Sostenibilità
Ridurre le emissioni del 90%, ecco la nuova sfida europea...
Ridurre le emissioni del 90%, ecco la nuova sfida europea per il 2040
Una valutazione d'impatto della Commissione Ue sui possibili percorsi per rendere l'Unione europea climaticamente neutra entro il 2050
La Commissione europea ha diffuso una valutazione d'impatto dettagliata che delinea i potenziali percorsi per raggiungere l'obiettivo di rendere l'Unione Europea climaticamente neutra entro il 2050, come previsto dalla legge europea sul clima. Basandosi su questa valutazione, la Commissione ha formulato una raccomandazione chiara: una riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990 (l'obiettivo intermedio della Legge sul clima è di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, ndr).
L'accelerazione senza precedenti delle perturbazioni climatiche nel 2023 ha evidenziato l'urgenza di agire rapidamente per contrastare il cambiamento climatico. Con un riscaldamento globale che ha raggiunto 1.48ºC al di sopra dei livelli preindustriali e una temperatura media dell'aria superficiale in Europa superiore di oltre 2.2ºC rispetto all'era preindustriale, gli effetti dei cambiamenti climatici sono già evidenti e potenzialmente devastanti e diventa fondamentale avviare una discussione ampia e inclusiva con tutte le parti interessate per garantire un impegno condiviso e una cooperazione efficace.
Come ridurre le emissioni del 90%
L'Unione Europea stabilisce una serie di condizioni politiche favorevoli che sono considerate indispensabili per raggiungere l'ambizioso obiettivo del 90% di riduzione delle emissioni entro il 2040. Queste condizioni rappresentano un insieme di linee guida e azioni concrete volte a garantire un percorso di transizione efficace verso un'economia a basse emissioni di carbonio e una società più sostenibile. Le principali sono:
- piena attuazione del quadro concordato per il 2030: riduzione delle emissioni, investimenti nelle energie rinnovabili, efficienza energetica e altre misure volte a mitigare il cambiamento climatico;
- garanzia della competitività dell'industria europea: implementazione di misure di sostegno e incentivi per promuovere l'innovazione e la trasformazione verso processi produttivi più sostenibili;
- transizione equa che non lasci indietro nessuno: politiche di sostegno per le comunità e i settori più colpiti dalla transizione e misure di protezione sociale;
- condizioni di parità con i partner internazionali: promozione di standard eque e ambiziose a livello globale e collaborazione internazionale nella lotta al cambiamento climatico;
- dialogo strategico sul quadro post-2030 con l'industria e il settore agricolo: identificare opportunità e sfide specifiche per questi settori e sviluppare strategie adatte per una transizione efficace e sostenibile.
La proposta della Commissione sarà discussa nel Consiglio Ambiente del prossimo 25 marzo, in preparazione del Vertice dei 27 Capi di Stato e di governo del 27-28 giugno dove si adotterà l’Agenda Strategica Europea 2024-2029, che fissa le priorità del nuovo ciclo istituzionale che inizierà dopo le prossime elezioni di giugno, e dovrà avere l’azione climatica come architrave del nuovo Green Deal Europeo.
“Momento cruciale per la transizione verde”
Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Maroš Šefčovič, ha sottolineato l'importanza di un passo significativo verso la neutralità climatica entro il 2050. Dopo un'attenta valutazione, la Commissione raccomanda una riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990, mantenendo così il percorso concordato dai leader dell'UE per la transizione climatica. Questa raccomandazione è considerata cruciale nel dibattito sul futuro della transizione verde europea, poiché si cerca di bilanciare la decarbonizzazione dell'economia con la competitività globale e la creazione di posti di lavoro stabili ed equi.
Šefčovič ha enfatizzato che la leadership industriale dell'Europa e una transizione verde socialmente giusta e inclusiva sono imperativi fondamentali. La raccomandazione del 90% è supportata dal parere scientifico e basata su un'approfondita valutazione d'impatto.
La comunicazione dell'UE identifica le condizioni necessarie per raggiungere questo obiettivo, che includono la piena attuazione del quadro 2030 per il clima e l'energia, un uso più efficiente dei finanziamenti pubblici per sostenere le tecnologie pulite emergenti, lo sviluppo delle filiere delle materie prime, prezzi energetici accessibili e lo sviluppo delle infrastrutture necessarie. Inoltre, la Commissione si impegna a rafforzare la fiducia e il sostegno del pubblico nella transizione verde, riconoscendo le legittime preoccupazioni sui costi e impegnandosi a sostenere industria e cittadini attraverso misure politiche, normative e strumenti di finanziamento. La Commissione sta conducendo dialoghi con settori chiave, come l'industria dell'idrogeno, per garantire un'implementazione efficace del quadro concordato per il 2030.
Questi sforzi e il coinvolgimento degli stakeholder aiuteranno la prossima Commissione a preparare proposte legislative per il quadro politico oltre il 2030 e a raggiungere l'obiettivo del 2040 in modo equo ed efficiente in termini di costi, una volta concordato dagli Stati membri e dal nuovo Parlamento europeo.
Sostenibilità
Eventi estremi, la ‘mappa’ delle aree più a...
Uno studio Enea pubblicato sulla rivista Safety in Extreme Environment ha permesso di identificare le aree del nostro Paese più a rischio di mortalità per eventi climatici estremi
Trentino-Alto Adige in testa, seguita da Lombardia, Sicilia, Piemonte, Veneto e Abruzzo. Uno studio Enea pubblicato sulla rivista Safety in Extreme Environment ha permesso di identificare le aree del nostro Paese più a rischio di mortalità per eventi climatici estremi, che dal 2003 al 2020 hanno causato complessivamente 378 decessi, di cui 321 per frane e valanghe, 28 per tempeste e 29 per inondazioni.
Le regioni più a rischio
Le regioni con il maggior numero di decessi e di comuni coinvolti sono risultate: Trentino-Alto Adige (73 decessi e 44 comuni), Lombardia (55 decessi e 44 comuni), Sicilia (35 decessi e 10 comuni), Piemonte (34 decessi e 28 comuni), Veneto (29 decessi e 23 comuni) e Abruzzo (24 decessi e 12 comuni), con un alto numero di comuni a rischio riscontrato anche in Emilia-Romagna (12), Calabria (10) e Liguria (10). Tra le regioni ad alto rischio c’è anche la Val d’Aosta con 8 decessi, un numero elevato se si tiene conto degli abitanti complessivi.
“La mortalità è l’unico indicatore sanitario immediatamente disponibile per tutti i comuni italiani e la Banca Dati Epidemiologica dell’Enea consente di effettuare studi sull’intero territorio nazionale utilizzando la mortalità per causa come indicatore di impatto”, spiega Raffaella Uccelli, ricercatrice del Laboratorio Enea Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme alla collega Claudia Dalmastri.
Dallo studio emerge inoltre che circa il 50% dei 247 comuni italiani con almeno un decesso è costituito da centri montani o poco abitati, dove il rischio di mortalità associata a eventi meteo-idrogeologici estremi potrebbe essere connesso alla loro fragilità intrinseca e alle difficoltà degli interventi di soccorso.
“A livello demografico le vittime sono state 297 uomini e 81 donne. La ragione di questa disparità fra i sessi potrebbe essere collegata, almeno in parte, a diversi stili di vita, alle attività svolte, agli spostamenti casa-lavoro e ai tempi diversi trascorsi all’aperto”, sottolinea Claudia Dalmastri.
Eventi estremi in aumento
Nel nostro paese, oltre il 90% dei comuni e oltre 8 milioni di abitanti sono a rischio a causa di eventi climatici estremi, in particolare frane (1,3 milioni di abitanti) e inondazioni (6,9 milioni di abitanti). Da gennaio a maggio 2023, si sono verificati 122 eventi meteorologici estremi rispetto ai 52 registrati nello stesso periodo del 2022 (+135%)(dati Legambiente 2023) e le regioni più colpite sono state Emilia-Romagna, Sicilia, Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana. Tutte queste aree, eccetto il Lazio, sono state identificate come a rischio anche nello studio Enea.
“Gli eventi meteo estremi stanno aumentando di frequenza e intensità a causa dei cambiamenti climatici, con conseguenze drammatiche su territori e popolazioni, in particolare sugli over 65, la cui percentuale in Italia è aumentata del 24% in 20 anni. Conoscere le aree a più alto rischio anche per la mortalità associata diventa quindi fondamentale per definire le azioni prioritarie di intervento, allocare risorse economiche, stabilire misure di allerta e intraprendere azioni di prevenzione e di mitigazione a tutela del territorio e dei suoi abitanti”, conclude Raffella Uccelli.
Sostenibilità
Piantare alberi nel modo giusto, la scienza in soccorso del...
Non c’è organizzazione, governo nazionale o locale che negli ultimi anni non abbia promesso di piantare degli alberi per combattere il riscaldamento globale. Gli esperti di The Nature Conservancy, ente non profit con sede ad Arlington, negli Stati Uniti, li mettono in guardia: non tutte queste iniziative contribuiscono al benessere del Pianeta. I progetti che non tengono conto dell’albedo, il potere riflettente di una superficie, rischiano di sovrastimare i loro effetti positivi del 20-80%. Lo riporta Agence France-Presse.
Sostenibilità
Contrastare il cambiamento climatico è una priorità per gli...
I dati del sondaggio Euronews-Ipsos
Si avvicina la data delle elezioni europee, che in Italia si svolgeranno l’8 e il 9 giugno 2024, ma quali sono i temi più sentiti dagli elettori europei? Agire per contrastare il cambiamento climatico è una delle priorità per oltre la metà dei cittadini del Vecchio Continente. Per contro, meno di un terzo di essi ritiene che sinora l’UE abbia avuto un impatto positivo in difesa dell’ambiente. È quanto emerge dal primo sondaggio paneuropeo di questo genere svolto da Euronews e Ipsos su un campione di quasi 26 mila persone di 18 diversi Paesi. Dunque, se da un lato i cittadini sentono forte la necessità di dover fare qualcosa di concreto per limitare i danni degli eventi climatici sempre più disastrosi, dall’altro emergono non poche perplessità circa l’operato dell’UE in difesa dell’ambiente e delle persone.
I dati dei singoli Paesi
Contrastare il cambiamento climatico non è però sentito come una priorità allo stesso modo dai cittadini dei diversi Stati membri dell’UE. Sono soprattutto danesi (69% degli interpellati) portoghesi (67%) e svedesi (62%) a considerarlo come un tema centrale di cui dovrebbe occuparsi maggiormente il Governo centrale europeo. Al contrario, polacchi, cechi e finlandesi ritengono la questione non prioritaria: nel complesso solo il 34% del totale degli elettori di questi tre Paesi pensano sia un tema fondamentale. In particolare, in Polonia il 35% degli intervistati ritiene che la lotta al cambiamento climatico sia una questione secondaria. A livello di genere e fascia d’età, le donne europee sono più propense a pensare che le questioni inerenti al cambiamento climatico siano prioritarie, il 55% contro il 45% degli uomini. Il sondaggio sottolinea che, invece, l’età non rappresenta un elemento fondamentale nelle scelte dei cittadini europei, infatti, circa la metà di tutte le fasce ritiene la questione del clima prioritaria, circa un terzo la considera “solo” importante.
L’azione dell’UE in difesa dell’ambiente
Se da un lato le nuove direttive europee introdotte negli ultimi anni hanno portato notevoli cambiamenti anche mediante l’applicazione di misure drastiche per cercare di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, dall’altro la percezione dei cittadini sull’impatto di tali norme non è molto positiva. Solo il 32% degli elettori europei ritiene che l’UE abbia avuto effetti favorevoli sulla protezione dell’ambiente. Tra i cittadini che hanno un parere positivo circa l’operato del Governo europeo su tali temi vi sono al primo posto i rumeni (48%), seguiti dai portoghesi (47%) e dai finlandesi (45%). All’opposto, tra i più critici ci sono i francesi: il 39% di loro ritiene che Bruxelles abbia addirittura avuto un impatto negativo sul contrasto al cambiamento climatico. Molto critici anche gli olandesi, solo uno su quattro ha una visione positiva dell’azione ambientale dell’Unione. Proprio in Francia e Paesi Bassi, infatti, si sono di recente tenute grandi manifestazioni di protesta, specie degli agricoltori, contro il Green Deal che sarebbe la causa dell’aumento dei prezzi dei prodotti comunitari a discapito di quelli extra UE.