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Politica

Le possibili mosse di Mattarella dopo le consultazioni

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Sono diverse le possibili future scelte del presidente Sergio Mattarella al termine delle consultazioni, in base ai diversi scenari politici. Lo sottolineano alcuni costituzionalisti interpellati dall’Ansa che evidenziano tuttavia due elementi: “se le scelte possono essere molteplici, visto che l’Italia ha il record mondiale delle crisi”, come osserva Giovanni Guzzetta, è anche vero che i poteri del Presidente della Repubblica “non sono illimitati, ma anzi perimetrati dalla Costituzione”, come sottolinea Marco Olivetti.

“Il punto di partenza – ricorda il prof Marco Olivetti – è che bisogna collegare il potere del Presidente della Repubblica con il voto di fiducia che le Camere devono dare al governo. Il Presidente deve perseguire l’obiettivo di far nascere un governo che abbia la fiducia. Poi esistono altri fattori, come il sistema politico o il sistema elettorale, dato che il margine di intervento del Presidente varia tra un assetto proporzionale rispetto a quello maggioritario”.

La prassi costituzionale per la nascita del governo richiede quattro passi: consultazioni, incarico, nomina e giuramento. “Il presidente – spiega Olivetti – può evitare di ripetere tutti i passi precedenti se il cammino si interrompe ad uno di essi. Ad esempio nel 1979, dopo che Andreotti rinunciò all’incarico datogli, Pertini lo diede a La Malfa senza ripetere le consultazioni”.

Molto dipenderà da quello che diranno i partiti tra oggi e domani, specie Iv. “Il primo scenario – dice Guzzetta – è che già al primo giro si identifichi una maggioranza attorno a un nome al quel dare l’incarico. Sembra tuttavia poco probabile, a giudicare dalle dichiarazioni dei leader di partito. Qualora al primo giro non emerga alcuna indicazione utile, potrebbe esserci da parte del presidente Mattarella un secondo giro di consultazioni graduate a seconda di quanto emerso nel primo”. Ma potrebbero esserci decisioni anche al termine del primo giro: “sembra plausibile – commenta Olivetti – un incarico a Conte” già dopo il primo giro. Qui ci possono essere due tipi di mandato: un pre-incarico ed un incarico pieno. “Il pre-incarico – spiega Olivetti – non è una diminutio, può essere un modo per esporre la persona di meno. In fondo il governo Conte bis aveva la fiducia: in assenza di una assenza di veto da parte di Iv, ci potrebbero essere le condizioni per riproporre la situazione ante-dimissioni”. Per Stefano Ceccanti, “se Renzi non pone veti sul nome di Conte, Mattarella potrebbe dare un incarico a Conte”: pieno o un pre-incarico? “Un incarico senza aggettivi – risponde Ceccanti -. Il Quirinale non ci tiene a etichettarlo.

Un incarico a formare un nuovo governo è un incarico, poi starebbe a Conte condurlo in porto”. Qualcosa di simile, dicono sia Guzzetta che Olivetti, a quello di Bersani nel 2013, che però fallì. E in caso di ulteriore nulla di fatto, c’è la possibilità di un incarico esplorativo ad uno dei due presidenti delle Camere, come avvenne nel 2018 per Casellati e Fico, “con lo scopo di fornire informazioni utili al Presidente”, ricorda Olivetti.

Ma potrebbe anche esserci “un ruolo pro-attivo da parte del Presidente Mattarella”, analogo, ricorda Olivetti, “a quello di Scalfaro con i governi Amato e Ciampi, e di Napolitano con il governo Monti”. Secondo Guzzetta poi, “la soluzione più corretta dal punto di vista politico-istituzionale, sarebbe un governo di larghe intese o istituzionale. Il Recovery, infatti, vincolerà le finanze pubbliche delle prossime legislature e sarebbe corretto che tali scelte fossero condivise dal più largo arco di forze”. Ma, sottolinea Guzzetta, “occorrerebbe un passo anche da parte delle opposizioni che dovrebbero assumersi le loro responsabilità”.

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Politica

Esce libro di Capanna: “Stop ipocrisia, Usa votino...

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l'ex leader del '68 presenta lunedì alla Camera 'Palestina Israele. Il lungo inganno. La soluzione imprescindibile'

Esce libro di Capanna:

'Palestina Israele. Il lungo inganno. La soluzione imprescindibile'. Già nel titolo del suo nuovo libro, Mario Capanna, ex leader del movimento studentesco nel '68, poi più volte parlamentare europeo e deputato, fa capire come la pensa (o continua a pensarla). Il suo volume, che esce oggi, scritto a quattro mani con Luciano Neri (Mimesis, 278 pp.) arriva sugli scaffali il giorno della risposta di Israele all'Iran, in uno scenario che rischia di andare fuori controllo in tutta la regione mediorientale.

"La grande maggioranza dell'opinione pubblica mondiale -dice interpellato dall'AdnKronos- sta finalmente capendo che senza la creazione dello Stato palestinese indipendente, che conviva in pace con quello di Israele, la guerra durerà all'infinito, come purtroppo la realtà ci sta dimostrando". E "l'attacco di Hamas del 7 di ottobre, pure a prezzo del sangue, ha fatto sì che la questione palestinese, che era ormai caduta nel dimenticatoio universale, sia tornata all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale", sostiene l'ex leader sessantottino.

Ora, preso atto di questa centralità, del problema di fondo, per Capanna il punto resta quello di sempre: creare lo stato palestinese. Dove la 'soluzione imprescindibile' -tornando al titolo- resta quella dei 'due popoli, due Stati'. Slogan che oggi è sulla bocca di tutti: "E' vero -riconosce- oramai lo dicono tutti, lo sostengono le cancellerie di tutto il mondo, ma resta un'ipocrisia di fondo, perché sebbene sia un fattore positivo, parlarne non basta, perché le parole non costano nulla".

L'ex segretario di Democrazia Proletaria, come spiega nel volume che presenterà lunedì alla Camera dei deputati, si pone allora la domanda del 'Che fare?' resa celebre da Lenin a inizio '900, cercando "soluzioni reali, che possano davvero incidere, oltre le parole". "Deve finire -chiede- l'ipocrisia dell'Occidente a partire dagli Stati Uniti e dall'Europa. Se davvero si vuole dare vita allo Stato palestinese, basta semplicemente che gli Stati Uniti convochino il Consiglio di Sicurezza dell'Onu e propongano una mozione per la Costituzione dello Stato palestinese", mozione che "passerebbe all'unanimità, immediatamente, e cambierebbe le sorti del conflitto. Questo è il punto decisivo".

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Politica

Ecco i politici di sinistra finanziati da ‘Social...

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Da Fratoianni a Grimaldi, da Scotto a Ceccanti

La Camera dei Deputati

C'è anche un po' di America nei finanziamenti alla sinistra italiana. Scorrendo l'elenco dei contributi per attività politica, non solo elettorale, ex legge n. 659 del 1981 sull'obbligo di dichiarazione congiunta, in possesso dell'Adnkronos, spuntano vari parlamentari che hanno beneficiato di finanziamenti della 'Social Changes', l'organizzazione Usa di stampo progressista dove lavorano esperti in comunicazione politica e community manager, di cui è amministratrice delegata l'ambientalista americana Jessica Shearer, un passato nello staff di Barack Obama durante la vittoriosa campagna presidenziale del 2008.

Tra coloro che hanno ricevuto 'donazioni' nel 2022 troviamo: il segretario di Sinistra italiana e deputato di Alleanza Verdi Sinistra Nicola Fratoianni (110mila 367,19 euro in servizi), il deputato di Avs Marco Grimaldi (24mila 674,90 euro in servizi), il senatore del Pd Michele Fina (7mila 57,73 euro in servizi), la capogruppo del Pd nel comune di La Spezia Martina Giannetti (5mila 216,03 euro in servizi), il deputato del Pd Arturo Scotto (32mila 860,93 euro in servizi), il deputato dem Nicola Stumpo (20mila 300,73 euro in servizi), l'ex parlamentare Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti (4mila 270 euro in servizi), il segretario dem di Genova Simone D'Angelo (due donazioni, una di 11mila 672,36 euro in servizi e un'altra di 8mila 770 euro), l'ex governatore della Toscana Enrico Rossi, candidato nel 2022 alla Camera ma non eletto (3mila euro, più un'altra donazione di 6mila 208,58 euro in servizi). Sempre dalla Social Changes, inoltre, è arrivato un cospicuo aiuto ad alcuni candidati del Pd alle europee del 2019 (150mila euro) e alle amministrative del 2020 (315mila euro).

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Politica

Da Provenzano a Bonafoni, ecco i dem finanziati da...

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Tra i beneficiari della no profit, vari esponenti del Pd, per lo più parlamentari, compreso un ex ministro del Conte bis, e fedelissimi di Elly Schlein

George Soros - Fotogramma /Ipa

Vari esponenti del Pd, per lo più parlamentari, compreso un ex ministro del Conte bis, e fedelissimi di Elly Schlein, tra i beneficiari dei contributi economici di 'Agenda', la no profit al femminile fondata nel 2022 dall'ambientalista americana ed ex guru elettorale di Barack Obama, Jessica Shearer. Associazione con sede a Roma finanziata con oltre un milione di euro tra il 2022 e il 2023 dalla Democracy & Pluralism, fondazione svedese vicina al magnate ungherese George Soros.

I dem finanziati da 'Agenda'

Spulciando l'elenco dei contributi per l'attività politica, non solo elettorale, (ex articolo 4 della legge 659/81 in materia di obbligo di dichiarazioni congiunte per i finanziamenti ai partiti, agli eletti in assemblee rappresentative e ai candidati) indirizzate alla presidenza della Camera dei deputati e pervenute dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2023, spunta anche un big del Partito democratico, Giuseppe Provenzano, già ministro del Sud e attuale deputato dem, che fa parte della squadra della segretaria Schlein come responsabile Esteri.

Carte alla mano visionate dall'Adnkronos, Provenzano ha ricevuto da 'Agenda' due anni fa 13mila 211,97 euro, un contributo in prestazione di servizi 'protocollato', in gergo tecnico, il 2 gennaio 2023. L'associazione animata dall'ex organizzatrice della campagna per le presidenziali Usa di Obama ha altre tre socie co-fondatrici: Rachele Scarpa, la più giovane deputata della XIX legislatura a cui Schlein ha affidato le deleghe su due settori chiave, giovani e salute; Caterina Cerroni, segretaria nazionale dei Giovani democratici, e Sofia Di Patrizi, attivista femminista divenuta nel 2023 portavoce metropolitana delle Donne democratiche di Genova. Sia Scarpa che Cerroni hanno ottenuto finanziamenti da 'Agenda' per la loro attività politica ed elettorale: la prima ha incassato circa 24mila euro in due tranche (una di 20mila 299,58 euro in servizi e l'altra di 4mila euro, risalenti al 2022 e 'tracciate' il 9 gennaio 2023), mentre la seconda ha avuto 7mila 800 euro nel 2022 e 64mila 831,85 euro (quest'ultima somma in servizi) sempre nello stesso anno.

Ecco i politici di sinistra finanziati da 'Social Changes', società dell'ex guru di Obama

Pure Ouidad Bakkali, altra deputata Pd, vicesegretaria del partito in Emilia-Romagna, ha beneficiato di 77mila 418,79 euro sotto forma di servizi nel 2022. La no profit italiana ha finanziato, inoltre, la deputata Valentina Ghio, ex sindaco di Sestri Levante (38mila 504,27 euro in servizi nel 2022); la consigliera regionale nel Lazio, Marta Bonafoni, luogotenente della Schlein a Roma e coordinatrice della segreteria nazionale dem (10mila euro, nel 2023); Katia Piccardo, sindaca di Rossiglione e vicesegretaria Pd Genova (22mila 159,57 euro in servizi ricevuti nel 2022); il parlamentare Marco Sarracino, responsabile coesione, Sud e aree interne della segreteria nazionale del Pd, (29mila 765,49 euro in servizi erogati nel 2022). L'Adnkronos ha provato a contattare alcuni esponenti dem che hanno ricevuto donazioni da 'Agenda', senza avere risposta. Sarracino si è limitato a un no comment.

"Parlano di complottismi vari, ma i numeri non mentono. Ecco come Soros e intellighenzia sinistra varia provano a condizionare la politica italiana con finanziamenti vari", scrive sul suo blog Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d'Italia e responsabile nazionale organizzazione del partito di Via della Scrofa, commentando l'inchiesta dell'Adnkronos.

"Molto interessanti le rivelazioni dell'Adnkronos che parla di finanziamenti arrivati dalla Svezia da ambienti vicini al noto Soros a una fondazione dell'area della sinistra italiana, 'Agenda'. In questa vicenda sono presenti dei parlamentari del partito democratico. Tutto avviene formalmente nel rispetto delle procedure, ma consente una lettura politica circa i legami ed i condizionamenti della sinistra italiana in riferimento a Soros e alle sue attività estese in tutto il mondo", dichiara il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri.

"Chissà se i moralisti in servizio permanente effettivo della sinistra hanno qualcosa da dire. Penso a qualche zelante collega anche del Senato a cui poi avrò modo in Aula di sottolineare queste vicende. Soros se è un personaggio che svolge un ruolo più che discutibile. E vorremmo capire a quali attività poi serve questo ingente finanziamento che dalla Svezia arriva ad 'Agenda', una realtà che vede attivi e presenti degli esponenti del partito democratico", conclude il parlamentare azzurro.

"1 milione donato da una fondazione vicina a Soros", scrive sui suoi canali social la Lega, riprendendo l'articolo dell'Adnkronos. "'La fondazione Democracy & Pluralism ha finanziato, con oltre 1 milione di euro, l'associazione femminista Agenda, costituita (tra gli altri) da esponenti del Pd e un ex guru di Obama'. Gli amici della sinistra...", si legge nel post.

La nota di Agenda

"Sembra che ci siano molte domande su Agenda. Vorremmo cogliere l'occasione per rispondere. Agenda è un'associazione senza scopo di lucro che sostiene giovani leader progressiste in Italia e in Europa, perché crediamo che il cambiamento progressista in Europa passi necessariamente dalla presenza in politica di donne femministe e di persone che portino avanti le istanze di delle comunità marginalizzate", dichiara in una nota Jessica Shearer, presidente del 'board' dell'associazione Agenda, la quale precisa che "le notizie di una presunta relazione di George Soros con Agenda sono false e infondate. Pertanto, neghiamo qualsiasi finanziamento di Soros ad Agenda". (di Vittorio Amato e Antonio Atte)

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