura anche i trasporti secondari (cioè da ospedale ad ospedale) di emergenza, oltre a quelli di sangue ed organi. In questo senso, l’integrazione è traguardo dinamico e qualificante da perfezionare di continuo, ma deve essere inteso esclusivamente quale integrazione funzionale di percorso clinico, diagnostico, terapeutico, assicurando al paziente critico una filosofia gestionale unitaria. A nessun titolo, invece, riteniamo possa e debba intendersi il termine integrazione come gestione condivisa dei ruoli apicali di responsabilità e delle risorse di personale con la rete ospedaliera. Va mantenuta piena autonomia gestionale. Altrimenti, significherebbe rinunciare a un sistema, affidabile, qualificato ed efficace, che ha retto e garantito, nonostante le tante criticità ed il permanente stato di abbandono da parte del legislatore e dei vari decisori a livello regionale, la conduzione e gestione dell’emergenza territoriale nella Nazione negli ultimi 30 anni”.
I medici del 118 stanno scomparendo, sono in fuga massiva, in quasi tutte le regioni. Questione di contratti? “Al cittadino non importa affatto sapere se chi viene all’alba a casa propria a soccorrerlo per un edema polmonare acuto sia un medico convenzionato o un medico dipendente. Qualsiasi tipologia di contratto si decida, a livello legislativo, di individuare per il medico del 118 – risponde Balzanelli – deve essere attrattivo, molto di più di quanto accade oggi, proprio in virtù del carattere altamente usurante e obiettivamente rischioso, in presenza di noti e peculiari rischi ambientali e biologici. Il medico di emergenza territoriale è una realtà preziosa che va ulteriormente valorizzata e verso cui si deve portare il doveroso massimo rispetto e riconoscimento di merito. Riguardo alle conoscenze, competenze ed abilità, Sis118, in qualità di società scientifica, ritiene indispensabile intensificare ed ampliare, anche in collaborazione con le università, i percorsi formativi permanenti e ricorrenti e di relativo addestramento”.
Quale ruolo prevede la riforma disegnata da Sis118 per gli infermieri? “L’infermiere di emergenza territoriale 118 è, insieme con il medico, il pilastro gestionale irrinunciabile del supporto avanzato delle funzioni vitali al paziente critico e il perno dell’attività professionalizzante in Sala operativa e – rimarca Balzanelli – non deve essere sostituito, nel ruolo sanitario di operatore di Centrale operativa da altre figure. Riteniamo, al riguardo, che debba essere sancito a livello legislativo lo standard di una postazione avanzata con medico ed infermiere a bordo ogni 60.000 abitanti”. La Sis118, inoltre, “sollecita da anni le massime istituzioni dello Stato, prima società scientifica tra tutte, perché venga varato, quanto prima, sul piano legislativo, il profilo professionale dell’autista-soccorritore, con il meritato e definitivo riconoscimento non solo del suo ruolo cardine dello stesso, ma anche delle peculiari competenze normate in percorsi formativi altamente specialistici”.
E qual è il ruolo della tecnologia nel 118 che verrà? “La Sis118 ritiene indispensabile varare un Sistema 118 ‘connesso’, assicurando al cittadino che si trova in imminente pericolo di vita, di poter beneficiare di tutte le dinamiche più evolute ed qualitative, dalla telemedicina al telemonitoraggio, dal teleconsulto all’intelligenza artificiale, a supporto di diagnosi e consiglio”.
Ultima ora
Difensore civico, da conferenza internazionale Ombudsman l’impegno per le sfide emergenti

Si è conclusa con successo la due giorni organizzata da Marino Fardelli con circa 250 ospiti

Si è svolta a Roma, ieri e oggi, la conferenza internazionale degli Ombudsman (Difensori civici), dal titolo ‘Il ruolo dell’Ombudsman nel mondo: tra realtà e possibilità’. La Conferenza ha riunito Difensori Civici, rappresentanti governativi, esperti e accademici provenienti da tutto il mondo. Un’occasione unica e una partecipazione numerosa (circa 250 ospiti) per condividere esperienze, best practice e approfondire il ruolo fondamentale dei Difensori Civici nel garantire una governance aperta e responsabile.
L’evento, che si è tenuto presso la Camera dei Deputati, Sala dei Gruppi parlamentari (Via Campo Marzio, 78), doveva infatti rappresentare “un momento cruciale di discussione e riflessione sui temi della difesa civica e dei diritti umani”. Così almeno nelle intenzioni della vigilia di Marino Fardelli, presidente del Coordinamento Nazionale dei Difensori civici italiani e Difensore Civico della Regione Lazio, che ha promosso questo evento in collaborazione con il Consiglio regionale del Lazio. E in effetti si è trattato di una due giorni intensa, che ha messo nel mirino l’obiettivo di creare un forum unico dei difensori civici, per mettere in comune le esperienze di ognuno di essi nei differenti contesti in cui operano.
I lavori sono iniziati, nella giornata del 21 settembre, alla presenza del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè e del presidente del Consiglio regionale Antonello Aurigemma. Quest’ultimo, in particolare, ha ringraziato Marino Fardelli per essersi speso nell’organizzazione dell’iniziativa, confermando il supporto del Consiglio regionale alla figura del difensore civico, sempre più preziosa in tempi contraddistinti da pandemie e guerre, come quelli attuali.
Il secondo giorno dei lavori è stato caratterizzato da un ulteriore approfondimento delle tematiche legate alla giustizia, all’equità e ai diritti dei cittadini. I partecipanti hanno dimostrato un impegno rafforzato nel promuovere una società più giusta ed inclusiva.
Giustizia ambientale, tecnologia in rapporto ai diritti umani, diversità e inclusione ed esperienze internazionali sono state le quattro aree tematiche nelle quali si è articolata questa seconda ed ultima giornata.
L’importanza di un impegno continuo per affrontare le sfide emergenti e consolidare i progressi ottenuti sono il lascito di questa Conferenza, che si è confermata una occasione unica per promuovere la cooperazione internazionale e creare un mondo in cui tutti possano godere dei diritti fondamentali.
Cronaca
Riapre la stagione venatoria, Buconi (Federcaccia): “Quest’anno incertezze tra ricorsi e rinviiQ

'Ogni anno, con la riapertura della stagione, abbiamo a che fare con un'opinione pubblica contraria, orsi e lupi non c'entrano con il mondo venatorio'

Settembre è ufficialmente il mese che segna la riapertura della caccia in moltissime regioni italiane. “Per chi ha questa passione, la riapertura della stagione venatoria è un momento emozionante e carico d’aspettative”, commenta all’Adnkronos Massimo Buconi, presidente nazionale della Federazione Italiana della Caccia. “Quest’anno c’è stata tanta attesa ma anche tanta incertezza. L’inizio di questa stagione – prosegue – è stato caratterizzato da due novità importanti: il divieto dell’uso delle munizioni in piombo in tutte le zone umide europee e le restrizioni in molte regioni dovute al contrasto alla peste suina”. Una situazione, spiega il presidente della Federazione Italiana della Caccia, che ha portato a molta incertezza.
“Ogni anno, con la riapertura della stagione, abbiamo a che fare con un’opinione pubblica contraria; quest’anno poi penso alla vicenda di lupi e orsi e alla notorietà che questi argomenti hanno raggiunto e, pur non avendo nulla a che fare con il mondo venatorio perché, ricordiamolo, orsi e lupi non si cacciano – vengono per forza di cose associate alla nostra realtà, scatenando non poche polemiche”. Inoltre, spiega ancora Buconi, il calendario venatorio è tuttora incerto. Infatti, anche se la cattura della selvaggina è consentita – in generale – dalla 3° domenica di settembre al 31 gennaio, ogni Regione emette ogni anno un calendario specifico.
“Ma quest’anno, tra ricorsi, Tar, sospensioni e rinvii la partenza è stata incerta; il caso più eclatante è quello dell’Emilia Romagna, dove la caccia riprenderà il 1 ottobre, anche se la riapertura era prevista per la terza settimana di settembre. Come Federazione ci troviamo a fronteggiare molte problematiche, sia per le norme che sulla loro applicazione; inoltre ci troviamo ad offrire un servizio ai nostri cacciatori e a dover rassicurare e dare certezze su come praticare questo tipo di attività. Un compito, purtroppo, sempre più difficile”, conclude Buconi.
Quest’anno, nel weekend del 2 e 3 settembre, con l’inizio delle giornate di preapertura, 16 regioni hanno dato ufficialmente il via alla stagione della caccia. Nel complesso sono una ventina le specie cacciabili nel nostro Paese, tra queste anche lepre bianca e comune, coniglio selvatico, fagiano, starna, quaglia, pernice, cesena, tordo bottaccio, merlo, tordo sassello, cornacchia nera e grigia e gazza. Ecco il calendario delle regioni:
Lazio
Nel Lazio la stagione venatoria è iniziata il 17 settembre e terminerà il 31 gennaio 2024. Per l’intero periodo la caccia è consentita tre giorni per ogni settimana, che il titolare della licenza può scegliere fra quelli di lunedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica. A ciascun cacciatore è consentito abbattere, complessivamente, non più di cinque esemplari per ogni specie di lepre europea e starna; non più di dieci esemplari di moriglione; non più di quindici tra fagiani e tortore. Inoltre, la quaglia è cacciabile dal 17 settembre 2023 al 30 ottobre 2023. La lepre europea è cacciabile dal 17 settembre 2023 al 10 dicembre 2023. Coniglio selvatico, fagiano, merlo sono cacciabili dal 17 settembre 2023 al 31 dicembre 2023. Cornacchia grigia e gazza sono cacciabili dal 17 settembre 2023 al 15 gennaio 2024. Alzavola, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, germano reale, marzaiola, mestolone, moriglione (prelievo consentito ai soli cacciatori autorizzati), porciglione, volpe dal 17 settembre 2023 al 31 gennaio 2024. Cesena, colombaccio, ghiandaia, tordo bottaccio, tordo sassello sono cacciabili dal 1 ottobre al 31 gennaio 2024, mentre la starna è cacciabile dal 1 ottobre al 30 novembre 2023.
Abruzzo
In Abruzzo la caccia è ripartita il 17 settembre, ma le specie cacciabili prima di ottobre sono solo quattro: merlo, cornacchia grigia, ghiandaia e gazza. Sarà possibile cacciare per 3 giornate a scelta con l’esclusione di martedì e venerdì e la stagione terminerà il 30 gennaio, anche se il colombaccio potrà essere cacciato fino al 9 febbraio. Inoltre, l’allodola potrà essere cacciata dal 1° ottobre fino al 31 dicembre 2023. Alzavola, beccaccia, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, germano reale, marzaiola, mestolone, porciglione saranno cacciabili dal 1° ottobre 2023 al 20 gennaio 2024. Cesena, tordo bottaccio, tordo sassello dal 1° ottobre 2023 al 10 gennaio 2024. Cornacchia grigia, gazza e ghiandaia solo il 14 e 16 settembre e poi dal 17 settembre 2023 al 28 gennaio 2024. La Quaglia dal 1° al 30 ottobre 2023, la volpe dal 1° ottobre 2023 al 31 gennaio 2024.
Marche
Nelle Marche la stagione venatoria ha inizio il 2 settembre 2023 e termina il 31 gennaio 2024. I periodi di caccia per le diverse specie sono: Tortora selvatica: dal 17 settembre al 22 ottobre 2023. Alzavola, Germano reale e Marzaiola: dal 17 settembre 2023 al 15 gennaio 2024. Colombaccio: dal 17 settembre 2023 al 22 gennaio 2024. Quaglia: dal 17 settembre al 30 ottobre 2023. Ghiandaia, Gazza, Cornacchia grigia: dal 17 settembre 2023 al 15 gennaio 2024. Lepre, Coniglio selvatico, Fagiano, Starna, Pernice rossa: dal 17 settembre al 3 dicembre 2023. Inoltre, per quanto riguarda la caccia al moriglione, le disposizioni prevedono il prelievo di massimo 320 moriglioni, in un periodo compreso tra il 17 settembre 2023 al 31 gennaio 2024, con la limitazione alla sola forma da appostamento dal 21 al 31 gennaio 2024.
Piemonte
In Piemonte la stagione della caccia è ripresa il 17 settembre e si concluderà il 31 gennaio. Come negli anni passati, la cacca alle specie stanziali sarà consentita esclusivamente nelle giornate di mercoledì, sabato e domenica mentre la caccia di selezione e quella alle specie migratorie può essere consentita da Atc e Ca tutti i giorni ad esclusione di martedì e venerdì. A gennaio sarà consentita soltanto la caccia da appostamento temporaneo, ad eccezione di quella a Beccaccia, Beccaccino, minilepre, Cinghiale, Volpe e Acquatici. Nello specifico, il fagiano sarà cacciabile dal 17 settembre al 30 novembre, la lepre comune e Coniglio selvatico dal 17 settembre al 3 dicembre, mentre la minilepre dal 17 settembre al 31 gennaio. Pernice rossa e starna dal 17 settembre al 30 novembre, mentre coturnice, fagiano di monte e pernice bianca dal 1° ottobre al 30 novembre. La volpe sarà cacciabile dal 17 settembre al 31 gennaio, la quaglia dal 27 settembre al 30 ottobre. Germano reale, Alzavola, Marzaiola, Canapiglia, Fischione, Codone, Folaga, Gallinella d’acqua e Beccaccino dal 17 settembre al 31 gennaio. Colombaccio, cornacchia nera, cornacchia grigia, gazza e ghiandaia dal 17 settembre al 31 gennaio.
Lombardia
La stagione della caccia si apre in Lombardia il 17 settembre e si conclude il 31 gennaio, con alcune limitazioni. Infatti, al fine di salvaguardare le produzioni agricole e le popolazioni di fauna stanziale, nel periodo dal 17 al 30 settembre, la caccia in forma vagante e quella da appostamento temporaneo nella maggioranza degli Atc saranno possibili nei tre giorni fissi di mercoledì, sabato e domenica. Farà eccezione la caccia da appostamento fisso, possibile per tre giorni settimanali a scelta del cacciatore. Dal 1 ottobre 2023, anche la caccia vagante è consentita tutto il giorno, secondo gli orari riportati sul tesserino venatorio regionale. Invece, per quanto riguarda la caccia alla piccola stanziale (fagiano, starna, lepre comune, pernice rossa, coniglio selvatico, volpe, ecc.) terminerà al massimo al 31 gennaio 2024 per i soli fagiano e volpe. Quella alle altre specie stanziali terminerà fra il 30 novembre 2023 e il 31 dicembre 2023. Nel mese di gennaio 2024 la caccia vagante alle specie consentite in tale periodo, sarà limitata alle zone umide, paludi, acquitrini, stoppie di riso allagate, fossi e corsi d’acqua nonché nella fascia massima di 50 metri di distanza da tali zone.
Veneto
L’inizio della stagione della caccia, in Veneto, è fissata per la terza domenica di settembre e terminerà il 31 gennaio. Tra le novità di questa nuova stagione c’è il reintegro del Moriglione fra le specie cacciabili, anche se con delle limitazioni: massimo 2 esemplari giornalieri e 10 stagionali. Anche per la Moretta potrà essere cacciata soltanto a partire dal 1° di novembre e con carniere ridotti, massimo 2 capi giornalieri e 5 stagionali. Nello specifico, Fagiano, Starna e Coniglio selvatico potranno essere cacciati dal 17 settembre al 31 dicembre; la Quaglia dal 17 settembre al 31 ottobre; la lepre dal 17 settembre al 30 novembre. Lepre bianca, fagiano di monte e coturnice, invece, dal 1° ottobre al 30 novembre ed esclusivamente in presenza di piani di prelievo numerici formulati sulla base di censimenti specifici. L’Allodola sarà cacciabile dal 1° ottobre al 31 dicembre, mentre il merlo dal 17 settembre al 31 dicembre. Colombaccio, Cornacchia grigia, Cornacchia nera, Ghiandaia e Gazza dal 17 settembre al 11 gennaio. Germano reale, Alzavola, Canapiglia, Codone, Fischione, Marzaiola, Mestolone, Moriglione, Folaga, Gallinella d’acqua, Porciglione, Beccaccino, Frullino e Volpe dal 17 settembre al 31 gennaio
Toscana
Anche in Toscana la stagione venatoria avrà inizio la terza domenica di settembre e terminerà il 31 gennaio. La caccia è consentita tre giorni alla settimana, a scelta tra il lunedì, il mercoledì, il giovedì, il sabato e la domenica. Nel periodo dal 1 ottobre al 30 novembre di ogni anno, fermo restando il divieto di caccia nei giorni di martedì e venerdì, è consentito ad ogni cacciatore, per la caccia da appostamento alla selvaggina migratoria, di usufruire anche in modo continuativo delle giornate di caccia a propria disposizione per l’intera stagione venatoria. Nel mese di gennaio, inoltre, l’attività venatoria nelle Zps è consentita, fatta eccezione per la caccia agli ungulati, soltanto domenica e giovedì. Coniglio selvatico, Merlo e Fagiano saranno cacciabili dal 17 settembre al 31 dicembre. Starna e Pernice rossa dal 17 settembre al 30 novembre. La lepre dal 17 settembre al 7 dicembre. Cesena e Tordo sassello dal 1° ottobre al 31 gennaio, mentre la moretta dal 2 novembre al 31 gennaio. Infine, Tordo bottaccio, Alzavola, Marzaiola, Canapiglia, Codone, Fischione, Germano reale, Marzaiola, Mestolone, Folaga, Gallinella d’acqua, Porciglione, Beccaccino, Frullino, Colombaccio, Cornacchia grigia, Ghiandaia e Gazza e Minilepre dal 17 settembre al 31 gennaio.
Campania
In Campania la stagione venatoria inizierà la terza domenica di settembre e terminerà il 30 gennaio, con la possibilità, però, di cacciare Gazza e Cornacchia fino al 10 di febbraio. Queste le specie cacciabili e i periodi di caccia previsti: la tortora dal 17 settembre al 15 ottobre, il merlo dal 17 settembre al 30 novembre, il colombaccio dal 17 settembre al 31 gennaio, la quaglia dal 17 settembre al 30 novembre, mentre starna e coniglio selvatico dal 1° ottobre al 31 dicembre. La lepre sarà cacciabile dal 1° ottobre al 31 dicembre, mentre alzavola, marzaiola, canapiglia, codone, fischione, germano reale, mestolone, folaga, gallinella d’acqua e porciglione dal 17 settembre al 20 gennaio. (segue)
Calabria
In Calabria, la stagione della caccia è iniziata la terza domenica di settembre e terminerà il 10 febbraio 2024. Si potrà cacciare per 3 giorni settimanali a scelta, esclusi il martedì e il venerdì. Le specie cacciabili sono la tortora, dal 17 settembre all’8 ottobre, la quaglia dal 17 settembre al 30 novembre, il fagiano dal 17 settembre al 30 novembre, il merlo dal 17 settembre al 31 dicembre, la lepre dal 17 settembre al 17 dicembre. Poi l’allodola dal 1° ottobre al 31 dicembre, il tordo bottaccio, tordo sassello e cesena dal 1° ottobre al 31 gennaio. La cornacchia grigia e la ghiandaia dal 1° ottobre al 10 febbraio, la gazza dal 17 settembre al 14 gennaio. Folaga, alzavola, mestolone, canapiglia, fischione, germano reale, codone, marzaiola, beccaccino, frullino, gallinella d’acqua e porciglione dal 17 settembre al 31 gennaio.
Puglia
La stagione venatoria in Puglia è iniziata il 17 settembre e terminerà il 31 gennaio. Anche quest’anno saranno consentite tre giornate settimanali fisse: mercoledì, sabato e domenica. Nello specifico la quaglia sarà cacciabile dal 17 settembre al 30 ottobre; merlo e lepre dal 1° ottobre al 31 dicembre, fagiano e allodola dal 1° ottobre al 29 novembre, tordo bottaccio, tordo sassello e cesena dal 1° ottobre al 10 gennaio. Alzavola, mestolone, canapiglia, fischione, germano reale, codone, frullino, folaga, gallinella d’acqua, e porciglione dal 1° ottobre al 20 gennaio e nei giorni 24, 28 e 31 gennaio. Beccaccino dal 1° ottobre al 20 gennaio, beccaccia dal 8 ottobre al 20 gennaio, mentre il colombaccio dal 17 settembre al 10 dicembre e dal 5 al 31 gennaio.
Sicilia
In Sicilia la caccia è ripartita lo scorso 17 settembre, mentre la chiusura è prevista per il 31 gennaio. Nello specifico, la tortora selvatica potrà essere cacciata dal 17 al 30 settembre, il colombaccio dal 17 settembre al 15 gennaio. La quaglia dal 17 settembre al 31 ottobre, mentre ghiandaia e gazza dal 17 settembre al 31 gennaio. Il Merlo dal 17 settembre al 31 dicembre, mentre l’allodola dal 1° ottobre al 31 dicembre. Alzavola, canapiglia, codone, fischione, germano reale, mestolone, folaga, gallinella d’acqua, porciglione e beccaccino dal 1° ottobre al 31 gennaio. La beccaccia dal 1° ottobre al 31 gennaio, mentre cesena, tordo bottaccio e tordo sassello dal 1° ottobre al 31 gennaio.
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