

Cronaca
Omicidio Pamela, “ha reagito a rapporto non protetto e Oseghale l’ha uccisa”
La Corte di assise di appello di Perugia nelle motivazioni della sentenza di appello bis

Dopo aver subito la violenza, un rapporto sessuale non protetto, e con il “progressivo scemare” degli effetti della droga, Pamela ha gradualmente ripreso coscienza e non ha “esitato a ribadire il proprio aperto dissenso a siffatte modalità dell’atto sessuale”, avvenuto senza l’uso di protezione, “incorrendo però nell’abnorme reazione di Oseghale” che non ha “esitato ad ucciderla”. E’ quanto ricostruisce la Corte di assise di appello di Perugia nelle motivazioni della sentenza di appello bis, relativa alla sola aggravante di violenza sessuale, che ha confermato la condanna all’ergastolo per Innocent Oseghale accusato di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana Pamela Mastropietro.
La Corte, che nel corso dell’appello bis ha ascoltato due uomini con i quali la ragazza ebbe rapporti prima di incontrare Oseghale e, anche sulla base del “supplemento istruttorio” svolto, ritiene che “Pamela non avrebbe mai potuto acconsentire – né aveva acconsentito – ad un rapporto sessuale non protetto con l’imputato”.
Accettando l’invito a casa di Oseghale, secondo quanto riportano le motivazioni, Pamela “seppur ben consapevole della prospettiva – ragionevolmente prevedibile e concretamente ineludibile, date le circostanze, anche ove fosse mancato un esplicito accordo in tal senso – di doversi sessualmente intrattenere con lui in cambio della procurata disponibilità dello stupefacente”, era “‘tranquilla’ perché aveva ancora con sé i due profilattici” che dunque “le assicuravano la ‘tranquilla’ prospettiva di consumare un rapporto sessuale con quell’uomo senza rinunciare alla necessaria protezione”.
Dunque si ritiene “fondatamente affermata la ricorrenza della contestata aggravante a carico dell’imputato” ossia “aver commesso l’omicidio in occasione della commissione del delitto di violenza sessuale”. Secondo le motivazioni della sentenza, da parte di Oseghale c’è stata una “iniziale violenza di tipo costrittivo – divenuta ‘necessaria’, nel palesato dissenso di Pamela una volta resasi conto delle reali intenzioni del suo partner” che secondo quanto ricostruito dalla Corte ha voluto un rapporto non protetto. In seguito c’è stato un “approfittamento – senza soluzione di continuità alcuna – dello stato soporoso ormai completamente manifestatosi nella vittima” che, come ricostruito, era sotto l’effetto dello stupefacente appena assunto.
Al momento dell’ingresso nell’abitazione in compagnia di Oseghale, Pamela “non aveva ancora assunto lo stupefacente, avendo acquistato la siringa soltanto poco prima in farmacia” e “certo è che Oseghale aveva volutamente ritardato il momento di assunzione dello stupefacente da parte di Pamela proprio al fine di condurla presso la sua abitazione e qui ‘ricevere’ il corrispettivo più o meno esplicitamente concordato (ovvero implicitamente sottinteso) e cioè intrattenersi sessualmente con lei”. Secondo la Corte “deve ritenersi che Pamela, una volta giunta nell’appartamento di Oseghale, avesse deciso di soddisfare per prima cosa il più urgente bisogno che in quel momento l’attanagliava: assumere pressoché immediatamente la droga” anche perché non era più coperta dalle terapie che venivano somministrate in comunità.
Secondo la Corte “Oseghale, pretendendo al fine di consumare un rapporto senza protezione alcuna in difformità dagli accordi esplicitamente presi (o comunque implicitamente sottintesi) aveva preso dapprima a percuoterla e colpirla per vincere la resistenza della ragazza che, però, diveniva sempre più flebile al progressivo manifestarsi degli effetti dello stupefacente appena assunto”. Poi iniziato l’effetto della droga sulla ragazza “aveva portato a termine l’atto sessuale” senza curarsi “di utilizzare protezione alcuna” e “agendo dunque in sprezzante trasgressione di quelle modalità di consumazione assai più sicure che la povera Pamela non poteva non aver richiesto o, comunque, dato per ‘scontato’ in considerazione delle connotazioni del rapporto e dell’essere lei stessa in grado di fornirgli i due profilattici”.
Secondo la ricostruzione contenuta nelle motivazioni, la ragazza, man mano che è finito l’effetto della droga ed è tornata in sé “non poteva non essersi resa conto” del rapporto del rapporto con “modalità non protette”. E da ciò è insorto “un acceso contrasto fra i due”: Pamela, secondo la Corte, ha trasformato “la sua legittima rabbia – per essere stata abusata senza alcuna protezione approfittando della sua minorata e poi nulla capacità di difesa – in aperta e veemente contestazione nei confronti di Oseghale; palesandogli la gravissima offesa subita e- al contempo- l’intenzione di non lasciar ‘cadere lì’ quella turpe azione”. Oseghale, secondo quanto ricostruito dalla Corte, “di fronte ad una così inaspettata reazione della ragazza” ha “deciso di risolvere il problema aggredendola fisicamente con le due coltellate sino portare a termine l’azione omicidiaria mediante le modalità e le forme già incontrovertibilmente accertate; dedicandosi poi, con fredda lucidità, a cercare di far scomparire totalmente le tracce biologiche che avrebbero potuto ricondurre alla sua persona”.
“Non condividiamo le motivazioni e proporremo ricorso in Cassazione convinti dell’estraneità dell’imputato rispetto all’ipotesi della violenza sessuale”. Così l’avvocato Simone Matraxia, legale insieme a Umberto Gramenzi di Innocent Oseghale, commenta all’Adnkronos le motivazioni della sentenza di appello bis, relativa alla sola aggravante di violenza sessuale, che ha confermato la condanna all’ergastolo per il nigeriano accusato di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana Pamela Mastropietro.
Cronaca
L’Arcivescovo di Palermo Lorefice ricorda don Puglisi

A 30 anni dall’omicidio di don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993, l’arcivesdovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, ricorderà la figura del religioso nel corso di un incontro a ‘Una Marina di libri’, a Villa Filippina a Palermo. Nel corso di un colloquio con la giornalista Adnkronos Elvira Terranova, che si terrà a partire dalle 18.30 nello spazio Elenk’art, l’arcivescovo Lorefice parlerà della figura di don Puglisi, che nel 2013 è stato proclamato Beato. Si discuterà della Palermo di quegli anni e della lotta alla mafia condotta da don Puglisi, ucciso nel giorno del suo 56esimo compleanno.
Cronaca
Eternit bis, Stephan Schmidheiny condannato a 12 anni

Per omicidio colposo aggravato
L’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny è stato condannato a 12 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato in violazione delle norme per la prevenzione sul lavoro nel processo Eternit bis. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Novara al termine di oltre 7 ore di camera di consiglio. Per lui l’accusa aveva chiesto l’ergastolo e l’isolamento diurno, le difese l’assoluzione perché il fatto non sussiste o, in subordine, non costituisce reato. Schmidheiny era accusato di omicidio volontario con dolo eventuale per la morte di 392 persone decedute per amianto a Casale Monferrato e dintorni. L’imprenditore aveva gestito lo stabilimento Eternit di Casale dal 1976 al 1986.
Cronaca
Roma, bimba di un anno trovata morta in auto alla Cecchignola

La tragedia in via dei Fucilieri nella zona della Cecchignola. Il padre avrebbe dovuto accompagnare la piccola all'asilo
Una bambina di circa un anno è stata trovata morta in auto in via dei Fucilieri nella zona della Cecchignola, a Roma. La piccola è stata notata da un passante che ha chiamato i carabinieri. Sul posto anche i vigili del fuoco e il 118.
Cronaca
Poliziotti arrestati a Verona, Piantedosi: “Fatti di enorme gravità se confermati”

Il ministro dell'Interno: "La magistratura e la stessa Polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto"
“Le vicende che emergono dall’inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell’onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della Polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio. La magistratura e la stessa Polizia di Stato faranno piena chiarezza su quanto avvenuto”. Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo gli arresti di poliziotti a Verona.
“La Polizia di Stato che conosco e a cui rinnovo la mia stima e gratitudine per le delicate attività che svolge quotidianamente è quella che senza esitazioni e pregiudizi riesce a fare pulizia al suo interno. Lo dimostrano la fiducia accordata dalla Procura della Repubblica che ha delegato alla Squadra mobile della Questura di Verona lo svolgimento delle indagini e il riconoscimento nell’ordinanza del gip dell’efficienza e della sollecitudine con cui queste sono state svolte”, ha aggiunto.
Coronavirus
Inchiesta Covid Bergamo, tribunale dei ministri archivia Conte e Speranza

L'ex presidente del Consiglio e l'ex ministro della Salute erano indagati per omicidio colposo ed epidemia colposa
Il tribunale dei ministri ha archiviato l’inchiesta nei confronti dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza indagati a Bergamo per omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle prime fasi della pandemia. La decisione arriva dopo che la procura di Brescia aveva chiesto l’archiviazione e dopo che i due politici indagati si erano difesi davanti ai giudici.
Cronaca
Giulia Tramontano, tutte le prove raccolte su luogo omicidio

Lo zaino di Impagnatiello, il coltello con cui ha ucciso la compagna e la pellicola usata per avvolgerne il corpo

Andavano innanzitutto in cerca dell’arma del delitto i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche (Sis), entrati ieri nell’appartamento di via Novella, a Senago, dove è stata uccisa Giulia Tramontano. Gli investigatori hanno trovato sul forno della cucina il ceppo di coltelli indicato dal reo confesso Alessandro Impagnatiello. Le lame erano tutte presenti, inclusa quella che il barman 30enne ha indicato come arma del delitto. Le analisi confermeranno se si tratti effettivamente del coltello usato per uccidere Giulia.
Nella casa di Senago è stato sequestrato anche lo zaino di Impagnatiello, in pelle, quello da cui i carabinieri già il giorno in cui il 30enne denuncia la scomparsa di Giulia sentono emanare puzza di benzina. Ed è anche lo zaino in cui l’altra donna legata sentimentalmente al barman dell’Armani Bamboo nota uscire un paio di guanti in lattice.
I carabinieri del Sis, prima dell’appartamento in cui viveva la coppia e in cui – per ammissione di Impagnatiello – la sera di sabato 27 maggio si è consumato l’omicidio di Giulia Tramontano, e poi nel garage e nella cantina dove il barman 30enne ha confessato di aver nascosto il corpo della compagna, prima di gettarlo in un’intercapedine dietro a dei box a qualche centinaia di metri di distanza, in via Monte Rosa. Nell’abitazione, trovata ordinata e pulita “con cura maniacale”, il luminol ha rivelato però “moltissime tracce ematiche e biologiche”. Quelle più evidenti nel salone, dove il 30enne ha detto di aver ucciso Giulia, prima di adagiarne il corpo nella vasca da bagno dove ha tentato di dargli fuoco con dell’alcol.
I rilievi tecnico-scientifici della sezione investigazioni scientifiche, spostatosi ieri sera al piano interrato, ha dato esito positivo anche su cantina e garage, dove Impagnatiello ha nascosto e tentato una seconda volta di bruciare il corpo di Giulia Tramontano.
Cronaca
Al Circeo bagni difficili, ancora senza scala d’accesso lo scoglio Rinascente

Distrutta durante l'inverno, non è stata ricostruita. Il comune: "Gli uffici stanno espletando le necessarie procedure"
La stagione balneare è iniziata, ma per chi ama fare il bagno al Circeo è ancora molto difficile accedere a “la Rinascente”, una delle poche scese sulla scogliera aperte al pubblico. Non è infatti ancora stata ricostruita la scala d’acesso, distrutta durante l’inverno. Intervistata dall’Adnkronos in aprile, la sindaca Monia Di Cosimo, aveva promesso di ripristinarla. Ad una nuova sollecitazione dell’Adnkronos viene ora risposto dal comune che “gli uffici stanno espletando le necessarie procedure per avviare i lavori”, ma non vi è nessuna risposta sulle tempistiche.
Il bagno sulla splendida e panoramica scogliera del Circeo rimane quindi difficoltoso. Nella zona Quarto Caldo le discese comunali sono quattro, ma di fatto quella più usata e accessibile era proprio “la Rinascente”. L’accesso alla scogliera davanti alla Grotta delle Capre è stato chiuso con una cancellata nel 2020 in seguito ad un rinvenimento archeologico, la discesa “Ballesio” è impraticabile da anni. La quarta, quella “del Faro”, è un bel punto panoramico, ma ha scogli molto aguzzi ed è poco agevole per fare il bagno.
Cronaca
Giulia Tramontano, procura chiederà rito immediato per Impagnatiello

Per il 30enne le due bustine trovate nello zaino non sarebbero servite per uccidere la compagna. Procura chiederà rito immediato

Processo con rito immediato. La procura di Milano è orientata a chiederlo per Alessandro Impagnatiello, l’uomo accusato dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano, la 29enne al settimo mese di gravidanza uccisa a coltellate nel suo appartamento a Senago. Una volta raccolti tutti gli elementi la procura potrà nuovamente contestare la premeditazione, esclusa dal gip Angela Minerva. Il termine per richiedere l’immediato è di sei mesi dalla misura cautelare.
Un “maniaco” della pulizia, ossessionato dall’ordine. E’ questo un altro aspetto che emerge dalle indagini su Impagnatiello. Con il passare delle ore il quadro su quanto accaduto nell’appartamento di via Novella la sera di sabato 27 maggio appare sempre più chiaro e la confessione prende forma anche nei riscontri tecnico-scientifici.
L’uomo ha ammazzato la compagna nel salone, dove il luminol ha rilevato le tracce di sangue più evidenti, quindi una volta uccisa ha adagiato il corpo nella vasca da bagno dove ha tentato di darle fuoco con dell’alcol. La ricerca via web ‘ceramica bruciata vasca da bagno’ fatta il sabato sera alle 19, circa un’ora prima del delitto, è un elemento che indica, a dire della procura, la premeditazione.
Quell'”ossessione” per la pulizia il 30enne l’avrebbe messa in atto ripulendo le scale, alcuni raccontano di aver sentito rumori sordi che avvalorano l’ipotesi che l’abbia trascinata da solo, quindi avrebbe lustrato l’appartamento da cima a fondo. Una “cura maniacale” che è balzata agli occhi dei carabinieri che sono entrati in casa alla ricerca di tracce e del coltello usato per uccidere Giulia.
Elementi che, insieme ai tempi, sembrano escludere l’ipotesi che qualcuno abbia potuto aiutarlo. “L’omicidio l’ha fatto tutto da solo e sul resto, ossia l’ipotesi che qualcuno possa averlo aiutato a nascondere il corpo o a ripulire non ci sono elementi, nessun riscontro. Possiamo dire che il caso è chiuso” fanno sapere dalla procura.
Cronaca
Laparocele addominale, intervento per Papa Francesco: cos’è, cause, sintomi

I fattori che possono favorire la comparsa sono l'età avanzata, il sovrappeso, l'obesità e una precedente infezione della ferita

Il problema che ha colpito il Papa, che sarà operato al Policlinico Gemelli di Roma, per la risoluzione di un laparocele addominale, ovvero un’ernia che si forma su una cicatrice dopo un intervento, è uno dei possibili inconvenienti della chirurgia laparotomica, quella in cui il chirurgo esegue un’incisione sull’addome di alcuni centimetri.
Quali sono le cause? A distanza di tempo può accadere che sulla parete muscolo-fasciale, il sostegno muscolare dell’addome al suo interno, si formi un’ernia per l’età, lo sforzo, il sovrappeso, una precedente infezione della ferita, tipologia ed estensione dell’incisione chirurgica praticata. Il problema può essere risolto con un intervento chirurgico eseguito in modo tradizionale o per via laparoscopica.
Il laparocele è più frequente quando le incisioni sono di maggiore estensione. Può andare incontro alle complicanze di tutte le ernie della parete addominale, ha la tendenza a ingrandirsi, può strozzarsi, può determinare problemi nella crescita della pelle che lo ricopre. Le complicanze del laparocele possono, in alcuni casi, richiedere un intervento chirurgico d’urgenza. In questi casi si può procedere con due procedure, entrambe con anestesia generale come nel caso del Papa. Solo in casi eccezionali, un laparocele di piccole dimensioni può essere trattato con altre forme di anestesia.
La procedura tradizionale utilizza la stessa cicatrice come via di accesso chirurgico: attraverso questa incisione si isolano il sacco peritoneale e la porta del laparocele. L’intervento consente di ricollocare, riducendolo, il laparocele all’interno dell’addome e, generalmente, si posiziona una rete di materiale sintetico il cui scopo è quello rinforzare la parete in cui si era verificato il cedimento dei tessuti che lo ha provocato. La seconda soluzione prevede l’utilizzo della chirurgia laparoscopica, un trattamento mini-invasivo, per accedere alla cavità peritoneale e quindi per visualizzare ‘dall’interno’ la zona di cedimento fasciale: utilizzando 3 o 4 piccole incisioni chirurgiche addominali è possibile introdurre nella cavità addominale telecamera e strumenti chirurgici.
Cronaca
Papa Francesco ricoverato per laparotomia, cosa significa e come si pratica

L'intervento è "una conseguenza della precedente operazione a cui si era sottoposto che nel 25-30% dei casi può portare allo sviluppo di un laparocele"

Papa Francesco sarà sottoposto in anestesia generale a un intervento chirurgico di laparotomia. Intervento che è “conseguenza della precedente operazione a cui si era sottoposto che nel 25-30% dei casi può portare allo sviluppo di un laparocele, ovvero un’ernia che si forma su una cicatrice dopo un intervento di chirurgia addominale”. A fare il punto, sull’operazione a cui si sottoporrà Bergoglio nel pomeriggio al Gemelli, per l’Adnkronos Salute è Marco Scatizzi, presidente dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) che aggiunge: “Quindi è un problema secondario su un paziente già operato e si provvederà con una laparotomia per rimettere dentro le viscere con l’uso di una protesi”.
La laparotomia è un’incisione chirurgica per guadagnare l’accesso alla cavità addominale in modo da ispezionare gli organi contenuti nella cavità peritoneale ed eseguire, se necessario, un qualsiasi intervento chirurgico.
“Nel giro massimo di tre giorni si può tornare a casa, ma attenzione purtroppo le recidive sono sempre possibili. Se tutto andrà bene il Papa potrà tornare alle sue attività velocemente anche con l’uso di una panciera per alcuni mesi”, sottolinea Scatizzi.
-
Cronaca1 settimana fa
Aeroporto di Fiumicino, bagno con shampoo nella fontana
-
Politica10 ore fa
Poliziotti arrestati a Verona, Ilaria Cucchi: “Body cam e numeri per agenti”
-
Ultima ora1 settimana fa
Jacobs salta anche il Golden Gala di Firenze
-
Politica1 settimana fa
M5S blocca ancora Giunta, deputati con poltrone davanti ingresso
-
Politica1 settimana fa
Comunali 2023, Berlusconi: “Buon governo centrodestra prevale ancora una volta”
-
Politica6 giorni fa
Offese a Kyenge, Calderoli condannato a 7 mesi
-
Coronavirus6 giorni fa
2 giugno, Meloni brinda con Mattarella: “Alla Repubblica”
-
Sport5 giorni fa
Golden Gala Firenze 2023, Kipyegon record del mondo dei 1500 femminili