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Cronaca

Nuova scoperta nello spazio, il pianeta nano Quaoar ha un anello come Saturno

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(Adnkronos) – Svelati nuovi misteri dello spazio estremo. L’Agenzia Spaziale Europea ha annunciato che il telescopio spaziale Cheops ha scoperto un anello inaspettato attorno al pianeta nano Quaoar, uno simile ai famosi anelli di Saturno. La scoperta – avvenuta anche grazie a tecnologie spaziali italiane realizzate da Leonardo – ha sorpreso anche gli scienziati perché il pianeta nano Quaoar fa parte di una raccolta di piccoli mondi distanti noti come oggetti transnettuniani (Tno) e di cui ad oggi se ne conoscono circa 3000. I Tno si trovano nella parte esterna del Sistema Solare, oltre l’orbita del pianeta Nettuno, ed i più grandi sono Plutone ed Eris. Con un raggio stimato di 555 chilometri, Quaoar si colloca intorno al numero sette nell’elenco delle dimensioni ed è orbitato da una piccola luna chiamata Weywot, di circa 80 chilometri di raggio.  

L’Agenzia Spaziale Europea sottolinea che studiare questi pianeti nani è difficile a causa delle loro piccole dimensioni e delle loro distanze estreme e che Quaoar orbita attorno al Sole a quasi 44 volte la distanza Sole-Terra. Di qui anche l’importanza dell’osservazione annunciata oggi. L’anello inaspettato osservato attorno al pianeta nano Quaoar è stato scoperto attraverso una serie di osservazioni avvenute tra il 2018 e il 2021. Usando una collezione di telescopi terrestri e il telescopio spaziale Cheope, gli astronomi hanno osservato Quaoar attraversare una successione di stelle lontane, bloccando brevemente fuori la loro luce mentre passava. Questo evento, continua l’Esa, è noto come occultazione.  

Lanciato nel dicembre 2019 per osservare
esopianeti
, pianeti al di fuori del nostro sistema solare, la scoperta di Cheops dell’Esa parla anche italiano. Cheops scruta infatti lo spazio anche grazie a sofisticati ‘occhi’ progettati e costruiti da Leonardo. Il telescopio spaziale di Cheops, su commissione dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), è infatti stato progettato e costruito nello stabilimento del colosso italiano dell’aerospazio Leonardo a Campi Bisenzio (Firenze), dove ingegneri, fisici e tecnici specializzati hanno realizzato lo strumento secondo i requisiti definiti dai ricercatori Inaf di Padova e Catania (Oapd e Oact), in collaborazione con l’Università di Berna. In particolare, Leonardo – insieme al contributo di piccole e medie imprese – ha curato la realizzazione del sistema ottico del telescopio, basato su specchi asferici, e dell’ottica di collimazione sul piano focale (specchio e lenti).  

Gli scienziati dell’Esa sottolineano che osservare come la luce della stella occultata cade fornisce informazioni sulle dimensioni e sulla forma dell’oggetto occultante e può rivelare se l’oggetto intermedio ha o meno un’atmosfera. In questo caso, gocce più piccole prima e dopo l’occultazione principale hanno tradito la presenza di materiale in orbita intorno a Quaoar. E le occultazioni sono strumenti particolarmente preziosi per gli studiosi perché fino a poco tempo fa era difficile prevedere esattamente quando e dove si sarebbero svolti. Affinché si verifichi un’occultazione, l’allineamento tra l’oggetto occultante (qui il Tno), la stella e il telescopio osservatore deve essere estremamente preciso, spiegano gli scienziati dell’Esa ricordando che in passato, era quasi impossibile soddisfare i severi requisiti di accuratezza per essere certi di vedere un evento. Per questo, per perseguire questo obiettivo, è stato creato il progetto Lucky Star del Consiglio europeo della ricerca, coordinato da Bruno Sicardy, Università della Sorbona e Osservatorio di Parigi – Psl (Lesia), per prevedere le imminenti occultazioni da parte dei Tno-oggetti transnettuniani e per coordinare l’osservazione di questi eventi da osservatori professionali e amatoriali in tutto il mondo. 

Recentemente, il numero di occultazioni stellari osservate è aumentato e in gran parte ciò è dovuto al contributo dei dati della missione Gaia di mappatura stellare dell’Esa. Il veicolo spaziale ha fornito una precisione così sbalorditiva nelle sue posizioni stellari che le previsioni fatte dal team di Lucky Star sono diventate molto più certe. Una delle persone coinvolte nel progetto Lucky Star è l’italiana Isabella Pagano dell’Osservatorio astrofisico Inaf di Catania, e membro del consiglio di Cheops. Isabella è stata contattata da Kate Isaak, Project Scientist dell’Esa per la missione Cheops, che era curiosa di sapere se anche il telescopio spaziale sarebbe stato in grado di catturare un’occultazione. “Ero un po’ scettica sulla possibilità di farlo con Cheops – ammette Isabella Pagano – ma abbiamo valutato la fattibilità”. 

Il problema principale era che la traiettoria del satellite può essere leggermente modificata a causa della resistenza nelle parti superiori dell’atmosfera terrestre. Ciò è dovuto all’imprevedibile attività solare che può colpire il nostro pianeta e gonfiare la sua atmosfera. In effetti, la prima volta che il team ha tentato di osservare un’occultazione con Cheope, che coinvolgeva Plutone, la previsione non era abbastanza accurata e non è stato possibile osservare alcuna occultazione. L’allineamento fu più favorevole al secondo tentativo, tuttavia, quando osservarono Quaoar. In tal modo, hanno effettuato il primo rilevamento in assoluto di un’occultazione stellare da parte di un oggetto transnettuniano dallo spazio. 

“I dati di Cheops sono straordinari per rapporto segnale-rumore”, afferma ancora Isabella Pagano. Il rapporto segnale/rumore è una misura di quanto è forte il segnale rilevato rispetto al rumore casuale nel sistema. Cheope dà un ottimo segnale al rumore perché il telescopio non guarda attraverso gli effetti di distorsione della bassa atmosfera terrestre. Questa chiarezza si è rivelata decisiva nel riconoscere il sistema di anelli di Quaoar perché ha permesso ai ricercatori di eliminare la possibilità che i cali di luce fossero causati da un effetto spurio nell’atmosfera terrestre. Combinando diversi rilevamenti secondari, effettuati con i telescopi sulla Terra, è stato possibile essere certi che fossero causati da un sistema di anelli che circondava Quaoar. 

Bruno Morgado, dell’Universidade Federal do Rio de Janeiro, in Brasile, ha condotto l’analisi, ha combinato i dati di Cheope con quelli di grandi osservatori professionali in tutto il mondo e scienziati cittadini dilettanti, i quali avevano osservato Quaoar occultare varie stelle negli ultimi anni. “Quando abbiamo messo tutto insieme – riferisce lo scienziato brasiliano – abbiamo visto cali di luminosità che non erano causati da Quaoar ma che indicavano la presenza di materiale in un’orbita circolare attorno ad esso. Nel momento in cui l’abbiamo visto, abbiamo detto: ‘Va bene, stiamo vedendo un anello attorno a Quaoar'”.  

Quando si tratta di sistemi di anelli il pianeta gigante Saturno detiene la corona. Conosciuto come il pianeta degli anelli, Saturno vanta infatti una collezione di polvere e piccole lune che circondano l’equatore del pianeta. Nonostante sia uno spettacolo osservativo impressionante, la massa del sistema di anelli è piuttosto piccola. Se raccolto, farebbe tra un terzo e la metà della massa della luna di Saturno Mimas, o circa la metà della massa della piattaforma di ghiaccio antartica terrestre. L’anello di Quaoar, prosegue l’Esa, è molto più piccolo di quello di Saturno ma non meno intrigante. Non è l’unico sistema di anelli noto per esistere attorno a un pianeta nano o minore. Altri due – intorno a Chariklo e Haumea – sono stati rilevati attraverso osservazioni da terra. Ciò che rende unico l’anello di Quaoar, tuttavia, è dove si trova rispetto a Quaoar stesso.  

Qualsiasi oggetto celeste con un campo gravitazionale apprezzabile avrà un limite entro il quale un oggetto celeste in avvicinamento verrà fatto a pezzi. Questo è noto come limite di Roche. Si prevede che sistemi di anelli densi esistano all’interno del limite di Roche, come nel caso di Saturno, Chariklo e Haumea. “Quindi, ciò che è così intrigante di questa scoperta intorno a Quaoar è che l’anello di materiale è molto più lontano del limite di Roche” osserva Giovanni Bruno dell’Osservatorio astrofisico Inaf di Catania, in Italia. Questo è un mistero perché secondo il pensiero convenzionale, gli anelli oltre il limite di Roche si uniranno in una piccola luna entro pochi decenni. “Come risultato delle nostre osservazioni, la nozione classica che gli anelli densi sopravvivono solo all’interno del limite di Roche di un corpo planetario deve essere completamente rivista”, dice Giovanni. 

I primi risultati suggeriscono che le temperature gelide a Quaoar possono svolgere un ruolo nel prevenire l’adesione delle particelle ghiacciate, ma sono necessarie ulteriori indagini. “Le osservazioni di Cheops hanno svolto un ruolo chiave nello stabilire la presenza di un anello attorno a Quaoar, in un’applicazione di fotometria ad alta precisione e ad alta cadenza che va oltre la più tipica scienza degli esopianeti della missione”, afferma Kate Isaak. Mentre i teorici si mettono al lavoro su come gli anelli Quaoar possono sopravvivere, il progetto Lucky Star continuerà a guardare Quaoar e anche altri Tno mentre occultano stelle lontane per misurare le loro caratteristiche fisiche e vedere quanti altri hanno anche sistemi di anelli. E Cheops tornerà alla sua missione originale per studiare gli esopianeti vicini.  

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Agrigento, 12enne muore mentre gioca a basket

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(Adnkronos) – Tragedia a Favara, nell’agrigentino, dove un bambino di 12 anni è morto ieri sera mentre giocava a basket nella palestra della scuola ‘Guarino’ di via Capitano Basile. Il piccolo all’improvviso si è accasciato a terra, perdendo i sensi. L’intervento di due ambulanze del 118 e dei sanitari che hanno cercato di rianimarlo è stato inutile. La salma è stata portata in ospedale, al ‘San Giovanni di Dio’ di Agrigento.  

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Roma, rifiuti in fiamme a ridosso di via Collatina Vecchia, Vigili del fuoco al lavoro tutta la notte

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(Adnkronos) – Sono terminate alle 6,55 di oggi le operazioni di spegnimento per una consistente quantità di rifiuti abbandonati a ridosso di via Collatina Vecchia a Roma in cui sono state impiegate quattro Aps, quattro autobotti, il carro autoprotettori, il personale Gos con mezzi di movimento terra. L’intervento dei vigili del fuoco è iniziato ieri alle 18,13 ed è andato avanti per tutta la notte. 

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Fino a sabato piena primavera, poi cambia tutto: meteo della settimana

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(Adnkronos) – Dopo un inizio di primavera caldo e soleggiato, una perturbazione intensa potrebbe arrivare dall’Atlantico, saltando però ancora una volta il siccitoso Nord-ovest. Nel dettaglio, la primavera appena iniziata porterà bel tempo fino a sabato disturbato solo a tratti da nubi compatte in Liguria e alta Toscana, da qualche foschia notturna e costiera e locali addensamenti diurni sui monti. Insomma, facendo una media, il tempo sarà comunque bello per più giorni, ma ovviamente siccitoso fa sapere Lorenzo Tedici, meteorologo del iLMeteo.it.  

Le precipitazioni arriveranno, veloci, dalla giornata di domenica a iniziare dall’arco alpino con qualche nevicata oltre i 1200 metri: la dama bianca sarà perlopiù abbondante solo sui rilievi di confine con Svizzera ed Austria. Pioverà al Nord dunque? No, in realtà i fenomeni saranno effimeri e si sposteranno subito verso il Centro-Sud dove invece avremo un carico di maltempo. Addirittura tra lunedì e martedì rientreremo per un po’ nella stagione che ci ha appena lasciati: arriverà l’inverno sul versante adriatico con nevicate fino a 500-700 metri e un crollo termico da lunedì a mercoledì di almeno 10 gradi. Il passaggio dovrebbe essere veloce e lasciare strascichi sul basso adriatico per qualche ora in più, ma in generale poi ritornerà la primavera.  

Purtroppo, tranne qualche fenomeno rapidissimo al Nord, non arrivano buone notizie per le zone colpite dalla siccità, neanche nella Giornata mondiale dell’Acqua. La siccità è sempre più un gravissimo problema, non solo dell’Africa come accadeva fino a qualche decennio fa, ma anche dell’Europa e di molte altre zone del Pianeta. 

ILMeteo.it ricorda che paesi come Svizzera, Germania, Francia, e anche il Nord Europa, soffrono, sempre più spesso insieme all’area mediterranea, di estrema carenza di acqua dalla fine del secolo scorso. La Giornata mondiale dell’Acqua, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, vuole proprio evidenziare quest’anno il legame tra acqua e cambiamenti climatici: purtroppo come sappiamo esiste una diretta relazione tra riscaldamento globale e siccità, con sempre più acqua che evapora, prolungate e frequenti ondate di calore, scarsità di neve sulle montagne in inverno e crisi dei ghiacciai, solo per citare le principali relazioni tra la mancanza dell’oro blu, l’acqua, e il Global Warming.  

L’Italia, in questo triste panorama, è in prima linea, purtroppo: dalla fine del 2021 le piogge sono risultate grandi assenti, in particolare al Nord dove addirittura quest’inverno è caduta meno neve del già avaro e secco 2021-22.  

Oggi, mercoledì 22 marzo – Al nord: locali nebbie, cielo sereno o poco nuvoloso con clima primaverile. Centro: cielo a tratti velato. Sud: nubi irregolari.  

Domani, giovedì 23 marzo – Al nord: bel tempo salvo pioviggine in Liguria. Al Centro: soleggiato salvo nubi marittime in Toscana. Al sud: sole e più caldo.  

Venerdì 24 marzo – Al nord: piogge sulle Alpi, sole altrove. Al Centro: soleggiato, nubi sparse in Toscana. Al sud: sole e ancora più caldo.  

Tendenza – clima primaverile, rare piogge se non qualcuna sulle Alpi e in Liguria; caldo estivo in Sicilia con 26-28°C nel weekend, mentre peggiora da domenica al Centro-Nord. iLMeteo.it  

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“Anni Bui”, in Campidoglio il libro di Lordi che racconta le vittime in divisa del terrorismo

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(Adnkronos) – Sono brutali gli anni settanta che Roma vive nella cappa del terrorismo. Quartieri contesi tra rossi e neri. Barriere, in apparenza, senza confini ma con il timore di venirne imbrigliati. “Anni Bui”, il libro di Salvatore Lordi presentato questo pomeriggio in Campidoglio, racconta anche questa Roma, storie di mogli rimasti senza mariti, di figli senza padri e di genitori senza figli. Una Roma che assiste impotente al dolore di quei ragazzi che, indossando una divisa, sono ammazzati dalla violenza politica. Con la testimonianza dei vertici delle Forze dell’Ordine e una prefazione del magistrato Guido Salvini, “Anni Bui” ripercorre 25 anni di storia del terrorismo in Italia, vista da un’angolazione differente: da quella dei familiari vittime del terrorismo.  

Alla presentazione, patrocinata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Roma e promossa dall’Accademia della Legalità, sono intervenuti lo storico Francesco Maria Biscione; Paola Vegliantei (presidente dell’Accademia della Legalità); Potito Perruggini Ciotta (presidente dell’Osservatorio per la Verità Storica Anni di Piombo), moderati dal giornalista Gianluca Teodori. 

Nel corso dell’incontro è stato letto un messaggio inviato dal presidente del Senato Ignazio La Russa. “E’ con vero piacere che invio il mio saluto in occasione di questo prestigioso appuntamento promosso dall’Associazione Accademia della legalità per la presentazione del libro che Salvatore Lordi ha voluto dedicare a tanti esponenti delle Forze dell’Ordine che hanno perso la vita per mano del terrorismo – ha scritto La Russa – Desidero inoltre congratularmi con la Presidente Paola Vegliantei e l’Accademia della Legalità per la passione civica che contraddistingue il loro importante impegno storico, sociale e culturale rivolto, in particolare, alle più giovani generazioni. Una dedizione che oggi si traduce nella preziosa opportunità di approfondire, attraverso le pagine del volume di Salvatore Lordi, la vita privata, le storie personali, gli affetti e il ritratto umano, spesso sconosciuto, di tanti nostri giovani in divisa, vittime della ferocia armata che ha insanguinato il Paese negli anni bui del terrorismo e dell’eversione armata. Il ricordo del loro coraggio, dell’abnegazione e dello spirito di sacrificio con cui hanno difeso a costo della vita legalità e giustizia ci unisce in un dolore che è parte indelebile della nostra storia. La storia di una Nazione che deve saper rendere onore ai suoi eroi trovando nell’unità e nella coesione la forza per continuare a opporsi, con rigore e determinazione, a ogni forma di terrorismo, di violenza e di illegalità”. 

“Quello che viene presentato oggi è un libro che affronta la pagina degli anni della lotta armata e del terrorismo – comprendendovi anche quelli degli attacchi degli attivisti sudtirolesi in Alto Adige negli anni ’50 e ’60 – dal lato delle vittime in divisa, ossia di tutti coloro che morirono trasformati in bersagli e di cui spesso non si sa nulla più che il nome e il numero complessivo; statistiche e non visi, caratteri, passioni, difetti, doti – ha scritto in un messaggio Miguel Gotor, assessore alla Cultura di Roma Capitale – A rievocare queste figure sono in prima fila coloro che sono rimasti, i parenti dei morti: mogli, figli, fratelli di poliziotti, carabinieri, finanzieri e militari dell’Esercito che ne raccontano la vita, gli interessi, i sogni, quelle cose, piccole, intime, normali che fanno un’esistenza. Tutte cose spazzate via in un attimo e rimaste sospese nel tempo. Non è un’opera che parla di Storia ma di Memoria, che è certo una cosa differente dalla prima ma che è quel che resta dopo che il rullo compressore dei fatti è passato ed è andato oltre. E che merita sempre di essere conosciuta. Anche per questo ringrazio l’autore e tutti voi per essere qui oggi”. 

“Dopo i difficili anni della pandemia e la guerra in corso abbiamo più che mai l’esigenza di richiamare ad una memoria condivisa reale che, superando tutte le ideologie, ci faccia andare oltre gli anni di piombo che tantissimo dolore hanno generato a tutti gli italiani e non solo ai familiari delle vittime – ha detto Perruggini, nipote del brigadiere Giuseppe Ciotta, ucciso nel 1977 da Prima Linea – Non possiamo più consentire a nessuno di continuare a soffiare sul fuoco dell’anarchia e dell’eversione. Non ci servono e non vogliamo altri provocatori come Cospito o moribondi da curare a spese della collettività Messina Denaro. Lo stato deve continuare a non cedere ai compromessi. Deve continuare a chiedere a chi ancora sopravvive di parlare e rendere onore al paese e alle sue vittime rivelando le verità ancora nascoste. Per questo è importante che i terroristi ancora ospitati in Francia vengano estradati in Italia (udienza a fine mese di marzo) altrimenti ci avranno ucciso due volte e in questo caso con l’appoggio esplicito di una nazione che dovrebbe essere nostra alleata. Proprio per questo bisogno di verità condivise, riscatto collettivo e riconciliazione nazionale, nasce l’idea di istituire a Roma il Museo delle vittime del terrorismo e del dovere, che il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha accolto subito dimostrando grande sensibilità anche su questo tema”, ha aggiunto. 

 

 

 

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Cronaca

Cri a Castelvetrano: “Il nostro impegno per il cambiamento”

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(Adnkronos) –
Creare il cambiamento in un territorio, Castelvetrano, sotto i riflettori della cronaca, soprattutto negli ultimi tempi, per aver dato i natali all’ex primula rossa Matteo Messina Denaro, catturato lo scorso 16 gennaio dai carabinieri del Ros nella vicina Campobello di Mazara. E’ l’obiettivo di chi, come i volontari della Croce rossa italiana di Castelvetrano e delle altre realtà associative, ha deciso di fare del bene e del volontariato uno stile di vita e di incidere in positivo nel proprio territorio. Uomini, donne e giovani che giorno dopo giorno costruiscono belle notizie con piccoli cambiamenti. In passato e in questo luogo molti progetti sono stati realizzati come, a esempio, ‘L’olio dei sapori e dei sorrisi Cri’. Un’idea nata dal presidente del Comitato Cri di Castelvetrano, Giuseppe Cardinale, che ha permesso la produzione di circa 200 chili di olio extravergine di oliva distribuiti alle famiglie indigenti segnalate dai servizi sociali del Comune di Castelvetrano. “Un esempio di come l’economia circolare solidale possa migliorare la resilienza e l’efficacia del volontariato”, dice Luigi Corsaro, presidente del Comitato regionale Cri Sicilia. 

E ancora, grazie al finanziamento dell’assessorato regionale Famiglia -Ufficio speciale Immigrazione – dal 3 ottobre scorso per quattro mesi, con il progetto multi fondi Su.pre.me, la Croce Rossa – Comitato regionale Sicilia e il Comitato di Castelvetrano – ha fornito accoglienza e supporto a oltre 400 migranti lavoratori stagionali presenti nel territorio per la raccolta delle olive, nel campo allestito a Campobello di Mazara e gestito dalla Croce Rossa per garantire a tutti assistenza socio-sanitaria e una permanenza dignitosa. Il Comitato Cri di Castelvetrano può contare su 127 volontari perché l’obiettivo è “incoraggiare un cambio di mentalità che favorisca la scelta di soluzioni, tecnologie e metodi innovativi importanti per la nostra offerta di servizi sanitari, tenendo conto in primo luogo delle esigenze delle persone”. Sono 73 donne e 54 uomini, che giorno dopo giorno e alla luce delle sfide umanitarie affrontano le difficoltà che si presentano.  

“Il nostro impegno sarà ancora maggiore e di lungo termine per risolvere e affrontare problemi sociali complessi e in continua evoluzione – spiegano -. Inoltre, grazie anche all’impegno continuo dei giovani, per la Cri sarà sempre necessario intensificare la collaborazione con tutti i soggetti pubblici, del privato sociale, delle istituzioni nazionali, per promuovere attività di innovazione sociale, coinvolgere e mobilitare le popolazioni interessate e per migliorare il loro accesso alle risorse e alle decisioni”. 

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Bologna, maturità negata a studentessa con sindrome di down

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(Adnkronos) – Nina Rosa Sorrentino è una ragazza down di 19 anni che a giugno avrebbe voluto sostenere l’esame di maturità nel Liceo Sabin di Bologna, indirizzo Scienze Umane, da lei frequentato. Invece, non lo farà: da una settimana si è ritirata dalla classe quinta. Unica soluzione, anche se “tosta e dolorosa”, che la famiglia ha trovato per non far perdere alla figlia la possibilità di riprovarci l’anno prossimo a essere ammessa all’esame di Stato, dopo che la scuola le ha negato questa possibilità. 

A raccontare la sua storia il Corriere di Bologna, che spiega come per gli alunni con disabilità, il consiglio di classe alle superiori può optare per tre programmi: ordinario, personalizzato con obiettivi minimi (equipollenti) che porta all’ammissione all’esame di Stato vero e proprio (ma con prove rimodulate) e differenziato, che al termine del quinquennio fa conseguire un attestato di competenze senza alcuna validità. “Quest’ultimo – spiega il quotidiano – è quello che gli insegnanti di Nina, già nelle prime settimane della prima liceo, hanno ritenuto più adatto. I genitori lo hanno accettato”.  

All’inizio del terzo anno la famiglia capisce che per lei si potrebbe fare di più e decidono di parlarne con l’insegnante di sostegno: “Abbiamo chiesto alla scuola di poter mettere in campo una progettualità didattica che portasse a lungo termine nostra figlia al raggiungimento di quegli obiettivi minimi necessari per poter essere ammessa in quinta all’esame di maturità”. Il definitivo diniego del consiglio di classe ai primi di marzo. Se la ragazza non fosse stata ritirata da scuola entro il 15 marzo, a fine anno avrebbe ricevuto l’attestato di competenze e per cimentarsi nell’esame di Maturità avrebbe dovuto ricominciare daccapo, a settembre, dalla prima superiore.  

La scuola non ha cambiato idea, preoccupata che per Nina fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione nella ragazza”, scrive la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo. “È una possibilità che le è stata negata — commenta Giovanni Lacoppola, referente scuola per CoorDown — è mancata una visione. Sono tanti i casi. Si dovrebbe lavorare di più tutti insieme per un’inclusione vera che deve proprio partire dalla scuola. Senza un diploma questi ragazzi fanno fatica a essere poi inseriti a livello lavorativo”. 

Non è così che si protegge e si fa crescere Nina, ne sono convinti la mamma e il papà. “Se un ragazzino senza disabilità nella vita ha qualche possibilità in più di nostra figlia — osserva Alessandro — allora Nina deve avere un pezzo di carta in più non per stare al passo, ma per avere davvero un’opportunità”. Adesso? “Siamo nella nebbia— ammettono i genitori — Cercheremo un’altra scuola da settembre disposta a sostenere nostra figlia in una programmazione personalizzata verso l’esame di Maturità. Per noi è importante che su queste tematiche si faccia un passo avanti, non solo per Nina, ma per tutta la società”. 

 

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Droga ‘marchiata’ Messina Denaro e Riina, un arresto nel Trapanese

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Droga ‘marchiata’ Messina Denaro e Riina. I carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Marsala, coordinati dalla locale Procura, hanno scoperto un vero e proprio deposito all’ingrosso di sostanze stupefacenti che fungeva anche da laboratorio per il taglio e il confezionamento delle dosi. Da giorni i militari controllavano l’ingresso di un magazzino della periferia marsalese, fino a quando hanno fermato un incensurato 28enne del posto, che, dopo aver aperto con le chiavi il deposito, vi era entrato. Una volta uscito i carabinieri lo hanno bloccato a bordo della propria auto trovandolo con 50 grammi di cocaina pura. 

Nel magazzino c’era, invece, un vero e proprio stock di stupefacenti di vario tipo, tra cui anche panetti di hashish con le foto di Totò Riina, Matteo Messina Denaro e del personaggio del film Il padrino. Complessivamente sono stati sequestrati 13 chili di hashish, 700 grammi di cocaina pura e 700 grammi di marijuana, contenuta in diversi sacchetti di plastica. Nel magazzino è stata trovata anche una macchina per il confezionamento sottovuoto, due bilancini elettronici e diverso materiale utile per il taglio della sostanza. La droga, se immessa sul mercato, avrebbe fruttato oltre 200mila euro. Nelle auto e nelle abitazioni nella disponibilità dell’indagato sono stati trovati appunti e contabilità al vaglio degli investigatori dell’Arma. Dopo la convalida dell’arresto il gip ha disposto per il 28enne la custodia cautelare in carcere. 

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Operazione ‘Fake cars’, 9 misure cautelari a Caltanissetta

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(Adnkronos) – Vendevano a ignari acquirenti automobili rubate o indebitamente appropriate ai danni di società leasing. Ma sono stati scoperti. E’ accaduto a Caltanissetta dove la Squadra mobile, diretta dal vicequestore aggiunto Antonino Ciavola, ha eseguito, nel corso delle indagini preliminari, nove misure cautelari emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica Distrettuale di Caltanissetta. Cinque dei nove indagati attinti dal provvedimento cautelare sono indiziati, a vario titolo, “di aver promosso, costituito e partecipato a un’associazione per delinquere allo scopo di reperire autoveicoli – acquisiti illecitamente attraverso truffe realizzate ai danni di società finanziarie e comportanti l’utilizzo di documenti falsi ovvero provenienti dai reati di furto o appropriazione indebita commessi in territorio campano e siciliano – da rivendere a terzi ignari per ottenerne un profitto, gli addebiti temporanei, pertanto, sono quelli di: falsità materiale commessa dal privato in atti pubblici, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, truffa, ricettazione e riciclaggio”. 

Gli altri quattro indagati interessati dal provvedimento cautelare sono indiziati di aver commesso alcuni dei reati scopo dell’associazione. L’indagine ha avuto origine da alcuni controlli effettuati dalla Sezione Polizia Stradale di Caltanissetta nel 2020, in quanto “vi era il fondato sospetto che sul territorio della provincia nissena operasse un gruppo di soggetti dedito all’acquisto di veicoli di origine illecita”. Fondamentale la segnalazione da parte di alcuni cittadini vittime di truffe. 

Le indagini avviate dalla Squadra Mobile e dalla Sezione della Polizia Stradale, coordinate dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, sostanzialmente, hanno permesso di ricostruire il modus operandi messo in atto dagli odierni indagati. 

In particolare, gli indagati avrebbero rivenduto automobili oggetto di furti o di appropriazioni indebite ai danni di società di leasing e i cui segni di riconoscimento, in alcuni casi, risultavano manomessi, così da poterne occultare la provenienza delittuosa. “L’attività illecita destava particolare preoccupazione stante la pluralità e l’elevato numero delle persone offese, individuabili tanto nei soggetti vittime dei furti e delle appropriazioni indebite, quanto negli ignari acquirenti di autovetture di origine illecita, peraltro di elevato significativo commerciale – dicono gli inquirenti – La lunga e complessa attività d’indagine della Polizia di Stato ha permesso di individuare 54 veicoli di provenienza illecita rivenduti ad ignari cittadini, per un valore complessivo di oltre un milione di euro; gli ignari acquirenti hanno subito anche il sequestro delle vetture non ottenendo il dovuto ristoro delle somme pagate quale corrispettivo”. 

Secondo i gravi indizi ritenuti dal Gip gli indagati avrebbero agito secondo schemi più o meno complessi escogitati al fine di dissimulare l’origine illecita degli autoveicoli commercializzati, tra cui la sostituzione delle targhe a seguito della presentazione di false denunce di smarrimento, la formazione di atti notarili falsi o, ancora, l’utilizzo di autoveicoli con la numerazione del telaio ribattuta simulandone la provenienza estera. In questo ultimo caso sarebbe stata prodotta documentazione falsa attestante la titolarità del veicolo, così da consentirne la circolazione nel mercato lecito. I nuovi dati identificativi inseriti erano quelli di autovetture effettivamente esistenti e circolanti in uno Stato estero, che, in tal modo, venivano “clonate”. Successivamente, le medesime autovetture sarebbero state “ri-nazionalizzate”, così simulandone – documentalmente – la loro importazione dall’estero (ove in realtà continuava a circolare l’originale veicolo “clonato” in Italia utilizzando mezzi oggetto di illecita sottrazione). Gli indagati nell’ambito dell’operazione sarebbero entrati in gioco proprio in questa seconda fase occupandosi, dopo aver ricevuto le autovetture falsamente importate dall’estero, di trasferirle rapidamente ad ignari acquirenti ad un prezzo lievemente inferiore a quello di mercato. 

I 54 veicoli individuati durante le indagini sono tutti circolanti in diverse regioni italiane ed in quasi tutte le province siciliane. “Sussistendo un fondato motivo di ritenere che gli indagati fossero ancora in piena operatività, i Pubblici Ministeri titolari delle indagini, oltre a richiedere l’applicazione delle misure cautelari personali, hanno richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari di disporre il sequestro preventivo di nove autovetture, del valore complessivo di 200.000 euro”. I veicoli sono stati sequestrati questa mattina nelle città di San Cataldo, Agrigento, Catania, Avellino e Reggio Calabria. Si allegano le fotografie di due degli indagati: Amico Eugenio e Giarratana Michele al fine di individuare ulteriori persone offese vittime di truffa, considerato che i due indagati hanno più volte utilizzato documenti falsi per stipulare contratti. 

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Migranti, Open Arms: “26mila morti nel Mediterraneo dal 2014 per inazione Ue”

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(Adnkronos) – “Dal 2014 sono 26.000 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale a causa dell’inazione dell’Europa, della mancanza di operazioni di ricerca e soccorso governative strutturate, di accordi criminali fatti con paesi illiberali e instabili dove i diritti umani e la vita sono violati sistematicamente”. E’ l’atto d’accusa di Open Arms a pochi giorni dalla nuova udienza del processo a Palermo a carico dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.  

Gli ultimi due casi, ricorda la Ong, sono la “strage drammatica a pochi metri dalle coste italiane, sulla spiaggia di Steccato di Cutro, in Calabria, e un naufragio annunciato in acque internazionali, nella zona Sar libica: 86 morti di cui 35 minori e bambini e un numero imprecisato di dispersi nel primo caso, 30 dispersi e 17 persone recuperate dal mare nel secondo, è questo il tragico bilancio di questi ultimi 20 giorni. Un bilancio che pesa come un macigno sulla coscienza dei governi europei, che anziché soccorrere persone in evidente pericolo di vita, hanno preferito attendere ore preziose, attivare operazioni di polizia anziché di soccorso, provare ad allertare la cosiddetta guardia costiera libica, insomma guardarli morire”. 

“Non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l’ultima”, afferma la Ong. Da 7 anni Open Arms è in mare e denuncia “le omissioni di soccorso, i respingimenti per procura, i naufragi, la mancanza di coordinamento in mare, il silenzio delle autorità alla richiesta di informazioni”. 

“Per questo siamo stati criminalizzati, fermati, ispezionati, indagati e ogni volta assolti”, dicono da Open Arms, sottolineando che “le navi umanitarie sono state in questi anni l’unico presidio di legalità e rispetto delle Convenzioni internazionali, l’unica tutela contro le derive violente dell’esternalizzazione delle frontiere, di una politica insufficiente che non è stata in grado di trovare soluzioni dignitose per chi fuggendo da situazioni di pericolo, chiedeva di essere accolto in Europa”.  

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Cronaca

Ultimo naufragio di migranti, l’accusa di Sea Watch: “Roma sapeva tutto”

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(Adnkronos) – Una ricostruzione minuziosa delle ore che hanno preceduto l’ennesimo naufragio a largo delle coste libiche con 30 dispersi. A fornirla è Sea Watch che ha reso pubbliche le immagini girate dal suo velivolo di ricognizione Seabird e le registrazioni audio delle chiamate tra l’equipaggio, la nave mercantile vicina al barchino con 47 persone a bordo e i Centri di coordinamento dei soccorsi libico e italiano. 

In questo video vedete una barca con a bordo 47 persone in pericolo. A causa del ritardo nei soccorsi solo 17 di loro sono sopravvissute. Ecco la ricostruzione dei fatti. 

Sabato 11 marzo ore 01:28 a.m. – Alarm Phone informa le autorità sulla situazione della barca in pericolo. Seabird avvista l’imbarcazione e lancia la chiamata d’emergenza. Poco dopo il mercantile BASILIS L risponde e si dirige verso la scena. 

Ore 10.31 a.m. – Seabird richiama via radio il mercantile BASILIS che risponde di essere stato istruito da MRCC Rome nel seguire le istruzioni della cosiddetta guardia costiera libica. Quest’ultima ha ordinato di raggiungere il caso e poi richiamarli. 

Ore 11:10 a.m. – L’equipaggio di terra di Sea-Watch chiama quindi il “Joint Rescue Coordination Center” di Tripoli che risponde di essere a conoscenza del caso e di aver contattato Benghazi, che però non ha motodette e non può soccorrere. 

Ore 04.06 p.m. – L’equipaggio di terra di Sea-Watch chiama il centro di coordinamento italiano per comunicare che il centro Libico non è in grado di inviare una motovedetta per soccorrere. Quando viene chiesto chi può coordinare i soccorsi, visto che la Libia non è in grado, l’ufficiale italia riaggancia il telefono. 

Domenica 12 marzo. Dopo una notte in balia delle onde il barchino viene soccorso da un mercantile. Le onde sono troppo alte e la barca si ribalta. Solo 17 persone vengono tratte in salvo. Le altre 30 sono annegate. 

Chi è Stato? 

Ci sono due cose da chiarire, ha spiegato all’Adnkronos Sea Watch Italia. La prima: quando si parla di zona Sar libica non ci si riferisce alle acque territoriali libiche ma a un’area di responsabilità libica. Dal momento che la cosiddetta Guardia costiera libica non era in grado di soccorrere il barchino secondo la Convenzione di Amburgo gli italiani o maltesi potevano andare e salvare la vita delle persone a bordo. La seconda: “A Roma sapevano benissimo cosa stesse succedendo”. 

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